Da “Internazionale” n. 1465, giugno 2022
Giuliano Milani
Le signore
del blues
Angela Davis: Blues e
femminismo nero (Alegre, 2022)
Nel 1998 Angela
Davis, la militante per i diritti civili che ventotto anni prima era stata
radiata dall’università della California di Los Angeles a causa della sua
appartenenza al Partito comunista degli Stati Uniti e per i suoi “discorsi
infiammati”, pubblicò queste ricerche su tre figure cruciali e diverse della
musica afroamericana: Ma Rainey (1886-1939),
considerata la “madre del blues”; Bessie Smith (1894-1937), che la affiancò
spingendo in avanti questo genere musicale; e Billie
Holiday (1915-1959) che nella generazione successiva diventò la più influente
cantante di jazz.
La persuasiva
tesi era che le canzoni di queste artiste sono fonti a pieno titolo per
comprendere le relazioni di genere, la visione della sessualità femminile e più
in generale i rapporti sociali delle donne nere appartenenti alle classi
popolari nel primo novecento.
Analizzando con
finezza non solo le parole, ma anche lo stile del cantato (che le permette di
includere nel corpus interpretazioni di brani già esistenti), Davis mostra come
la musica blues fornì agli afroamericani appena liberati dalla schiavitù, in
particolare alle donne, una forma per esprimere le loro idee sulle relazioni
amorose, che per la prima volta da generazioni, diventavano una scelta libera,
ma anche sul matrimonio, l’omosessualità, i rapporti con i bianchi e i loro
modelli. Il libro contiene molti testi originali che sono illuminati di luce
nuova.