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CLASSICI DELLA LETTERATURA ITALIANA |
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LE MOSCHE E L'API FAVOLETTA |
D'api un libero sciame, Industrioso e lieto, Se ne vivea felice: Stuol di mosche inquieto, A cui la fame=anco l'invidia accrebbe, Un suo moscon per capo eletto s'ebbe; E l'una si' gli dice. Noi siamo pur tante, L'api pochissime; Cio non ostante, Son potentissime. Esca abbondante, Sicuro tetto, Pace e diletto; E che non hanno Queste iniquissime? E il tutto fanno Rette a repubblica. E noi, chi siamo? Noi pur vogliamo Liberta' pubblica. Era il moscone Un vero omone, Saggio, prudente, E dell'api sapiente. Onde a quel dire oppone Il ragionar seguente. Care mie figlie, e' facile Il chiaccherar, ma il fare Da' un po' piu' da studiare. L'api sono insettoni, Aspre di pungiglioni, Che le fan rispettare. Ma noi, di tempra gracile, Che faremmo in battaglia Se un soffio ci sparpaglia? Le pure api si pascono Dittamo, erbette, e rose; E in noi sempre rinascono Mille voglie golose. La liberta' di svolazzar qua e la, Col periglio temprata Di una qualche ceffata, Sia dunque ognor la nostra; Ne questa a noi giammai tolta verra, Se il senno il ver dimostra. Cosi' il dotto moscon, lor viste fosche Ralluminando, apria Che non potria=mai farsi un POPOL MOSCHE. |
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