ovvero LA POESIA DEI TROVATORI
I trovatori sono professionisti della poesia; grazie ai mecenati, hanno dato vita a delle vere e proprie officine poetiche, nel senso che badavano non solo allo stile, ma anche alla forma, alla metrica, al ritmo poetico. I loro Canzonieri traboccavano di liriche d’amore, ma non rinunziavano ad altri temi come: la lontananza, la solitudine, la morale e la guerra.
Oltre alla poesia trobadorica, è importante ricordare anche la poesia lirica araba, che si diffuse anche in Sicilia. Federico II, in quanto mecenate, quando divenne imperatore, si dimostrò un uomo di costituzione, illuminato, ospitò nella sua scuola siciliana oltre a poeti, architetti e astrologi. Il confronto avveniva nelle officine, spazi di lavoro dove si discuteva solo di poesia. La poesia islamica fu una grande poesia lirica, e produsse splendide poesie d’amore.
Dante oltre alle conoscenze classiche (Virgilio e Orazio) dimostra di conoscere bene anche i trovatori, e di subire il fascino della lingua nuova. Bisogna ricordare anche Petrarca, che conosceva bene la lingua provenzale.
LA SITUAZIONE STORICA
che porta all’anno 1000
Si
assiste a due tentativi di formazione dell’Impero
Tra il 1150 - 1350 non era possibile comprendere la poesia lirica se non
si considerava la sofferenza. L’amore è visto come desiderio, lontananza,
tradimento, speranza, innamoramento (fase che precede l’amore). La poesia
provenzale ci racconta questo splendido momento, pieno di passione.
Tutta questa lirica ha al centro dell’attenzione il mondo borghese e cavalleresco. Nel medioevo si riprende questo tema in modo semplice ed elementare, proprio come la lingua d’oc.
- Guittone D’Arezzo
DALLA SCUOLA SICILIANA - Chiaro Davanzati
- Compiuta Donzella
- Guido Guinizzelli
- Guido Cavalcante
AL DOLCE STILE NOVO - Cino da Pistoia
- Lapo Giani
- Dante
La poesia trobadorica si è divisa in una poesia alirica musicale ed in
una poesia lirica chiusa ed ermetica, la cosiddetta «TROBAR CLUS» (che tende a
dare per scontato determinate cose). Il primo poeta ermetico fu Marco Bruno ed
arriva poi fino a Montale. I più
importanti codici di canzonieri si
trovano nella biblioteca laurenziana di Firenze e in quella del Vaticano a Roma.