Pubblichiamo qui in anticipo “l’Arte Cruda 9” che apparirà fra breve sul fascicolo di luglio di “Fogli di Via” (n.25). Il testo entrerà pure in un libriccino che sarà pubblicato in occasione dei settant’anni di Carlo Romano.

Wolf Bruno

50 ’68? Arte cruda 9

A pensarci bene non è chiaro cosa sia stato il Sessantotto. L'anno fatale fu caratterizzato dal joli mai francese che con le barricate, gli scioperi e il sorriso di "Dany il rosso" rese attuale quella tipica insorgenza parigina fissata in lontani ricordi che imboccavano più la grandeur delle mene sovversive che insaporivano il racconto. Si trattò solo di un assaggio che non ebbe alcun seguito e tutto si rimise nelle mani di un generale De Gaulle e di un André Malraux alla testa dell'imponente manifestazione di Rappel a l'ordre. Troppo poco, a ben guardare, per contrassegnare un'epoca, non fosse stato che quell'epoca aveva un prima e un dopo forse meno definiti ma non meno eccitanti fuori dall'Ile de France. In tanta eccitazione, che coniugava non a caso il sessuale e il sociale, si è voluto vedere più tardi, con un qualunque raziocinio, la necessità per il "neocapitalismo", come era chiamato, di arrivare rapidamente a una riforma morale che decolpevolizzasse le abitudini dei singoli onde favorirne l'assorbimento nelle nuove strategie politiche, sociali e commerciali. Un insieme di contraddizioni, conflitti e scontri che entravano autonomamente e in maniera disordinata nella sfera privata e in quella pubblica, dividendo famiglie e vita associativa, era però sottratto in questo modo al corso della vita ordinaria facendo supporre una sorta di regia occulta. Da lì al "complotto" la via era breve.

Nel 2006 a Montecatini si tenne il raduno nazionale dei circoli giovanili del partito di Silvio Berlusconi organizzati dal suo stretto collaboratore e bibliofilo Marcello Dell'Utri. Sul palco salì Antonio Meneghetti, ex frate sposato a una ex suora e fondatore dell'"Ontopsicologia", una disciplina prospera di seguaci che aspira, favorendo "l'autenticazione dell'umano", a ottenere anche in Italia - dove nel 1998 il ministero dell’Interno l'inserì fra le sette religiose - il sostegno accademico che le è riconosciuto solamente in Russia con una cattedra. Da quel palco Meneghetti, dopo varie contumelie rivolte agli intellettuali e aver lasciato intendere che dietro l'esplosione economica cinese c'erano i suoi consigli, concludeva sul Sessantotto: "il Sessantotto è un grande imbroglio indotto da Washington per bloccare lo sviluppo europeo" (Cfr. di Gianni Del Vecchio e Stefano Pitrelli: Occulto Italia. Rizzoli 2011). La complessità delle relazioni umane soggette a prendere direzioni plurime, anche nella loro banalità, è concepita in formulazioni del genere - che non mancano di reperire fondamenti alla loro esigenza di attendibilità - per via di una geometrica pianificazione che non lascia scampo a ciò che è stato concretamente vissuto e, magari, alimentato da una buona causa.

Non sono dell'idea che rifiutando o accettando queste impostazioni - quantunque vadano prese in considerazione - possa derivare un qualsiasi ostacolo alla comprensione di cosa fu il Sessantotto dal momento che vanno facendo la loro parte "capendolo". Un ostacolo alla comprensione di cosa fu penso vada ricercato fra l'altro (ma cosa d'altro?) nell'assortimento confluito nel "reducismo" (e sorge spontanea la domanda: reduci da cosa, dalla propria gioventù?). Ci fu (e forse non è mai sparito del tutto dai macchinari mitologici) il terrorismo e il pronostico di Ionesco che i giovani sarebbero finiti tutti notai sembrava essere smentito da quello e dai tossici. Vennero però i giornalisti, i politicanti, i portaborse, i volti della tv e altri generi di sottobosco del comando che lasciarono alla massa dei coetanei via via disorientata la bandiera della pace, i matrimoni fra pederasti, slow food, i situazionisti, le cene in pizzeria di sole donne, le angosce etniche, i nuovi credenti e altre simili cose di poco conto brandite come la bandiera fra le barricate nel quadro di Delacroix.

Non so se sia chiaro ma non mi è chiaro cosa si voglia celebrare dopo cinquant'anni.

“Fogli di Via”, luglio 2018