CarloRomano
Angelica Kauffmann
La fama di pittrice Angelica Kauffmann (Coira 1746-Roma 1807) la
spartisce con quella di femmina avventurosa, bella e corteggiata, una sorta di
eroina romanzesca, come accadde per Artemisia Gentileschi. Per altro, la
Kauffmann fu inizialmente indecisa fra la musica, il bel canto e la pittura, e
ciò la accomuna ad altre (rare) pittrici del passato come Sofonisba Anguissola
e Lavinia Fontana, entrambe raffiguratesi nell’atto di suonare uno strumento. La
vita di questa grande artista, che fu amica, fra gli altri, di Reynolds e Goethe, ci è adesso raccontata da
Giuseppe Ardolino, con piglio avvincente,
nel libro “Angelica Kauffmann” (€ 25)
da poco pubblicato presso Spirali (su questo stesso personaggio, non va
dimenticato, si cimentò un paio di anni fa anche lo scrittore,
sceneggiatore e regista Leros Pittoni
in un volume edito da De Luca).
La pittrice era, per così dire, figlia
d’arte. Fin da piccola seguì il padre, decoratore di esterni, nelle sue
peregrinazioni, soprattutto in Austria e nell’Italia settentrionale alpina e
padana. Il padre tuttavia aspirava per lei a una carriera tutta musicale. La
passione per la pittura prese viceversa presto in Angelica il sopravvento su
quella del bel canto, nel quale sembra fosse effettivamente assai dotata. A
soli quindici anni, nella Milano di Pietro Verri e Cesare Beccaria, frequenta
il mondo dei letterati e degli artisti, guadagnando rapidamente le prime
commissioni quale pittrice, dopo aver osservato le opere dei grandi maestri ed
averne eseguito diverse copie al fine di perfezionare la tecnica. Spostatasi a
Firenze, Parma, Bologna e infine a Roma, si lega a Benjamin West, il primo
pittore del Nord America che giunga in Italia per ragioni di studio. West si
vanterà poi di esser stato lui ad insegnare la pittura ad Angelica. A Roma la
Kauffmann incontrerà Mengs ed eseguirà un ritratto di Winckelmann, venendo così
a contatto coi teorici del “neoclassicismo”. Le sue frequentazioni preferite
sono tuttavia quelle con due giovani veneziani: Giovanni Battista Casanova -
pittore ed incisore, fratello “virtuoso” del celebre Giacomo – e Giovan Battista
Piranesi - l’architetto noto per le sue
visionarie incisioni. Nel 1763, West si sposta a Londra. Angelica andrà invece
a Venezia con Nathaniel Dance, figlio di un celebre architetto. A Londra ci
arriverà con una gentildonna inglese
conosciuta nella città lagunare.
Nella Londra di Giorgio III, della ribellione
americana e del Dr. Johnson, la Kauffmann, come d’abitudine, prende a
frequentare gli ambienti letterari e artistici. Fra l’altro vi conosce Jean
Paul Marat, che si invaghisce di lei. Per lei nutrì una grande passione (sembra
non corrisposta) anche il grande ritrattista Joshua Reynolds, allora a capo
della Royal Academy. Reynolds ritrarrà Angelica, la quale entrerà a far parte a
sua volta della prestigiosa istituzione. Alle iniziali conversazioni fra la
Kauffmann e Reynolds farà da interprete Giuseppe Baretti. Fra i corteggiatori
non corrisposti della pittrice c’è anche Johann Heinrich Füssli, costretto a
lasciare Zurigo per ragioni politiche. Per vendicarsi del rifiuto, l’artista
pubblicherà in forma anonima su una gazzetta londinese un giudizio assai severo
sulle qualità pittoriche di Angelica. Buona cattolica, la Kauffann crede
nell’indissolubilità del matrimonio. Incorre tuttavia in una trappola
matrimoniale tesale da un millantato
aristocratico che in realtà vive di truffe. Il caso si risolverà da sé, con
l’improvvisa morte del malfattore. Angelica sposerà in seconde nozze il pittore
veneziano Antonio Zucchi e con lui tornerà in
Italia.
A Roma la pittrice aprirà il suo salotto alle
maggiori personalità del tempo, residenti o di passaggio nella città. Conosce
Goethe e se ne invaghirà, ma il tedesco proverà per lei soltanto stima ed
amicizia. Tornato a Weimar, nel “Viaggio
in Italia” Goethe scriverà che Angelica “è assai sensibile al bello, vero e
raffinato, ed è straordinariamente moderna”. Nel 1795 muore Antonio Zucchi.
Angelica gli sopravviverà altri dodici anni, sopraffatta dal dolore, depressa e
insoddisfatta. Aveva scritto a un amico: “la povertà non mi spaventa, ma la solitudine mi uccide.” Muore a Roma
il 5 novembre del 1807. Sarà sepolta nella chiesa di S. Andrea
delle Frate. Già subito appresso la
morte, le vicende personali della Kauffmann cominceranno a prendere l’aspetto
di una bella leggenda, tanto che Léon de Wally pubblicherà a Bruxelles un
romanzo che la vedrà protagonista e il “Cornhill
Magazine” dedicherà un racconto – assai poco attendibile – alle sue private
faccende. Svizzera di nascita, Angelica Kauffmann appartiene a pieno diritto a
diverse tradizioni pittoriche, sia nazionali che stilistiche: svizzera,
italiana e inglese per le prime; ritrattistica settecentesca, neoclassicismo e
romanticismo per le seconde, a riprova di quanto incongrue (si pensi allo
stesso “velenoso” Füssli)
possano risultare divisioni troppo nette, per tanto che siano utili. I
ritratti, gli autoritratti, le scene mitologiche dipinte dalla Kauffmann
costituiscono uno dei momenti più alti della pittura del XVIII secolo. Gran
pregio del libro di Giuseppe Ardolino, nel raccontare una vita appassionante, è
di non aver dimenticato di soffermarsi con equilibrio, insieme agli intrighi,
sugli elementi che più interessano la storia dell’arte.
“Il secolo XIX”, 23 luglio
2008