Massimo Bacigalupo
leggere con Virginia Woolf
Virginia Woolf diceva che di mattina bisognava scrivere,
di pomeriggio passeggiare, di sera leggere. Ora possiamo seguirla in questa
terza attività, in cui eccelleva, grazie a un libretto dedicato, Leggere, scrivere, recensire (a cura di
Franco Venturi, La Vita Felice, pp. 179), che opportunamente propone a fronte il
testo inglese, per la gioia di chi vuole toccare con mano la Parola di Woolf:
grandissima, perfetta, estatica, entusiasmante, imprevedibile, divagante. Il
volumetto azzurro raccoglie quattro scritti a quanto pare inediti in Italia,
tratti dal volume postumo The Captain’s Death Bed. Il primo
e più notevole, Reading
(Letture), risale al 1919, dunque
precede la fase maggiore, l’ultimo, Recensire,
è del 1939, due anni prima del suicidio. Qui Woolf, che molto soffriva per le
recensioni, sostiene che l’arte del recensire è morta, non svolge più alcuna
funzione utile per i lettori, e per quanto riguarda gli autori potrebbe essere
sostituita da consultazioni a pagamento di critici accreditati: “Chi non
sarebbe pronto a impegnare la teiera pur di conversare di poesia per un’ora con
Keats, o dell’arte del romanzo con Jane Austen?”. Non so vi siano dei Keats
e Austen fra i recensori di oggi, ma certo tutti si
iscriverebbero volentieri a questo albo professionale. In un poscritto, il
sensato Leonard Woolf corregge la stravagante Virginia: i recensori non
scrivono per gli autori (come lei pensa per deformazione professionale) ma per
i lettori che desiderano orientarsi in libreria, e “la stragrande maggioranza
dei recensori sa dare un resoconto accurato e sovente stimolante del libro
recensito” (eccesso di ottimismo?). Curioso questo postumo dialogo di coppia a
così alto livello. Il terzo scritto è un’allegra rassegna in forma di lettera della stagione letteraria 1931, che
cita come maturi “Messrs. Eliot, Huxley,
Joyce, Laurence (sic), Sitwell, Strachey, and so on”,
e protesta per la scarsa originalità dei più giovani, che tutti pensano come
gli è stato insegnato a Oxford e Cambridge. C’è anche una pagina divertita su
un certo Cole che nel suo diario parigino non
ci informa, come vorremmo, sul chiacchierato incontro dell’amico Walpole con Madame du Deffand. Non resta che rileggere Guy Mannering di Walter Scott (e ce ne
vuole!).
Veniamo così ai due
testi più notevoli di questa raccolta minima ma preziosa. Lettere d’oggi tratta della corrispondenza, paragonando le lettere formali
del passato alle nervose e indiscrete, e perciò tanto più intriganti, missive
di oggi (ieri?). Woolf rovista nel cassetto e dice che se cominciamo a
rileggere per decidere cosa buttare non la finiamo più: “Si voltano le pagine,
una dopo l’altra. Ecco l’invito a una festa, vecchio di dieci anni. Ecco una
cartolina che richiede la restituzione di un ombrello dimenticato. Ecco
foglietti infantili che ringraziano per la scatola d’acquerelli. E i calcoli su
quanto può costare costruire una casa. Ecco lunghe, prolisse, eccitate missive,
tutte su qualcuno che non voleva, pare, sposare qualcun altro... L’effetto è
indescrivibile”. Davvero piacerebbe leggere anche le lettere alla Woolf.
Infine, lo
straordinario primo ampio saggio che da solo merita l’acquisto del libretto e
un paio d’ore indisturbate per lasciarsene incantare. Reading passa suggestivamente da
ricordi d’infanzia di letture nella grande biblioteca di una vecchia magione
dove esterno e interno si confondono e fra le siepi di escalonia
si intravede il Mar del Nord (siamo sulla costa inglese sudoccidentale ), a
evocazioni di chi qui viveva secoli fa, e decenni fa, quando Virginia era
piccola. Sopraggiunge la sera e, chiuso il vecchio libro, i bambini si
avventurano nel bosco alla ricerca per il loro erbario di una grande
meravigliosa falena, la campagna è buia, minacciosa, rivelatrice, piena di
suoni e vita che si incontra con quella umana. Poi è mattino e si vuol
leggere... poesia. E Thomas Browne, eccentrico
dottore secentesco, un fratello spirituale di Montaigne.
O Don Chisciotte. “Davvero, un mare
profondo il passato, una marea che ci raggiungerà e sommergerà”. Sono pagine
fra le più intense e svagate che mi sia capitato di leggere.
“il manifesto alias domenica”, 7 febbraio 2016