Massimo Bacigalupo

Rapallo, alla scoperta di Casa Beata

Nel 2005 si tenne a Rapallo un convegno internazionale dedicato al nostro cittadino d’adozione Ezra Pound, in particolare al suo “plurilinguismo” e alle innumerevoli “personae” o maschere che figurano nella sua opera dalle ambizioni dantesche. Il povero Pound in questi giorni è tornato agli onori delle cronache perché un centro sociale romano di estrema destra si è fregiato del suo nome (“Casapound”) intervenendo con violenza in dibattiti e manifestazioni. Pound era un futurista angloamericano, fascista a modo suo, e dunque questo destino infausto ha una sua logica, ma certo dispiace vedere il suo nome trascinato nella polvere (e nel polverone) degli opposti estremismi. Gli rende forse maggiore giustizia il volume (in inglese) degli atti del convegno rapallese, uscito come fascicolo 15 dei “Quaderni di Palazzo Serra” (cioè del Dipartimento di Lingue) dell’Università di Genova:  450 pagine di saggi che trattano per esempio delle sue attività nel risveglio vivaldiano (fu fra i primi a proporre – proprio a Rapallo – concerti con musiche del “Prete rosso”, come Vivaldi era chiamato), o il suo peculiare umorismo, vicino a quello dialettale della frontiera americana. Le pagine gloriose del vecchio “Mare” offrono molti suoi stralunati e divertenti contributi, in un italiano-genovese anglicizzato - ne riproduciamo uno qui sotto per il divertimento dei lettori. Il volume del convegno, che porta il titolo Ezra Pound, Language and Persona, e in copertina una bella acquaforte di Desmond Chute, sacerdote inglese vissuto a lungo e morto a Rapallo che di Pound fu amico, contiene anche una sorta di guida ai luoghi del Tigullio frequentati da Pound e compagni. Sei itinerari, ognuno intitolato a una figura dell’universo poundiano: la moglie Dorothy che divideva con lui la mansarda di Via Marsala, la compagna Olga, che lo ospitò durante la guerra e nel 1962-72 nella sua casetta a S. Ambrogio di Zoagli, il padre Homer e la madre Isabel, che lo raggiunsero a Rapallo intorno al 1930 e vissero prima in  Corso Colombo, poi in Villa Raggio nella frazione di S. Agostino. E poi tre premi Nobel che affiancarono Pound nelle sue passeggiate rapallesi: Hemingway, Yeats e Hauptmann.

    Scrivendo questi itinerari (sono in inglese ma forse un giorno se ne farà una versione italiana) mi sono divertito a scoprire dove 80 anni fa erano dislocati villeggianti letterari, caffè, tipografie. Fortuna che Pierluigi Benatti mi ha aiutato, ricordando che il vecchio “Mare” era stampato all’inizio dell’attuale Via Libertà, e che la Posta, luogo frequentatissimo dagli scrittori dalla vasta corrispondenza, era in Corso Matteotti. E dove era la Villa Aschieri residenza di Gino Saviotti, Juan Ramòn Masoliver e altri collaboratori del Supplemento Letterario del “Mare”? Ma in cima a Via Aschieri naturalmente.

     Molte storie si intrecciano intorno a Palazzo Cardile (Corso Colombo, 34). Qui abitò nel 1928-30 Yeats, scrivendo alcuni suoi capolavori, poi quando egli partì ci andarono i vecchi Pound. All’ultimo piano stava la signora Riess, inglese con un figlio editore, che ospitò il giovane James Laughlin (futura gloria dell’editoria americana, fedelissimo ancorché critico di Pound).

    Qualche anno fa mi cercarono dei signori sardi, dicendo che essendo eredi dei proprietari del palazzo avevano trovato un vecchio album di foto e che dopo aver letto il libro di mio padre Giuseppe Bacigalupo Ieri a Rapallo avevano dedotto che dovesse trattarsi di un album di Mrs. Riess (infatti un capitoletto di Ieri a Rapallo è dedicato alla Riess e alla sua amicizia con padre Chute: due degli eccentrici del paese che ancora i sessantenni di oggi possono ricordare). Promisi di occuparmi dell’album e di provvedere a restituirlo alla nipote della Riess, la mia bella amica pressoché di infanzia Fiona (che abita fra Francia e Svizzera). Le foto dell’album erano in buona parte scattate nella casa che Mrs. Riess aveva in collina, prima di trasferirsi in Corso Colombo. L’aveva battezzata Casa Beata, e qui aveva ospitato familiari e artisti, fra cui l’architetto Walter Gropius.

    Mi venne la curiosità di capire dove fosse questa casa. Dalle foto del panorama si vedeva l’attuale corso Assereto, i campanili di Santo Stefano e della Basilica di Rapallo, e il letto del torrente San Francesco non ancora coperto. Dunque doveva essere là sopra da qualche parte. San Bartolomeo? No, più in basso. Confrontando la foto e l’altezza dei campanili contro i profili dei monti retrostanti (che non sono cambiati...) alla fine ho trovato – altroché Sherlock! – il posto esatto in Via Privata Parco Casana 12. Ma quello che era un rustico sulla mulattiera frequentato dai fotografatissimi gatti di Mrs. Riess era stato allargato varie volte, e si trovava ormai stretto fra altre case. I tratti originali però si distinguevano.

     Colpivano nel vecchio album foto di passeggiate e consuetudini ormai quasi centenarie: una gita sulla scogliera, frequenti visite a quella che doveva essere una meta privilegiata: il teatrino di Villa Molfino, dove sembra che gli amici andassero a recitare veri e propri sketch (in alcune foto sono addobbati  all’orientale). Colpiva che la loro vita quotidiana non fosse diversa da quella di chi oggi si gode il Tigullio con tuffi e scorribande. Noi ripetiamo i passi dei nonni e bisnonni, ognuno godendo di momenti in fondo non diversi. C’è continuità anche se la cosa sorprende, visto che tutti tendono a considerare unica la loro esperienza.

     Questa è stata una digressione giacché nella mia guida poundiana non si parla di Casa Beata. Mentre prendevo appunti su questi fatterelli curiosi che interessano  a tutti e nessuno, mi si è presentata una ricercatrice universitaria berlinese di nome  Antje Johanning. Mi ha detto che sta curando un database sul diario della moglie di Hauptmann, la quale registrava quotidianamente incontri, visite, escursioni dell’illustre consorte. Antje doveva identificare e fotografare tutti i luoghi menzionati, alberghi, caffè, ville. Dove a S. Margherita abitavano i Gallarati Scotti? Un poco l’ho potuta aiutare. E il Caffè Aurum qual era? Da bravo tedesco Hauptmann era un gran camminatore, mentre Frau Margarethe faceva il bagno di mare tutti i giorni (d’inverno). E registrava: oggi abbiamo pranzato alla trattoria del Ponte Nuovo, e da lì H. è salito a piedi a Ruta, poi è sceso in auto verso Rapallo.

     Passando presso l’attuale supermercato Ponte Nuovo di Santa Maria del Campo mi sono ricordato quest’appunto. Chiedo al gestore: “Le risulta che qui ci fosse una trattoria?”. “Ma certo, era di mio nonno...” Quando Antje torna avremo risolto tutti i suoi dubbi. E nelle case-museo Hauptmann sparse per Germania e Polonia ci sarà un cd-rom con molte informazioni sul Tigullio che pochi rapallesi ormai conoscono. Questi visitatori e puntigliosi ammiratori-annotatori di impressioni ci hanno fatto il favore di conservare e renderci curiosi sul nostro passato. Forse un giorno qualcuno vorrà persino restaurare in omaggio a Mrs. Riess il magico teatrino di Villa Molfino.

“Il Secolo XIX”, 3 gennaio 2009