Massimo Bacigalupo

Cummings. Goliardia e baci

 

E’ strano,sarai morta un giorno.

Con te bocca capelli occhi,e intendo

l’unica e nervosamente oscena

 

voglia;è strano. Sarà tutto morto...

 

Così inizia una delle cinquanta Poesie d’amore di E.E. Cummings presentate da Salvatore Di Giacomo in un godibile libretto (Le Lettere, pp. 143, €19,50). I cultori di poesia riconoscono subito lo stile cummingsiano, la sintassi stralunata, la punteggiatura espressiva, la poesia tipografica. Insieme riconoscono il fatto ben noto che i temi di Cummings sono i più vecchi del mondo: la caducità, carpe diem, l’amore a cospetto della morte. Andrew Marvell 300 anni prima cantava in rima baciata:

 

Had we but world enough, and time,

this coyness, lady, were no crime....

 

(Se avessimo tempo e mondo a sufficienza,

questa ritrosia, signora, non sarebbe un crimine...)

 

Cummings scrive a volte a rima baciata (anche qui: “mighty guest of merely me // traveller from eternity”), più spesso manipola la forma-sonetto: ce ne sono venti fra queste Poesie d’amore.

     Ma chi era il “compagno” Cummings, come lo chiamava il mentore Ezra Pound in seguito al suo viaggio in Russia  (1931) narrato nel massiccio memoriale Eimi, titolo greco (“io sono”) che è già un grido di protesta contro il mondo del popolo sommerso senza volto e dei grandi e piccoli padri che lo guidano?

    Estlin (il suo nome per gli amici) era un prodotto della Cambridge statunitense, dove era nato nel 1894, svezzato come l’amico Dos Passos nella Grande Guerra, americano in servizio ambulanze in Francia poi recluso per presunte insubordinazioni nella Stanza enorme del suo primo fortunato diario-romanzo (1922), ristampato da noi presso Fazi, primo inno all’indipendenza dell’individuo contro tutte le cieche macchine stataliste.

    Lo svezzamento proseguì nella Parigi di Henry Miller e compagni mentre Cummings pubblicava le sue poesie acrobatiche sulle riviste degli anni ruggenti, soprattutto il Dial di New York (e si portava via e sposava la moglie del direttore), decantando gli artisti di varietà, il circo, tutti i disobbedienti, e pubblicando la corposa raccolta Tulipani e camini.

    Questo titolo fa già molto Montmartre: non mancano in Cummings spazzacamini e venditori di palloncini, ma nemmeno le prostitute, di buon cuore e no. Anzi, Cummings deve essere con Verlaine il poeta che più si è dedicato al tema del sesso venale, per la semplice ragione che nato puritano puritano rimane e non cessa di decantare il piacere peccaminoso.

   Il nostro Salvatore Di Giacomo per questa scelta di Poesie d’amore meno note ha preferito quasi sempre amori platonici, anche se nel sonetto che citavo all’inizio l’elenco di ciò che morirà con la compagna continua inevitabilmente con “lustfulhunched deeplytoplay lips” (letteralmente “labbra dallapiegavogliosa pergiochiprofondi”) e altre parti anatomiche.

     Una delle poesie più famose del goliarda Cummings è “my old sweet etcetera”, beffardo ricordo di guerra che comincia:

 

la mia cara vecchia eccetera

zia lucy durante il  recente

 

conflitto sapeva e per di

più diceva esattamente

perché tutti combattevamo...

 

e conclude:

 

mentre io

eccetera stavo coricato

nel fango profondo et

 

cetera

(sognando,

et

    cetera, il

Tuo sorriso

occhi ginocchi e la tua Eccetera)

 

     Questo e altri testi più conosciuti di Cummings si possono leggere nell’edizione einaudiana a cura di Mary de Rachewiltz (Poesie, 1987). Di Giacomo ha scelto ovviamente le sue cinquanta poesie fra le innumerevoli inedite in Italia: Cummings è infatti un poeta assai prolifico, nonché ripetitivo. Del resto era anche pittore e i poeti come i pittori tendono quasi sempre a riscrivere la stessa poesia. Ogni lettore se ne sceglie alcune e se le appende nel museo mentale della lirica. Più rari i poeti concisi, come un T.S. Eliot che racchiude l’opera poetica in poche sintetiche raccolte. Cummings come Eliot emergeva dalla Harvard degli anni dell’estetismo e trovava nuova linfa in una Parigi postribolare, ed Eliot scrisse una volta di avere un’alta considerazione per il quasi coetaneo: doveva sentire l’aria di casa.

    Gli esteti amavano il tema della donna caduta, che ritroviamo puntualmente in queste Poesie d’amore:

 

quando hai raccolto l’ultimo applauso,e quando

l’ultimo sipario cancella tutto

lasciando all’ombroso silenzio e allo sconcerto

il palcoscenico che più non vedrà il tuo riso...

 

 E’ di nuovo un sonetto, che ruba addirittura a Shakespeare quei suoi folgoranti inizi in “quando” (“When in the chronicle of wasted time...”), un trucco che Cummings adotta più volte: “when thou hast taken thy last applause, and when...”. Comunque l’attrice a sipario chiuso appare al poeta con “le grosse labbra vivide,la faccia grigia, / e i silenziosi tristi occhi di Maddalena”. Addirittura la Maddalena!

    La sestina conclusiva racconta:

 

Le luci hanno finito di ridere;fuori,la strada

che abbuia attende colei i cui piedi hanno ridotto

in polvere d’oro le ingenue anime degli uomini:

lei sosta sulla soglia della sconfitta,

il cuore si apre in un sorriso – e lei è Voluttà...

anche la mia, bistrata poesiola di dio.

 

Non so se il tipografo  mi seguirà, ma Cummings aveva il vezzo di omettere (come qui) gli spazi dopo i punti e le virgole.

     Dunque l’attrice è una donna fatale, la Voluttà (con la maiuscola), nonché “little painted poem of god”, cioè una poesia “dipinta” in quanto truccata, una poesiola di dio.

    Dove c’è il Cummings fanciullesco (caratteristica pervasiva), che amava (altro vezzo) scrivere “i” (io) con la minuscola, come anche il suo nome. (Posseggo un’edizione delle Collected Poems, ottima raccolta di 315 poesie del 1938, con il suo autografo che legge semplicemente a grandi lettere “e e cg’s”.) E c’è anche, nella “poesiola bistrata di dio”, la mai sopita religiosità edificante del “peccatore” Cummings... 

    Questa “when thou hast taken thy last applause” che abbiamo letto non è il Cummings maggiore, solo un rivelatore quadretto giovanile. A chi si accingesse a presentare in Italia nuove sillogi di Cummings suggerirei di pescare fra le poesie scelte dallo stesso autore per le Collected Poems del 1938, o le 100 Selected Poems del 1954, e di dar più spazio al Cummings grande festaiolo e bevitore, sguaiato e irriverente. Quello della poesia che comincia:

 

may i feel said he

(i’ll squeal said she

just once said he)

it’s fun said she...

 

E’ un gioco da ginnasiali, ma non è male l’uso della rima doppia (a metà e fine verso). La poesia descrive l’approccio fra “lui” e “lei” fino alla conclusione agognata e la battuta finale che è anche una buona invenzione:

 

(cccome?said he

ummmm said she)

you’re divine!said he

(you are Mine said she)

 

 Ecco un testo che avrei letto volentieri fra queste Poesie d’amore. Anche questo è amore, direi. Ma ci saranno altre occasioni.

    Il paradosso di Cummings è che egli spesso passa in Europa per un poeta colto, addirittura heideggeriano, e sicuramente per questa impressione dovuta a scarsa familiarità con l’inglese e la cultura americana persino l’astrale Pierre Boulez l’ha musicato nel ciclo intitolato Cummings ist der Dichter. In realtà il “Kumrad” Estlin di Pound è un poeta popolare, che è sempre piaciuto (oltre che a Ferlinghetti e Bukowski) a un pubblico che cerca nella poesia il sentimento e l’edificazione, e magari qualche piacere proibito. Anche in queste Poesie d’amore troviamo frasi bell’e pronte  (a parte la punteggiatura) per i Baci Perugina:

 

(amore

colgo lentamente

ancora

della tua bocca languorosa lo

struggente

fiore)

“Il manifesto-Alias”, 1 agosto 2009