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Le malattie come linguaggio del corpo

A cura di Nuvola Grigia

nuvolagrigia@interfree.it

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E’ con Pitagora che si prospetta il concetto di “armonia”, che vede nell’uomo il microcosmo in cui si riflette lo stesso ordine presente nell’universo, il macrocosmo, formando il primo nucleo teorico di quella che, dopo alterne vicende, diventerà la visione olistica della natura.

Una simile teoria, basata su una visione unitaria dei fenomeni non poteva che sfociare in una pratica medica volta a cogliere il senso globale della malattia, intesa come alterazione di quell’armonia che tutto regge.

L’approccio protoolistico al concetto di armonia naturale sviluppato da Platone ed Aristotele, corre sotterraneo lungo tutto il periodo medievale, fino ad arrivare alle concezioni rinascimentali neoplatoniche di Ficino e, più tardi, a quelle naturalistiche di Giordano Bruno e di Tommaso Campanella.

Il pensiero cartesiano spezza questa Weltanshaung ed il corpo, in quanto res extensa, viene relegato alle leggi meccaniche della materia e separato dall’ambito dello psichico che finisce per coincidere con la res cogitans; anche se la linea di pensiero monastico riemergerà a fasi alterne in ambito romantico e filosofico (Spinosa, Leibniz, Shopenhauer, Bergson, filosofi esistenzialisti, …).

Con la nascita del metodo sperimentale la scienza non si occuperà più della globalità degli accadimenti psicofisici.

L’approccio dicotomico della scienza al problema della malattia, da un lato ha fortemente arricchito il patrimonio di conoscenze analitiche relative all’ambito biologico e psichico, ma dall’altro ha comportato una settorializzazione del sapere e delle pratiche che va a discapito della comprensione della complessità ed interdipendenza di questi fenomeni.

Una concezione psico-somatica olistica si serve del metodo analogico per cogliere il legame di senso che unisce fenomeni apparentemente distanti come mente e corpo, energia e materia.

Al linguaggio della logica formale che per sua natura disseziona e categorizza, viene contrapposto quello dell’analogia che collega, amplifica, comprende e il simbolo diviene il tramite di questo processo.

Il simbolo consente di cogliere il lato nascosto delle cose inaccessibili alla coscienza. Nell’uomo si trova il precipitato del processo filogenetico, la memoria e la riattualizzazione continua, attraverso l’ontogenesi, della storia dell’essere. Biologico e psichico, corpo e mente, coesistono come due facce di una stessa medaglia; nel biologico è inscritta la storia dell’universo ed è presente quell’intelligenza creatrice che informa di sé l’intera realtà e che nella coscienza umana trova la possibilità di autocomprendersi.

Il corpo umano rappresenta quindi il luogo dove è possibile scoprire il linguaggio di una intelligenza filogenetica che in esso si esprime e prende forma e che comunica, come l’inconscio, attraverso il simbolo. Il linguaggio del corpo è lo stesso linguaggio dell’inconscio che si muove sul registro dell’analogia e del simbolo. Se l’uomo affonda le proprie radici nell’inconscio collettivo e il suo corpo è il depositario di archetipi, allora attraverso lo studio di miti, immagini, che degli archetipi rappresentano la manifestazione sensibile e storicamente determinata, si può ricercare il senso unitario delle funzioni del corpo e del rapporto tra queste ed il macrocosmo circostante.

 

Stomaco: gastrite e ulcera

All’apparato digerente spetta il compito di introdurre, trasformare, rielaborare e assimilare il cibo, nonché quello di eliminare tutto ciò che di questo non deve essere trattenuto.

Nella bocca gli alimenti introdotti subiscono un primo processo digestivo, che si compie nella sua totalità una volta che questi giungono nello stomaco.

E’ proprio in questo organo cavo che si esplica la fondamentale funzione di trasformazione, purificazione ed estrazione dell’essenza dai cibi grezzi.

Lo stomaco dunque, per struttura e funzione, rappresenta dal punto di vista simbolico il centro di ogni trasformazione, un passaggio obbligato che consente di evolvere da uno stato all’altro.

Nello stomaco gli alimenti si raccolgono e si trasformano per essere assimilati, diventano parte dell’individuo consentendo così la sua crescita.

La convivenza e il giusto equilibrio tra le valenze femminili (il contenere, l’accogliere) e  le forze maschili (il fuoco e l’aggressività dell’acido cloridrico) dello stomaco permettono l’evoluzione biologica e psicologica dell’uomo. Il cibo che introduciamo infatti non ha valore puramente nutrizionale; con il cibo assimiliamo non solo proteine e vitamine, ma tutte le valenze che attribuiamo a quel determinato alimento: affetto, amore, dolcezza, ma anche rabbia o amarezza.

Introdurre un alimento equivale per il nostro psicosoma a diventare quello stesso alimento e identificarsi con ciò che esso rappresenta.

 

Il bruciore

Cosa rivela in chiave simbolica

Il tipico dolore urente della pirosi viene spesso paragonato a un fuoco che brucia e divora dall’interno. Questa carica incendiaria è spesso simbolicamente collegata a vissuti di aggressività non espressa, che può arrivare letteralmente a “perforare”, a trapassare il soggetto stesso, come accade di fatto nel caso di ulcera, gastrica o duodenale.

Invece una carenza nella produzione di succhi gastrici si accompagna spesso al vissuto di non possedere sufficiente energia o capacità di “digerire” cose, persone, eventi significativi della vita.

 

La personalità di chi ne soffre

Il sintomo bruciore denota solitamente difficoltà con la propria carica aggressiva, vissuta come distruttiva.

Sono il più delle volte persone che si presentano chiuse, introverse, apparentemente indipendenti, autosufficienti, connotate da un atteggiamento che può talora apparire agli occhi altrui caustico e irritante. Si tratta del tipico ”fuoco” gastrico incontrollato, di quell’aggressività che questo soggetto è difficilmente in grado di gestire e che si può esprimere anche attraverso manifestazioni di dubbio, sfiducia, sospettosità nei confronti degli altri, fino ad arrivare a veri complessi di persecuzione.

 

La nausea e il vomito

Cosa rivelano in chiave simbolica

La nausea e il vomito costituiscono i meccanismi fisiologici con cui l’organismo cerca di liberarsi di cibi o sostanze tossiche e pericolose. Per questo motivo è di solito conveniente non ostacolarli, ma anzi cercare di comprenderne il senso e di facilitarli.

Non solo gli alimenti e gli oggetti materiali sono in grado di provocare moti di rigetto: tutto ciò che viene avvertito come invasivo, inquinante, rivoltante, pericoloso per l’integrità del corpo e/o della psiche – luoghi, persone, situazioni – è infatti potenzialmente in grado di provocare tali sintomi.

 

La personalità di chi ne soffre

Disturbi quali la nausea o il vomito sono riscontrabili in situazioni problematiche momentanee o di transizione (tipico il caso dell’inserimento in ambienti nuovi, scolastici o lavorativi, o dell’inizio dell’attività sessuale). La personalità di chi ricorre spesso a questi sintomi, per salvaguardarsi da eventi temibili, può essere caratterizzata dal tentativo di rifuggire una certa situazione, ma anche dalla negazione di questa paura.

 

I crampi

Cosa rivelano in chiave simbolica

Un dolore di tipo costrittivo può riferirsi a una situazione avvertita come acremente soffocante, in cui è impedito il movimento, ad esempio nell’indecisione tra l’agire di “testa” o d’impulso. Spesso vi è in questo caso anche un’accezione di rimorso o di “rodimento” interiore, tramite cui scaricare su se stessi, anziché all’esterno, nel concreto la propria aggressività.

E sempre di aggressività si tratta nel caso del “pugno” o della “coltellata” (solitamente aggressività proiettata sugli altri e a loro attribuita).

 

La personalità di chi ne soffre

Il campo e lo spasmo doloroso possono essere espressione di un’ambivalenza e di una doppia polarità di impulsi o di tendenze. E’ infatti un po’ come se la spinta propulsiva, quella che induce all’attività, all’iniziativa verso gli altri e nei confronti del mondo esterno, venisse bloccata da una forza uguale e contraria, una sorta di resistenza interna che teme il confronto con tali impulsi e la loro manifestazione.

Ciò comporta analogicamente sul piano psicologico un medesimo atteggiamento bivalente, che si può esprimere in una sorta di “toccata e fuga”, ovvero nell’iniziare un’attività per poi abbandonarla non appena questa implichi il contatto con le sensazioni e i vissuti accuratamente evitati.

 

Il gonfiore

Cosa rivela in chiave simbolica

L’addome gonfio e dolente, eruttazioni, senso di oppressione al torace: lo stomaco dilatato dall’aria inconsapevolmente ingerita è alla base di questi banali ma fastidiosi disturbi.

Dal punto di vista simbolico, uno stomaco che si riempie di qualcosa che occupa spazio ma non nutre potrebbe significare il bisogno continuamente insoddisfatto di un nutrimento affettivo, perché quello disponibile è avvertito come carente, e dunque sostituito da un’apparenza di questo, del tutto priva di sostanza.

Questo sintomo può quindi parlare di rapporti affettivi “vuoti” o “freddi”, e della necessità di apparire invece pieni e soddisfatti per farsi accettare.

 

La personalità di chi ne soffre

Si tratta dunque di un individuo “malnutrito” sul piano affettivo ed emozionale.

Il fatto che il più delle volte l’aerofagia sia accompagnata anche da eruttazioni ha poi il senso di un estremo tentativo di segnalare questo disagio di fondo: lo stomaco mette cioè in atto la sua sonora protesta, ributtando contro l’ambiente sentito come ostile, la sua aggressività incontrollabile. Non a caso questo disturbo compare di solito proprio nei momenti in cui è meno opportuno, di fronte alle persone o negli ambienti che richiedono la maggior discrezione.

 

Intestino: colite e stipsi

La prima immagine a cui rimanda l’intestino per la sua forma tortuosa è quella di un labirinto, luogo buio, oscuro, dove ciò che avviene sfugge totalmente al controllo della coscienza.

Il labirinto intestinale

Il cibo che raggiunge questa parte bassa del corpo ha subito tutte le fasi metaboliche necessarie a produrre potenziale energetico.

Il cibo che giunge nel labirinto rappresenta simbolicamente la conclusione di un viaggio.

Ed è proprio il labirinto a permettere di avvicinarsi al centro, nascosto e prezioso, alla meta di questo viaggio, inteso spesso come percorso iniziatico.

Lo sporco e la colpa

Un altro aspetto importante dell’intestino riguarda la simbologia dello sporco come colpa.

Esiste comunque un altro lato della medaglia: ciò che rappresenta il prodotto di scarto, lo sporco, il buio e in ultima istanza l’idea di morte, può essere anche, contemporaneamente, l’inizio di un nuovo processo vitale.

Si pensi , per esempio, a come viene utilizzato in natura il concime.

Purificare la mente e il corpo

Chi soffre di colite cerca inconsciamente di lasciare andare, di espellere, di allontanare da sé un materiale che non riesce a contenere.

La scarica diarroica rappresenta allora l’urgenza di questo messaggio, sorretto dalla paura, dall’incapacità o dal rifiuto di accogliere in sé le proprie parti sporche. Nei colitici gli attacchi diarroici rappresentano l’unica modalità possibile per espellere e per purificarsi da idee e contenuti mentali inaccettabili per la coscienza.

E’ la parte ombra della personalità, quella legata agli istinti, alla sessualità, che viene rifiutata dai colitici. In questo caso ai prodotti e alle funzioni della parte bassa del corpo non viene riconosciuto alcun valore positivo, impedendo così la loro fisiologica integrazione in un ciclo naturale che alterna continue morti e rinascite nel corpo e nello spirito.

 

Colite con crampi

Che cosa rileva in chiave simbolica

I dolorosi crampi addominali, lo spasmo e la contrattura muscolare tipici di questa forma di colite parlano di una lotta interna, una sorta di conflitto tra la tendenza a procedere in avanti e verso l’esterno (spirito di iniziativa, aggressività, …) ed un movimento che agisce in direzione opposta.

 

La personalità di chi ne soffre

Può essere un individuo dominato da due forze uguali e contrapposte (agire o subire, istinto o ragione) che lo bloccano, nonostante un più o meno consapevole desiderio di muoversi e di passare all’azione. Si tratta di aggressività che viene ripiegata verso se stesso in un doloroso meccanismo autoaggressivo.

 

Colite con diarrea

Che cosa rivela in chiave in chiave simbolica

Il lasciare andare veloce e violento della scarica diarroica fa pensare al bisogno impellente di liberarsi di un materiale inaccettabile, che non si può né contenere né assimilare.

Questa scarica a livello intestinale trova il suo corrispettivo, a livello mentale, nel tentativo di espellere un contenuto disturbante e spesso vissuto come “sporco”.

 

La personalità di chi ne soffre

Ci soffre di colite con forti e frequenti scariche diarroiche è una persona che cerca di nascondere e nascondersi determinati contenuti spesso con spiccata valenza sessuale che non può accettare. Assillato dal bisogno di purificarsi da un materiale vissuto come sporco, molto spesso tende  a manifestare anche all’esterno la sua “mania” di pulizia.

 

Colite con aria

Che cosa rivela in chiave simbolica

Qui il problema centrale si manifesta nel gonfiore, nel meteorismo, ovvero nella massiccia e fastidiosa presenza di aria all’interno del colon. Un’aria “scomoda”, che preme dall’interno e crea disagio, soprattutto nel momento dei contatti e degli  scambi interpersonali.

 

La personalità di che ne soffre

Una pancia che emette rumori può rappresentare un modo di manifestare all’esterno un’aggressione dalla coloritura volgare.

Chi ne soffre cronicamente risulta quasi sempre una persona decisamente formale, spesso incapace di esprimere la propria rabbia e le proprie parti impresentabili manifestandole apertamente nelle situazioni spiacevoli.

 

Colite da viaggio

Che cosa rivela in chiave simbolica

Ogni spostamento, ogni viaggio, comporta la necessità di modificare, anche se per poco tempo, le proprie abitudini e di saper affrontare qualche imprevisto.

 

La personalità di chi ne soffre

Chi soffre di questo disturbo manifesta una spiccata sensibilità e ricettività nei confronti dell’ambiente che lo circonda.

In particolare risulta evidente la difficoltà a distaccarsi da cose o situazioni passate e la necessità impellente di rifiutare ogni possibile cambiamento.

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La stipsi

La stitichezza consiste nel rallentamento del transito intestinale, che condiziona direttamente l’assorbimento dei principi nutritivi, il riassorbimento di acqua e tossine, l’escrezione dell’intestino.

Le cause della stipsi vengono in genere attribuite a errate abitudini di vita, in particolare a un’alimentazione troppo raffinata e povera di fibre, aggravata da una scarsa introduzione di liquidi e dalla sedentarietà.

Da un punto di vista psicologico si associano alla stipsi essenzialmente due concetti: la difficoltà a liberarsi di cose “sporche” e il trattenere presso di sé qualcosa che si è elaborato e si possiede.

C’è senz’altro un’analogia tra le circonvoluzioni cerebrali e le anse intestinali, l’ingorgo dei pensieri e dei concetti è dello stesso senso della stipsi. In realtà, spesso chi è affetto da stipsi presenta pensieri ricorrenti e rimuginazioni, come a significare un identico “ingorgo” in alto, nella mente, e in basso, nelle viscere.

L’altra importante accezione psicologica della stipsi si collega invece alla generale tendenza a trattenere cose o situazioni, associata a una scarsa capacità di donare e di essere generosi. Tra le caratteristiche emotive più salienti di questo disturbo si trovano pessimismo, disfattismo, diffidenza e mancanza di fiducia negli altri; sensazione di essere respinti, non sufficientemente amati. Infatti la costipazione è di comune riscontro in chi soffre di depressione, come se il non aspettarsi niente dal prossimo portasse a trattenere il più possibile ciò che si possiede, ivi compreso il contenuto intestinale, forma tra le più primitive di possesso di oggetti sentiti come vitali.

Trattenere nel ventre la materia introdotta è anche un modo di sottrarsi alla naturalità del ciclo vitale, e chi ne soffre tende a trattenere per sé tutto ciò che è possibile dalla materia, anziché renderla di nuovo all’esterno. Da qui il legame quasi proverbiale della stipsi con l’avarizia e ancora con la paura del nuovo.

 

Stipsi cronica

Che cosa rivela in chiave simbolica

La difficoltà a emettere gli scarti intestinali, dunque a liberarsi di qualcosa che ha già svolto la sua funzione e che ora dovrebbe essere rilasciata nell’ambiente, ha sicuramente molte implicazioni simboliche. Tra le più immediate c’è il tentativo di non cedere, di trattenere il più a lungo possibile ciò che il soggetto sente appartenergli; possono essere indifferentemente oggetti, situazioni, persone.

 

La personalità di chi ne soffre

Trattenere per sé e dentro di sé qualcosa che andrebbe invece ceduto all’esterno. Quanto più grave è la sintomatologia, tanto più radicata è la paura che cedendo, lasciando andare qualcosa di sé, rinunciando allo stretto possesso e controllo di una propria parte, si possa in un certo senso rinunciare anche a se stessi. Allontanare da sé una forma finita equivale a togliersi una sicurezza, una possibilità di agire nel mondo e di averne il controllo.

 

Cefalea

La testa è intesa da sempre come luogo e contenitore della coscienza, cioè della capacità di conoscere il mondo e se stessi.

Il fatto che occupi la parte più elevata del corpo, connette il rapporto alto-basso proprio del corpo umano al più generale rapporto tra cielo e terra, tra elemento sottile ed elemento terreno.

La testa è la sede di quell’attività che chiamiamo pensiero, immaginazione, ragione. Nel cercare l’origine del mal di testa si deve dunque partire da questa constatazione fondamentale: il disturbo colpisce la sede del pensiero. E’ significativo che il più delle volte, in preda ad un attacco di cefalea, la nostra attività mentale si trovi a essere inibita alla radice: non riusciamo più a ragionare. In realtà in questo modo esprimiamo il desiderio di tenere lontani pensieri troppo invadenti o che ci possono turbare. Reprimere la libido, soffocare il mondo istintuale, distrarre l’attenzione dai desideri per gettarla in frenetiche azioni sostitutive, può condurre a gravi scompensi, a quegli squilibri che spesso si manifestano poi, sul piano fisico, attraverso un attacco di mal di capo.

 

Cefalea da tensione

Che cosa rivela in chiave simbolica

Questo tipo di mal di testa, abitualmente definito come muscolo-tensivo, ruota attorno al simbolo del capo interpretabile come contenitore.

Coppa , vaso, scrigno o scatola: metafore diverse che riconducono l’idea di un contenuto, i pensieri. E quando questi ultimi si fanno numerosi e troppo “pesanti” è il collo, come base d’appoggio della scatola cranica, a dover reggere il sovraccarico. E ogni decisione  importante aumenta il peso sui muscoli del collo che finiscono per tendersi dolorosamente per sorreggerlo.

 

La personalità di chi ne soffre

Chi soffre di questo tipo di mal di capo è la tipica persona con la testa sulle spalle e molto affidabile e che ha la tendenza a farsi carico delle responsabilità.

 

Cefalea da controllo

Che cosa rivela in chiave simbolica

L’interpretazione simbolica di questo tipo di cefalea ci rimanda al tema del sangue come veicolo delle emozioni nel corpo. Quanto più la testa si rifiuta di accogliere e veicolare all’esterno la gioia e la rabbia, tanto più i vasi sanguigni che “portano” le emozioni al capo si restringono provocando dolore opprimente di questo tipo di cefalea. La vasocostrizione si connota così come il tentativo di bloccare il dilagare nella testa di tutto ciò che temiamo di non saper gestire.

 

La personalità di chi ne soffre

Chi soffre di questa cefalea esercita costantemente il controllo più rigido su tutto il mondo delle emozioni. E’ un individuo a cui, fin da bambino, hanno insegnato che piangere è segno di debolezza, ma infestazioni di infantilità,  che l’individuo perfetto è colui che non fa trasparire alcuna emozione. Non si arrabbia mai, non piange e non ride, ma il vulcano che tiene sempre sotto controllo spesso esplode …con dolori alla testa.

 

Cefalea digestiva

Che cosa rivela in chiave simbolica

Basterebbe l’aspetto del cervello umano, solcato da pieghe, meandri e circonvoluzioni, a far comprendere il terreno su cui si sviluppa questo tipo di cefalea. Un labirinto dove i pensieri si susseguono infiniti e incessanti, continuamente rivisti e rielaborati sotto mille prospettive, troppo spesso sganciati dalle sensazioni corporee. Ecco perché possiamo trovare una cefalea che si accompagna a disturbi digestivi, relativi cioè a un altro apparato labirintico e tortuoso, dove vengono elaborate le sostanze da assimilare.

 

La personalità di chi ne soffre

Chi è afflitto da questo tipo di mal di testa è spesso un rimuginatore, sia in senso lato che letterale. La testa pesante può infatti essere contemporaneamente espressione della difficoltà di “digerire” sensazioni, impressioni, pensieri e insieme rappresentare una sorta di auto-intossicazione per non essere riusciti a elaborare adeguatamente il cibo ingerito.

 

Cefalea da mestruazioni

Che cosa rivela in chiave simbolica

Quando l’energia sessuale non trova la strada per esprimersi liberamente, quando la testa pretende di governare le emozioni che salgono dal basso, sovente come risultato oltre alla cefalea si ha una difficoltà a raggiungere l’orgasmo e una vita sessuale insoddisfacente. L’orgasmo, come l’innamoramento, è infatti il simbolo dell’abbandono, è il lasciarsi andare senza confini alla passività e alle emozioni.

 

La personalità di chi ne soffre

La frenetica attività intellettiva e motoria a cui si sottopongono molte donne sofferenti di cefalea si presenta con tutta evidenza come valvola di sfogo alla tensione libidica accumulata. La freddezza e il controllo sono le armi con cui difendersi dal timore che certe donne hanno di cedere e di lasciarsi coinvolgere.

Ogni mese la comparsa delle mestruazioni arriva, puntualmente, a ricordare l’ineluttabilità dei ritmi del femminile, la possibilità di essere terra che accoglie passivamente il seme da far germogliare. Ed ecco comparire la cefalea. Col cessare del mestruo scompare anche la cefalea: per altri 28 giorni la testa può tornare a fingere che l’istinto non esista.

 

Cefalea metereopatica

Che cosa rivela in chiave simbolica

Il temporale è la tipica situazione che ci parla dell’imprevedibilità della natura: pochi minuti e un caldo sole si trasforma in una pioggia a catinelle. Allo stesso modo dentro di noi le emozioni e i sentimenti possono giocare scherzi simili; rabbia, passione, gioia possono travolgere il controllato mondo del cefalalgico. Per evitare che questo avvenga ecco giungere il mal di testa a impedire alle emozioni di occupare uno spazio che la razionalità cerca di negare.

 

La personalità di chi ne soffre

Gli aspetti peculiari di chi soffre di questa cefalea sono l’allergia alle improvvisazioni, metodico ed ordinato, non sopporta che neppure il più piccolo imprevisto possa intralciare la sua vita.

 

La pelle: eczema e psoriasi

L’epidermide è composta da 5 strati e può essere considerata simbolicamente un limite, il confine che separa il mondo interno dal mondo esterno. Così le desquamazioni e le lacerazioni cutanee rimandano simbolicamente ad una compromissione dell’integrità dell’individuo.

Oltre che confine e limite, la pelle costituisce da un punto di visto fisiologico anche una barriera protettiva che offre resistenza meccanica e chimica agli agenti esterni ritenuti pericolosi e allontana le sostanze tossiche prodotte dall’organismo.

Gli ispessimenti cutanei (come nella psoriasi) possono essere considerati un aumento delle difese dell’individuo che in questo modo si corazza maggiormente nei confronti di avvenimenti o situazioni esterne.

La pelle non è solo visibile, è anche tangibile, è ciò che si tocca entrando in contatto con l’altro.

E’ evidente dunque il ruolo fondamentale che essa gioca nell’ambito delle relazioni umane.

La pelle ci delimita, ci protegge, ci difende, ci permette di conoscere il mondo e di entrare in relazione con gli altri individui, mostrando le nostre emozioni e i nostri sentimenti.

I cinque strati di cui la pelle si compone, sono costituiti da cellule che subiscono una modificazione continua nel senso che dallo strato più profondo – lo strato basale – arrivano a quello più esterno – lo strato superficiale – modificando la loro intima struttura.

Da cellule vive, complete di nucleo si trasformano via via in cellule cornee che, perdendo le loro caratteristiche vitali, raggiungono la superficie morte, senza nucleo, destinate a sfaldarsi e a essere eliminate.

In condizioni normali, tutto questo dura circa 28 giorni: nel ciclo che, ripetendosi continuamente, ripropone sulla pelle il grande tema simbolico della trasformazione e del rinnovamento, della vita e della morte, della rinascita.

E’ normale quindi che le malattie cutanee si manifestano nel corpo nei  momenti difficili e di passaggio, di trasformazione profonda.

 

Funzioni della pelle

Protettiva (barriera meccanica, agenti fisici, agenti chimici, barriera immunitaria e IgA)

Sensoriale (dolore, tatto, temperatura, pressione, prurito)

Secretoria (cheratina, sebo, sudore, melanina)

Escretoria (eliminazione di sostanze tossiche)

Riassorbimento (di sostanze lipidiche)

Respiratoria (emissione di anidride carbonica e assorbimento di ossigeno)

 

Significati simbolici della pelle

Pelle e delimitazione

Pelle come definizione / limite

Pelle come archetipo del finito

Pelle come archetipo della protezione

Pelle come mutamento e trasformazione

Pelle come scambio / relazione

Pelle e schema corporeo

Pelle e sessualità (ruolo dell’odore)  

Pelle come messaggio / riconoscimento (tatuaggi/ abbigliamento)

 

Pelle e identità

Pelle come specchio del divenire interiore (emozioni), dell’esperienza (rughe), dello stato di salute (fegato/intestino).

 

Quando la pelle parla

Nei momenti di cambiamento / trasformazione

Per problemi di relazione

Per problemi di identificazione

Nelle dinamiche emotive

Nelle dinamiche sessuali

 

Eczema

Atopico, da contatto, disidrosico, seborroico.

Lesione: noduli reattivi/infiammatori della cute indotti da agenti interni ed esterni

 

Evoluzione dell’eruzione eritematosa/vescicolare:

 

fase eritematosa                                 fuoco

fase vescicolare                                  acqua che spegne il fuoco

fase essudante crostosa                      autolesionismo

fase desquamante                              riparazione nuova pelle

 

Cosa rivela in chiave simbolica

la pelle si arrossa, brucia, si spacca, si squama: l’eczema è in realtà una modalità non specifica della cute di reagire a sostanze irritanti esterne o interne. E’ il segnale che si è venuti a contatto con qualcosa di pericoloso o di non gradito, da espellere e allontanare.

I sintomi del calore, del bruciore della secchezza della cute parlano in effetti del tentativo di portar fuori una componente “calda” difficilmente incanalabile e quindi problematica da esprimere in altri termini.

Si tratta di una sorta di “fuoco”, segnale di passioni e vitalità che non conoscendo le regole della ragione, possono apparire anche come vere e proprie trasgressioni.

 

La personalità di chi ne soffre

La reattività fisica e psichica di chi è soggetto agli eczemi è di solito piuttosto rapida e tendenzialmente violenta. La persona affetta da eczema ha solitamente difficoltà al cambiamento, difficoltà ad esibire l’emotività, desiderio di carezze ed amore, difficoltà ad esprimere l’istinto aggressivo.

 

Psoriasi

Lesione eritemato/squamosa con aumento del turn over cellulare

 

Che cosa rivela in chiave simbolica

I sintomi con cui spesso si annuncia la psoriasi sono il prurito e la comparsa di chiazze desquamanti su zone di cute arrossata e talvolta dolente.

Dal punto di vista simbolico, il prurito può essere in molti casi interpretato come l’esigenza di portare l’attenzione su parti del corpo libidicamente significative, che per la loro forma o la funzione che svolgono richiamano un conflitto in atto nel profondo.

Di solito la psoriasi si localizza soprattutto sulle giunture (gomiti e ginocchia) e sulle zone limitrofe del corpo che servono non solo “a parare i colpi”, dunque a difendersi, ma anche ad aggredire. Le giunture sono inoltre le strutture che permettono la libertà di movimento, quindi l’autonomia: l’espressione di un sotterraneo timore di “esplodere”, di nuocere o di essere aggrediti.

Un altro aspetto simbolico da considerare è il tentativo di far emergere un nuovo assetto vitale, più autonomo e adulto, “rompendo” un vecchio schema: la “muta” psoriasica può avere in effetti anche nel vissuto di chi ne è affetto, il significato di un vero e proprio cambiamento di pelle, come quello dei rettili.

Per quanto riguarda la “corazza”psoriasica, ovvero l’ispessimento dovuto all’accelerato ricambio delle cellule cutanee, ha il senso di difendere il soggetto dal mondo esterno, ma anche di difendere il mondo della carica aggressiva e trasformativa di cui il malato di psoriasi è portatore.

 

La corazza psoriasica

Conflitto profondo tra desiderio di amore e paura di essere feriti

Timore di essere troppo vulnerabili stato di difesa continuo (indurimento della pelle, rigidità comportamentale)

 

La personalità di chi ne soffre

Se le lesioni non vengono mostrate perché suscitano un senso di vergogna, di imbarazzo, si può spesso constatare una generale tendenza a non esprimere, a trattenere le proprie emozioni e reazioni, nella convinzione ad esempio che non verranno accettate dagli altri, o che potrebbero essere troppo distruttive e negative.

Quando invece le lesioni vengono ignorate dal soggetto, si può pensare che la carica aggressiva che queste sottendono è molto lontana dall’essere cosciente; anche una ostentazione di esse può indicare la messa in atto di questa aggressività, questa volta in modo palese.

 

 

Bibliografia:

 

- Le malattie come linguaggio del corpo – dispensa del corso di studi della scuola di naturopatia dell’Istituto Riza psicosomatica –

 

- Frigoli, Masaraki, Morelli, verso la concezione di un sé psicosomatico – Cortina 1980

 

- F. Alexander, medicina psicosomatica Giunti- Barbera 1972

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punto elenco Testi consigliati

 

A. Lowen, "Il linguaggio del corpo", Feltrinelli 1978

G.C.Jung, "L'io e l'inconscio", Boringhieri 1978

G.C. Jung, "Psicologia  dell'inconscio", Boringhieri 1968

G.Durand, "L'immaginazione simbolica", 1977