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10 sett. 2000

Pagina 45

Battiato in Centrale
canto d'energia pulita

A Montalto di Castro il musicista siciliano ha
interpretato De André, Aznavour, Brel, Endrigo...

dal nostro inviato 


MONTALTO DI CASTRO - Niente futurismo, neanche un accenno all'Evtuscenko che esaltava in versi la "Centrale idroelettrica di Bratsk" (a proposito, perché non ambientare una volta quel meraviglioso poema in una vera centrale?). Ad aprire la serata, a due passi dal gioiello di famiglia dell'Enel, ci ha pensato Manlio Sgalambro, recitando versi focosi che evocavano D'Annunzio e Nietzsche, prima di lasciare la scena a Battiato, che ha a lungo amoreggiato con le canzoni del suo ultimo album, il viaggio sentimentale sviluppato attraverso le riletture di De André, Endrigo, Aznavour, Brel, Rolling Stones e altri.
Per Battiato, come ha confessato nel cocktail pomeridiano, era un ritorno sul luogo del delitto. Nei primi anni Settanta era qui a cantare, (come del resto c'era Chicco Testa che oggi dell'Enel è il presidente) chiamato dai radicali che protestavano per l'annunciata centrale nucleare, che come i meno giovani ricorderanno, fu occasione di una accesa battaglia, e una volta tanto vinta, nel senso che il progetto nucleare fu bloccato ancor prima di nascere (ne rimane una tetra vestigia di cemento armato).
Si ottenne in cambio una splendente centrale termoelettrica che oggi si erge come una impressionante cattedrale, un capolavoro di ingegneria steso lungo il litorale maremmano, dotata dei migliori servizi antinquinamento rintracciabili in Europa, e oggi adornata, con gusto neo-evidenzialista, da scritte che indicano tutto ciò che è possibile segnalare (caldaia, fumi, vapore, turbina...).
Scritte e concerti fanno entrambi parte di una nuova politica di immagine, e di apertura sul territorio delle zone occupate dalle centrali, espressa attraverso una serie di performance di vario genere culminata con l'invito a Battiato, che ha prontamente accettato, occupato com'è negli ultimi tempi a raccontare per suoni i "campi magnetici" e attratto da sempre, pur nella sua meditativa e cameristica ricerca, dalla potenza del lampo, dall'energia elettrica che genera suono e si trasforma in linguaggio.
Peccato che, dopo un luminoso pomeriggio di tramontana passato ad ammirare le torri svettanti della centrale, a ridosso di quei milioni di tubi che si intrecciano come un monumento alla scienza, il concerto si sia dovuto svolgere in un'arena poco discosta dalla centrale, ma leggermente infossata, così che alla sera, dietro le canzoni di Battiato non si poteva vedere la centrale illuminata, impareggiabile scenografia che avrebbe dato ben altra suggestione alla serata.
Il suono delle macchine, ci hanno spiegato gli allestitori, avrebbe coperto quello del concerto, visto che non si trattava di una smargiassata rock, ma di un concerto strutturato con due tastiere e un quartetto d'archi. Tant'è, senza soffrire troppo per la mancata scenografia, le tre-quattromila persone accorse al richiamo di Battiato hanno pienamente goduto il concerto, composto dalle cover di cui abbiamo già detto, e da una nutrita scelta dei suoi classici, da "E ti vengo a cercare" a "Centro di gravità permanente" da "La cura" (forse la sua più bella canzone dei tempi recenti) a "I treni di Tozeur".
Poca elettricità, tanta delicatezza e gusto, un trionfo d'archi e cori preregistrati, e in più il debutto di Sgalambro come cantante, sfacciatamente interprete di "La mer" di Charles Trenet e di "La vie en rose", così come stentoreo declamatore di versi baudelairiani per introdurre "Invito al viaggio" cantato questa volta dal compagno di strada che lo ha condotto per mano sulle vie dello spettacolo. Curiosamente, dopo tanti anni di collaborazione, Battiato e Sgalambro si danno ancora del lei, segno di un rispetto antico, d'altri tempi, alla base di un sodalizio decisamente unico nel mondo della canzone.
Nel frattempo, a suo modo, la centrale, coi suoi sbuffi, i suoi ronzii, le sue fumate, le pompe che succhiano incessantamente acqua dal mare, svolgeva il suo concerto parallelo.

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