ROSPAK
Nel libero stagno giunse Rospak dalla fama di grande innovatore illuminato.
Giubilarono gli abitanti saltando di ninfea in ninfea o snodandosi sinuosamente nell’acqua.
La prima cosa che il grande Rospak fece fu quella di prendere alcune rane e serpi nominandoli : "ROS" e "PAK".
Ben presto fu chiaro che i Ros e i Pak vennero a costituire una sorta di prolungamento di Rospak : dove lui non arrivava direttamente ci pensavano loro.
Il primo regolamento che piovve sugli abitanti dello stagno fu quello di stabilire quanti salti ciascuno potesse fare nell’anno..
La rana Bertolina fu richiamata dal Grande Rospak perchè un Pak l’aveva udita esternare un dubbio riguardo alla logica di dare uguali permessi di salto a lei e ad Aspi la serpe.
Non potendo più saltare liberamente ,le rane si sfogarono nelle intense gracidate di fine maggio.
Ros e Pak segnalarono zelanti che in certe parti dello stagno si facevano gracidate più intense del normale; certi assembramenti poi sembravano sospetti.
Rospak ne prese individualmente almeno una decina intimando loro di stare attenti che se non avessero rigato dritto avrebbe potuto succedere loro qualcosa di sgradevole.
Nello stagno regnava lo sconcerto, le belle gracidate comunitarie divennero bisbigli; ognuno si guardava attorno prima di aprire bocca temendo di essere spiato da qualche Ros o Pak.
Nel giro di un’estate del libero stagno rimaneva ben poco, in compenso Ros e Pak fornivano a Rospak pagine e pagine di attività strabilianti che lo stesso usava poi come pubblicità per il suo regno. Le voci di qualcosa che non andava giunsero alla Confederazione degli Stagni così fu decisa una indagine. Ma quando gli Ispettori arrivarono poterono parlare solo con i Ros e i Pak i quali essendo in un certo buon numero e di diversa natura ( serpi, rane..) offrirono la possibilità di dimostrare che nello stagno regnava la più completa democrazia e pluralità di provenienza.
Le rane ormai vivevano quasi mute,in angolini nascosti, le serpi stavano il più possibile rintanate.
Al centro dello stagno nella parte più visibile stava ,invece, il Grande Rospak contornato dai Ros e dai Pak che gonfiavano la loro gola o stavano sfacciati al sole.
Dal cielo un airone li adocchiò e nel giro di poco si mangiò prima il grande Rospak ,poi uno per uno i Ros e i Pak.
Così finì l’era di Rospak e tutti capirono che gli eventuali Ros o Pak devono servire al benessere di tutta la popolazione non a giustificare propri privilegi o le mire di potere di un qualsiasi Rospak
Capirono che ogni Rospak è colpevole di non fare crescere la propria comunità , dividendola e trasformando gli uni in tristi aguzzini,gli altri in popolo ignorante..
Pla 16/03/2001
L’AMEBA ( 1993 )
C’era una volta un uomo che non avendo forma propria la prendeva di volta in volta da chi gli stava accanto.
Frequentò una donna fantasiosa allora scrisse e poetò.
Sposò una moglie devota alla famiglia che gli diede alcuni figli, passò allora per padre amoroso e dolcemente comprensivo.
Scappò di casa con una giovane calcolatrice e falsa cominciò quindi a contar balle e ad imbrogliare la gente. I più tartassati furono coloro che avendolo conosciuto nella precedente versione gli si avvicinavano senza difese ; a causa della nuova forma li ingannava senza pietà.
Un giorno si imbatté nella Morte e ,dandosi il caso che lei viva non era , per imitazione morì.
L’ultima sua forma fu quella del cadavere
IL RAGNO ( 2001 )
Nato all’ombra di un vaso pendeva in autunno dal tendone azzurro sperando in qualche piccola preda. Giallo e nero lucente rischiava ogni giorno di più su e giù dondolando aggrappato al suo filamento. Giù , su , giù quale dominatore prepotente e incontrastato.
Un vento più forte lo sorprese a metà percorso e lo scaraventò lontano
Le formiche da terra si diedero gomitate significative accennando con le antenne.
LA MATITA.( 2001)
Da un libro dello scaffale rotolò fuori .
Una matita! E per giunta consumata a metà. Priva di bei colori, stava per essere buttata via dal bambino che l’aveva trovata , nella libreria del nonno, perché si era rifiutata di imbrattare la copertina del libro da cui era uscita, ipotecando il proprio futuro
Per fortuna Giorgio, visto la difficoltà, aveva dirottato verso un più comodo foglio da stampa. L’allineamento tra matita ,bambino e carta produsse un effetto straordinario : La matita cominciò a cedere ,con la grafite anche ricordi di lontani suoi possessori . Il foglio ce la mise tutta per non sembrare troppo limitato e d il giovine percepì che dai movimenti delle sue mani stava emergendo una storia più grande di quella che avrebbe immaginato.
La madre al computer ,vedendo il figlio trafficare silenzioso sospettò qualche problema ma fu rassicurata nel vederlo disegnare tranquillo.
Cagnolini saltellanti, angoli di piazze ombrosi, carrozze seriose ,soldati alla battaglia in formazione , una dolce fanciulla emersa improvvisamente da una finestra decorata...
Ripose la matita perché la mamma chiamava per il pasto.
Forse avrebbe proseguito in un altro momento; forse la matita, con un futuro bambino, l’avrebbe disegnato mentre guardava la TV.
IL DILUVIO ( 1993)
Un uomo guardava piovere dalla finestra della cucina; l’acqua sferzava da giorni la casa ; nella pianura si parlava di evento straordinario.
Piovve per quaranta giorni e quaranta notti.
Dapprima quando l’acqua arrivò alla soglia, si spostò al piano di sopra. In seguito fu necessario mettersi sul tetto. Quando anche il tetto cominciò ad essere lambito dalle acque si preparò : distese il corpo, allargò le braccia, aprì le mani, divaricò le gambe e attese.
Quando anche il tetto venne sommerso il suo corpo cominciò a galleggiare.
Liquido sotto, pioggia sopra; nessun confine. Chiuse gli occhi e si affidò ai dondolii. Scuotimenti. Venne il deliquio.
Poi qualcosa di tiepido lo scosse, aprendo gli occhi vide che un pallido sole stava aprendosi la strada. La terra sotto di sé andava ricompattandosi pur non essendo ancora in grado di reggere .
Il sole prese a bruciare e chissà per quanto ancora l’uomo stette immobile.
La frescura del tramonto lo svegliò, tastò con timore : la terra teneva.
Allora si alzò e si incamminò verso l’orizzonte di quel mondo rinnovato.
TRAMA E ORDITO (2001 )
Bene e male stavano una volta insieme ,come d’abitudine , nel cervello di un uomo compensandosi reciprocamente così che se questi faceva una qualsiasi cattiveria la sua parte di bene riusciva a farla passare all’esterno come una osservazione ammantata di ironia. Se il bene non arrivava completo all’esterno ,condizionato dalla parte di male, si pensava ad un normale fattore umano suscettibile di imprecisione.
Con l’avanzare del tempo la parte buona ,forse più esposta agli attacchi esterni, aveva cominciato a logorarsi come in un tessuto dove se la trama ancora regge ,l’ordito cominci ad assottigliarsi facendo poco alla volta cadere il presupposto per dirsi tessuto.
L’uomo assottigliato nel suo "ordito buono" cominciò a far emergere meschinerie varie. Più l’ordito scemava più la gente rimanendo sconcertata ,si difendeva da lui . Ogni atto scioglieva sempre più l’ordito fino a ché un giorno l’uomo fu soltanto trama . La trama da sola non poté durare a lungo come tessuto; si sfilacciò in arrabbiature senza fine con tutti e tutto; perdette consistenza e forma dissolvendosi in fili isolati buttati in seguito nella spazzatura