LE MONARCHIE NAZIONALI

All’origine della guerra dei Cent’anni (1337 – 1453) furono i profondi contrasti tra la monarchia inglese e quella francese, dovuti alla presenza in territorio francese di feudi del re d’Inghilterra, alle interferenze del re di Francia. La guerra scoppiò quando il re d’Inghilterra si proclamò sovrano di Francia. La pace di Brètigny (1360) sancì la netta vittoria inglese (benché il re d’Inghilterra rinunciasse alle sue pretese sul trono di Francia), dovuta in larga misura all’impiego, contro la cavalleria francese, di un’efficientissima fanteria di arcieri. La riscossa della Francia avvenne sotto Carlo V con la riorganizzazione del sistema fiscale e l’impiego, sul piano militare, di una strategia di logoramento. Durante il regno dell’inetto Carlo VI, la Francia precipitò nella guerra civile che oppose armagnacchi e borgognoni. Dopo la sconfitta di Azincourt (1415) e il trattato con cui il re di Francia riconobbe quale suo successore il re d’Inghilterra, il paese attraversò una crisi gravissima; la scomparsa del Regno di Francia fu evitata grazie ala riscossa nazionale suscitata da Giovanna D’Arco. Il nuovo re Carlo VII organizzò l’esercito e nel 1453, dopo alcune sconfitte, gli inglesi si ritirarono dalla Francia (di cui conservarono solo Calais). Terminata la guerra dei Cent’anni la monarchia francese dovette affrontare il problema del Ducato di Borgogna, che aveva acquisito forza e autonomia notevoli. La minaccia borgognona si fece particolarmente forte alla fine del XV secolo con Carlo il Temerario che puntò senza successo, a costruire una terza potenza tra la Francia e l’Impero. L’acquisizione dei territori del duca di Borgogna, da parte della monarchia francese segnò un ulteriore passo nell’opera di consolidamento di quest’ultima. La sconfitta nella guerra dei Cent’anni aggravò in Inghilterra la contesa tra le casate di Lancaster  e York, che nel 1455 si trasformò in una guerra civile (la guerra delle Due Rose), conclusasi nel 1458 con la vittoria dei primi, che posero sul trono Enrico VII fondatore della dinastia dei Tudor. L’obiettivo principale del nuovo re fu di ripristinare l’autorità della corona contro le fazioni aristocratiche: appoggiandosi alla piccola nobiltà di provincia, la monarchia riuscì a ridimensionare definitivamente il potere della grande aristocrazia. Nel XV secolo il processo di rafforzamento delle grandi monarchie interessò anche la penisola iberica, che giunse ad essere divisa in due soli stati: il Regno di Aragona – Castiglia (Spagna) e il Regno di Portogallo. Il consolidamento delle grandi monarchie si manifestò attraverso il ridimensionamento del potere nobiliare, l’ascesa di nuovi ceti (borghesia e piccola nobiltà), l’ampliamento della base territoriale della corona, la centralizzazione amministrativa, il potenziamento dell’organizzazione fiscale. Una funzione decisiva ebbero la formazione di eserciti permanenti e l’aumento delle spese militari dovuto all’impiego massiccio dell’artiglieria. Il processo di formazione delle monarchie nazionali che avvenne in Francia, Inghilterra e penisola iberica non si verificò nel resto d’Europa.

La situazione politica di Italia, Germania ed Europa settentrionale e orientale continuava a presentare i caratteri di una marcata frammentazione politica. Nel XIV secolo si rafforzò la Confederazione elvetica, affermandosi come potenza militare di tutto rispetto.

 

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