Il monopolio prevede che:
· La produzione e la vendita di un bene venga effettuata da un solo venditore.
· Il bene venduto non deve avere surrogati, oppure deve essere diverso dagli altri beni, così da risultare insostituibile. Il potere del venditore consiste nel fatto che non ha concorrenza e può quindi influenzare le condizioni di mercato (questo potere è maggiore se la domanda del bene è rigida).
· Non deve esserci possibilità di accesso nel mercato da parte di altre imprese.
Il monopolio si può classificare in:
· Monopolio legale (es. la legge che riconosce lo sfruttamento di un brevetto industriale.
· Monopolio naturale (es. le acque termali).
· Monopolio di fatto quando un’impresa eliminata la concorrenza rimane l’unica ad operare nel settore.
A seconda che vengano esercitati da imprese private e pubbliche, i monopoli sono privati o pubblici (es. lo stato).
I monopoli pubblici in base al loro scopo possono essere:
· Fiscali, quando lo stato è l’unico ad avere il diritto di produrre e vendere una merce
o a gestire un’attività che non è di prima necessità (es. tabacchi, gioco del lotto).
· Sociali, quando l’ente pubblico gestisce servizi di pubblica utilità per renderli
accessibili alla collettività.
Il monopolista per raggiungere il suo equilibrio, può alternativamente:
1.
Stabilire direttamente il prezzo.
2
Stabilire la quantità della merce da vendere e verificare il prezzo che si
determina sul mercato.
Nel 1° caso, saranno gli acquirenti a decidere la quantità domandata. Se il venditore stabilisce un prezzo alto, non potrà contare su una domanda elevata, e rischia anche il crollo delle vendite, infatti può ottenere un incremento solo diminuendo il prezzo. Il venditore deve perciò considerare l’elasticità della domanda del bene. Nel 2° caso, il prezzo si determinerà in base all’equilibrio tra domanda e offerta. Il potere del monopolista non è assoluto perché non può stabilire contemporaneamente sia il prezzo che l’offerta. Deve perciò essere in grado di stabilire la quantità in corrispondenza della quale può trarre il massimo profitto, che è dato da RICAVO TOTALE – COSTO TOTALE.
Questa posizione di equilibrio viene detta punto di cournot.
1 2 3 4 5 6
quantità prezzo ricavo costo costo profitto
(o ricavo totale unitario totale (3 – 5)
unitario) (2 x 1) medio (4 x 1)
10 lire 100 lire 1000 lire 22 lire 220 lire 780
11 95 1045 21 231 814
12 90 1080 20 240 840
13 80 1040 19 247 793
14 70 980 22 308 672
15 55 825 25 375 450
= = = = = =
22 30 660 29 638 22
23 25 575 30 690 perdita
Bisogna notare che nella posizione di equilibrio:
1. Con l’aumento della quantità il prezzo diminuisce, grazie alla funzione diretta p = f
(O).
2. Il ricavo totale aumenta con incrementi decrescenti fino ad un certo livello produttivo
poi diminuisce. Il ricavo marginale decresce ed assume poi dei valori negativi.
3. Il ricavo marginale è inferiore al prezzo perché per ogni unità venduta in più il prezzo
diminuisce ripercuotendosi sul ricavo marginale.
4. I costi unitari (quello medio e marginale) hanno il tipico andamento a “U”.
Quindi l’equilibrio del monopolista è dato dalla quantità in corrispondenza della quale risultano uguali il ricavo marginale e il costo marginale.
Il monopsorio è una forma di mercato in cui c’è un grande venditore che rappresenta la domanda e numerose imprese produttrici (es. fiat).
Nel monopolio bilaterale c’è la presenza di un solo venditore e di un solo acquirente, che gestiscono l’offerta e la domanda, ed il prezzo di mercato si stabilisce sulla base delle contrattazioni tra le due parti (potrà variare tra un minimo e un massimo). La parte più forte sarà in grado di far valere le proprie condizioni e spunterà il prezzo che gli è più favorevole.
L’oligopolio, è molto diffuso nella attuale realtà di mercato.
Si ha quando l’offerta è concentrata in un limitato numero di grandi imprese mentre la domanda è suddivisa tra numerosi acquirenti.
Ogni impresa può dunque influenzare il prezzo e modificare la quantità venduta, ma solo entro certi limiti.
La tendenza delle imprese ad ingrandirsi (grazie all’andamento decrescente dei costi unitari nel lungo periodo: economie interne ed esterne) e ad eliminare sul mercato le unità produttive meno efficienti, genera una progressiva concentrazione dell’offerta.
I presupposti dell’oligopolio sono:
· La presenza di un numero limitato di venditori, ognuno dei quali controlla una rilevante quota di mercato.
· La difficoltà di accesso al mercato da parte di nuove imprese (es. difficoltà tecniche)
· La differenziazione della merce venduta (oligopolio differenziato), attraverso la pubblicità, il marchio o la particolare confezione, etc.
Qualora quest’ultimo presupposto non possa verificarsi, si parla di oligopolio indifferenziato, con riferimento al mercato delle materie prime (settore petrolifero, chimico, minerario, siderurgico).
Il prezzo per ogni prodotto, viene stabilito dal mark-up (costo diretto + margine), ed è composto da:
· Il costo diretto più una quota di capitale che deve coprire l’incidenza dei costi fissi, che va stimata in relazione al livello di produzione +
· un margine di profitto, che è stabilito dall’impresa in relazione all’elasticità della domanda del bene e in base al potere di mercato dell’impresa.
Il duopolio, si ha quando un bene viene interamente offerto da 2 sole grandi imprese, mentre la domanda è ripartita tra numerosi acquirenti.
La concorrenza monopolistica, è caratterizzata dalla presenza di un elevato numero di piccole imprese, ciascuna delle quali rappresenta perciò una limitata quota di offerta.
Non vige l’unicità del prezzo per via:
· dell’eterogeneità della merce
· dell’ubicazione dell’impresa
· ogni impresa ha la sua clientela
· i consumatori non possiedono una perfetta conoscenza del mercato
Quando la concentrazione delle imprese oligopolistiche è particolarmente elevata, gli operatori possono avere la convenienza a stipulare accordi più o meno duraturi (coalizioni), mirati a limitare o a disciplinare forme di “cartelli”, di “trust”, o di “holding – trust”.