LE MENTALITA’ MEDIEVALI

 

Anche la storia delle mentalità mostra con particolare evidenza le differenze profonde tra l’epoca medievale e la nostra. Tra le molte difficoltà che si incontrano in una tale storia, è da segnalare soprattutto il fatto che non possediamo testimonianze dirette della cultura dei ceti popolari (analfabeti). Tuttavia, lo opere destinate all’edificazione morale e religiosa delle masse - opere che dato il loro intento accoglievano molti elementi della loro cultura – costituiscono una documentazione essenziale per l’analisi della mentalità popolare. La vita spirituale dell’Europa cristiana era dominata dalla contrapposizione tra il Bene e il Male, tra Dio e Satana. Per l’uomo medievale il soprannaturale dominava ogni momento dell’esistenza e gli stessi confini tra sogno e realtà si facevano confusi (non a caso si dava grande importanza ai miracoli). Il Male, era visto costantemente in agguato: da ciò il ricorso agli esoterismi o il continuo appellarsi ai santi, il cui culto, non privo di caratteri pagani ebbe in grande sviluppo. La concezione medievale dello spazio era permeata di elementi religiosi: l’universo era immaginato come un sistema di sfere concentriche, delle quali l’ultima era quella divina. L’uomo medievale era profondamente integrato nella natura, che dominava largamente le attività economiche; si trattava di una natura che egli, dati i suoi strumenti rudimentali poteva usare ma non trasformare: da ciò derivava l’impossibilità di concepire, come oggi, una separazione tra uomo e natura come tra soggetto e oggetto. Anche la concezione del tempo era permeata di elementi religiosi: il tempo terreno era concepito come un frammento dell’eternità, posto tra la Creazione e il Giudizio universale. Lo spessore del tempo passato era molto confuso e lo si appiattiva sul presente.  La società medievale aveva un carattere autoritario e gerarchico. Secondo l’immagine che ne avevano le classi alte, essa era divisa in tre ordini rigidamente distinti, ciascuno con una precisa funzione: il clero, i nobili e i lavoratori contadini, cui spettava rispettivamente di pregare, combattere e lavorare.

 LA CRISTIANITA’ E IL MONDO

L’impero bizantino – diviso dalla Cristianità d’Occidente da profonde divergenze teologiche – aveva resistito agli attacchi abbattutisi nei secoli precedenti sull’Europa continentale e sulle regioni mediterranee, ma nell’XI secolo aveva dovuto cedere ai turchi i tre quarti dei suoi territori. Da allora si venne accentuando il distacco tra il mondo bizantino in decadenza e un’Europa in fase di ripresa. Se, sul piano culturale e scientifico, gli occidentali avevano tratto molti elementi dal mondo arabo, su quello ideologico i rapporti tra le due civiltà furono caratterizzati da una sempre più netta contrapposizione. Comunque i musulmani, inizialmente portati a considerare tutti i popoli che non condividevano il loro credo religioso come irriducibili nemici, assunsero poi una posizione più tollerante nei confronti di ebrei e cristiani. Gli arabi facevano largo uso del lavoro degli schiavi, che si procuravano o attraverso incursioni lungo le coste del Mediterraneo o acquistandoli dagli europei. Il commercio dei mercanti occidentali col mondo islamico assunse proporzioni notevoli: oltre agli schiavi si vendevano agli arabi soprattutto armi e panno inglese, e si acquistavano da loro varie merci pregiate importate dall’Africa centrale e dall’Asia.

 

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