Proponiamo qui l’intervista a Claudio Asciuti  che Nico Gallo realizzò  per  “Intercom”nel 1999. Asciuti vinse giusto quell’anno il Premio Urania con La notte dei pitagorici.

Nico Gallo

ritorna con rabbia. Intervista a Claudio Asciuti

Allora, Claudio quand'è che hai scoperto la fantascienza

Il primo romanzo che lessi era di un certo Raphael e si chiamava Servizio di pattuglia, e mi parve davvero una gran figata… era un vecchio Urania che mio nonno aveva in casa chissà per quale motivo… correva l'estate del 1969, io me stavo in giardino a giocare con il gatto e incappai per caso in quel romanzo… ad agosto, dovendo andare in vacanza con i miei, ed essendo piuttosto rompicoglioni, fui tacitato con l'acquisto di un qualcosa da leggere a scelta… All'edicola della stazione scoprii Margherite per Dorothy, mi ricordai di Servizio di pattuglia e lo comprai. Fu la fine. Sceso dal treno cominciai a menarlo ai miei genitori, costringendoli a cercare nelle edicole di mezza Val d'Aosta altri Urania…Fu anche la fine perché invece che leggere i grandi scrittori che tutti i miei compagni di liceo leggevano, consigliati dai loro insegnanti, facendo gli intellettuali e i fighetti, lessi con gran soddisfazione fantascienza… tutti discettavano sulle cose più strane, Levi Strauss e Freud e Russell come se parlassero di calcio, leggevano Vittorini e Fenoglio e i "romanzi operai", trinciavano giudizi sulla letteratura russa e americana, storpiavano parole a tutto spiano e infarcivano i discorsi di "al limite" "un certo tipo di messaggio" "a certi livelli" e io leggevo Simak e Asimov… i miei compagni di scuola hanno fatto tutti carriera, ovviamente… ma come dubitavo della loro genuinità ieri, ne dubito oggi… Comunque posso dire con estrema tranquillità che lo scoprire la fantascienza è stata una delle esperienze migliori della mia vita, e la sua costante presenza, in tutti questi anni, non mi ha mai abbandonato… Ma penso che tutti noi abbiamo avuto esperienze simili… Tu sei vissuto a Roma da ragazzo, e quindi in un altro mondo e in altro contesto, più nazionale e meno recanatese, se vogliamo… Com'è stata la tua esperienza di avvicinamento - e di intrusione?
La scoperta della fantascienza per me avviene relativamente tardi, diciamo dopo i venticinque anni. Prima di quello, solo politica, poi tanta musica rock. La fantascienza è l'approdo più naturale. Cominciando "tardi", però, comincio quasi subito col cyberpunk e quel tipo di letteratura che andava in voga in quegli anni. Mi annoio, e mi innamoro dell'ucronia leggendo Fatherland di Robert Harris. E' solo dopo che scopro i grandi fantascientifici del passato, Sheckley su tutti, poi Silverberg. Più avanti mi imbatto in Dan Simmons, ma anche in Harry Harrison e in Lois McMaster Bujold e il suo ciclo dei Vor. E tu? Quali sono i tuoi autori preferiti?
E' una domanda imbarazzante… soprattutto perché ogni volta che mi metto a pensarci sopra, non so mai se riferirmi ad autori che mi piacciono - o ad autori che mi hanno influenzato in quello che è il mio scrivere... oppure a chi in un modo o nell'altro invece ha formato la mia immagine del mondo. Compresi autori e poeti e biografi e altre cose che poi poco o nulla c'entrano con la fantascienza, e allora limitiamoci a questo campo… A me viene in mente Gesualdo Bufalino, che se gli domandavano quale libro avrebbe voluto salvare con lui su un'isola deserta, diceva che l'importante era il vocabolario, perché gli sarebbe servito a raccontare altre storie… Diciamo che se dovessi finire in un'isola deserta assieme al vocabolario avrei qualche problema a identificare i libri da portarmi dietro. Ad esempio ho amato molto Ballard, ma adesso è diventato un affare da intellettuali. Trovo La mostra delle atrocità, Deserto d'acqua e tutto il ciclo di Vermillon Sands due esempi di alta letteratura ancor oggi… ma io non amo gli intellettuali. Ho considerato Philip Dick uno dei grandi della sf, nonché una persona che contribuito a modificare la mia percezione del mondo… Ma oramai è materiale per fighetti, e io non amo i fighetti, tanto è vero che apprezzo di più i suoi romanzi minori, che quelli "grandi". Continuo a nutrire una passione smodata e un timore reverenziale per Roger Zelazny e mi riprometto sempre di studiarlo a fondo… e così per Fritz Leiber. Pensiamo a Io, immortale, o La casa della vita e della morte o Metamorfosi cosmica… oppure Ombre del male e Nostra signora delle tenebre. Chi potrebbe scrivere cose simili adesso? Neil Gaiman ci ha provato, ma con risultati inferiori… stesso discorso vale per Theodore Sturgeon, che per me è uno dei più grandi autori: basterebbe Gente o Un piatto di solitudine a far la storia di quegli anni, ma anche quella di parte della mia filosofia della vita. E che dire di Frederic Brown? Ogni volta che mi rileggo Assurdo Universo mi sembra di sprofondare in un para-mondo di recursive science-fiction, quali non se ne videro - né se ne vedranno mai, con tutti gli sforzi possibili e immaginabili, e infatti sono anni che anch'io ci provo ma inutilmente… Da ragazzino impazzivo per Bradbury, Asimov, Van Vogt, Reynolds, Blish, Sheckley, Heinlein, Lovecraft, Vance…Poi per Ellison, Silverberg, Farmer, Dick, Lafferty, Disch, Cordwainer Smith, Bunch, Spinrad, Malzberg… Ultimamente, forse effetto dell'orrore che mi pervade dinnanzi alla produzione moderna, o forse perché fantascienza sta diventando una palestra critica per intellettuali non accademici che ambiscono ad esser tali ma sono così sfigati che l'accademia li dileggia, sto seriamente considerando l'ipotesi per cui i migliori scrittori siano gli specifici del genere, non quelli cioè che avrebbero voluto scrivere mainstream e scrissero invece fantascienza per motivi differenti, e neppure quelli che cercarono di saltare i confini del genere, ma quelli che si dichiararono tali fin da subito sbattendosene di essere in serie B... Dall'inizio. Quelli di cui non si parla più. Pensa ad un Bertram Chandler, ad esempio. O a un Daniel Galouye… Murray Leinster…. Jack Vance… Jack Williamson... John Wyndham... Gente così, insomma. In questo periodo sto rovistando un po' ovunque per fare un lavoro per il Milano Pipa Club, un lavoro cioè sugli scrittori di sf fumatori di pipa… Cercando le loro foto mi sono venute in mente le cose che scrivevano, materiali dimenticati nella mia polverosa memoria. Li ho riletti. Altro che cyberpunk e steampunk e cacate similari… Sta di fatto comunque che come la musica rock e il cinema, la letteratura fantascientifica con gli anni Settanta è finita. E' un po' come la storia del saggio rav Hillel il Vecchio, uno dei maestri ebrei vissuto a cavallo fra l'ultimo e il primo secolo dell'era volgare. A un converso che gli domandava se avrebbe potuto spiegare la Torah mentre lui stava in piedi su una gamba sola, lui disse: "Ciò che non è buono per te non lo fare al prossimo. Il resto è commento". Proprio così. I grandi autori possiamo citarli in una manciata di righe, fino agli anni Settanta. Dal 1980 in poi, tutto il resto è commento.
Be', sul "tutto finito" negli anni '70 ho qualche riserva. Se penso alla musica, come fare tanto per dirne una a buttare via i Clash? Anche sul piano della fantascienza avrei qualche riserva. Ma i gusti sono gusti e torniamo a te. Quando hai scritto il primo romanzo e come si intitolava?
Ti passo i Clash, anche se non sono i miei preferiti… Ma io considero chiusa la stagione del rock con Patti Smith: prima di sposarsi con Frederick Sonic Smith era la più grande rocker di fine Settanta…proprio in quell'epoca, correva l'inizio del 1977… io lavoravo in una fabbrica di materie plastiche, e la situazione diventava sempre più allucinante giorno per giorno, e non perché ci fosse casino nelle strade… Hai presente le fabbriche sfigate che si vedono nei film? Stile il film di Petri, La classe operaia va in paradiso? Quelle che gli italoforzuti poi ti dicono che in fondo gli operai non stanno male perché finito il turno non hanno pensieri, mentre i padroni si portano le preoccupazioni a casa? Proprio una di quelle, in cui bisognerebbe mandarli a lavorare un po' invece di farli discettare di tasse alla televisione… Beh un giorno un tipo che conosco mi racconta di quando lavorava in una fabbrica similare e uno dei suoi amici vedeva il fantasma di un uomo malvagio e sogghignante, e tutti nel turno di notte se ne andavano in giro con bastoni e mazze per la strizza… Buonanotte… Uno si apre una mano con un coltello, un secondo si brucia con il PVC… Le macchine spesso davano i numeri, i contatori andavano a casaccio…Nel turno di notte ci raccontavamo storie di fantasmi per farci paura l'un l'altro… Un terzo ci resta con una mano impigliata dentro uno stampo, io mi dò una coltellata in testa che ancora un po' mi apro un occhio… In attesa del gran finale iniziai a scrivere un romanzo intitolato Brucia, ombra, brucia, una specie di incrocio fra horror e fantascienza… Una storia assolutamente folle tutta svolta in una fabbrica, in cui i macchinari impazziscono e danno la caccia agli operai… Una storia in cui tutta la quest è giocata sull'immagine della soror mystica, una figura doppia e speculare, la donna adulta e la ragazzina… Con un figlio che deve nascere al protagonista, che lui rifiuta… La Nord me lo tirò dietro, e ora giace nel Cimitero degli Elefanti, ospite dimenticato delle fantascientifiche patrie lettere.
Recentemente sono morti Stanislaw Lem e Robert Sheckley. Tu sei insegnante: che cosa perde la letteratura in generale?
Ogni volta che uno dei nostri se ne va verso i Campi Elisi, le Grandi Praterie, o le Terre dell'Estate, mi domando che ci stiamo a fare qui… o meglio mi chiedo perché di tanti inutili coglioni che albergano il cuore della Terra, gli Dèi non se ne portano via una manciata e ce ne restituiscono uno dei nostri…uomini politici, religiosi, militari, imprenditori, star della tv, presentatori, politici-imprenditori, attori, cantanti, politici-religiosi… c'è una vasta scelta di coglioni, e non sono quelli che hanno sancito la vittoria dell'Unione… detto ciò, non amando molto Lem la cosa più che un interesse accademico non mi ha lasciato… La morte di Sheckley invece l'ho considerata nella serie grandi sfighe, assieme a quelle di Asimov, Zelazny, Dick, Heinlein e Leiber… Infatti ne ho scritto sull'ultimo numero di Pulp un articolo in memoria… Era uno degli ultimi Grandi Vecchi e benché scrivesse oramai delle cose poco interessanti, aveva aperto tutto un mondo… Invece che le vaccate che facciamo studiare ai nostri allievi sarebbe meglio fargli leggere un po' di Sheckley, ma gli studenti più andiamo avanti più sono minus habentes… Non c'è verso non dico di fargli leggere un libro - oramai nessuno osa toccarne più qualcuno - ma manco un racconto… Fino a un po' di anni fa, ai ragazzi della quinta turistico facevo portare, nell'ambito del programma di pubblicità, La ragazza dagli occhi famelici di Fritz Leiber… un racconto estremamente interessante che anticipa e di decenni tutto quello che i soloni della psicologia pubblicitaria hanno scritto e pensato… Ma oramai ci ho rinunciato… E' come se mi mettessi a parlare aramaico ai giardini pubblici…
Fantascienza è cultura?
In senso generale, voglio dire nel senso antropologico sì, è una kultur con tutto quel che segue… Nel senso tyloriano del termine, un insieme di arti, di religione, di credenze, di norme di comportamento valide per l'individuo e la collettività… o meglio ancora è una sotto-cultura, non nel senso di inferiorità, piuttosto di partecipazione - ma anche di distacco, di autonomia, di differenza dalla cultura dominante. Ma io tengo soprattutto a segnalare (e lo dico e lo scrivo tutte le volte che posso) che contro queste palle moderne della commistione dei generi e della permutazione dei linguaggi e così via, in cui ce lo stiamo a menare con fumetti, musica, mass media, romanzi storici e noir e horror, la fantascienza è soprattutto una sub-cultura dal momento che si rifà ad una ristretta cerchia di individui… E' un codice ristretto per pochi individui. E' una visione del mondo del mondo che nulla ha, per fortuna, a che vedere con l'usuale percezione delle cose, tanto è vero che alla fine tutti noi dividiamo il mondo reale e quello della fantascienza, perché il primo ci nega, e il secondo no, ci fa solo incazzare. Un fantascientista è tale per tutta la vita. Altro problema è quello se suddetta sub-cultura è inferiore… Quando i fan propongono Dick per il Nobel fanno ridere, certo, ma quando il non compianto Moravia a Montepulciano sparla della fantascienza e poi pubblica le ciufeche che ha scritto fa ridere anche lui. E' vero anche il celebre assioma di Nico Gallo, che così recita: "Esiste in letteratura il bello e il brutto, ma nella fantascienza se qualcosa è brutto è brutto due volte"… Non tutti i fantascientisti sono grandi scrittori, ma in generale gli scrittori non sono grandi. E' un problema anche questo da studiare…
Qual e' la situazione culturale per la fantascienza in Italia e a Genova, dove tu vivi?
In Italia terrificante, direi. Non sto ad aprire le danze delle lamentazioni perché non amo i lamenti, ma ci sarebbe da piangere… come tutti quelli che amano la fantascienza sanno. Genova è semplicemente uno spaccato del resto della nazione, con l'aggravante che i genovesi sono serveghi, non amano le novità, e infatti quel che tira è il noir… la Fratelli Frilli pubblica un mese sì e uno no un romanzo noir, e la cosa paradossale è che li vende e la gente li compra… ma i romanzi di fantascienza ha pubblicato sono solo i tuoi e basta, e mica li ha dati per fantascienza, ci ha girato un po' attorno cercando di travestirli da noir… una vera inflazione… ma anche questo è uno spaccato del mondo esterno, non a caso ho parlato di sub-cultura, tanto è vero che se tu devi uscire con qualcosa per un editore, o scrivi un noir o manco te lo leggono… Le cause? I lettori non comprano libri, e se lo fanno spesso non li leggono, comunque comprano solo quello che fa moda, i critici snobbano la faccenda, le case editrici anziché creare degli eventi che sviluppino il mercato non fanno un accidente e spesso, per risparmiare, o per motivi di compra-vendita di diritti, o perché anziché un curatore comprano le cose dall'agente al volo, pubblicano vaccate a tutto spiano, e infine come sempre nel fandom ci si ammazza l'uno con l'altro per pure gusto nichilistico… Ma io penso che la cosa vada letta anche in un altro senso. In fondo la fantascienza viene vista come una belinata da quasi tutti…Salvati gli autori per fighetti e intellettuali, alla gente non gli frega nulla… Nonostante al cinema tutti vadano a vedere qualunque cosa proiettino, leggersi un libro diventa una cosa ardua… E' sempre la vecchia storia che va avanti da quand'ero ragazzino… La gente è sostanzialmente ignorante e gli va bene così. Non so se eri presente quando al Festival della Scienza Nico ha presentato Rapporto di minoranza… beh, a un certo punto questi bifolchi si sono messi a rumoreggiare perché non volevano sentire ciò che Nico e l'altro relatore dicevano: volevano vedere il film…Non capire il film: non inquadrarlo nei suoi moneti storici e produttivi, se vuoi politici: solo vederlo, avendo invece la possibilità di guadagnare degli strumenti per capirlo… Penoso…
Ci sono fermenti?
Sì, a Genova c'è un gruppo di burloni che ha dato il via a un gruppo che si chiama UFO - Unione Fantascienza Organizzata. Costoro avrebbero voglia di aprire nelle desolate lande liguri una serie di iniziative di tipo fantascientifico, in modo che questa terra sfigata che oramai sembra appunto nutrirsi solamente di gialli si riappropri degli elementi fantastici… Che Gianus, Pen, Belenos e Cernumnos, visto che siamo in Liguria, accompagnino le loro speranze…
Cosa sta per uscire di tuo?
Allora, stante alle ultime notizie dovrebbero essere pubblicati in un futuro prossimo (ma quanto prossimo non ci è dato di sapere; il tempo, come tutti sappiamo, è una convenzione) due lavori diversi. Il primo si intitola I semi di Marizai, uscirà per Fanucci, ed è il primo romanzo di un ciclo noir. Il protagonista è un detective il cui pregio sostanziale è quello di non essere un gourmet, e neppure un latin lover, un alcolista o ex terrorista rosso o militante della sinistra extraparlamentare, di non avere amici commissari di sinistra, di non lamentarsi a piè sospinto sulla propria condizione esistenziale, sulla donna che lo ha lasciato, sugli amori trascorsi, di non fare il repezzino, l'intellettuale, il radical chic, lo sfigato, ma di essere un sano e semplice fascista non pentito. Hai presente i fascisti di una volta, quelli un po' socialisti e anticapitalisti, differenzialisti ma non razzisti, antiamericani ma non antisemiti, pagani e non baciapile… quelli originariamente sansepolcristi, messi in disparte durante il Ventennio, che tornarono con la RSI prima, poi con Ordine Nuovo, e infine con Terza Posizione, e che sono man mano spariti quando dal MSI siamo passati ad AN?… proprio quelli. Un Mike Hammer moderno, se vogliamo, ma un po' meno sopra le righe, meno anticomunista che anticapitalista. O un Marlowe della destra radicale. O un ispettore Callaghan nostrano… Il secondo è invece un romanzo breve, si chiama Appuntamento ai doganieri ed esce in coppia con un romanzo di Stefano Roffo, Unterwelt, che è un romanzo ambientato a Praga prima del secondo conflitto mondiale e da un lato è ucronico, dall'altro simulatorio e anche un cyberpunk. Il possente Nico Gallo, a cui sono legato da circa 26 anni di scorrerie fantascientifiche - a cui va anche il merito di aver portato a termine l'operazione de I semi di Marizai - ha introdotto i due racconti, e De Ferrari dovrebbe pubblicarli… Ho scelto quel particolare romanzo breve perché l'idea era di mettere assieme due lavori che avessero a che fare con i computer e il mondo virtuale… ma il mio nulla ha a che vedere, tengo a precisare, con il cyberpunk che io detesto… è solo la storia di qualcuno che si mette a trafficare con il proprio computer e si rende conto che questo sta prendendo la mano al suo padrone… e lo porta a scrivere non già di quel che sa - ma di quel che ignora… Comunque ribadisco che il tempo è una convenzione… e che il caso non ha memoria e apprendimento. 2006 o 2016 che importa? Io conservo ancora la prova di copertina di un lussurioso volume, Aliena-Trent'anni di cinema di fantascienza che scrissi nei primi anni Ottanta e che l'editore Bertani voleva pubblicare ma non pubblicò… Una storia del cinema di fantascienza il cui dattiloscritto ho usato poi per accendere la stufa, quando andavo a passare le vacanze estive a Col San Giovanni…Mentre invece il romanzo Hai visto le stelle stanotte?, lo davano già per pronto ad uscire nel 2000 per Urania… ah ah… attendo ancora adesso che mi chiamino ma forse hanno smarrito il mio nominativo…Tu hai fatto uscire adesso Dea del Caos. Cosa hai in serbo in futuro? Pensi di continuare a lavorare con storie ucroniche o di passare ad altri generi fantascientifici? E soprattutto, quali pensi possano essere gli sviluppi possibili per chi voglia pubblicare un romanzo di fantascienza?
A giugno uscirà di mio Figlio della Schiera, un omaggio alla vecchia fantascienza avventurosa. Lo pubblicherà Chinaski, editore genovese emergente. E c'è altro in ballo: da buon romano, apotropaicamente non ne parlo per evitare la sfiga. Sull'ucronia insisto, ovviamente, il primo amore non si scorda. Quanto alle prospettive, è un discorso difficile. Secondo me bisogna distinguere. Se vuoi vendere, allora sì, devi rassegnarti al "trendy". E la tendenza oggi è il cross-over, scrivere una storia gialla, nera, verde, rossa, con dentro un pizzico di fantastico. Tira da morire. Altrimenti devi avere coraggio e buttarti: un esempio interessante, anche se a me non fa impazzire, è China Miéville: il suo è fantasy politicamente impegnato (e anche politicamente corretto). Ma anche qui non si scopre nulla: New Crobuzon è la Londra dell'Ottocento in una dimensione parallela fantastica, dove umani e no lottano per la dignità sociale. Una sfida editoriale interessante, assolutamente improbabile, ma China Miéville, sia pur blasé, scrive benissimo e ha centrato il bersaglio. Parlavamo di impegno politico: esistono ancora una fantascienza " di destra" e una di "sinistra"?
Bella domanda, che ora spezzo in tre punti per comodità. Punto uno: cosa intendiamo per destra e sinistra? Ha ancora un senso e un valore parlare di destra e di sinistra? La situazione mi sembra un po' confusa… per tutta una serie di questioni che non racconto per non annoiare vieppiù i lettori, mi considero un anarchico di destra, o meglio un anarca, nel senso che dà Jünger a questo termine, ma se mi dicono che sono di destra e vedo l'assolutamente impresentabile destra abbiamo davanti mi offendo a morte… ma anche essere di sinistra non è che sia tanto meglio, visto che la compagine di sinistra è la miglior alleata di quella destra che dice di voler combattere, ma da essa è separata solo da un lieve, lievissimo scarto di significato, adesso li voglio vedere a riportare la scuola laica, statale e pubblica… o le leggi sull'ambiente… li voglio vedere combattere contro le cosiddette "grandi opere"… dov'è la destra? Dov'è la sinistra? Punto due: se teniamo conto di questo, se intendiamo la sinistra come una formazione politica che parte dai liberal americani e via via scivola verso il famigerato (sempre per gli yankee) partito comunista e l'anarchismo, allora vedremo che esiste una fantascienza tendenzialmente di sinistra: uno Sheckley è di sinistra, come un Ellison, un Silverberg, un Asimov, per non parlare di Reynolds che era comunista sul serio o della Le Guin che era anarchica… Diciamo che tutte queste persone veicolano un'ideologia progressista anche nei loro lavori, e lo si comprende benissimo. Ma esiste anche una science fiction di destra, con tutti i significati che diamo al termine, che comprende appunto liberali e nazionalisti, baciapile e anarchici di destra e militaristi, antistatalisti e ribelli… ed ecco che in questa destra ci trovi un militare alla fin fine un po' hippy come Heinlein e un cattolico, ma sostanzialmente anarchico, come Lafferty, e un hippy cristiano e conservatore e anche anticomunista ma comunque antinixoniano come Dick, e militaristi come la coppia Niven-Pournelle… Adesso non ti saprei più dire… dopo il 1980 è solo commento, e le cose che leggo mi paiono tutte spaventosamente eguali… Punto tre: anche qui da noi succede la stessa cosa… ci sono scrittori di destra e scrittori di sinistra, ma sfiga vuole che nessuno se lo meni più con questa storia… il che è buono perché da un lato supera una dicotomia, fascista-antifascista, veramente penosa… ma dall'altro è una fregatura perché ti toglie tutto il divertimento… come faremo a sopravvivere senza leggere le masturbazioni intellettuali che destrorsi e sinistrorsi scrivevano negli anni precedenti per individuare e isolare il nemico? La cosa mi preoccupa molto… ad esempio, non trovi abbastanza triste il fatto che la gente non abbia fatto casino all'uscita dei tuoi due romanzi ucronici? Ho visto che qualcuno si è alzato a dire la sua, ma erano solo note tecniche… pensa un po' ai vecchi tempi… ti saresti beccato delle botte di "fascista" da mane a sera, e De Turris ti avrebbe immantinente preso sotto la sua ala protettrice… saresti stato un proscritto…
Be', qualche botta è arrivata comunque. Ma cambiamo argomento: fantascienza di sinistra e fantasy di destra, sei d'accordo o è un clichè?
Abbiamo visto che la fantascienza è per sua natura bicipite o bicefala… ma il fantasy? Qui da noi lo consideriamo di destra, come consideriamo di destra le illustrazioni di Frank Frazetta o i romanzi di Tolkien o la mitologia nordica… non perché veicoli ideologie nazi-fasciste o liberali e liberiste, ma perché gli operatori culturali del settore l'hanno fatto rientrare in questo specifico settore politico. Pensiamo invece al fatto che Tolkien è stato l'ispiratore non solo dei Campi Hobbit del MSI, ma anche di molti hippy - Tim Leary, ad esempio, lo cita con grande abbondanza in Grande sacerdote… E se tu leggi Tolkien, non è proprio che si possa leggere come un manifesto di destra… Anzi… Gli Hobbit sono una comunità pacifista e libertaria, molto anarchica ed edonista direi, gli Elfi sono esoteristi e persone non umane che vivono anch'essi in piena libertà di far quel che gli aggrada, e Gandalf è un mago bianco e i guerrieri sono guerrieri e basta, rientrano cioè in una tradizione che sebbene inventata affonda le sue radici in un mondo pre-industriale… Gli Ent, la più geniale creazione di tutto il ciclo, sono lo Spirito dello Terra, creature quasi nietzscheane, o se vogliamo heathen… Ma se guardi bene i cattivi, quelli sì che sembrano le armate hitleriane… La loro lugubre "modernità" assomma la modernizzazione forzata del mondo e la distruzione dei caratteri agricoli e rurali che furono propri del Terzo Reich… E gli eserciti dei cattivi non ti vanno venire in mente le Waffen SS, cioè un esercito volontario sopranazionale? Ora non voglio dire che Tolkien fosse di sinistra, ma che forse certi giudizi andrebbero un po' ripensati… Stessa cosa vale per i romanzi di Fritz Leiber, la cui fede democratica è al di là di ogni ragionevole dubbio… Fafhrd e l'Acchiatopi Grigio come li consideriamo? Destrorsi? E la Le Guin, che è un'anarchica dichiarata, e ha scritto addirittura un ciclo fantasy? E i romanzi fantasy di Moorcock? Pensa alle parodie di Tolkien, compresa quella scritta da quei tre scriteriati autodenominatisi Collettivo Autonomo Rumente che si intitola Il ritorno del signore dei Tranelli… E' un fantasy, ma nessuno si sognerebbe di dire che è di destra… se non un lettore particolarmente vispo che da segni cripticamente sparsi ovunque, e dalla constatazione che parlare male della destra italiana non è essere di sinistra ma semplicemente di buon senso, potrebbe arguire che sì, è un fantasy, ma della destra radicale… Oppure pensa al romanzo scritto a quattro mani da Aldani e dalla Piegai… o ai racconti di Mimmo Cammarota… O ancora pensa alle antologie coordinate decenni addietro da Gianni Pilo per la Fanucci… o ai suoi romanzi fantasy, negli anni Ottanta… di destra? Uhm… In realtà sarebbe necessario (e me lo ripeto una volta al mese da tanti anni) mettersi a studiare attentamente il fantasy in questo senso, vedere cioè se la lettura tradizionale operata dalla destra è davvero Tradizionalista (con la T maiuscola) o se è uno dei tanti capovolgimenti politici a cui abbiamo assistito qui in Italia… Ma anche se avessi tempo e voglia, me lo terrei in un cassetto. Te lo vedi l'editore che ti pubblica un saggio, magari intitolato L'anfesibena. Simbologia tradizionale del fantasy e sua appartenenza politica progressista… mi vien già da ridere… Ti posso invece preannunciare che appena saprò di avere qualche lontana possibilità di pubblicarlo, scriverò per davvero un fantasy "di sinistra" (o di "destra anarchica"). Ho già pronto lo schema e il titolo, Il mondo sanza gente. E' li che attende con altri trentamila progetti il Giorno dei Trifidi, quello cioè in cui la miopia degli editori permetterà ai Trifidi di dar loro la caccia, stanarli e ucciderli tutti, dopo aver naturalmente sterminato gli altrettanti miopi lettori…Allora dagli spazi celesti scenderà il vascello astrale di Klaatu, che darà incarico a Gort di fondare nuove case editrici di fantascienza: ognuna con il nome di una stella…
Perché nell'ambito della fantascienza si litiga così tanto?
Per mille buoni motivi. Innanzitutto la fantascienza è una frattura del mondo reale, un suo spaccato, ne riproduce i modelli comportamentali peggiorati dal fatto che, come tutti gli etologi sanno, quando infili in uno spazio ristretto tanti topolini bianchi suddetti cominciano a sbranarsi fra di loro…Pensa solo a quando c'erano le fanzine… I fan si contendevano un mercato sfigatissimo che so, di cento persone che leggevano queste vaccate, e cercavano di strapparsele dalle mani, l'uno dall'altro… E poi c'è un fatto oggettivo. Ognuno di noi detesta gli altri. Ognuno di noi pensa di essere un genio e di aver dato alle patrie lettere il più grande contributo letterario dal Manzoni in poi, e considera gli altri contributi inezie, che però potrebbero risultare di gran lunga più importanti e soffiargli visibilità, quindi ogni volta che uno può parlare male di un altro lo fa volentieri e trova subito qualcuno pronto ad ascoltarlo e ad allearsi con lui… Quando mi avvicino al mondo della fantascienza mi viene in mente Mon oncle d'Amerique, te lo ricordi? Quello di Alan Resnais, ispirato alle teorie bio-psicologiche di Henri Laborit che poi sono un po' il rifacimento di quelle skinneriane… il film dei Toponi Bianchi… C'è una sequenza molto pop e molto bella, in cui mi pare Depardieu, vestito da uomo ma con la testa da Topone Bianco tenta di strozzare un altro Topone… Ecco, questa è la mia immagine della fantascienza… Noi tutti topolini bianchi ci strozziamo attendendo il nostro zio d'America, quello che arriva qui, un grosso Topone Bianco con il cappello da zio Sam e il sigaro fra i denti e ci dice: - Belin ragazzi che bei romanzi avete scritto! Che la festa cominci… ammazzatevi e solo chi vince vedrà la pubblicazione!
Ha senso per te oggi parlare di letteratura "impegnata"?
Quanto sento parlare di letteratura "impegnata" mi si arensenisce tutto, come alle lumasse, perché mi viene in mente quando a scuola, all'università e nel mondo reale mi prendevano per il culo dicendo che la fantascienza appunto non è letteratura impegnata… Più che impegnata userei il termine civile, perché l'impegno, nel senso politico del termine (nel senso politico di militante, voglio dire) è oramai cessato da tempo. Esiste una letteratura civile, che invece che raccontare i turbamenti del giovane adolescente alla Brizzi o gli attacchi di addiction sexual desorder alla Melissa P. ci racconta com'è il mondo e ci illustra le sfighe ad esso relative, ma il problema è che spesso questo raccontare diventa un pamphlet, o nel migliore dei casi un racconto non di una storia, ma di una società. Allora non è più letteratura, ma saggistica… Anche la fantascienza funziona così… Però attenzione a una cosa: a seconda di chi sta guardando (e rimestando) la frittata, cambia il punto di vista… è vero che la fantascienza è l'unica letteratura eversiva? Sì dicono i fantascientisti… E' vero che il noir è l'unico genere politico sopravvissuto? Sì, dicono i noiristi… E' vero che l'horror è l'unico filone… eccetera eccetera…eccetera eccetera… ad libitum…