Estraiamo
questo profilo da Sulla prima traduzione italiana del Voyage pubblicato in
“Opera Aperta”n. 8-9, Roma 1967 (la rivista presentava insieme anche due
“billets” inediti di Céline). Si veda inoltre, su queste stesse pagine, dello
stesso autore, Fortuna di Céline in Italia.
Michel David
profilo di Alex Alexis
…
Devo ora parlare del
traduttore del Voyage. Alex Alexis può sembrare uno
pseudonimo francese, ma chi lo portava era proprio italiano. Poiché Luigi
Alessio, dividendo la sorte di Dàuli, non ha ormai diritto di essere citato,sia pure di sfuggita, negli indici bibliografici
o nei manuali di storia letteraria, dato che per la sua vita, per le
traduzioni, per i romanzi, si trova al confine tra due culture, mi sia concesso
di rievocare in breve la sua strana figura di bohème e di maledetto. Lo
farò con le parole suo compaesano e ultimo amico, Clemente Fusero, un letterato
che ha avuto la cortesia di rispondere alle mie domande con la seguente
lettera, in data del 30 novembre 1966:
“Gentile Signore, nei due fogli che
accludo troverà tutto ciò che in una lettera posso dirle di Luigi Alessio. Sono
dati esattissimi. Alessio ed io eravamo dello stesso paese; abbiamo stretto
amicizia nel 1934 e fino al 1952 ci siamo tenuti in strettissimo contatto;
abiamo trascorso lunghi periodi insieme, a Caramagna, a Milano, a Parigi. E’
ora la prima volta, dopo il dramma della sua morte, che mi capita di scrivere
di lui. Sono molto lieto che Lei renda
testimonianza al suo lavoro. La critica ;taliana ha sempre mostrato di
ignorarlo...
Cenni biografici: nato
a Caramagna, in Piemonte (Cuneo), nel 1902, da agiata famiglia borghese. Orfano
a nove anni, viene allevato in casa del nonno materno a Torino: nelle pagine
introduttive di In grigio e nero darà una descrizione di
questo ambiente gelido e ostile. Nel 1920, interrompendo gli studi, fugge a
Fiume e partecipa all’epilogo dell’avventura dannunziana. Tornato a Torino
s’iscrive all’Università e inizia gli studi di legge, che non porterà a
termine.
A Torino fonda nel 1923
la rivista «Teatro», uno dei primi periodici del genere, che fa conoscere
parecchi autori nuovi, italiani e stranieri, e gli procura notevoli amicizie
letterarie. Alla rivista affianca una Casa Editrice («Rinascimento»), che
pubblica romanzi, raccolte di novelle, opere teatrali in volume.
Nel 1926 cede la
rivista a una Casa Editrice milanese, che le dà altra veste e altra
impostazione, avviandola a un rapido naufragio.
Nel settembre 1927 si
trasferisce a Parigi, dove resterà fino al luglio del 1939. Dato fondo al
patrimonio, si riduce in una sempre più difficile situazione finanziaria,
dalla quale raramente riuscirà a sollevarsi. Perno della sua esistenza allo
sbaraglio, il Montparnasse dell’ultima bohème. Nel 1934, realizzato un po’ di
denaro con la vendita di beni residui in Italia, fonda a Parigi (rue de la
Croix-Nivert) una Casa Editrice - «Les Editeurs Associés» - basata su una
formula allora nuova: stampare per le bancarelle, cedendo direttamente le
edizioni nuove a prezzi di liquidazione, con grosse tirature che nonostante il
basso prezzo assicurano un certo utile. Gruppi editoriali gli offrono accordi
di associazione; ma egli, temendo che questa attività finisca per assorbirlo,
già nel 1935 lascia cadere l’iniziativa.
Nel 1939 lo scoppio della guerra lo sorprende a
Caramagna. Si trasferisce a Torino e (1940) a Roma, dove rimarrà cinque anni. Collabora
a giornali con finte corrispondenze di guerra, novelle e articoli vari;
collabora alla radio con adattamenti radiofonici di vecchie opere teatrali.
In questo periodo scrive, senza fortuna, un gran numero di commedie leggere e
di soggetti cinematografici.
Nell’estate del 1945 è
a Milano, dove per un anno sbarca il lunario compilando, con pseudonimi vari,
libri da bancarella sul fascismo e sulle atrocità naziste, per un editore
popolare (Lucchi). Amicizia con Gian Dàuli, legato allo stesso editore.
Nel 1946 ritorna a
Caramagna. Lavora febbrilmente, con la speranza di collocare un libro presso
qualche buon editore e di “sfondare” finalmente in Italia. Riprende e
rielabora vecchie sue opere, scrive il grosso romanzo Due soldi di gloria.
Tutti i tentativi gli falliscono.
Riprende (1947) la
strada di Parigi, dove vive di letteratura popolare: collaborazioni anonime,
romanzi a dispense, traduzioni per rotocalchi. In pari tempo rielabora sempre i
suoi vecchi manoscritti inediti: romanzi, poesie, novelle: migliaia e migliaia
di pagine che lo seguono da anni e che trascinerà con sé fino alla morte,
senza riuscire mai a pubblicarle.
Motivi economici e
ragioni di salute lo inducono, dopo quattro o cinque anni, a trasferirsi a
Latte (Ventimiglia). Malato, in gravi strettezze, tira avanti con qualche
occasionale traduzione e aiuti d’amici.
Nel 1960 ritorna a
Caramagna, forse già consapevole del fatto che non ne evaderà più.
Appesantito, asmatico e dolorante, con le gambe che lo reggono a stento, vive in
una vecchia e disabitata casa colonica che gli è stata offerta in asilo. Al
crollo fisico si accompagna un certo intorbidamento mentale e un acuto senso
d’insofferenza. Notevole difficoltà di parola. Viene fatto ricoverare al “Cottolengo”
di Torino, dove forse i medici riuscirebbero a rimetterlo un po’ in sesto; ma
egli fugge presso le figlie, in città, e poi torna a Caramagna. Miseria e
crescenti sofferenze fisiche. Intanto scrive sempre, seguitando a rielaborare
i suoi inediti e ad annerire pagine di pensieri.
Ricoverato all’ospedale
del paese per interessamento di amici, vi muore pochi mesi dopo - di sincope -
la domenica 5 aprile 1962”.
Non è forse la vita di
Bardamu quella che Fusero ha rievocato con tanta rapida efficacia e tanta
amicizia implicita? Luigi Alessio è veramente un personaggio céliniano. E
sotto certi aspetti, non dell’opera ma della vita, è anche molto vicino a
Dàuli. Non conosco i suoi scritti. Me ne offre l’essenziale, che riassumerò, lo
stesso Fusero cui voglio esprimere qui la mia gratitudine per la sua cortesia e
per le scrupolose informazioni. Ci sarebbe da augurare che Fusero, cui deve
essere facile consultare gli scritti lasciati da Alessio, o anche qualche
studente in cerca di un tema per la tesi di laurea, descriva in modo
approfondito l’opera di Alessio, in gran parte rimasta medita: forse una scelta
di testi basterebbe a delineare l’interesse o i limiti di una produzione
letteraria quasi sconosciuta in Italia come in Francia.
Alessio ha pubblicato: La casa dei ricordi,
dramma (Torino 1925, con una lettera-prefazione di A. Tilgher); L’incendio
della foresta, dramma pubblicato sotto uno pseudonimo russo in “Teatro”,
poi in volume a Milano, 1930; Tu seras reine romanzo umoristico
di cui ignoro la data e il luogo di edizione; In grigio e in nero,
romanzo, Torino 1931, tradotto poi in francese col titolo Les jours
sombres, ma non pubblicato; Amours a Montparnasse, Paris
1936, pubblicato anche in italiano a Roma, nel 1945; Anime di esiliati,
romanzo, presentato da Fusero ed edito da Dàuli presso Modernissima, Milano
1946; Dizionario dell’argot, Torino 1939 con uno studio
introduttivo e finalmente tre lavori storici, editi da Corbaccio a Milano: Bismark,
1939,: Storia del lavoro, 1940, e Pitagora,
1940, scritti a scopo “alimentare” e esauriti. Tra i manoscritti inediti non
smise mai di ritoccare, nella speranza di pubblicazione, Les années du
cauchemar, romanzo, Chansons bohèmes, liriche, e un Balzac,
ideato su modello cinematografico. Lasciò anche altri quattro romanzi inediti,
una Storia del costume, numerose compilazioni, commedie, soggetti
di films. Una produzione così abbondante sarà forse nel complesso piuttosto
mediocre, ma potrebbe tuttavia riservare qualche sorpresa dal punto di vista
del contenuto e della storia letteraria minuta, tanto più che sul suo autore
abbiamo una bibliografia critica del tutto esigua.
Per parte mia, ho letto
con interesse Anime di esiliati. Certo è un gran peccato che lo
stile abbia conservato un andamento dannunziano, una tendenza all’eccesso,
talvolta una certa prolissità nell’uso degli aggettivi; perché il romanzo, un
romanzo che è piuttosto un Diario senza una struttura narrativa, è avvolto in
un’atmosfera quasi dostoievskiana, piena di cinismo deluso, che risale
chiaramente alla lezione di Céline, di rabbia antisentimentale, e narra la
totale disfatta di un fallito, nel cui animo è tuttavia rimasto un poco
del lirismo di Corbière, di Verlaine, di Apollinaire, unito a una luce di
speranza in un’impossibile salvezza. Alcune pagine sono degne di colpire
l’immaginazione: penso in particolare alla principessa russa Ludmilla nella
casa chiusa, al suicidio del filosofo Boris, ai puritani fascisti venuti a
Parigi per sfogarsi nelle “boites” di Pialle, all’enorme figura di Gugginiello,
lo scrittore delatore che vive pubblicando sotto il proprio nome traduzioni
italiane fatte dal narratore sui romanzi per “midinettes”: un vero “tipo”,
costruito da Alessio con tratti presi da parecchi suoi reali sfruttatori. Tutto
quell’ambiente di tuguri parigini, all’epoca del Fronte Popolare e delle prime
persecuzioni naziste, tutto quel mondo popolato di emigrati e disoccupati -
russi, ebrei tedeschi, polacchi, ungheresi, spagnoli -, marxisti o mistici,
casti o prostituti, presentato con una specie di rabbia ossessiva e
paranoica, continua a brulicare nella memoria del lettore, e non potrà non
tenerne conto chi scriverà un giorno la storia, di così vivo interesse dal
punto di vista politico, dell’emigrazione italiana a Parigi sotto il fascismo.
Ho anche letto, ma
senza alcun piacere e per puro dovere, il Mussolini che, pur
portando abusivamente sulla copertina il nome di Dàuli, in realtà è stato
scritto da Alessio, o meglio da coloro le cui pagine Alessio ricopiava per tracciare
un ritratto asciutto e banale del dittatore decaduto. Infatti Alessio aveva assunto
per qualche mese la carica di direttore letterario, rimasta vacante dopo la
morte di Dàuli, presso gli editori Lucchi di Milano. Si era anche pensato di
affidargli certi appunti di Dàuli, perché ne traesse un romanzo, Verso la
fonte, da pubblicarsi come opera postuma dello scrittore.
Questa lunga parentesi,
spero, avrà forse permesso al lettore di farsi un’idea più concreta del
personaggio celiniano incaricato di tradurre in italiano i] Voyage.
Tradusse anche, occorre precisarlo, Bagatelles pour un massacre,
edito da Dall’Oglio, e L’école des cadavres….