Movimento culturale europeo del XV secolo, sviluppatosi
principalmente in Italia, che ebbe due autorevolissimi precursori in Petrarca e
Boccaccio. L'umanesimo realizzò una netta rottura con la mentalità scolastica
medievale, basata su due principi fondamentali: il principio d'autorità (è
vero ciò che sostengono i testi e gli autori più accreditati,
indipendentemente da qualsiasi controllo nei fatti) e l'idea della
corrispondenza tra sfera della religione e sfera della cultura. Ciò vuol dire
che ogni manifestazione umana, anche di pensiero e d'arte, ha un senso e un
valore perché rimanda al mondo della religione e ai suoi principi, soprattutto
tramite procedimenti simbolici e allegorici. Al contrario, gli umanisti
cominciarono a separare la religione dalla cultura, ritenuti due mondi diversi.
Divenne così possibile mettere al centro dell'interesse l'uomo nei suoi
risvolti più vari, nella sua concretezza e nella sua individualità, senza
perciò rinunciare alle credenze religiose. Nel Decamerone Giovanni
Boccaccio rappresentò vivacemente la vita contemporanea senza preclusioni per
l'estrazione sociale dei personaggi e per la loro moralità; Niccolò
Machiavelli studiò le relazioni e i rapporti di potere fra gli individui nella
società da un punto di vista politico; Leonardo da Vinci osservò il corpo
umano nei suoi aspetti materiali e meccanici tramite l'autopsia, una tecnica ai
tempi proibita.Nel Medioevo, i testi classici erano considerati importanti
soprattutto in quanto anticipazioni allegoriche della verità del cristianesimo.
Ad esempio, si riteneva che la settima egloga delle Bucoliche di Virgilio
alludesse alla futura venuta di un Salvatore identificato in Gesù. Gli
umanisti, di fronte alle opere classiche, assunsero un atteggiamento molto
diverso: convinti che il significato di un testo fosse quello letterale,
ritenevano che il senso dell'uomo contemporaneo risiedesse nel suo passato e non
che il significato del passato fosse riscattato dalla storia cristiana. Divenne
così finalmente possibile iniziare la ricostruzione di un'immagine del mondo
antico del tutto svincolata da quello cristiano, ma concepita come suo
precedente storico, lungo una linea che portava al presente.L'interesse
per il mondo latino, inoltre, fece sì che gli umanisti si mettessero alla
ricerca di opere fino a quel tempo dimenticate. Cercando soprattutto nelle
biblioteche dei monasteri, ritrovarono testi fondamentali della civiltà latina,
come il poema De rerum natura (Sulle cose della natura) di Lucrezio,
scoperto da Poggio Bracciolini. Le sofisticate tecniche di ricerca e
allestimento di questi testi segnarono la nascita di una disciplina specifica,
la filologia. A elaborare le sue regole in modo rigoroso e
"scientifico" fu soprattutto Lorenzo Valla; proprio con mezzi
filologici, Valla provò la falsità della donazione di Costantino, con cui il
papato sosteneva le basi giuridiche del suo potere temporale. L'interesse per il
passato classico riguardò naturalmente anche il mondo greco; l'influenza
maggiore e più duratura fu esercitata da Platone, riscoperto soprattutto da
Marsilio Ficino, filosofo neoplatonico.La filosofia dell'umanesimo
In filosofia l'umanesimo coniugò
al grande impulso della filologia classica un ideale di vita profondamente
originale. La riscoperta dei temi classici di virtù e saggezza formò una
rinnovata concezione dell'uomo e dell'individualità, in opposizione alle rigide
idee dell'aristotelismo e del platonismo medievali. Questa nuova dignità
dell'uomo, pur non abbandonando l'interesse religioso, trovò espressione
soprattutto nell'azione e nella volontà, e in un nuovo atteggiamento nei
confronti della natura, considerata come l'ambiente proprio dell'uomo. Nella sua
orazione De hominis dignitate, il filosofo italiano Pico della Mirandola
diede particolare evidenza alla posizione dell'uomo nell'ambito del creato,
capace di elevarsi fino alle forme più nobili o di decadere verso le più
infime. Due
delle più importanti caratteristiche degli intellettuali umanisti furono l'interdisciplinarietà
dei loro interessi e la sovranazionalità dei loro contatti, che li rese
intellettuali cosmopoliti. Se la vastità di interessi di Leonardo è
proverbiale (artista, scrittore, scienziato), basta ricordare anche Leon
Battista Alberti, letterato e architetto. In ogni caso, come portatore di valori
universali che valgono per tutta l'umanità colta, l'umanista era
"cittadino del mondo".Esistono un umanesimo latino e un
umanesimo volgare, a seconda della lingua utilizzata dagli autori. Se il latino
veniva usato sia in quanto lingua degli ammirati classici, sia come lingua
internazionale degli uomini dotti, il volgare mostrava una vitalità e una
duttilità che lo resero presto la lingua vincente nella letteratura, nella
storiografia, nella prosa filosofica. La data di nascita dell'umanesimo volgare
in Italia è il 1441, anno in cui il "certame coronario", una gara di
poesia in volgare oraganizzata da Alberti, dette impulso a un grande sviluppo
dell'uso letterario dell'italiano.Alla diffusione dell'umanesimo contribuì in
modo determinante l'invenzione della stampa a caratteri mobili, che rese
possibile una maggiore circolazione dei testi. Fra gli stampatori più
importanti dell'epoca vi fu Aldo Manuzio, pregevolissimo tipografo che editò
classici latini e greci ma anche volgari, come la Divina commedia di
Dante. Di particolare interesse è la sua edizione, illustrata da preziose
xilografie, dell'Hypnerotomachia Poliphili, attribuita all'umanista
Francesco Colonna. Si tratta di un libro allegorico ed erudito, ambientato in un
mondo fantastico costellato di edifici e oggetti classici. Anche la scrittura
subì in questa epoca fondamentali e innovative modificazioni: eliminando gli
elementi decorativi, introducendo una grafia semplice e nitida, istituendo la
separazione delle parole tra loro, nacque la scrittura moderna.L'Italia
fu sede di diversi centri umanistici, frequentati da numerosi autori: Firenze (Coluccio
Salutati e Leonardo Bruni); Milano (Francesco Filelfo); Roma (Enea Silvio
Piccolomini, papa dal 1458 con il nome di Pio II). La personalità umanista non
italiana di maggiore spicco fu l'olandese Erasmo da Rotterdam, filologo di testi
classici e religiosi, e difensore di una riforma della chiesa e della società
che sapesse recuperare il messaggio cristiano senza dimenticare il grande
esempio degli antichi.