I NUOVI MONDI

Il XV secolo vide gigantesche trasformazioni negli equilibri mondiali. L’Impero bizantino – a cui da tempo Genova e Venezia avevano sottratto gran parte delle sue fonti di ricchezza – versava in condizioni di estrema crisi. Il colpo definitivo fu inferto ad esso dai turchi ottomani. L’espansione ottomana nella penisola balcanica, iniziata alla metà del ‘300, era stata poi arrestata dalla rapida ma effimera nascita dell’impero di Tamerlano. Alla morte di questi, gli ottomani ripresero la loro avanzata e nel 1453 conquistarono Costantinopoli. La caduta dell’Impero Bizantino lasciava il posto al nuovo Impero ottomano, proteso verso ulteriori conquiste (nel 1480 i turchi sbarcarono in Puglia). La nascita dell’Impero ottomano spinse gli europei a cercare nuove vie di comunicazione con l’Oriente: cominciava l’epoca delle grandi scoperte geografiche. Le esplorazioni tese a verificare la possibilità di circumnavigare l’Africa culminarono nel 1488 con il viaggio di Diaz sino alla punta del continente (il Capo di Buona Speranza). Protagonista dei viaggi d’esplorazione fu la caravella, nave portoghese veloce e di grande maneggevolezza. Ma la conquista europea dell’alto mare non si spiega solo con fattori tecnici; dipese anche da condizioni politiche e da necessità economiche legate alla formazione delle grandi monarchie nazionali. L’era delle grandi scoperte geografiche si aprì con la più importante di tutte, quella dell’America, ad opera di Cristoforo Colombo (1492). Nell’impresa di Colombo si mescolavano nuove cognizioni scientifiche e spirito di avventura. Ottenuto il sostegno della regina di Spagna, che sperava di ricavare dall’impresa grandi ricchezze, egli navigò verso occidente pensando di giungere in Asia. Fu Vespucci, dieci anni dopo, a rivelare che Colombo non aveva scoperto la via più breve per le Indie, ma un nuovo continente. Attirati dalle prospettive economiche dei viaggi di Colombo, Spagna, Portogallo e Inghilterra promossero altri viaggi che portarono a ulteriori scoperte. L’organizzazione politica e sociale introdotta da spagnoli e portoghesi era strutturata secondo modelli feudali, per di più particolarmente esasperati. L’attività economica più collegata a quella europea era l’industria mineraria, basata sul lavoro coatto degli indigeni, che permetteva ai dominatori locali di importare beni di consumo e di lusso dall’Europa. Mentre la Spagna si impegnò nella conquista e nello sfruttamento dei territori americani, il Portogallo puntò alla colonizzazione dell’Oriente costruendo un sistema di fortezze e di basi navali. Con la conquista del Nuovo Mondo gli europei scoprirono il “selvaggio”. Di fronte alle popolazioni indigene l’atteggiamento fu di totale rifiuto, con giudizi che fornivano giustificazioni ad ogni violenza esercitata dagli europei. Alla stessa opera di evangelizzazione compiuta dai missionari si accompagnò spesso una crudeltà non minore di quella dei conquistatori.  

 

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