(Brigida di Gesù)
Brigida Morello nasce il 17 giugno 1610 a San Michele di Pagana,
residenza estiva del suo casato, presso Rapallo, città di origine dei Morello. La
famiglia ha origini antiche. Il padre Nicolò è impegnato nella pubblica
amministrazione: è membro del Consiglio della Magnifica Università di Rapallo e
poi diventa, nel 1633, Governatore di Rapallo. La madre è Lavinia Borzese.
Brigida è sesta di undici figli.
Appena dodicenne le viene affidata dalla madre ammalata la cura dei
fratelli. In questi anni matura la sua vocazione religiosa, ma il padre
"non aveva dote conveniente per collocarla in uno dei più nobili monasteri
di Genova" a causa di un dissesto finanziario. Brigida si ammala
gravemente, ma si racconta che, dopo una visione della Madonna con in braccio
il Bambino, guarisce.
Nel 1633 sposa Matteo Zancari, cremonese. La coppia si trasferisce a
Salsomaggiore, allora borgo del ducato di Parma e Piacenza, famoso per i suoi
pozzi da cui si estrae salgemma. Qui è la maggior parte dei possedimenti del
marito.
Nel 1636 passano le truppe spagnole impegnate nella guerra contro Odoardo
Farnese, alleato della Francia. Brigida e il marito sono costretti a rifugiarsi
nel vicino castello di Tabiano, insieme ad altre numerose persone di ogni
estrazione sociale. Per mezzo dei parenti cremonesi del marito, ottengono il
passaporto e si ritirano a Cremona, per poi tornare a Salsomaggiore quando è
passato il pericolo.
Il marito si ammala gravemente di tisi. Anche Brigida contrae la febbre
ed è costretta a letto: non potrà così assistere il marito, che muore l'11
novembre del 1637. I due, nei quattro anni di matrimonio, non hanno avuto
figli.
Rimasta vedova, Brigida fa voto di castità perpetua e vuole chiamarsi
Brigida di Gesù. Dopo la morte del marito rimane ancora per qualche anno a
Salsomaggiore, dove soccorre i poveri e i malati e collabora in parrocchia,
istruendo le giovani nel catechismo e formando le nuove catechiste.
Nel 1640 arriva a Piacenza, dove risiede il fratello Gianantonio. Intende
entrare tra la Cappuccine, ma viene rifiutata perché vedova. In questo periodo
continua nella pratica di digiuni e mortificazioni corporali di ogni genere:
dorme su una dura cassa di legno, cammina scalza in inverno, si ciba di
alimenti contrari al suo gusto, vive in solitudine. Sue guide spirituali sono
un frate francescano di Santa Maria di Campagna e poi un padre della Compagnia
di Gesù, Gian Paolo Carletti.
Il 17 febbraio del 1649, per volere della duchessa Margherita de' Medici
Farnese, vedova di Odoardo Farnese, apre a Piacenza una Casa di Orsoline per
l'educazione delle giovani. L'attenzione della nobildonna a queste religiose
era motivata dalla preoccupazione del suo casato per l'educazione delle ragazze
della nobiltà e della borghesia benestante, completamente trascurate dalle
famiglie e dalla società. Si racconta che Gesù stesso le apparve in visione
mostrandole un foglio e dicendole: "Qui sta il decreto della fondazione delle
Orsoline; la tua supplica è segnata in cielo, non resta che darle principio in
terra e questo toccherà a te".
Le prime suore della comunità piacentina sono Claudia Arcelli, Virginia
Bertorelli, Florida Paradisi, Lavinia Morello e Laura Medici. Brigida rifiuta
si essere eletta priora, ma accetta di ricoprire il ruolo di economa e di
soprintendente delle cose "spirituali". Straordinaria la sua
dedizione all'educazione e alla formazione delle giovani, come testimoniano
anche diciotto lettere rinvenute nella Biblioteca dell'Università di Genova.
Indirizzate ad una ex-educanda Maria Cristiana Malaspina, documentano la
capacità della Morello di guida anche nei più delicati problemi familiari.
Intanto continua una vita umile, di stenti e sacrifici, nonostante la
salute malferma. Si rivolgono a lei nobili, vescovi e fedeli di ogni estrazione
sociale per esprimerle stima e per chiedere la sua benedizione.
Brigida ha sempre avuto una grande venerazione per i santi. In
particolare per san Francesco Saverio. Si racconta che nell'ottobre 1659,
affetta da un tumore maligno che la condanna alla morte sicura, si unge con
l'olio della lampada del santo e il male sparisce senza lasciare traccia. Dopo
molte insistenze nel 1670 ottiene che il "Santo Apostolo delle Indie"
venga riconosciuto compatrono di Piacenza. Altri santi da lei venerati sono san
Francesco d'Assisi, san Nicola da Bari (protettore della sua famiglia) e san
Nicola da Tolentino.
Brigida di Gesù ha avuto numerose esperienze mistiche. Muore il 3 settembre 1679. Subito Ranuccio II Farnese, l'allora duca regnante di Parma e Piacenza, patrocina la causa di beatificazione e di canonizzazione, ma solo il 29 aprile 1980 papa Giovanni Paolo II riconosce le virtù eroiche di Brigida e la dichiara "venerabile". Portata a termine la fase diocesana dell'esame dei documenti storici per un supposto miracolo antico, nel dicembre 1997 il Santo Padre ha riconosciuto che il miracolo è attribuito all’intercessione di Brigida di Gesù. La solenne cerimonia di beatificazione è stata celebrata in San Pietro il 15 marzo 1998.
Alcuni pensieri della beata
Brigida Morello di Gesù
· In Dio è ogni nostro bene, e fuor di Dio non ci è altro bene per noi.
· Confido in Dio che Lui mi voglia essere non solo padre, ma anche maestro; e in ogni circostanza mai diffiderò io di quella Sua divina misericordia la quale non abbandona chi solo in Lui confida.
· Non si può corrispondere meglio all’amore che Dio ci porta che fare del bene a quella cosa che Lui tanto ama, che è la creatura.
· Lui, Dio, si duole perché io e altri non Gli domandiamo il Suo amore.
· Vorrei vedere tutte le creature amare Dio con allegrezza, senza timore, alla cieca, alla semplice, gettandosi tutte nelle Sue SS.me braccia.
Oh, queste anime non sarebbero deluse!
· Un cuore pieno di Dio non può soffrire di vedere così poco amato e conosciuto il suo Dio per amore del Quale tutto vorrebbe disfarsi.
· Fare bene e patire male; questa sia la sua somma sapienza.
Il 17 febbraio del 1649, per volere della duchessa
Margherita de' Medici Farnese, vedova di Odoardo Farnese, apre a Piacenza una
Casa di Orsoline per l'educazione delle giovani. L'attenzione della nobildonna
a queste religiose era motivata dalla preoccupazione del suo casato per l'educazione
delle ragazze della nobiltà e della borghesia benestante, completamente
trascurate dalle famiglie e dalla società. Si racconta che Gesù stesso le
apparve in visione mostrandole un foglio e dicendole: "Qui sta il decreto
della fondazione delle Orsoline; la tua supplica è segnata in cielo, non resta
che darle principio in terra e questo toccherà a te".
Le prime suore della comunità piacentina sono Claudia
Arcelli, Virginia Bertorelli, Florida Paradisi, Lavinia Morello e Laura Medici.
Brigida rifiuta si essere eletta priora, ma accetta di ricoprire il ruolo di
economa e di soprintendente delle cose "spirituali". Straordinaria la
sua dedizione all'educazione e alla formazione delle giovani, come testimoniano
anche diciotto lettere rinvenute nella Biblioteca dell'Università di Genova.
Indirizzate ad una ex-educanda Maria Cristiana Malaspina, documentano la
capacità della Morello di guida anche nei più delicati problemi familiari.
Oggi le
orsoline sono quasi settecento e operano in Italia, in Brasile e soprattutto in
India, dove hanno avviato importanti attività nel settore sanitario ed in
quello socio-educativo. Fino al 1882 l’Istituto fu tutto nella sola Casa di S.
Orsola di Piacenza; poi viene aperta la prima Casa “filiale” in Borgo San
Donnino, oggi Fidenza. Nel 1910, in occasione del terzo centenario della
nascita della Morello, viene inaugurata la sede di Rapallo, città natale della
Beata. Venti anni più tardi è la volta di Roma, poi, nel 1934, della prima casa
in India, nello stato del Kerala. Oggi la missione è fiorente nel Nord, Centro
e Sud dell’India ed è aperta alle molteplici necessità della gente in campo
educativo, socio-pastorale e medico-sanitario. Nel 1957 le Orsoline arrivano
nel Veneto, poi in Sardegna. E’ il 1967 quando aprono la casa di Borno, nella
diocesi bresciana. Quindi il Brasile, nel 1985: negli stati del Paranà e di San
Paolo oggi le religiose operano principalmente nel settore educativo e
socio-pastorale, in stretta collaborazione con la Chiesa locale.
A Piacenza
le suore orsoline hanno la casa madre, che è anche casa provinciale (in via
Roma) e gestiscono una scuola elementare e media ed i licei linguistico e
pedagogico. Sono anche impegnate nel servizio delle parrocchie, svolgendo
attività di catechesi.
Ogni
istituto per la vita consacrata pone in risalto un aspetto particolare del
mistero del Signore e si trasforma in sua memoria vivente nella Chiesa. Così
accade anche per la Congregazione delle Suore Orsoline di Maria Immacolata.
“Siamo nella Chiesa tutti in cordata verso nuovi traguardi che vogliamo
corrispondano ai traguardi di Dio – afferma suor Elena Scotti, superiora
provinciale - : chi vive in monastero e chi è impegnato con tutte le forze
sulle strade polverose e faticose della gente; chi vive in comunità e chi in un
eremo; chi inizia la stimolante avventura di una vita integralmente offerta
all’Amore per amore, e chi, ammalato o anziano, offre e attende; chi compie
gioiosamente il proprio lavoro nel silenzio e nell’anonimato, chi dietro le
quinte, e chi è sulla breccia sempre esposto”.
La
Congregazione voluta dalla Morello ha ereditato dalla Fondatrice la stessa
profonda spiritualità. “Troviamo in lei il modello per essere contemplative
nell’azione – spiega la religiosa orsolina - ; infatti l’identificazione con
Cristo Crocifisso ha reso Madre Brigida capace di rispondere ai bisogni della
gente e delle giovani del suo tempo, nel contesto della Chiesa piacentina.
Anche oggi la nostra missione è la partecipazione alla missione della Chiesa
che tende a realizzare il Regno di Dio nella società degli uomini: è il
servizio della fede e la promozione della giustizia. E la giustizia è
l’incarnazione dell’amore e della misericordia di Dio nei confronti di ogni
persona”.
Il carisma
lasciato dalla Fondatrice è ancora vivo oggi proprio attraverso la presenza
della sua congregazione. “Le Orsoline di Brigida Morello – sottolinea sempre
suor Scotti – riconoscono la missione dell’istituto nell’identificazione con i
crocifissi di oggi; nel rispondere alle loro esigenze, le religiose rispondono
all’invito della Chiesa a rendere la loro presenza, ovunque sono, una presenza
evangelizzatrice”.
Il
richiamo alla centralità del Crocifisso è costante negli scritti della Beata ed
è di stimolo anche per la sue suore oggi. “Per noi , amore per il Crocifisso –
aggiunge la superiora provinciale - significa realizzarci pienamente in un
dono; significa infuocare tutte le creature di quel fuoco d’amore che è Dio”.
La figura della fondatrice delle orsoline è ancora
attuale ai giorni nostri, nonostante siano passati tre secoli. Come rendono
vivo, oggi, le religiose il messaggio evangelizzatore lanciato dalla Morello?
“Le situazioni storiche, politiche ed economiche, sociali ed ecclesiali che
stiamo vivendo ovunque – risponde sempre suor Elena Scotti – esigono prontezza
ed intelligenza, coraggio e speranza, lucidità e rinnovata passione
missionaria, dialogo e confronto. Soprattutto ci chiedono di saper stare in
contemplazione per essere capaci più che mai di dire, con la parola e con la
vita, quello che abbiamo <udito, veduto e toccato>”.
La Beata era pienamente
consapevole di questa missione. Lei stessa scrisse: “Io vidi intellettualmente
il mio Salvatore tutto glorioso e risplendente e intesi che mi disse: <tu
servirai in questa Casa a tutte come scala, non con sta ritirata, ma con
porgere la mano a tutti, grandi e piccoli, e per mezzo tuo tutti si
incammineranno alla perfezione; e tutti quelli che tu aiuterai, e loro si
avvaleranno del tuo aiuto io farò sì che arrivino in cima a questa scala, la
quale è la vera perfetta perfezione>, e poi mi disse <guarda, io
remunererò tutti quelli che per mezzo tuo si impiegheranno a beneficio di
questa casa>”.
Questo
stesso atteggiamento viene richiesto da Brigida anche alle sue suore. Infatti
nel Libro degli Ordini si legge: “Due principali motivi abbiamo avuto in
abbracciare questo nostro Istituto il primo è per attendere noi a quella più
alta e perfetta perfezione alla quale deve aspirare una vera e perfetta
Religiosa. L’altro è per aiuto dei prossimi, non solo con Orazioni, Santi
Sacramenti, e penitenze; ma con allevare, e incamminare Anime che possino
essere Tempij vivi della Santissima Trinità”.
Da queste
poche parole emerge la vera figura di Brigida Morello, una donna che attingeva dalla preghiera e
dalla contemplazione la forza per operare nel mondo, al servizio dei bisognosi.
E questo è l’esempio che l’Istituto da lei fondato sta portando nel mondo
attraverso ciascuna missionaria.