E ritenuto il poeta più importante della scuola siciliana, e veniva designato come il «notaro» o meglio il notaio, titolo che indica il suo ruolo di alto funzionario alla corte sveva, dove vi rimase tra il 1233 e il 1240. La raccolta delle sue poesie liriche (canzoniere) è fra quelle di «ricche» con i suoi 40 testi, e si distingue per la particolare attenzione rivolta al tema amoroso ed alle sue ripercussioni psicologiche.
La sua è una «summa» poetica dei vari temi della scuola siciliana. Ricorrente è il motivo della gioia e della pena d’amore e la visione che ha il poeta per l’immagine della donna che osserva.
Chi
non avesse mai veduto foco
E’ un sonetto basato sul parallelismo tra due elementi, fuoco e amore; si associa il fenomeno naturale all’esperienza amorosa, vista con maggiore carnalità, per sottolineare l’iniquità che fa ardere solo il poeta e non la donna amata.
Meravigliosamente
Si basa sulla sofferenza di un amore non corrisposto e sulla visione interiorizzata dell’innamorato che contempla l’immagine della dama chiusa nel suo cuore.
RINALDO
D’AQUINO
Esalta
l’amore rifacendosi a schemi prettamente provenzali; sia incentrati sui temi
dell’amore cortese come servizio feudale, sia come lamento per la lontananza
della donna amata.
Già maì non mi conforto
Si tratta di una canzonetta, in cui si sottolinea il lamento di una donna nel momento in cui l’amato parte per una crociata in Terrasanta senza avvertirla. Tutto il testo è pervaso dalla disperazione e dall’angoscia del distacco.
Forse il più giovane dei poeti della scuola siciliana, oltre ad esercitare la professione di notaio, si prestava a tradurre dal greco al latino, sotto Manfredi (figlio di Federico II). Una parte del suo canzoniere ci è pervenuto il lingua originale siciliana (leggere un poema nella sua lingua originale è sempre più affascinante, perché la lingua risulta più musicale e poetica, e le immagini che ci offre sono più ricche). I suoi testi si caratterizzano per un lessico alto, retoricamente ricco e per l’abbondanza di «accenni scientifici» tratta dai bestiari (raccolte di caratteri non scientifici sull’animale, che è spesso presente nel medioevo e a cui si attribuisce una simbologia).
Pir meu cori alligrari
Celebra l’analisi del fenomeno amoroso attraverso l’utilizzo di immagini ricavate dai bestiari, ma anche la gioia d’amore del poeta, che si manifesta appunto attraverso il poetare.
A lui si fa risalire uno dei capolavori assoluti, il contrasto «Rosa Fresa aulentissima», tramandataci da un codice estremamente importante, quello dal Vaticano latino 3793. Si fa risalire la sua stesura fra il 1231 e il 1250. Il contrasto rappresenta la 1° opera del teatro giullaresco, riproduce cadenze popolari a carattere comico, ma è destinato ad un pubblico di alto livello culturale e non popolare.
Il contrasto
Rosa Fresca Aulentissima, è composta da 160 versi riuniti in 32 strofe, e narra la disputa tra un giovane innamorato e la ragazza da lui amata, che resiste alle sue profferte ma che alla fine gli cederà