gente di Liguria

Massimo Bacigalupo

lingue e maschere di Ezra Pound

 un convegno internazionale a Rapallo

In questi giorni Rosellina Archinto, portofinese di adozione, pubblica un massiccio volume di scritti di Ezra Pound, Carte italiane 1930-1944. Letteratura e arte,  a cura di Luca Cesari (pp. 426, € 16,50). Infatti Pound, che visse a Rapallo pressoché stabilmente dal 1924 alla morte nel 1972 (salvo la parentesi americana 1945-58), scrisse prose (e versi) in italiano, e molti dei pezzi letterari e artistici raccolti da Cesari sono usciti originalmente proprio sul glorioso “Mare” d’anteguerra. Qualcuno è ristampato anche nel volume Il Mare: Supplemento letterario 1932-33, edito dal Comune di Rapallo alcuni anni fa, ma non tutti, perché Pound curò effettivamente il “Supplemento letterario”del “Mare” per due anni, ma quando questo chiuse continuò a scrivere sul “Mare” di letteratura e soprattutto musica, altra grande passione. D’ogni tanto faceva anche qualche riferimento all’economia, che almeno fin dalla crisi del 1929 era stata al centro dei suoi interessi. Gli scritti di Pound piacciono per la loro franchezza e semplicità, in polemica col linguaggio per addetti della critica letteraria italiana. Come mai allora Pound passa per poeta oscuro almeno quanto gli ermetici italiani? Solo perché, immerso nelle sue letture in cento lingue e nei suoi viaggi e incontri con una babele di personaggi e luoghi, egli parla nella sua poesia come parlasse a un vecchio conoscente che condivide le sue frequentazioni. Per nominare il suo autorevole amico T.S. Eliot, ad esempio, dice “Possum”, il nomignolo che gli affibbiava in privato. Pound confonde pubblico e privato, ci invita nel suo salotto o meglio nella sua mansarda affacciata sul mare sopra il Caffè Rapallo. Di solito ne usciamo con qualche intuizione e curiosità.

      Anni fa ho trovato alcuni suoi appunti inediti (che ho ristampato nel volume Pound -  Canti postumi, Mondadori 2002) in cui racconta che nell’agosto del 1943 passeggiando per Rapallo passa davanti alla farmacia del mio nonno omonimo, e lo vede come al solito immerso in conversari “con Corrado l’oculista”, a cui Massimo sta mostrando un volume rilegato della “Gazzetta di Genova” del 1815, l’anno in cui Napoleone  fece il suo rientro dall’Elba e fu definitivamente sconfitto. Sicché, continua Pound, “naturalmente lo presi in prestito”. Felice, col vecchio volume incartapecorito sottobraccio, se ne torna nella sua mansarda e comincia a sfogliarlo e a trascriverne brani circa la damnatio memoriae di Napoleone e poi il suo improvviso ritorno dalla polvere all’altar. Perché nell’agosto 1943 mio nonno si dilettava di esibire la “Gazzetta” del 1815? (Ci teneva molto a quei vecchi volumi, ricordo.) Perché Mussolini era stato da poco defenestrato, anche se meno gloriosamente di Napoleone; un mese dopo, il 12 settembre, anche lui avrebbe fatto un infausto ritorno sull’altar, che sarebbe costato caro all’Italia controllata dai tedeschi, e a Pound, che non avrebbe esitato a schierarsi al suo fianco, così finendo anche lui imprigionato anche se non proprio linciato. Questo è un esempio del procedere di Pound, per analogie fra epoche storie e per incontri casuali. Se mio nonno ironizzava coi suoi amici sulla caduta repentina del duce paragonandola a quella di Napoleone, Pound approfitta dell’occasione e del suggerimento per scrivere la storia mentre avviene. Le pagine successive del frammento sono appunti tratti dalla “Gazzetta di Genova” per cercare di dare il sapore di quei tempi lontani e vicini.

     In questi suoi sogni di uomini  e storie lontane, a volte Pound attinge a un clima visionario, e questo accade soprattutto nei canti che scrisse  a Pisa nel 1945, passando in rassegna il bello e il brutto della sua vita e della prima metà del Novecento. I Canti pisani (recentemente ristampati da Garzanti con una prefazione di Giovanni Raboni) sono il suo capolavoro, dove il metodo del discorso agli intimi tocca il vertice di allusività e coinvolgimento.

            Ora Rapallo accoglie dal 4 al 7 luglio 2005 il XXI Convegno Internazionale su Ezra Pound. E’ un appuntamento biennale che fu già a Rapallo nel 1993. I partecipanti sono in massima parte americani, ma non mancano europei, neozelandesi, giapponesi e cinesi. Il tema è “Pound, la lingua e la maschera”. Infatti Pound è noto per utilizzare nella sua poesia tante lingue e tanti registri linguistici, e tante “maschere” (personae), cioè personaggi in cui si identifica. Primo fra tutti Ulisse, che è la prima maschera a parlarci quando apriamo i Cantos. E quando arriviamo al canto 74, il primo dei Canti pisani, Pound dice ancora: “Voi che avete varcato le colonne e più oltre di Eracle / quando Lucifero cadde nel Nord Carolina. / se l’aria soave cede allo scirocco / OU TIS, OU TIS? Odisseo / il nome della  mia famiglia”. Al lettore l’interpretazione. Ma non c’è dubbio che Pound vanti di appartenere alla famiglia di Ulisse-Nessuno, e che si ricorda del viaggio di Ulisse in Dante: “venimmo a quella foce stretta / dove Ercule segnò li suoi riguardi... O frati, dissi...” E Lucifero caduto in Nord Carolina? Mah... Bisogna immaginare Pound che legge questi versi in maniera impetuosa, affermando una visione drammatica, sublime, anche un po’ teatrale dell’esistenza. E poi c’è quel tratto squisito dell’ “aria soave che cede allo scirocco”. Nel campo di prigionia di Pisa egli mette giù queste parole sul quaderno di appunti. Non dice che l’aria da soave è divenuta sciroccosa ma usa una forma ipotetica lasciando la frase sospesa. Per un navigatore cosa succede “se l’aria soave cede allo scirocco”? Occorre prestare attenzione.

            Al Convegno, che si terrà al Teatro Auditorium, i partecipanti troveranno una cartina di Rapallo con i luoghi poundiani e le citazioni ad essi legati. Le cose così cominceranno a  chiarirsi. Forse sarebbe un’idea offrire un calendario per il 2006 con le foto di questi posti che Pound ha voluto nominare nella sua poesia: Zoagli, il Pozzetto, Montallegro, il Castellaro, il Vico dell’Oro (vedi la lapide sul Lungomare), San Bartolomeo... Quando venivano i suoi giovani discepoli a omaggiarlo li portava su per le colline fra i rustici, o alle Grazie sopra Chiavari. Trovava questi luoghi e la loro solitudine incantevoli, e nella poesia ne cita i nomi. Poi via su un pattino a tuffarsi nel Golfo. Parlando della pace che provava a Parigi nello studio dell’amico scultore Brancusi, la paragonò a quel “lavarsi la mente a fondo come puoi nel Golfo Tigullio in una giornata di giugno su un pattino col sole che cade sulle vele latine...” Dunque, buon 120° compleanno, zio Ez (1885-1972).

Il Mare” 3.6 (giugno 2005)