Comitato per il NO
della città di Firmo
Al Ministero dell'Ambiente
Servizio V.I.A.
Via Cristoforo Colombo 44 Roma
Fax n° 06 57 22 50 98
Oggetto: Installazione centrale termoelettrica di Altomonte (CS)
Lo scrivente comitato, costituito da cittadini del Comune di Firmo, confinante con il
comune di Altomonte e immediatamente adiacente al sito di futura ubicazione della centrale
in oggetto, dichiara con la presente il proprio dissenso circa l'installazione della
stessa.
Le motivazioni di tale dissenso si basano su considerazioni che riguardano non tanto la
valutazione dell'impatto che di per sé la centrale determinerebbe nei singoli settori
ambientali (flora, fauna, habitat, suolo, acqua ecc.) quanto il bilancio ambientale
complessivo derivante dal rapporto costi/benefici, a nostro parere negativo, che ne
deriverebbe per il nostro paese.
Presa infatti visione del S.I.A., si è avuto modo di constatare che per molti aspetti la
messa in opera di detta centrale, essendo previsto l'impiego di una tecnologia di ultima
generazione ad elevato rendimento, consente di ottenere la minimizzazione dell'impatto
ambientale per unità di energia prodotta.
Lo studio riporta infatti valori previsti delle concentrazioni di ossidi di azoto e di CO
che risultano più bassi rispetto ai limiti imposti dalla normativa vigente.
Ci sembra però opportuno sottolineare che, per quanto di nostro stretto interesse, i
valori di NO2, in termini di 98° percentile, previsti per il centro urbano di Firmo,
risultano ben più alti rispetto alle altre località interessate e in particolare di
circa 2 1/2 volte i valori previsti per il centro urbano di Altomonte che (senza nota
polemica!) è il comune che ospiterebbe la centrale stessa!
E' riportato altresì che, non essendo gli NOx a concentrazioni elevate e non essendoci
emissioni di ossidi di zolfo, con cui essi interagirebbero sinergicamente, l'effetto
negativo sulla vegetazione sarebbe irrilevante.
Tuttavia i rilevamenti anemometrici sono stati effettuati sulla base dei dati forniti dai
punti di rilevamento distanti dalla zona del sito della centrale di oltre 50 Km, non
essendo disponibili in loco stazioni meteorologiche alle quali fare riferimento. Ciò pone
un serio dubbio circa la fascia di sicurezza riguardo la caduta al suolo degli Nox.
E' opportuno, inoltrte, sottolineare che non è riportata la previsione dell'eventuale
formazione di ozono troposferico che si formerebbe dagli Nox: come noto ( rilev.
Bibliog.1, 2, 3,) l' NO, in particolare, rappresenta uno dei principali precursori nella
formazione dello smog fotochimico di cui l'ozono costituisce il rappresentante più
tristemente noto.
Le condizioni estive di alta temperatura ed elevato irraggiamento della località di
interesse, in presenza dei precursori NO e idrocarburi come quelli derivanti dal traffico
o di origine naturale (BVOC's) emessi dalle piante stesse, rappresentano i fattori
responsabili della formazione di ozono.
Si potrebbe addurre che comunque le basse concentrazioni di precursori (i.e. NOx) emessi
causerebbero altrettanto basse concentrazioni di O3 (da verificare comunque!).
E' da notare però che gli effetti degli inquinanti che si esplicano direttamente sulla
vegetazione e sia direttamente che indirettamente (catena trofica tra 1° livello e
successivi) sulla fauna, sono alquanto diversificati a seconda delle concentrazioni di
inquinanti.
Nella fattispecie è noto dalla letteratura che dosi croniche di ozono corrispondenti a
concentrazioni basse per tempi prolungati di esposizioni inducono una minore assimilazione
di CO2 (dovuto a interferenze negative sull'attività fotosintetica), e quindi una minore
produttività da parte delle piante ( ril. Bibliog. 4,5,6,7).
Da questo quadro emerge che le concentrazioni di inquinanti emessi verrebbe a determinare
sia da un punto di vista naturalistico che economico, vista la prevalenza di colture
agrarie presenti nelle zone circostanti il sito, un impatto negativo.
L'eventuale beneficio in termini occupazionali complessivamente di esigua entità
(trattandosi di una centrale di 800 MW) o il beneficio derivante dalla
"cogenerazione" verrebbero pertanto inficiati dall'impatto negativo pocanzi
riportato.
E' inoltre da considerare che, seppure l'impatto sia giudicato basso in base agli standard
di legge, per quanto riguarda l'inquinamento atmosferico, il rumore, l'inquinamento
elettromagentico ecc., sembra significativo il peggioramento rispetto ai livelli
preesistenti riferendosi sia ai livelli medi presenti sul territorio (es. rumore) sia ai
livelli del centro urbano di Firmo (es. concentrazioni di NOx in termini di
98°percentile).
Va considerata inoltre la spiccata vicinanza al corso d'acqua (Fiume Tiro) per il quale in
base alla L 431/85 dev'essere osservata una fascia di 400 m (zona a vincolo) che stando
alla ubicazione riportata nella mappa sembrerebbe non completamente rispettata.
Inoltre il S.I.A., nel considerare modesta la presenza di numerose abitazioni al limite
della zona industriale, non fa menzione dei tanti nuclei abitativi posti nelle immediate
vicinanze del sito della centrale come si evince ad un esame obiettivo del territorio.
E per ultimo, non per importanza, andrebbe posta maggiore attenzione all'aspetto
paesaggistico per il quale il S.I.A. riporta un impatto di livello "medio", che
quindi per definizione è "non trascurabile", ma che viene giudicato tale da
apportare contenute modifiche al paesaggio circostante (giudizio di discutibile
oggetività!).
In questo senso si ritiene quantomeno inopportuno che una delle vie naturali per
l'ingresso nel Parco Nazionale del Pollino (S.S 534 di Cammarata e Stombi) sia compromessa
dalla presenza della centrale che sarebbe visibile per buona parte di detto percorso.
A ciò si aggiungano le forti preoccupazioni sollevate da molti
cittadini e lavoratori di Firmo, e dagli agricoltori della zona, sulle ripercussioni di
una presenza di tale centrale con lo sviluppo agro-alimentare della Piana di Sibari e sui
progetti per la certificazione di qualità (ISO 9002, D.O.C. e D.O.P.) in fase di
realizzazione.
Basti ricordare che la stessa Agenda 2000 ed il P.O.R. Calabria,
individuano la zona di Sibari-Cammarata come zona agricola di eccellenza e dunque in grado
di ricevere i più congrui contributi da parte dell'Unione Europea per lo sviluppo della
filiera agro-alimentare, avendo la stessa zona il prodotto interno lordo più alto di
tutta la Calabria, grazie allo sviluppo dell'Agricoltura fin da tempo perseguito e con
fatica realizzato.
Nel corso di questi mesi ci siamo fatti un'idea, abbiamo cercato di
esprimere i dubbi non soltanto di natura ambientale o di danno alla salute ma anche i
costi che dovrebbero sopportare le aziende agricole della piana di Cammarata in termini di
qualità dei prodotti e conseguentemente di vendita degli stessi e forse anche di
riduzione del personale.
Nel mercato globale, vengono sempre più valorizzate le realtà locali capaci di ottenere
i cosiddetti marchi di qualità (dalle certificazioni di qualità ai marchi D.O.C.,
D.O.P., etc.).
Ci chiediamo se a ciò possano aspirare delle aziende agro-alimentari situate in zone a
rischio di inquinamento elettromagnetico.
Le preoccupazioni del comitato per il No, sono d'altra parte suffragate
dalle posizioni assunte dalle organizzazioni di categoria (Coldiretti, Confagricoltura e
Cia), dalle associazioni degli agricoltori della piana di Sibari-Cammarata e dalle
rapprasentanze sindacali dei lavoratori del comparto agricolo, come si evince dal
documento allegato alla presente.
Grati sin da ora per la cortese attenzione rivoltaci, si coglie l'occasione per porgere i
più distinti saluti.
FIRMO ...............
Il Comitato
Alla presente si allegano:
* Elenco delle firme dei Cittadini aderenti all'iniziativa del Comitato per il NO.
* Rassegna stampa apparsa sui quotidiani locali sulla questione Centrale.
* Copia della deliberazione del consiglio comunale di Firmo: "Rinvio su parere
progetto di realizzazione Centrale".
* Copia documento delle associazioni di categoria degli imprenditori agricoli.
Bibliografia essenziale riportata:
1) Fowler D., Flechard C., Skiba U., Coile M. and Cape J.N. (1998)
- The atmospheric budget of oxidized nitrogen and its role in ozone formation and
deposition. New Phytologist , 139:11-23.
2) ALLEGRINI I., 1995. L'inquinamento dell'atmosfera nei centri
urbani ed industriali: problemi e prospettive. In: Problemi ambientali ed inquinamento, a
cura di Camiz S. e Gallo F., pp. 145-147.
3) Allegrini I., Coriello A., Febo C., Perrino C. 1991 - Chemical
transformation of atmospheric pollutants - In:Effects of atmospheric pollutants on climate
and vegetation - Proceeding of the Symposium Taormina 26-29 sett. 1991 pp 71-85.
4) FUHRER J., 1996. The critical level for effects of ozone on
crops, and the transfer to mapping. In Critical Level for Ozone in Europe: Testing and
Finalising the Concepts. UNECE Workshop Report, eds L. Karenlampi and L. Skarby, pp.
27-43. University of Kuopio, Department of Ecology and Environmental Science, Kuopio,
Finland.
5) FUHRER J., SHARIAT-MADARI H., PERLER H., TSCHANNEN W., GRUB A.,
1994. Effects of ozone on managed pasture II, Yield, species composition, canopy
structure, and forage quality. Environmental pollution 86: 307-314.
6) FUHRER J., GRANDJEAN GRIMM A., TSCHANNEN W., SHARIAT-MADARI H.,
1992. The response of spring wheat (Triticum aestivum L.) to ozone at higher elevations.
II.Changes in yeld, yeld components and grain quality in response to ozone flux. New
Phitol. 121: 211-219.
7) Ashmore M.R. 1991 - Effects of air pollutants on agricultural
crops- In: Effects of atmospheric pollutants on climate and vegetation - Proceeding of the
Symposium Taormina 26-29 sett. 1991 pp 205-206.
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