IL
RAFFORZAMENTO DELLE MONARCHIE
Al rinnovamento del pensiero politico che si avviò nel XIII secolo contribuì soprattutto la riscoperta di Aristotele, e dunque di una concezione politica per molti aspetti opposta alle dottrine teocratiche ( per Aristotele il potere supremo era detenuto dall’insieme dei cittadini, la politica non doveva essere riassorbita nella morale, doveva essere analizzata a prescindere da principi religiosi etc.). La riscoperta di Aristotele fu favorita dal fatto che il suo pensiero corrispondeva alle esigenze della nuova realtà comunale e dalla conoscenza del diritto romano (alla cui base stavano i concetti di cittadino e cittadinanza). La conciliazione tra pensiero aristotelico e concezione cristiana fu operata da Tommaso d’Aquino, il quale fondò la sua teoria sulla distinzione tra ordine naturale e ordine soprannaturale; le due realtà (dello stato e della chiesa) erano però complementari, e per questa via egli riconobbe la legittimità di un’organizzazione politica puramente umana. Alla fine del XII secolo i diretti possedimenti della monarchia francese erano assai modesti rispetto a quelli dei grandi feudatari e ai feudi francesi del re d’Inghilterra. Attraverso la riacquisizione del controllo diretto di molte regioni e il potenziamento dell’amministrazione, Filippo II Augusto fece della Francia una delle più forti monarchie dell’Occidente. La necessità di accrescere le entrate finanziarie della corona spinse il re di Francia IV il Bello a imporre decime al clero senza il consenso papale. Da ciò ebbe origine un duro scontro tra il re e il papa Bonifacio VIII, scontro che coinvolse la questione della superiorità del potere papale sul potere monarchico anche in campo temporale. Il re di Francia non condusse la lotta solo sul piano dottrinale; infatti mobilitò tutta la popolazione a sostegno della rivendicazione di autonomia del papato, e giunse a far imprigionare lo stesso Bonifacio VIII. La vittoria del re di Francia segnava la fine di un’epoca, testimoniando la decadenza del papato e il carattere inarrestabile del rafforzamento delle grandi monarchie. L’intesa tra Francia e papato dopo la morte di Bonifacio VIII condusse all’elezione di vari papi francesi, che trasferirono la loro sede ad Avignone. Nel periodo avignonese (1305-77) il lusso e le spese astronomiche della corte papale, la vendita di cariche ecclesiastiche e di indulgenze portarono il prestigio del papato ai livelli più bassi della sua storia. La elezione a papa del napoletano Urbano VI fu contestata dai cardinali francesi che gli contrapposero un altro papa, Clemente VII; i vari stati europei scelsero tra l’uno e l’altro. Iniziò così il Grande scisma che lacerò la chiesa sino al 1417. La soluzione dello scisma con il Concilio di Costanza che elesse un unico papa, segnò il successo del conciliarismo, presto battuto però dall’opposizione papale. Il ritorno della chiesa al proprio assetto tradizionale favorì la ripresa delle correnti ereticali (i cui maggiori esponenti furono Wycliffe e Hus). In Inghilterra il processo di rafforzamento della monarchia iniziò prima che in Francia e, soprattutto coinvolse i grandi feudatari.Tappa fondamentale di tale processo fu la concessione, sotto la pressione dei baroni inglesi, della Magna Charta (1215) da parte di Giovanni Senza Terra; la carta garantiva le libertà dei nobili, della chiesa e delle città, e sottoponeva anche il re al rispetto della legge.