Domenico Letizia
ebraismo e anarchismo
La storia
ebraica ha sempre collegato l’ebraismo al marxismo e ne ha trattato le origini
e le ripercussioni storiche, ma da alcuni anni si è iniziato a studiare il
rapporto tra anarchismo ed ebraismo. Tralasciando lo stupore che ogni volta
“colpisce” chi sente accostare religione ed anarchismo, questa ricerca sta
sviluppando risultati piacevoli che possiamo dividere in un analisi
strettamente filosofica: Collegamenti tra anarchismo e ebraismo e un analisi più
storica: Gli ebrei all’interno dei movimenti anarchici. Chi ha analizzato a
fondo la religione ebraica e i suoi insegnamenti per ricavarne o ricercarne una
chiave libertaria è Furio Biagini che recentemente ha pubblicato: Torà e libertà. Studio delle corrispondenze tra ebraismo ed anarchismo (Libri di Icaro, 2008).
Ritengo
affascinate la particolare lettura che fa Biagini delle scritture interpretate
libertariamente, Biagini evidenzia come l’idea di libertà sia centrale nella
Bibbia facendo notare la prospettiva di superamento e miglioramento del
presente, l’opera concentra la sua attenzione su un analisi dei movimenti
radicali messianici sviluppatisi nelle comunità ebraiche soprattutto
dell’Europa Orientale. Biagini centra la sua attenzione anche sulla figura di Jacob Frank,
leader rabbinico definito e descritto dall’autore come personalità carismatica
che predicava l’annullamento di ogni distinzione tra il sacro e il profano,
interessante è l’analisi di Biagini che collega il pensiero del “nichilista di
rara autenticità” Jacob Frank con il rivoluzionario anarchico Bakunin.
Nei
movimenti radicali e messianici Biagini fa notare come grande importanza sia
data al fare quotidiano, alle azioni semplici, in cui ciascuno ha la
possibilità di liberare, ricercare se stesso anche alla luce di una ricerca
divina anche nelle piccole cose, per la ricerca della salvezza, salvezza che
empiricamente si può ottenere soltanto concedendo libertà di parola, delle
proprie idee, e la possibilità di difenderle, contro ogni autoritario
dogmatismo. L’esempio pragmatico di questo modo di concepire “la vita e la
propria religione” lo si ritrova analizzando la storica americana prendendo in
considerazione il forte movimento ebraico e anarchico presente negli Stati
Uniti. Il 9 ottobre 1866 venne fondata a New York la prima organizzazione
anarchica ebraica denominata: “Pionieri della Libertà”. Questa Organizzazione
assunse il compito di diffondere idee tra gli ebrei migranti dell’Europa dell’
Est avendo tra le fila personaggi come Emma Goldman e Berkman.
Contemporaneamente nacquero altri gruppi anarchici ebraici a Fhiladelphia e
fiorirono una marea di giornali e periodici anarchici in lingua yiddish come il
settimanale: “Verità”. Sempre a New York nel 1910-11 fu fondata la Kropotkin Literary Society
gestita da
J. A. Maryson tra i principali teorici dell’anarchismo
americano.
L’originalità
del pensiero di Maryson consisteva nello svincolare e nel rifiutare sistemi
economici pianificati fissi e cristallizzati come il socialismo e il comunismo
ritenendo centrale per il pensiero anarchico la sperimentazione e la “creazione”
di modelli sociali partendo dal concetto di libertà in una forma totale e
perfetta. Maryson si distaccava dall’ortodossia del pensiero ritenendo
importante per gli anarchici partecipare alle elezioni quando necessario. Da
analisi storiche e filosofiche risulta che sviluppare ricerche tra anarchismo e
ebraismo può portare a sorprese come l’opera di Biagini e la ricerca storica
dell’America della frontiera quindi relazioni tra anarchismo autoctono
americano ed ebraico, d’altronde come non trovare collegamento con colui che
viene definito tra i fondatori del pensiero individualista americano Thomas Jefferson che
disse: “Il governo migliore è il governo che governa meno” e anche: “La
ribellione ai tiranni è obbedienza a Dio”.