“…Ha ragione il padre dell’inviata del "Tg3" [Giorgio Alpi] quando dice che la figlia stava indagando sulle malefatte della Cooperazione italiana in Somalia, sui traffici di armi, e sulle connivenze dei servizi segreti (o almeno parte di essi) con strani personaggi in cerca di affari poco puliti sulle coste del Corno d’Africa e ipotizza che qualcosa di estraneo alla semplice rapina potrebbe essere alla base dell’omicidio...

Tutta la Somalia è piena di reperti della Cooperazione italiana….. prima di tutto la strada Garoe-Bosaso, poi la vicenda della perforazione di una quarantina di pozzi…

Riguardo alla strada Garoe-Bosaso viene alla luce uno strano episodio: nel 1987 la Techint, società con al vertice Gianfelice Rocca e Paolo Scaroni, cugino di Margherita Boniver [deputata del Psi, ndr], cui è affidato l’iter realizzativo, viene accusato di gravi illeciti da Davide Cafiero, uno dei suoi dirigenti a Mogadiscio. Dice Cafiero, in una causa di lavoro: "Mi hanno licenziato perché mi rifiutavo di firmare false attestazioni di avanzamento dei lavori necessarie per conseguire indebiti pagamenti dal ministero degli Affari esteri", la Techint immediatamente chiude la causa civile tacitando Cafiero con 55 milioni. Anche la querela contro il "Corriere della Sera" per un articolo sulla storia viene ritirata. Ma a Mogadiscio sostengono che quanto dichiarato da Cafiero era la prassi»…

Per quanto riguarda la realizzazione dei pozzi, la vicenda parte alla metà degli anni ’80. Il 31 ottobre 1985 e il 29 gennaio 1986 il Fondo aiuti italiani (Fai) affida alla Techint il compito di ingegneria e di direzione dei lavori per la realizzazione di queste opere per 22 miliardi di lire. La Techint ottiene questa concessione dal Fai e non può per legge appaltare i lavori a una sua società controllata. In accordo con il suo socio d’affari Ottavio Pisante, la Techint affida i lavori con contratto stipulato il 9 luglio 1986 all’Aquater spa del gruppo Eni, con intesa che quest’ultima avrebbe subappaltato il 50 per cento dei lavori alla società per azioni Ecologia. Il cui azionista di riferimento era Marcellino Gavio, sotto inchiesta per le tangenti Itinera, insieme a Gabriele Cagliari, poi presidente dell’Eni, tramite la Fimo. Il 16 settembre 1986 la società Aquater, presidente Antonio Chiavarino, e la società Ecologia, presidente Giuseppe Zaccheria e direttore generale Alberto Albertarella, stipularono un accordo in cui si conviene che a quest’ultimo per assolvere gli obblighi contrattuali, vengano assegnati 12.147.000.000 lire, circa il 50 per cento della commessa globale. Quello con Ecologia è soltanto un contratto-paravento perché viene formalizzato un atto di associazione in partecipazione in cui si sottoscrive che pur restando Ecologia formalmente titolare del contratto, in sostanza è l’Emit a gestire tutto, e che per tale attività riceverà il 75 per cento degli utili netti. Emit però appartiene al cento per cento al gruppo Acqua il cui presidente è Ottavio Pisante, arrestato per le tangenti sulle discariche e a sua volta legato alla Techint. Il gioco è fatto, la Techint, che ha ottenuto la commessa del Fai, di fatto si autoappalta metà dei lavori... I giudici di Monza, Dolci e Mapelli, trovano false fatture per coprire cespiti secondo uno schema noto, quello di aumentare i costi per creare un fondo occulto... Durante questo periodo di lavoro il figlio di Siad Barre, generale Masla Mohamed Siad (accusato più volte di girare il mondo in cerca di armi) viene in Italia, dove è ospite di Ottavio Pisante…”