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CLASSICI DELLA LETTERATURA ITALIANA

GRAMMATICA DELLA LINGUA TOSCANA

Di: Leon Battista Alberti

Que' che affermano la lingua latina non essere stata comune a tutti e' populi latini, ma solo propria di certi dotti scolastici, come oggi la vediamo in pochi, credo deporranno quello errore vedendo questo nostro opuscolo, in quale io raccolsi l'uso della lingua nostra in brevissime annotazioni. Qual cosa simile fecero gl'ingegni grandi e studiosi presso a' Greci prima e po' presso de e' Latini, e chiamorno queste simili ammonizioni, atte a scrivere e favellare senza corruttela, suo nome, grammatica. Questa arte, quale ella sia in la lingua nostra, leggetemi e intenderetela.
ORDINE DELLE LETTERE
i r t d b v
n u m p q g
c e o a x z
l s f ç ch gh
VOCALI
Ogni parola e dizione toscana finisce in vocale. Solo alcuni articoli de' nomi in ;l e alcune preposizioni finiscono in ;d,; n, ;r.
Le cose in molta parte hanno in lingua toscana que' medesimi nomi che in latino.
Non hanno e' Toscani fra e' nomi altro che masculino e femminino. E' neutri latini si fanno masculini.
Pigliasi in ogni nome latino lo ablativo singulare, e questo s'usa in ogni caso singulare, così al masculino come al femminino.
A e' nomi masculini l'ultima vocale si converte in ;i, e questo s'usa in tutti e' casi plurali.
A e' nomi femminini l'ultima vocale si converte in ;e, e questo s'usa in ogni caso plurale per e' femminini.
Alcuni nomi femminini in plurale non fanno in ;e: come, ;la mano fa ;le mani.
E ogni nome femminino, quale in singulare finisca in ;e, fa in plurale in ;i: come ;la orazione, ;le orazioni; ;stagione, ;stagioni; ;confusioni,; e simili.
E' casi de' nomi si notano co' suoi articoli, dei quali sono vari e' masculini da e' femminini.
;Item e' masculini, che cominciano da consonante, hanno certi articoli non fatti come quando e' cominciano da vocale.
;Item e' nomi propri sono vari dagli appellativi.
Masculini che cominciano da consonante hanno articoli simili a questo:
SINGULARE
EL ;cielo DEL ;cielo AL ;cielo EL ;cielo O ;cielo DAL ;cielo
PLURALE
E' ;cieli DE' ;cieli A' ;cieli E' ;cieli O ;cieli DA' ;cieli.
Masculini, che cominciano da vocale, fanno in singulare simile a questo:
SINGULARE
LO ;orizzonte DELLO ;orizonte ALLO ;orizonte LO ;orizonte O ;orizonte DALLO ;orizonte
PLURALE
GLI ;orizonti DEGLI ;orizonti AGLI ;orizonti GLI ;orizonti <O ;orizonti> DAGLI ;orizonti.
E' nomi masculini che cominciano da ;s preposta a una consonante hanno articoli simili a quei che cominciano da vocale, e dicesi: LO ;spedo, LO ;stocco, GLI ;spedi, e simile.
Questi vedesti che sono vari da quei di sopra nel singulare, el primo articolo e anche el quarto; ma nel plurale variorono tutti gli articoli.
Nomi propri masculini non hanno el primo articolo, né anche el quarto, e fanno simili a questi:
Propri masculini, che cominciano da consonante, in singulare fanno così:
;Cesare DI ;Cesare A ;Cesare Cesare O ;Cesare DA ;Cesare.
Nomi propri, che cominciano da vocale, nulla variano da' consonanti, eccetto che al terzo vi si aggiugne ;d, e dicesi:
;Agrippa DI ;Agrippa AD ;Agrippa,; ecc.
In plurale non s'adoperano e' nomi propri, e se pur s'adoperassero, tutti fanno come appellativi.
E' nomi femminini, o propri o appellativi, o in vocale o in consonante che e' cominciano, tutti fanno simile a questo:
SINGULARE
LA ;stella DELLA ;stella ALLA ;stella LA ;stella O ;stella DALLA ;stella.
LA ;aura DELLA ;aura ALLA ;aura LA ;aura O ;aura DALLA ;aura.
PLURALE
LE ;stelle DELLE ;stelle ALLE ;stelle LE ;stelle O ;stelle DALLE ;stelle.
LE ;aure DELLE ;aure ALLE ;aure LE ;aure O ;aure DALLE ;aure.
E' nomi delle terre s'usano come propri, e dicesi: ;Roma superò Cartagine.
E simili a' nomi propri s'usano e' nomi de' numeri: ;uno, ;due, ;tre, e ;cento e ;mille, e simili; e dicesi: ;tre persone, ;uno Dio, ;nove cieli, e simili.
E quei nomi che si referiscono a' numeri non determinati come ;ogni, ;ciascuno, ;qualunque, ;niuno, e simili, e come ;tutti, ;parecchi, ;pochi, ;molti, e simili, tutti si pronunziano simili a e' nomi propri senza primo e quarto articolo.
E' nomi che importano seco interrogazione come ;chi e ;che e ;quale e ;quanto e simili, quei nomi che si riferiscono a questi interrogatori, come ;tale e ;tanto e ;cotale e ;cotanto, si pronunciano simili a e' propri nomi, pur senza primo e quarto articolo, e dicesi:
;Io sono tale quale voresti essere tu; e ;amai tale che odiava me.
Chi s'usa circa alle persone, e dicesi: ;Chi scrisse?
Che significa quanto presso a e' Latini ;Qui e ;Quid. Significando ;Quid, s'usa circa alle cose, e dicesi: ;Che leggi? Significando ;Qui, s'usa circa alle persone, e dicesi: ;Io sono colui che scrissi.
Chi di sua natura serve al masculino, ma aggiunto a questo verbo ;sono, ;sei, , serve al masculino e al femminino, e dicesi:
;Chi sarà tua sposa? Chi fu el maestro?
Chi sempre si prepone al verbo. ;Che si prepone e pospone.
;Che, preposto al verbo, significa quanto presso a e' Latini ;Quid e ;Quantum e ;Quale, come: ;Che dice? Che leggi? Che uomo ti paio? Che ti costa?
Che, posposto al verbo, significa quanto apresso e' Latini ;Ut e ;Quod, come dicendo: ;I' voglio che tu mi legga. Scio che tu me amerai.
E' nomi, quando e' dimostrano cosa non certa e diterminata, si pronunziano senza primo e quarto articolo, come dicendo:
;Io sono studioso. Invidia lo move. Tu mi porti amore. Ma quando egli importano dimostrazione certa e diterminata, allora si pronunziano coll'articolo come qui: ;Io sono lo studioso e tu el dotto.
E' nomi simili a questo: ;primo, ;secondo, ;vigesimo, posti dietro a questo verbo ;sono, ;sei, , non raro si pronunziano senza el primo articolo, e dicesi: ;Tu fusti terzo e io secondo; e ancora si dice: ;Costui fu el quarto, el primo, el secondo, ecc.
;Uno, due, tre, e simili, quando e' significano ordine, vi si pone l'articolo, e dicesi: ;Tu fusti el tre, e io l'uno. Il dua è numero paro, ecc.
Fra tutti gli altri nomi appellativi, questo nome Dio s'usa come proprio, e dicesi: ;Lodato Dio. Io adoro Dio.
Gli articoli hanno molta convenienza co' pronomi, e ancora e' pronomi hanno grande similitudine con questi nomi relativi qui recitati. Adonque suggiungeremogli.
De' pronomi, e' primitivi sono questi: ;io tu esso questo quello costui lui colui. Mutasi l'ultima vocale in ;a e fassi il femminino, e dicesi: ;questa, quella, essa. Solo ;io e ;tu, in una voce, serve al masculino e al femminino.
E' plurali di questi primitivi pronomi sono vari, e anche e' singulari. Declinansi così:
;Io e ;i': ;di me: ;a me e ;mi: ;me e ;mi: ;da me.
;Noi: ;di noi: ;a noi e ;ci: ;noi e ;ci: ;da noi.
;Tu: ;di te: ;<a te> e ;ti: ;te e ;ti: ;o tu: ;da te.
;Voi: ;di voi: ;a voi e ;vi: ;<voi e ;vi>: ;o voi: ;da voi.
;Esso ed ;e': ;di se e ;si: ;se e ;si: ;da se; ed ;Egli.
Non troverrai in tutta la lingua toscana casi mutati in voce altrove che in questi tre pronomi: ;io, ;tu, ;esso.
Gli altri primitivi se declinano così:
;Questo: di questo: a questo: questo: da questo.
Quello: di quello: a quello: quello: da quello.
Muta ;o in ;i e arai el plurale, e dirai:
;Questi: di questi: a questi: questi: da questi.
E il somigliante fa ;quelli.
E così sarà ;costui e ;lui e ;colui, simili a quegli in singulare; ma in plurale ;costui fa ;costoro, lui fa ;loro, colui fa ;coloro, di coloro, a ;coloro, coloro, da coloro.
Questo e ;quello mutano ;o in ;a e fassi el femminino singulare, e dicesi: ;questa e ;quella; e fassi il suo plurale: ;queste, di quelle, a quelle.
Lui, costui, colui, mutano ;u in ;e e fassi el singulare femminino, e dicesi: ;costei, lei, colei, di colei, ecc. In plurale hanno quella voce che e' masculini, cioè: ;loro, coloro, costoro, di costoro, a costoro, ecc.
Vedesti come, simile a' nomi propri, questi pronomi primitivi non hanno el primo articolo né anche el quarto. A questa similitudine fanno e' pronomi derivativi, quando e' sono subiunti a e' propri nomi. Ma quando si giungono agli appellativi, si pronunziano co' suoi articoli.
Derivativi pronomi sono questi, e declinansi così:
;El mio, del mio, ecc., e plurale: ;e' miei, de' miei, ecc.
;El nostro, del nostro, ecc. E plurale: ;e' nostri, de' nostri, ecc.
;El tuo. Plurale: ;e' tuoi. El vostro. Plurale: ;e' vostri.
El suo. E ;pluraliter: ;e' suoi, ecc.
Mutasi, come a e' nomi, l'ultima in ;a, e fassi el singulare femminino: qual ;a, converso in ;e, fassi el plurale, e dicesi: ;mia e ;mie;; vostra, vostre; sua e ;sue.
In uso s'adropano questi pronomi non tutti a un modo.
E' derivativi, giunti a questi nomi, ;padre, madre, fratello, zio, e simili, si pronunziano senza articolo, e dicesi: ;mio padre, nostra madre, e ;tuo zio, ecc.
;Mi e ;me, ti e ;te, ci e ;noi, vi e ;voi, si e ;sé sono dativi insieme e accusativi, come di sopra gli vedesti notati. Ma hanno questo uso che, preposti al verbo, si dice ;mi, ti, ci, ecc.; come qui: ;e' mi chiama; e' ti vuole; que' vi chieggono; io mi sto; e' si crede.
Posposti al verbo, se a quel verbo sarà inanzi altro pronome o nome, si dirà come qui: ;io amo te, e ;voglio voi.
Si al verbo non sarà aggiunto inanzi altro nome o pronome si dirà: ;-i, come qui: ;aspettaci, restaci, scrivetemi.
Lui e ;colui dimostrano persone, come dicendo: ;lui andò, colei venne.
Questo e ;quello serve a ogni dimostrazione, e dicesi: ;Questo essercito predò quella provincia, e: ;Questo Scipione superò quello Annibale.
;E' ed ;el, lo e ;la, le e ;gli, quali, giunti a' nomi, sono articoli, quando si giungono a e' verbi, diventano pronomi e significano ;quello, quella, quelle, ecc. E dicesi: ;Io la amai; Tu le biasimi: Chi gli vuole?
Ma di questi, ;egli ed ;e' hanno significato singulare e plurale; e, preposti alla consonante, diremo ;e', come qui: ;e' fa bene; e' sono. E, preposti alla vocale, si giugne ;e' e ;gli, e dicesi: ;egli andò; egli udivano.
E quando <segue> loro ;s preposta a una consonante, ancora diremo: ;egli spiega; egli stavano.
Potrei in questi pronomi essere prolisso, investigando più cose quali s'osservano, simili a queste:
;Vi preposto a' presenti singulari indicativi, d'una sillaba, si scrive in la prima e terza persona per due ;v, e simile in la seconda persona presente imperativa, come ;stavvi e ;vavvi; e ne' verbi, d'una e di più sillabe, la prima singulare indicativa del futuro, come ;amerovvi, leggerovvi, darotti, adoperrocci, e simile. Ma forse di queste cose più particulari diremo altrove.
SEQUITANO E' VERBI
Non ha la lingua toscana verbi passivi, in voce; ma, per esprimere el passivo, compone con questo verbo ;sono, sei, è, el participio preterito passivo tolto da e' Latini, in questo modo: ;Io sono amato; Tu sei pregiato; Colei è ;odiata. E simile, si giugne a tutti e' numeri e tempi e modi di questo verbo. Adonque lo porremo qui distinto.
INDICATIVO
;Sono, sei, è. Plurale: ;siamo, sete, sono.
Ero, eri, era. Plurale: ;eravamo e ;savamo, eravate e ;savate, erano.
Fui, fusti, fu. Plurale: ;fumo, fusti, furono.
Ero, eri, era stato. Plurale: ;eravamo e ;savamo, eravate e ;savate, erano stati.
Sarò, sarai, sarà. Plurale: ;saremo, sarete, saranno.
Hanno e' Toscani, in voce, uno preterito quasi testé, quale, in questo verbo, si dice così:
;Sono, sei, è stato. Plurale: ;siamo, sete, sono stati.
E dicesi: ;Ieri fui ad Ostia; oggi sono stato a Tibuli.
IMPERATIVO
;Sie tu, sia lui. Plurale: ;siamo, siate, siano.
Sarai tu, sarà lui. Plurale: ;saremo, ecc.
OTTATIVO
;Dio ch 'io fussi, tu fussi, lui fusse. Plurale: ;fussimo, fussi, fussero.
Dio ch'io sia, sii, sia stato. Plurale: ;siamo, siate, siano stati.
Dio ch'io fussi, fussi, fusse stato. Plurale: ;fussimo, fussi, fussero stati.
Dio ch'io sia, sii, sia. Plurale: ;siamo, siate, siano.
SUBIENTIVO
;Bench'io, tu, lui sia. Plurale: ;siamo, siate, siano.
Bench'io fussi, tu fussi, lui fusse. Plurale: ;fussimo, fussi, fussero.
Bench'io sia, sii, sia stato. Plurale: ;siamo, siate, siano stati.
Bench'io fussi, fussi, fusse stato. Plurale: ;fussimo, fussi, fussero stati.
;Bench'io sarò, sarai, sarà stato. Plurale: ;saremo, sarete, saranno stati.
E usasi tutto l'indicativo di questo e d'ogni altro verbo, quasi come subientivo, prepostovi qualche una di queste dizioni: ;se, quando, benché, e simili. E dicesi: ;bench'io fui; se e' sono; quando e' saranno.
INFINITO
;Essere, essere stato.
GERUNDIO
;
Essendo
PARTICIPIO;
Essente
Dirassi adonque, per dimostrare el passivo: ;Io sono stato amato; fui pregiato; e ;sarò lodato; tu sei reverito.
Hanno e' Toscani certo modo subientivo, in voce, non notato da e' Latini; e parmi da nominarlo asseverativo, come questo: ;Sarei, saresti, sarebbe. Plurale: ;saremo, saresti, sarebbero.
E dirassi così: ;Stu fussi dotto, saresti pregiato. Se fussero amatori della patria, e' sarebbero più felici.
SEQUITANO E' VERBI ATTIVI
Le coniugazioni de' verbi attivi in lingua toscana si formano dal gerundio latino, levatone le ultime tre lettere ;ndo, e quel che resta si fa terza persona singulare indicativa e presente. Ecco l'essemplo: ;amando levane ;ndo,; resta ;ama; ;scrivendo resta ;scrive.;
Sono adonque due coniugazioni: una che finisce in ;a, l'altra finisce in ;e.
Alla coniugazione in ;a, quello ;a si muta in ;o, e fassi la prima persona singulare indicativa e presente; ;e mutasi in ;i, e fassi la seconda; e così si forma tutto il verbo, come vedrai la similitudine qui, in questo esposto:
INDICATIVO
;Amo, ami, ama. Plurale: ;amiamo, ;amate, amano.
Amavo, amavi, amava. Plurale: ;amavamo, amavate, amavano.
<;Amai, amasti, amò. Plurale: ;amamo, amasti, amarono>.
;Ho, hai, ha amato. Plurale: ;abbiamo, avete, hanno amato.
;Amerò, amerai, amerà. Plurale: ;ameremo, amerete, ameranno.
In questa lingua ogni verbo finisce in ;o la prima indicativa presente, e in questa coniugazione prima, finisce ancora in ;o la terza singulare indicativa del preterito.
Ma ècci differenza, ché quella del preterito fa el suo ;o longo, e quella del presente lo fa ;o breve.
IMPERATIVO
;Ama tu, ami lui. Plurale: ;amiamo, ;amate, amino.
Amerai tu, amerà colui. Plurale: ;ameremo, ecc.
OTTATIVO
;Dio ch'io amassi, tu amassi, ;lui amasse. Plurale: ;Dio che noi amassimo, voi amassi, loro amassero.
Dio ch'io abbia, tu abbi, lui abbia amato. Plurale: ;Dio che noi abbiamo, abbiate, abbino amato.
Dio ch'io avessi, tu avessi, lui avesse amato. Plurale: ;Dio che noi avessimo, avessi, avessero amato.
Dio ;ch'io, tu, lui ami. Plurale: ;amiamo, amiate, amino.
SUBIENTIVO
;Bench'io, tu, lui ami. Plurale: ;amiamo, amiate, amino.
Bench'io, tu amassi, lui amasse. Plurale: ;amassimo, amassi, <amasse>ro.
Bench'io abbia, abbi, abbia amato. Plurale: ;abbiamo, abbiate, abbino amato.
Bench'io avessi, tu avessi, lui avesse amato. Plurale: ;avessimo, avessi, avessero amato.
Bench'io arò, arai, arà amato. Plurale: ;aremo, arete, aranno amato.
ASSERTIVO
;Amerei, ameresti, amerebbe. Plurale: ;ameremo, ameresti, amerebbero.
INFINITO
;
Amare, avere amato.
GERUNDIO
;
Amando.
PARTICIPIO
;
Amante.
Vedi come a e' tempi testé perfetti e al futuro del subientivo mancano sue proprie voci, e per questo si composero simile a' verbi passivi: el suo participio co' tempi e voci di questo verbo ;ho, hai, ha.
Qual verbo, benché e' sia della coniugazione in ;a, pur non sequita la regola e similitudine degli altri, però che egli è verbo d'una sillaba, e così tutti e' monosillabi sono anormali.
Né troverrai in tutta la lingua toscana verbi monosillabi altri che questi sei: ;Do; Fo; Ho; Vo; Sto; Tro. Porremogli adonque qui sotto distinti.
Ma, per esser breve, not;amo che e' sono insieme dissimili ne e' preteriti perfetti indicativi, e ne' singulari degli imperativi, e nel singulare del futuro ottativo, ne' quali e' fanno così:
DO: ;diedi, desti, dette. Plurale: ;demo, desti, dettero.
FO: ;feci, facesti, fece. Plurale: ;facemo, facesti, fecero.
HO: ;ebbi, avesti, ebbe. Plurale: ;avemo, avesti, ebbero.
VO: ;andai, andasti, andò. Plurale: ;andamo, andasti, andarono.
STO: ;stetti, stesti, stette. Plurale: ;stemo, stesti, stettero.
TRO: ;tretti, traesti, trette. Plurale: ;traemo, traesti, trettero.
In tutti e' verbi, come fa la seconda persona singulare del preterito, così fa la seconda sua plurale; come ;amasti, desti, leggesti.
DO:; da tu, dia lui.
FO:; fa tu, faccia lui.
HO:; abbi tu, abbia lui.
VO:; va tu, vada lui.
STO:; sta tu, stia lui.
TRO:; tra tu, tria lui.
DO: ;Dio ch'io dia, tu dia, lui dia.
FO:; faccia, facci, faccia.
HO:; abbia, abbi, abbia.
VO:; vada, vadi, vada.
STO:; stia, stii, stia.
TRO: ;tragga, tragghi, tragga.
SEQUITA LA CONIUGAZIONE IN ;e.
Questa si forma simile alla coniugazione in ;a. Mutasi quello ;e in ;o, e fassi la prima presente indicativa. Mutasi in ;i, e fassi la seconda, come qui: ;leggente e ;scrivente, levatone ;nte, resta ;legge, scrive; onde si fa ;leggo, leggi, leggeva, leggerò, ecc. Solo varia dalla coniugazione in ;a in que' luoghi dove variano e' monosillabi. Ma questa coniugazione in ;e varia in più modi, benché comune faccia e' preteriti perfetti indicativi in ;-ssi, per due ;s, come: ;leggo, ;lessi; scrivo, scrissi. Ma que' verbi che finiscono in ;-sco fanno e' preteriti in ;-ii per due ;i, come ;esco, uscii; ardisco, ardii; anighittisco, anighittii. Ma, per più suavità, nella lingua toscana non si pronunziano due iunte vocali. Da questi verbi si eccettuano ;cresco ed e' suoi compositi, ;rincresco, accresco, e simili, quali finiscono, a' preteriti perfetti, in ;-bbi, come ;crebbi, rincrebbi.
Item, nasco fa ;nacqui, e ;conosco fa ;conobbi. E; que' verbi che finiscono in ;mo fanno e' preteriti in ;-etti, come ;premo, premetti;; e quei che finiscono in ;do fanno e' preteriti in ;-si, per uno ;s, come; ardo, arsi; spargo, sparsi; eccetto ;vedo fa ;vidi; odo, udi'; cado, caddi; godo, godei e ;godetti. E quegli che finiscono in ;ndo fanno preteriti ;-si, per uno ;s:; prendo, presi; rispondo, risposi; eccetto ;vendo fa ;vendei e ;vendetti.
Sonci di queste regole forse altre eccezioni, ma per ora basti questo principio di tanta cosa. Chi che sia, a cui diletterà ornare la patria nostra, aggiugnerà qui quello che ci manchi.
Dicemo de' preteriti, resta a dire degli altri.
IMPERATIVO
;Leggi tu, legga colui.
OTTATIVO
Futuro singulare: ;Dio ch'io scriva, tu scriva, lui scriva. E così fanno tutti.
Verbi impersonali si formano della terza persona del verbo attivo in tutti e' modi e tempi, giuntovi ;si, come: ;amasi, leggevasi, scrivasi. Ma questo si suole trasporlo innanzi al verbo, giuntovi ;e', e dicesi: ;e' si legge; e' si corre; e massime nell'ottativo e subientivo sempre si prepone, e dicesi: ;Dio che e' s'ami; quando e' si leggera', e simile.
SEQUITANO LE PREPOSIZIONI
Di queste alcune non caggiono in composizione, e sono queste: ;oltre, sino, dietro, doppo, presso, verso, 'nanzi, fuori, circa.
Preposizioni che caggiono in composizione e ancora s'adoperano seiunte, sono di una sillaba o di più.
D'una sillaba sono queste:
DE: ;de' nostri; detrattori.
AD:; ad altri; admiratori.
CON:; con certi; conservatori.
PER:; per tutti; pertinace.
DI:; di tanti; diminuti.
IN:; in casa; importati.
Di, preposto allo infinito, ha significato quasi come a' Latini ;ut. E; dicono: ;Io mi sforzo d'essere amato.
Quelle de più sillabe sono queste:
SOTTO ;sottoposto
SOPRA ;sopraposto
e dicesi
ENTRO ;entromesso
CONTRO ; contraposto
Preposizioni quali s'adoperano solo in composizione:
;Re, sub, ob, se, am, tras, ab, dis, ex, pre, circum; onde si dice:; trasposi e ;circumspetto.
SEQUITANO GLI AVVERBI
;
Per e' tempi, si dice:; oggi, testé, ora, ieri, crai, tardi, omai, già, allora, prima, poi, mai, sempre, presto, subito.
Per e' luoghi, si dice: ;costì, colà, altrove, indi, entro, fuori, circa, quinci, costinci, e ;qui e ;ci, e ;ivi e ;vi. Onde si dice: ;Io voglio ;starci, io ci starò, pro ;qui; e ;verrovvi e ;io vi starò, pro ;ivi.
Pelle cose, si dice: ;assai, molto, poco, più, meno.
Negando, si dice: ;nulla, no, niente, né.
Affirmando, si dice: ;sì, anzi, certo, alla fe'.
Domandando, si dice: ;perché, onde, quando, come, quanto.
Dubitando: ;forse.
Narrando, si dice: ;insieme, pari, come, quasi, così, bene, male, peggio, meglio, ottime, pessime, tale, tanto.
Usa la lingua toscana questi avverbi, in luogo di nomi, giuntovi l'articolo, e dice: ;el bene, del bene, ecc.; qual cosa ella ancora fa degli infiniti, e dicono: ;el leggere, del leggere.
Ma a più nomi, pronomi e infiniti giunti insieme, solo in principio della loro coniunzione usa preporre non più che uno articolo, e dicesi: ;el tuo buono amare mi piace.
Item, a similitudine della lingua gallica, piglia el Toscano e' nomi singulari femminini adiettivi e aggiungevi ;-mente, e usagli per avverbi, come ;saviamente, bellamente, magramente.
INTERIEZIONI
Sono queste: ;hen, hei, ha, o, hau, ma, do.
CONIUNZIONI
Sono queste: ;mentre, perché, senza, se, però, benché, certo, adonque, ancora, ma, come, e, né, o, segi (sic).
;E congiunge; ;né disiunge; ;o divide; ;senza si lega solo a' nomi e agli infiniti. E dicesi: ;senza più scrivere;; tu e io studieremo; che né lui né lei siano indotti; ;o piaccia o dispiaccia questa mia invenzione.
E questo ;ne ha vario significato e vario uso. Se si prepone simplice a' nomi, a' verbi, a' pronomi, significa negazione, come qui: ;né tu né io meritiamo invidia. E significa ;in; ma, aggiuntovi ;l, serve a' singulari masculini e femminini; e senza ;l, serve a' plurali quali comincino da consonante. A tutti gli altri plurali, masculini e femminini si dice ;nel-; e quando ;s sarà preposta alla consonante, pur si dice: ;nello spazzo, nelle camere, ne' letti, nello essercito di Dario, negli orti.
E questo ;ne, se sarà subiunto a nome o al pronome, significa ;di qui, di questo, di quello, secondo che l'altre dizioni vi si adatteranno, come chi dice: ;Cesare ne va, Pompeio ne viene.
E questo ;ne, posposto al verbo, sarà o doppo a monosillabi o doppo a quei di più sillabe; e più, o significa interrogazione o affirmazione o precetto. Adonque, doppo l'indicativo monosillabo, la interrogazione si scrive, in la prima e terza persona, per due ;n, la seconda per uno ;n, come, interrogando, si dice: ;vonne io? va' ne tu? vanne colui? Nello imperativo si scrive la seconda per due ;n, e dicesi: ;vanne, danne. La terza si scrive per uno, e dicesi: ;diane lui, traggane. E questi monosillabi, la prima indicativa presente, affirmando, si scrive per due ;n, e dicono: ;fonne, vonne, honne.
Se sarà el verbo di più sillabe, la interrogazione e affirmazione si scrive per uno ;n in tutti e' tempi, eccetto la affirmazione in lo futuro, quale si scrive per due ;n, come dicendo: ;portera' ne tu? porteronne. E questo sino qui detto s'intenda per e' singulari, però che a' plurali si scrive quello ;ne sempre per uno ;n, come ;andiamone.
Non mi stendo negli altri simili usi a questi. Basti quinci intendere e' principi d'investigare lo avanzo.
E' vizi del favellare in ogni lingua sono o quando s'introducono alle cose nuovi nomi, o quando gli usitati si adoperano male. Adoperanosi male, discordando persone e tempi, come chi dicesse: ;tu ieri andaremo alla mercati. E adoperanosi male usandogli in altro significato alieno, come chi dice: ;processione pro ;possessione. Introduconsi nuovi nomi o in tutto alieni e incogniti o in qualunque parte mutati.
Alieni sono in Toscana più nomi barberi, lasciativi da gente Germana, quale più tempo militò in Italia, come ;elm, vulasc, sacoman, bandier, e simili. In qualche parte mutati saranno quando alle dizioni s'aggiungerà o minuirà qualche lettera, come chi dicesse: ;paire pro ;patre, e ;maire pro ;matre. E mutati saranno come chi dicesse: ;replubica pro ;republica, e ;occusfato pro ;offuscato; e; quando si ponesse una lettera per un'altra, come chi dicesse: ;aldisco pro ;ardisco, inimisi pro ;inimici.
Molto studia la lingua toscana d'essere breve ed espedita, e per questo scorre non raro in qualche nuova figura, qual sente di vizio. Ma questi vizi in alcune dizioni e prolazioni rendono la lingua più atta, come chi, diminuendo, dice ;spirto pro ;spirito; e massime l'ultima vocale, e dice ;papi, e ;Zanobi pro ;Zanobio;; credon far quel bene. Onde s'usa che a tutti gl'infiniti, quando loro segue alcuno pronome in ;i, allora si getta l'ultima vocale e dicesi: ;farti, amarvi, starci, ecc.
E, mutando lettere, dicono ;mie pro ;mio e ;mia, ;chieggo pro ;chiedo, ;paio pro ;paro, ;inchiuso pro ;incluso, ;chiave pro ;clave. E, aggiugnendo, dice ;vuole pro ;vole, ;scuola pro ;scola, ;cielo pro ;celo. E, in tutto troncando le dizioni, dice ;vi pro ;quivi, e ;similiter, ;stievi pro ;stia ivi.
Si questo nostro opuscolo sarà tanto grato a chi mi leggerà, quanto fu laborioso a me el congettarlo, certo mi diletterà averlo promulgato, tanto quanto mi dilettava investigare e raccorre queste cose, a mio iudizio, degne e da pregiarle.
Laudo Dio che in la nostra lingua abbiamo omai e' primi principi: di quello ch'io al tutto mi disfidava potere assequire.
Cittadini miei, pregovi, se presso di voi hanno luogo le mie fatighe, abbiate a grado questo animo mio, cupido di onorare la patria nostra. E insieme, piacciavi emendarmi più che biasimarmi, se in parte alcuna ci vedete errore.
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Edizione HTML a cura di: toniolo@iol.it Ultimo Aggiornamento:06/03/99 12.48