Indice

Capitolo 1

Capitolo 2

Capitolo 3

Capitolo 4

Capitolo 5

Capitolo 6

Capitolo 7

Capitolo 8

Capitolo 9

Una strana amicizia

 

 

Autrice: Bella64_g            Autrice: Bella64_g            Autrice: Bella64_g

 

 

 

 

 

 

 

Capitolo 1°

Giusy seduta davanti al suo computer guardava con aria assente dalla finestra; i pensieri nella sua testa non avevano forma. Non trovava gioia nell’osservare il sole che splendeva sulla sua città in una bella giornata di un ottobre stranamente caldo. Normalmente il tempo grigio caratterizzava l’autunno, mentre in questo periodo si susseguivano giornate soleggiate con temperature miti. Si era sempre definita una donna meteoropatica in quanto il suo umore andava di pari passo con le condizioni climatiche e quindi risultava sempre brillante con l’avvento del sole mentre piuttosto triste e dimesso con le classiche giornate uggiose ma ultimamente non era proprio più così perché il suo sorriso luminoso era sempre un po’ spento. Assorta, osservava le immagini del suo lavoro scorrere sul monitor senza che destassero il suo ben che minimo interesse quando all’improvviso il piccolo calendario da tavolo catturò la sua attenzione. Un lieve sorriso increspò le sue labbra perché notò il cerchietto rosso che aveva posto ad inizio anno intorno al giorno 28 ed allora considerò che tra pochi giorni sarebbero stati due anni che aveva conosciuto il suo amico speciale Carlo, pieno di tante virtù ma anche eterno indeciso. La loro conoscenza era avvenuta in una maniera un po’ insolita Quel giorno dell’Ottobre 2004 lei aveva un problema abbastanza grande con un applicativo su cui doveva operare e non riusciva a venirne a capo, ma essendo testarda cercava, arrampicandosi sugli specchi, di trovare da sola la soluzione, quando quasi con aria di sconfitta dovette ammettere a se stessa che stavolta qualcosa le sfuggiva e forse aveva bisogno d’aiuto, ma non sapeva davvero a chi rivolgersi. Spiego tutto al suo superiore il quale con quell'aria tranquilla, che lo contraddistingueva, le prospetto la possibilità di metterla in contatto telefonico con un suo amico che svolgeva lo stesso suo lavoro nella sede di un’altra città. Per circa mezz’ora il suo capo decantò le qualità di questo collega facendolo sembrare un superman dell’informatica. La cosa un po’ la irritò ma alla fine, anche se storcendo il muso perchè non le andava molto a genio parlare con uno sconosciuto, dovette con coscienza riconoscere che non si poteva fare diversamente vista la scadenza incombente e la necessità per lei di finire in fretta il lavoro considerato la sua imminente partenza per passare il weekend in arrivo con il suo boy. Si sedette comoda sulla poltrona di fronte al suo superiore e, mentre aspettava che i due uomini finissero la loro amabile chiacchierata, nella sua mente comparivano vari aggettivi per definire al meglio il “sapientino” con cui doveva lavorare.  Ad un certo punto le fu passata la cornetta in modo tale da poter interloquire direttamente con questo “esperto cervellone”, sicuramente perfettino ed antipatico, così come lo stava immaginando lei. Nel momento stesso in cui lui si presentò lei, che era una gran ciarliera, rimase un attimo senza parole. Sgomento! Che voce giovanile e da brivido aveva il suo interlocutore, penso la donna. Dopo i soliti convenevoli di presentazione s’immersero nel lavoro per cercare di capire dove fosse situato l’inghippo da rimuovere. Altro che banale errore, come lei aveva sospettato aveva sbagliato completamente l’impostazione preliminare quindi bisognava ricominciare tutto dall’inizio. Per due giorni fecero una full immersion; lui paziente la seguiva passo dopo passo, lei invece sembrava rincretinita, poiché si distraeva con una facilità non sua, ma si sentiva come un bullone attratto in maniera sfacciata dalla sua voce tanto da considerarlo una calamita. Ogni tanto partivano battute spiritose per ridere un po’ ed anche piccole domande personali per conoscere qualcosa l’uno dell’altro. Carlo le disse di essere sposato ed avere due splendide figlie e da come ne parlava si capiva che adorava immensamente le sue bambine. Ciò colpì piacevolmente Giusy, come donna aveva molta considerazione di  un uomo che ama tanto i propri figli poiché riteneva questa una dote fondamentalmente per essere una brava persona con cuore ed anima. Lei accennò alla sua separazione ed al fatto che in quel momento aveva una relazione con una persona più giovane. Nonostante il lavoro era snervante passarono ore piacevoli scandite anche da continue risate che sgorgavano spontanee.  Era rimasta incredibilmente sorpresa non solo dall’intesa creatasi tra loro ma anche di aver trovato finalmente un collega molto competente cosa che fino a quel momento non l'era mai capitata, di solito risultava essere sempre lei l’esperta in tutto. Sensazione piacevole avere qualcuno a cui potersi appoggiare a livello lavorativo visto che tutto quello che lei aveva appreso nel corso degli anni era solo frutto del fai da te. Aveva imparato molto con la sua determinazione e la voglia di sapere che la contraddistingueva dagli altri colleghi. Lei si applicava sempre al meglio con tutta se stessa, era molto importante per Giusy mettere passione in ogni cosa che faceva. D’altro canto era evidente che anche lui era uno che cercava di ottenere sempre il meglio. Per un attimo immaginò come sarebbe stato bello lavorare con lui e non solo. Accidenti uno strano pensiero le era balenato in testa, ma subito lo aveva ricacciato indietro dato l’immenso rispetto che aveva per il matrimonio e mai avrebbe potuto condividere nulla che non fosse stata solo amicizia con un uomo sposato.

 

 

 

 

 

 

 

Capitolo 2°

Finalmente arrivò il venerdì e con immensi sforzi di entrambi il lavoro si concluse rispettando la scadenza prevista. Si salutarono promettendosi di sentirsi presto. Giusy uscita dall’Ufficio corse dal parrucchiere per farsi bella, ma fece leggermente più tardi del previsto quindi arrivò a casa trafelata per finire di preparare le ultime cose prima della partenza. Era elettrizzata all’idea di rivedere il suo uomo dopo quasi tre settimane, gli era mancato, anche se lo sentiva di continuo telefonicamente. Una volta sul treno prese il libro che si era portata ed incominciò la lettura. Stranamente non riusciva a concentrarsi, le parole le sembravano prive di qualsiasi significato. All’inizio aveva imputato la cosa alla stanchezza accumulata nei giorni addietro, ma poi di colpo si rese conto che non era quella la motivazione della sua distrazione ma bensì una dolce risata che le rimbombava nelle orecchie. Il suo inconscio stava pensando a Carlo e ciò la infastidì un po’. Cerco di ricacciare indietro quegli strani pensieri che le balenavano nella testa e che oltretutto non erano neanche innocenti. Chiuse il libro, si mise le cuffiette ed iniziò ad ascoltare la musica visto che era l’unica cosa che veramente la rilassava. Lentamente scivolò in un sonno leggero tempestato di strani sogni dove l’immagine del suo uomo si mescolava a quella immaginaria, considerando che non lo aveva mai visto, del suo nuovo amico. Quando il treno entrò in stazione lei era già pronta davanti alla porta del vagone per scendere sapendo che Francesco la stava aspettando sul binario. Appesa i loro sguardi s’incrociarono un dolce sorriso illuminò i loro volti. Lei lasciò la valigia e corse verso quel dolce ragazzo che la strinse a se sollevandola leggermente, facendola volteggiare riempiendola di baci. Tutti chi occhi dei viaggiatori erano fissi su di loro; eh no, non passavano inosservati. Lui alto, moro con occhi neri come la pece, carnagione olivastra, bello come il sole; lei piccolina, capelli tutti sparati corti e rossi come il mogano. Erano una coppia strana, sicuramente si notava anche la differenza di età visto che la donna aveva più anni di lui, ma a loro non era mai importato nulla dei giudizi altrui e vivevano al meglio la splendida relazione che portavano avanti da diverso tempo. L’uomo caricato il trolley in macchina si soffermò a baciarla facendole passare un brivido lungo la schiena. Mentre percorrevano la strada che li conduceva al loro nido d’amore lui le raccontò gli sviluppi del suo lavoro. Arrivati all’albergo la titolare riconoscendoli gli consegno la chiave della camera. Oramai erano clienti e come tali venivano considerai quindi era loro assegnata sempre la stessa suite. Una volta entrati Francesco non le diede neanche il tempo di disfare i bagagli, la spinse sul letto, gli si adagiò sopra e tenendole il viso tra le mani sussurrò parole dolci e piene d’amore. Stringendola a sé le confessò che gli era mancata tantissimo ed era stata dura questa volta starle lontano. Giusy era affascinata dai suoi modi, delicati, ma allo stesso tempo autorevoli, lui era un giusto mix tra dolcezza e passionalità; sapeva sempre come trattarla ed aveva fatto un’opera incredibile con lei: farla finalmente sentire una donna. Secondo l’uomo lei aveva una carica sensuale notevole ed il fatto che era spontanea rendeva il tutto ancora più eccitante. Ad un tratto la fece alzare posizionandola di fronte e la cominciò a spogliare piano passando lingua e labbra in ogni centimetro del suo corpo che in precedenza era coperto dai vestiti. Lei era tutto un fremito, la testa svuotata da ogni pensiero, unico obiettivo raggiungere l’orgasmo, anche se era lui che dettava i tempi. L’adagiò sul letto e cominciò una lenta e dolce tortura, la portava fino quasi al limite e poi si fermava un po’. Questo gioco gli piaceva da impazzire, vederla eccitata implorarlo di possederla lo faceva sentire un Dio invincibile, dispensatore di piacere. Quando capì che lei arrivata quasi alla follia la penetrò e di colpo tutto esplose in una miriade di sensazioni incredibili. E come dopo la tempesta arrivò la quiete e loro riposarono abbracciati. Quella sera lui aveva in serbo una sorpresa per lei, aveva prenotato un ristorantino su una scogliera dove avrebbero cenato a lume di candela. Si prepararono con cura e quando arrivarono nel locale Giusy percepì che qualcosa di particolare sarebbe accaduto di li a poco e di colpo fu assalita dall’inquietudine; aveva paura delle sue sensazioni poiché raramente si sbagliava. Mangiarono divinamente, pesce fresco a volontà e bevvero vino di ottima qualità. Quando arrivarono alla fine di quella cena luculliana Francesco prese le sue mani e guardandola negli occhi le disse: “Giusy devo dirti una cosa molto importante”. Lei aveva la testa che le pulsava, come sempre pensò le sue sensazioni non avevano sbagliato; avrebbe voluto fermarlo, non voleva ascoltare nulla, ma invece lui continuò: “Io ti amo, non so come sia successo, ma mi sono davvero innamorato di te. So bene che tra noi c’è abbastanza differenza di età, ma ciò non è mai stato un problema”. La donna lo guardò con aria stralunata e non riuscì a far uscire alcun suono dalla bocca ed allora il ragazzo continuò: “ Tu mi vuoi un bene dell’anima, non ti sto chiedendo di amarmi nella stessa misura in cui io amo te, ma volevo che tu sapessi quali sono i miei sentimenti per te”. Giusy finalmente parlò: “ Fran ascolta, sarebbe immensamente facile per me innamorarmi di te. Sei dolce, passionale, premuroso e bellissimo. Mi fai sentire una donna speciale, mi tratti sempre come una regina. Con te ho provato sensazioni di cui non sapevo neanche l’esistenza. Mi sono imposta di non andare mai troppo oltre con i sentimenti perché sarebbe stata la nostra rovina. Sai benissimo che non potremmo mai avere un futuro insieme quindi cerchiamo di vivere la nostra storia giorno per giorno. Con questo non voglio dire che tu mi sei indifferente, ma non posso permettermi d’innamorarmi di te, con il tempo ne uscirei distrutta”. L’aria di colpo si fece pesante ed il silenzio scese tra loro. Giusy gli carezzo il viso con infinita dolcezza ed il ragazzo accostò le labbra a quelle di lei e mentre la baciava, incurante degli sguardi delle persone sedute vicino, le sussurrò: “Ti amerò sempre perché tu sei una donna speciale, fortunato sarà l’uomo che un giorno avrà il tuo cuore”.

 

 

 

 

 

 

 

Capitolo 3°

L’ultimo giorno di permanenza accadde qualcosa che modificò il loro rapporto. Giusy e Fran stavano giocando a carte sul letto tra risate e sfottò quando all’improvviso lei sbagliò a chiamarlo, usò il nome “Carlo”. Sul volto del ragazzo si spense il sorriso e di colpo smise di parlare. Lei si mortificò in silenzio avendo capito di aver commesso un errore madornale cui non sapeva come rimediare. Non riusciva a capire come ciò era potuto accadere ma più che altro il perché del suo lapsus. Lui si alzo dal letto, si mise davanti alla finestra, fece un gran sospiro, a voce bassa stranamente calma e senza voltarsi verso la donna chiese: “Posso sapere chi è questo Carlo oppure pensi che sia normale chiamarmi con il nome di un altro uomo? Mi stai nascondendo qualcosa della tua vita? Frequenti questa persona a mia insaputa? Abbiamo instaurato la nostra relazione sulla fiducia e la massima trasparenza e tu mi fai un torto simile? Cosa credi che non ci siano ragazze che vorrebbero stare con me? Da quando ci siamo messi insieme non ho sfiorato più una donna perché ho messo te al centro della mia vita ed ora sono davvero frastornato”. Giusy non riusciva ad arrestare quel fiume di domande che peraltro erano molto legittime e quando lui si fermò nel parlare, lei si avvicinò a lui cingendogli la vita con le braccia, gli poggiò il viso sulla schiena e con voce tremula cominciò a dare spiegazioni: “Sbagli Fran a pensare queste cose, sai benissimo che sono un tipo fedele. Non ho nessuna relazione oltre quella con te e non sarei mai capace di mentirti. Carlo è solo un collega di lavoro che ho conosciuto da poco e con cui sono stata molto a contatto in questi ultimi giorni ma solo telefonicamente. Mai visto di persona, lui lavora in un’altra città, è sposato ed ha la sua vita che nulla ha a che fare con la mia. Non so perché mi sia uscito il suo nome, ma credo che ciò sia avvenuto poiché come ti ho detto pocanzi abbiamo passato molto tempo insieme. Cucciolo se mai dovesse avvenire che trovo un altro uomo con cui pensassi di poter stare meglio che con te sai benissimo che il primo cui lo direi sei tu, ho troppo rispetto sia di te sia di me”. Lui si voltò, notò sul volto della compagna il dispiacere per l’accaduto, l’abbracciò e cominciò a baciarla con foga passionale mista a rabbia come se volesse punirla. Giusy comprese lo stato d’animo del suo uomo e lo lasciò fare, doveva scaricare in qualche modo la rabbia che aveva provato e poi, in effetti, si sentiva un po’ colpevole perchè dovette ammettere a se stessa il pensiero di carlo ogni tanto faceva capolino nella sua mente. Si ripromise di tenerlo, con ogni mezzo, fuori della sua vita perché non voleva ferire Fran in nessun modo. L’uomo la spogliò lì davanti alla finestra, la distese sullo scrittoio della suite e le fece perdere ogni controllo fino a, quando lei iniziò a gridare di piacere. Allora lui la penetrò con forza come se la volesse punirla scaricando la tensione accumulata poco prima e per ricordarle che apparteneva solo a lui. Era molto possessivo e geloso con lei, la considerava proprietà privata ed essendo caliente la donna sapeva bene che non doveva provocarlo, per evitare anche la più benché minima reazione d’irascibilità. Quando raggiunsero l’apice del piacere, terminando con un orgasmo incredibile, lei soddisfatta pensò che in fondo le era piaciuto molto essere presa con foga. Sì anche in questo modo un po’ animalesco era stato meraviglioso fare l’amore.  Sicuramente tra loro c’era un’intesa sessuale molto elevata, sapevano entrambi come dare piacere al partners. In quel momento si chiese se sarebbe stato altrettanto bello e stimolante fare sesso con Carlo. Inorridì immediatamente a quella idea, ma solo perchè stava ricadendo di nuovo nell’errore e non voleva che il suo uomo si accorgesse del suo turbamento, poiché quella idea malsana aveva acceso ancor di più la sua voglia. Non aveva fatto i conti con la sensibilità percettiva del ragazzo, il quale aveva avvertito quel suo quasi impercettibile cambiamento e che fece finta di nulla perché voleva aspettare che fosse lei ad aprirsi. Quando la sera l’accompagnò alla stazione la strinse forte a se, abbracciandola le sussurrò tra i capelli: “Principessa qualcosa non va, sei agitata e strana. Non voglio essere petulante, ma forse è il caso che ti fai un’analisi accurata e poi mi informi di qual è il problema e se vuoi anche risolverlo. Tu sai che io ci sono sempre per te quindi rifletti con calma, ma non sfuggire da nessuna situazione che stai vivendo al tuo interno. Mi sono accorto che sei turbata, ombrata e non ho nessuna voglia di vederti soffrire o sentirti triste”. Lei fece per rispondere, ma lui glielo impedì chiudendole la bocca con un bacio travolgente. Sentì il sangue salirle nuovamente in testa, i suoi sensi s’infuocarono in un attimo; voleva, ma non poteva continuare quel bellissimo gioco d’amore, poiché il treno per riportarla a casa era già li. Fran vide il volto di Giusy rosso sconvolto dalla passione, sorrise con enorme soddisfazione, tolse le mani dai seni turgidi della donna, le abbassò la maglietta perché lei ansimava immobile come se fosse paralizzata. Le fece l’occhiolino dicendole: “Mia cara stella luminosa hai molto tempo per calmarti e pensare a noi sul treno ed io ti farò compagnia con il telefono. Ora però ricomponiti altrimenti tutti i viaggiatori capiranno che stavi facendo sesso prima di scendere dalla macchina. Sei davvero bella così eccitata e credimi sto facendo fatica a tenere le mani al mio posto, quando l’unica cosa che vorrei è possederti all’infinito”. L’accompagnò al binario per darle l’ultimo bacio e appena fu salita sul vagone andò via senza voltarsi, non sopportava gli addii. Lei con un magone nella gola, capì che qualcosa stava cambiando in lei, ma non sapeva ancora come e dove tutto ciò dove l’avrebbe portata. Per fortuna il suo scompartimento era vuoto così potette lasciarsi andare in un pianto dirotto per i diversi pensieri che la stavano assalendo; il dolore per aver dovuto lasciare come sempre quello spettacolo di ragazzo anche perché aveva la percezione che fosse l’ultima volta che lo vedeva e la paura per quella strana sensazione che stava nascendo in lei verso Carlo. Aveva davvero di che riflettere nei giorni a venire e nessuno poteva aiutarla, doveva trovare le risposte dentro di se.

 

 

 

 

 

 



Capitolo 4°

Le giornate trascorrevano abbastanza tranquille, Giusy sempre presa dalla mole di lavoro trovava sempre più piacevole andare in ufficio e ciò era dovuto allo scambio di e-mail giornaliero che aveva con Carlo ed inoltre cominciarono a telefonarsi spesso per risolvere questioni pratiche mettendo ognuno a disposizione dell’altro le proprie conoscenze professionali. Lei era sempre molto professionale cercando di acquisire da lui tutto il suo sapere e disponibile nel cercare le possibili soluzioni ai problemi che si presentavano loro ogni giorno. Lavoravano in una sintonia perfetta e spesso capitava di pensare e dire le stesse cose. Ma non era solo ciò, riuscivano a scherzare su tutto quindi molte loro telefonate erano all’insegna delle risate spontanee. Quando le capitava di pensare a lui faceva di tutto per ricacciare indietro le idee che le balenavano per la mente. Come sarebbe stato facile perdersi con un uomo simile, era proprio tutto ciò che lei aveva sempre desiderato, ma non era libero quindi non lasciava mai trasparire nulla perché non sarebbe stato per nulla giusto. Nel frattempo la situazione con Fran era in stallo, gli volevo bene e giorno per giorno capiva che doveva spingerlo lontano da se, doveva aiutarlo a guardare al futuro con una ragazza della sua età. Una sera che era sola in casa, seduta con le gambe incrociate sul divano, iniziò a ripercorrere gli ultimi mesi. La sua vita era cambiata in maniera incredibile, avevo preso decisioni molto importanti per star meglio e fondamentalmente ci era riuscita. Ora era abbastanza serena, ma dovette ammettere a se stessa che questo era anche grazie a quel ragazzo dolcissimo che non l’aveva mai abbandonata un attimo, le era stato vicino nei momenti duri in cui la disperazione l’assaliva e calde lacrime le solcavano il viso. L’aveva rincuorata, spronata ad andare avanti per la sua strada, a comprendere chi era lei come persona ma principalmente come donna e cosa doveva pretendere dalla vita perché valeva immensamente e quanto fosse importante la gioia e la dolcezza che trasmetteva con tutto il suo essere agli altri. Con una sigaretta in mano ed una birra nell’altra inizio a pensare a Carlo, all’intesa perfetta che c’era tra loro, ma di colpo il suo volto si oscurò e si maledisse quasi per farlo sempre intrufolare nei meandri della sua testa. Si chiese se fosse giusto lottare così tanto per evitare un qualsiasi coinvolgimento e scoppiò a ridere considerando che lui mai le aveva fatto intendere di pensare a lei come ad una donna né tanto meno che provasse anche una sola benché minima attrazione. Era inutile farsi seghe mentali per cose che non sarebbero mai avvenute, questo lei lo sapeva benissimo ma come evitare di immaginarlo tra le sue braccia mentre passeggiavano in riva al mare? Oppure mentre allegri facevano un giro per negozi provandosi ogni cosa venisse loro in mente? Lui era molto impenetrabile per la sfera privata quindi lei non poteva sapere se qualche volta gli capitava di pensarla. Ma come poteva capitare che pensasse tanto ad un uomo di cui non conosceva neanche i lineamenti somatici? Non era possibile che una voce potesse sconvolgere così tanto la sua vita eppure avrebbe dato chissà che cosa per associare un volto all’idea che si era fatta di lui. In questo campo non erano alla pari, poiché l’uomo conosceva bene lei, la ricordava dopo averla vita in alcune occasioni mentre Giusy quando cercava di mettere a fuoco le immagini di quel incontro aveva solo il vuoto nella sua mente. Avrebbe voluto che succedesse qualcosa di inatteso che anche solo involontariamente cambiasse le cose tra loro. In tutto questo turbine di strane sensazioni e domande senza una risposta Fran aveva percepito il cambiamento in lei e pian piano si stava staccando. Il giorno dopo arrivata in ufficio accese il PC e stranamente non trovò nessun messaggio di quel suo collega lontano; la cosa le suonava strana e l’insospettì, ma senza perdersi d’animo scrisse immediatamente lei un’e-mail. Dopo un paio d’ore passate nella vana attesa di una sua risposta decise di chiamarlo al telefono, ma proprio in quel momento comparve sul monitor l’avviso di ricezione posta. Aprì con molta frenesia quel messaggio e nel leggerlo rimase letteralmente senza parole; Carlo le comunicò che era un po’ giù perché si stava separando. Fissava con aria assente quello scritto provando emozioni molto contrastanti; da una parte tristezza per l’amico ma dall’altra gioia poiché sarebbe stato un uomo libero. Quest’ultimo pensiero la iniziò a sconvolgere assai perché intravide una sola piccola possibilità di poter avere qualcosa in più da condividere con quel uomo meraviglioso. Prese il telefono e lo chiamò immediatamente. Appena sentì la sua voce dall’altra parte le cominciarono a tremare le gambe, era ancora più sensuale con il timbro di accorato dispiacere. Parlarono per un pezzetto e lui si aprì abbastanza dicendole che era da tempo che stava pensando alla separazione e che aveva cominciato l’istruzione della pratica ancora prima che loro si conoscessero. Man mano che andavano avanti bella conversazione senza neanche accorgersene si trovarono a dirsi paroline dolci e calde con il respiro rotto dal trasporto. Di colpo il silenzio scese tra loro, avevano la mente sconvolta dalla passione incredibile ed irruente che era sfociata. Carlo si riprese per primo e con la sua solita dolcezza le disse: “Patata non sono libero di parlare qui in Ufficio, ti chiamo stasera prima di tornare a casa. Credo che abbiamo bisogno di tranquillità per dirci alcune cose e poi forse è il caso che ci riprendiamo un attimo visto che stiamo sul posto di lavoro” Giusy con la mente confusa riuscì solo a pronunciare un timido si quasi avesse paura di aver sognato. Lui percepì ciò e cambiando tono le sussurrò mille dolcezze che erano nettare per la sua linfa. Quando chiusero la comunicazione la donna andò in bagno a sciacquarsi il viso completamente rosso dall’emozioni che lui aveva scatenato in lei. Ecco ora sapeva che anche sotto l’aspetto sessuale pareva avessero un’intesa perfetta. Si sentiva strana, aveva il corpo che sembrava lava incandescente, tutto le bruciava e si sentiva un languore che partiva dal ventre fino a propagarsi ovunque. Capì inequivocabilmente che tra loro ci sarebbero presto state scintille. Riprese il lavoro, ma la sua testa andava per conto suo, non vedeva l’ora di sentirlo la sera e nell’attesa ci furono alcuni scambi di e-mail molto ma molto significative.

 

 

 

 

 

 

 


Capitolo 5°

Finalmente arrivò la sera e Giusy, nel frattempo che aspettava la telefonata di Carlo, prese a girare per casa come una trottola, sfaccendando per non pensare. Sentiva che sarebbe stato l’inizio di qualcosa di bello e particolare che avrebbe vissuto con quel uomo dolcissimo. Squillò il cellulare e comparve un numero che non conosceva, il cuore cominciò a battere freneticamente perché lei sapeva che era lui ed, infatti, il suono della sua voce le trafisse l’anima. L’attesa non era stata vana, con un fiume di parole Carlo le raccontò della sua decisione di lasciare la moglie, le sue motivazioni e dei tanti tentativi fatti per far funzionare il matrimonio. Giusy ascoltò in quasi assoluto silenzio fino a, quando lui cambiò discorso ed iniziò a parlare di loro due. Le spiegò esplicitamente che avrebbero dovuto aspettare che lui uscisse di casa per vedersi, non voleva complicazioni in sede di separazione, poiché non sarebbe stata una consensuale ma bensì una giudiziale visto che la moglie non voleva assolutamente perderlo e quindi solo dopo la prima udienza in Tribunale lui avrebbe fatto fagotto e sarebbe tornato, per il momento, a vivere dai suoi genitori. La donna espresse il suo accordo, capiva benissimo la situazione delicata in cui si trovava l’uomo e non voleva essere fonte di problemi. Prima di chiudere la telefonata Carlo cambiando tono di voce esclamò: “Patata credimi l’unica cosa che vorrei è stringerti tra le mie braccia, riempirti di baci, far l’amore con te fino a domani mattina e poi parlare per ore ed ore ma per il momento dobbiamo avere un po’ di pazienza e soprassedere ad un nostro incontro ma presto nulla c’impedirà di stare insieme”. La sua risposta fu: “Cucciolo tranquillo comprendo benissimo e so aspettare; adesso vai prima che si faccia tardi così almeno eviterai discussioni inutili in casa. Ti mando un bacio speciale che ti avvolge tutto e sognami stanotte”. Lui scoppiò in una fragorosa risata e sentenziò: “Se ti sogno credo che dormirò davvero poco, ma sicuramente sarebbe un dolce tormento. Baci patata, ci sentiamo domani”. Quella sera stessa Giusy decise di affrontare Fran, doveva assolutamente dirgli la verità. Si, lui aveva diritto di sapere quello che le stava capitando e ciò che provava per Carlo, sicuramente non l’avrebbe presa bene, ma non c’era altra scelta. Forse il ragazzo avrebbe sofferto un po’, ma lei non poteva soffocare il sentimento ed il trasporto che stava nascendo per l’altro uomo e d’altro canto non poteva tenere il piede in due staffe, non era da lei e non ne sarebbe mai stata capace. Presa dai sensi di colpa e dai rimorsi non attese che Fran la chiamò come al solito ma, fece lei la telefonata. Quando lui rispose, stupito per l’inattesa chiamata fuori programma, le gambe cominciarono a tremare, che compito ingrato aveva in quel momento, ma si fece coraggio ed iniziò a parlare: “Ciao Fran devo parlarti e per favore non interrompermi fino a quando non finisco. Quello che devo dirti non è facile e credimi mi dispiace, ma non ne posso fare a meno. Tu sai bene che siamo sempre stati sinceri l’uno con l’altro perché siamo di fatto due persone simili, leali e sincere quindi è arrivato il momento che io ti dica cosa mi sono accorta di provare per quel mio collega. Lui mi piace, mi ci trovo bene a parlare e non mi è indifferente neanche a livello fisico. Fino ad ieri ho cercato di nascondere e soffocare le mie sensazioni ma oggi è successo qualcosa d’inaspettato. Lui mi ha comunicato che si sta separando e qualcosa è cambiato tra noi. Non gli sono indifferente neanche io e la cosa non solo mi ha fatto piacere, ma mi ha portato a riflettere molto. Poiché voglio provare a vedere se le cose tra me e lui possono funzionare ho deciso che è meglio chiudere la nostra relazione. Non sono il tipo da stare con due uomini in contemporanea quindi per iniziare qualcosa con lui devo smettere di sentire te”. Aveva parlato tutto d’un fiato tanto era la paura di non farcela che quando si fermò iniziò a dubitare che lui avesse ascoltato tutto, poiché c’era assoluto silenzio al di là della cornetta ed allora con voce bassa chiese: “Fran ma ci sei?”. Il ragazzo con voce triste ed inespressiva le porse solo una domanda: “Ma lo ami?”. Per Giusy quella domanda fu un pugno allo stomaco, tutto si aspettava di sentire ma non quelle parole. Ebbe quasi il terrore anche solo di pensare a quella eventualità quindi con voce decisa esclamò: “No, credo proprio di No. Oddio non ci ho pensato e non voglio farlo ora. So solo che mi piacerebbe iniziare una relazione con lui. Ma tu non hai altro da dirmi?”. La risposta fu: “Hai detto tutto tu cosa dovrei aggiungere? Credo che oramai qualsiasi cosa io provi a dirti non sarei ascoltato. Quali sono i miei sentimenti per te lo sai ma non credo di poterti imporre nulla. Hai fatto la tua scelta e non mi rimane che accettarla ed augurarti tanta felicità, se poi in fondo riuscirai a trovarla con lui. Ricordati solo che io ci sarò sempre, ci tengo troppo a te e se Carlo ti farà soffrire se la dovrà vedere con me. Non tollero che qualcuno possa farti soffrire ancora, hai già dato abbastanza nella vita, ora meriti solo amore e dolcezza. Avrei voluto essere io l’uomo che ti rendeva felice, ma evidentemente per te non è così. Forse hai davvero bisogno di uno della tua età per ricominciare una vita nuova. Giusy perdonami ma ora credo di dover chiudere questa conversazione, sto troppo male per dire altro. Ciao Principessa, ci sentiamo presto”. Lei rimase a fissare il cellulare muto e calde lacrime le rigarono il viso. Si sentiva una bastarda pur sapendo in cuor suo che era la decisione migliore da prendere. Cavolo però come faceva male chiudere un capitolo della propria vita. Stanca di piangere, andò a dormire nella speranza di non aver fatto troppo danno nel cuore di quel ragazzo meraviglioso. Aveva passato un bel periodo con lui, ma ora sentiva di dover guardare avanti e Carlo, in quel momento, rispondeva perfettamente alle sue aspettative. Fu assalita nuovamente da un’idea ricorrente; come poteva sentire un trasporto così grande per una persona di cui non conosceva nemmeno il volto? Cosa sarebbe successo se al primo incontro non fosse scattata nessuna alchimia? Scaccio il pensiero dicendosi che presto avrebbe avuto le giuste risposte bastava pazientare ancora un po’ e chiudendo gli occhi crollò in un sonno agitato.

 

 

 

 

 

 

 


Capitolo 6°

L’occasione si presentò da lì a poco, poiché il suo capo organizzò un pranzo il 19 dicembre con lei ed altri colleghi, per festeggiare il compleanno e la festa di laurea della moglie, nella sua città, la stessa dove abitava Carlo. Anche l’uomo era stato invitato a quel pranzo, ma decise di non andare per evitare che tutti si accorgessero della loro attrazione, voleva e doveva evitare pettegolezzi considerata l’amicizia che legava la sua famiglia a quella del Direttore di Giusy. Un paio di giorni prima lei gli aveva chiesto se li avrebbe raggiunti almeno per il caffè per potersi conoscere, ma lui avevo declinato anche quella offerta adducendo come scusa gli impegni che aveva come osservatore arbitrale. La donna c’era rimasta un po’ male, ma essendo sempre molto comprensiva accettò di buon grado la decisione dell’uomo. La mattina della domenica partirono in cinque con la macchina di un collega per recarsi alla festicciola. Il viaggio fu piacevole, le ore passarono tra una risata ed una chiacchierata. Il tempo era davvero mite, un bel sole li accompagno per tutto il percorso. All’apparenza sembrava serena, ma dentro aveva un’agitazione che l’assaliva sempre più e non riusciva a capirne il motivo. Era cosciente che pur recandosi nella città di Carlo non l’avrebbe incontrato di sicuro, anche se, in cuor suo sperava ardentemente che lui le facesse una bella sorpresa arrivando all’improvviso, sarebbe stata la prima volta che lo vedeva. Quando giunsero sul posto il suo capo li stava attendendo vicino ad un bar al centro, offrì loro un buon aperitivo e gli indicò la piazza dove aspettare mentre prendevano le macchine per raggiungere la sua abitazione. Lei ed alcuni colleghi s’incamminarono verso la piazza curiosando tra le bancarelle prettamente natalizie che davano un’aria festosa e piena di colore a quella già splendida giornata invernale. Aveva indosso il suo solito cappotto di pelle alla Matrix, gli occhiali neri per nascondere gli occhi timidi e camminava con passo incerto dovuto agli stivali con i tacchi alti che mal si combinavano con la pavimentazione a blocchetti. Ad un certo punto alzo il viso, che aveva tenuto fino a quel momento fisso sulla strada, ed il suo sguardo incrociò quello di un uomo che passava di lì con la macchina, in una frazione di secondo capì che era Carlo. Lui accosto l’autovettura e scese senza mai togliere gli occhi dalla donna e si avvicinò con passo sicuro. Un battito d’ali ed i loro cuori sobbalzarono, l’uno di fronte all’altro e nulla più intorno, il tempo si fermò, la piazza era piena di gente, ma a loro sembrava vuota, tutto girava ed il vociare divenne musica dolce e soave che faceva da cornice all’inatteso incontro. Di colpo si ritrovarono l’uno nelle braccia dell’altro, il freddo non c’era più, svanito dal calore immenso sprigionato dalle mani che si toccavano. Salì dall’interno fino a divampare una passione insospettabile, l’adrenalina a mille, i battiti dei cuori impazziti, i visi vicini si sfiorarono, si toccarono e le labbra piegate in un lieve sorriso si cercarono. Tempesta pura si scatenò e le menti all’unisono capirono che pace avrebbero avuto solo, quando i loro corpi si sarebbero fusi. Le voci dei colleghi le giungevano ovattate, ma Giusy capì che doveva staccarsi da quel abbraccio e con enorme dispiacere svicolò dalla stretta delle sue mani. Dopo le classiche presentazioni di rito e qualche parola di convenienza tra l’uomo ed i suoi amici lui le disse che doveva tornare a casa. Lei oramai era nel pallone, le sembrava di camminare sospesa nel cielo. Tutte le paure circa la non possibilità di piacersi erano svanite nel nulla. L’unica cosa che avrebbe desiderato era di rifugiarsi tra le braccia dell’uomo, si sentiva attratta in maniera incredibile da lui e capì che neanche lei gli era indifferente. Il resto della giornata passò senza che se ne accorse, i suoi pensieri erano sempre fissi li, a quel incontro tanto bello quanto inatteso. Quella sera quando lui le parlò lei era in subbuglio, le gambe le tremavano, il cuore batteva all’impazzata. Esternò tutta la sua felicità per la bella sorpresa ricevuta e Carlo rideva di gusto capendo di aver fatto bene. Lei era contagiosa con l’allegria ed a lui faceva solo bene relazionarsi con quel vulcano tutto pepe. Ora sapevano entrambi che le sensazioni, l’attrazione provata non erano solo fantasia, ma concreta realtà. Il desiderio di possedersi era quasi inarrestabile ed irrefrenabile anche se erano coscienti che fino al giorno che lui non avrebbe il tetto coniugale non potevano dare sfogo a quella passione che li aveva travolti in un attimo la mattina stessa.  

 

 

 

 

 

                     
Capitolo 7                                                  °
Venne Natale e poi Capodanno, nei giorni di festa Carlo e Giusy si sentirono poco anzi ai primi di gennaio l’uomo le fece una telefonata molto contorta nella quale le disse che era meglio non sentirsi più. Lei rimase immensamente male, ma sapendo di non poter fare nulla lo salutò e chiuse la conversazione. Dopo una decina di giorni lui la cercò chiedendole scusa per quel comportamento infantile e tutto tornò come prima. Finalmente stava arrivando la data della prima udienza in tribunale e quel giorno sarebbe stato molto importante per loro considerando che Carlo sarebbe uscito definitivamente da casa e la loro storia sarebbe potuta andare avanti, anche se sapevano che i problemi non sarebbero mancati. Le giornate passavano una dopo l’altra all’insegna delle loro belle chiacchierate telefoniche e delle numerose e-mail che si mandavano. Avevano mille scuse di lavoro per sentirsi durante il giorno e ne approfittavano al meglio. Più passava il tempo e più lei sentiva che l’intesa tra loro cresceva, anche se c’era qualcosa che non la rendeva pienamente soddisfatta, ogni volta che dovevano vedersi c’era un impedimento che li costringeva a rinviare l’incontro. Dopo un paio di mesi Giusy iniziò era stanca di dover sempre aspettare che l’uomo si decidesse ad andarla a trovare ed inizio a pensare che forse le sue erano solo belle parole ma nulla più e quindi inizio un po’ a metterlo alle strette ma poi lui con la sua calma e dolcezza le faceva accettare di buon grado ogni ritardo al loro fatidico incontro. Arrivo Pasqua e lei doveva scendere da lui per passare un giorno assieme, ma l’amica, che possedeva la casa nella città dove abitava Carlo, da cui doveva dormire decise di non andare più e quindi dovette desistere anche da quell’idea. La sera stessa l’uomo la chiamò al telefono, era irriconoscibile: voce alterata, rabbia repressa contro la moglie che non voleva dargli le bambine per le feste nonostante il Giudice avesse stabilito ciò. Alla fine dello sfogo chi ne subì le conseguenze fu lei perché lui decise d’interrompere ogni minimo contatto anche tra loro. Questo per Giusy fu uno scock dato che non si aspettava minimamente una reazione così esagerata da parte di Carlo. Gli scrisse un’e-mail di addio e decise di voltare pagina. I giorni successivi stette male, la malinconia prese il sopravvento e fu costretta ad ammettere a se stessa che lui le mancava immensamente, ma non sapeva proprio cosa fare. Sperava che lui la chiamasse, ma il telefono rimaneva sempre muto ed uno strano dolore al petto la martellava giorno e notte. Non riusciva più a dormire, passava ore in solitudine a piangere chiedendosi il perché del suo comportamento senza riuscire a trovare una spiegazione valida perché in fondo non ce ne erano. Si fece coraggio e decise di chiamarlo per affrontare la situazione. Compose il numero dell’ufficio dell’uomo ed in quei secondi che le sembrarono un’eternità il cuore le batteva all’impazzata. Quando sentì dall’altra parte “Pronto” la gola le si fece secca di colpo, la paura di un rifiuto l’assalì, ma sapeva che oramai doveva parlare dato che lui sapeva che era lei al telefono. Con voce tremula disse: “Ciao Carlo come stai?” L’uomo le rispose velocemente e con gioia: “Ora che ti sento decisamente meglio”. Queste poche parole le infusero un po’ di tranquillità e le diedero lo stimolo giusto per iniziare il discorso: “Mi sei mancato e speravo che mi chiamassi ma invece nulla. Cosa devo fare? Cancellarti dalla mia vita?”. Sentì dall’altra parte un sospiro e la voce di lui tremante che le rispose: “No, non farlo perché mi dispiacerebbe troppo. Penso che dobbiamo vederci e parlare guardandoci negli occhi”. Giusy come se stesse pensando esclamò: “Già, credo che dovevamo farlo già da diverso tempo, ma finora sei sempre stato tu a non trovare il momento giusto”. L’uomo quasi sussurrando mormorò: “Hai ragione la colpa è mia, ma avevo troppe altre cose per la testa e tu eri e sei una distrazione che non potevo e non posso permettermi, ma dobbiamo vederci quanto prima”. Lei allora disse: “Ascolta io venerdì vengo lì con la mia amica spero ti sia possibile vederci e per favore non inventare scuse perché altrimenti poi sparisco davvero” Udì un sospiro profondo dall’altra parte del cavo ed una voce calda e sensuale dirle: “Patata sono felice di rivederti, anche se ho paura di non riuscire a resisterti. Credo tu sappia bene cosa ti farei se ti avessi davanti e forse è proprio questa la ragione del mio tentennamento”.  La donna scoppiò in una risata ed esclamò: “Ok allora a venerdì…per ora ti mando un bacio”.

 

 

 

 

 

 

 

Capitolo 8°

Finalmente arrivò il venerdì, Giusy era stata in apprensione che qualcosa potesse succedere e mandare all’aria i piani fatti. La mattina si alzò un po’ agitata, si fece un bagno rilassante per calmare quel senso d’irrequietezza che l’aveva un po’ impadronita, si vestì ed andò dal parrucchiere. Voleva essere perfetta per l’incontro che l’aspettava nel pomeriggio. Verso le 9 l’amica la passò a prendere e finalmente partirono. Pian piano che percorrevano l’autostrada iniziò a provare sentimenti contrastanti, da un lato svaniva la paura che qualche impedimento le impedisse di raggiungere l’uomo e dall’altro l’agitazione che lui la chiamasse per disdire l’appuntamento si faceva strada in lei. Ogni volta che le squillava il cellulare sobbalzava tremante e guardava il display del cellulare quasi con terrore per poi tirare un sospiro di sollievo nel vedere che i numeri che comparivano non erano quelli di Carlo. Giunte in città lasciarono la bambina dell’amica a casa con il nonno e loro due si andarono a prendere un aperitivo nel bar sotto l’ufficio dove lavorava l’uomo. L’amica cominciò ad insistere affinché lei lo chiamasse per dirgli di scendere a bere qualcosa insieme con loro, ma lei, tanta era la paura che lui potesse inquietarsi, evitò di farlo. Guardava la finestra dell’ufficio, che dava sulla strada, nella speranza che lui affacciandosi le vedesse e come per miracolo scendesse giù sorridente per salutarla. Si rese conto che stupidamente credeva nei miracoli e che, inoltre, era davvero presa da Carlo, eh si, anche se le costava ammetterlo lui aveva rapito il suo cuore. Ovviamente tutto ciò non avvenne, l’uomo non si affacciò e non sospettava minimamente che lei era a dieci metri da lui. Strana la vita, erano così vicini eppure così lontani. Tornarono a casa del padre di Clem per il pranzo, trovarono la tavola imbandita d’ogni ben di Dio, ma lo stomaco era chiuso ed il mangiare non le andava proprio. L’unica cosa che riusciva a fare era fissare il cellulare nell’attesa che giungeva la tanto sospirata telefonata di lui. I minuti passavano lenti e la chiamata non arrivava, tanti strani pensieri le stavano affollando la mente finché la sua amica pur di distoglierla decise di uscire ed andare a trovare un suo amico che aveva una masseria di bufale. Mentre si dirigevano da Francesco finalmente, il cellulare squillò e guardandolo un sorriso si stampò sul suo viso, era lui! Con voce raggiante le disse: “Pronto” e dall’altra parte del cavo lui con voce normale rispose: “Ciao Giusy, sai volevo dirti che forse non riusciamo a vederci perché ho molte cose da fare questo pomeriggio”. Lei sbigottita con occhi quasi in lacrime e voce bassa esclamò: “Ma sei matto? Mi sono fatta 170 km per vederti ed ora mi dici che non puoi. Ma ti rendi conto di quello che stai facendo?” Carlo con voce quasi piatta proferì: “Bhe sai devo fare una cosa per mia sorella e non so se mi sbrigo in tempo per incontrarti. Dai facciamo così ti richiamo più tardi e tu mi dici dove sei e se riesco ci vediamo”. La donna inorridita per ciò che stava ascoltando e con tono amorfo rispose: “Stiamo andando da un amico di Clem che ha le bufale, in un paese qui vicino se ti spicci puoi venirmi a prendere lì?” “Certo” affermò l’uomo “So bene dove si trova perché lo conosco, ok appena mi sbrigo ti chiamo”. Si salutarono e richiuso il telefono a voce alta e fissando il vuoto Giusy disse all’amica: “Non posso crederci, ma ti rendi conto forse non viene! Mi sono percorsa tutti questi chilometri per nulla!”. Di rimando Clem la guardò e cercando di rassicurarla disse: “Ma dai stai tranquilla, stava sicuramente scherzando. Vedrai che tra un po’ ti chiama dicendoti che è qui”. Dopo circa una mezz’oretta lui la richiamò e con fare serioso inizio a parlare: “Mi spiace Giusy non riesco a liberarmi, dai sarà per un’altra volta”. Il gelo s’impadronì di lei e non riusciva davvero a dire nulla, allora lui continuò: “Sciocca sono qui e manco mi vedi, dai vieni verso la strada che ti aspetto in macchina”. La sua risposta fu solo un sì veloce e chiuse la comunicazione. Salutò Francesco e Clem, prese quasi di corsa la stradina per raggiungere chi le faceva battere il cuore all’impazzata. Giunta in macchina lo guardò sorridendo e lui per prima cosa fece ciò che le aveva detto tante volte; le tolse quegli occhiali scuri perché voleva guardarla negli occhi. Lei si sentita indifesa e vulnerabile senza la protezione, seppur sciocca, di quelle lenti scure che le servivano come scudo alla sua anima. Iniziarono a chiacchierare amabilmente fino ad arrivare vicino ad un laghetto, lì lui fermò la macchina per essere un po’ più tranquilli e sempre ridendo e chiacchierando senza sapere né come né perché si ritrovarono a baciarsi appassionatamente. Non c’era nulla da fare erano attratti come due calamite l’uno dall’altro e in meno che non si dica si ritrovarono ad amoreggiare follemente. Ogni volta che lui la baciava lei sentiva campane suonare dolcemente. Frastornata ma felice capì che lo voleva con tutta se stessa, mai aveva desiderato tanto un uomo, lui era ciò che aveva sognato ed aspettato per tutta la vita. Ora era lì con lei e giurò a se stessa che avrebbe fatto di tutto per tenerselo ben stretto. L’amore quello grande con la A maiuscola non capita tutti i giorni e per la prima volta lei sentiva di dover rischiare il tutto per tutto pur di poter realizzare il sogno della vita. 

 

 

 

 

 

 

 

Capitolo 9°

Le sensazioni che si provano, quando si sta di fronte ad una persona di cui si è innamorata sono svariate e di solito tutte corrette. Giusy osservava Carlo ed il cuore le batteva all’impazzata perché ora per la prima volta in vita sua aveva finalmente compreso cosa significava sentire amore verso un uomo. Avrebbe voluto stringerlo forte a se per preservarlo da tutte le sofferenze che stava vivendo lontano dalle sue adorate figlie. Gli occhi grandi dell’uomo erano una calamita per lei, non riusciva a staccare lo sguardo da essi; la bocca leggermente piegata in un sorriso mentre parlava le trasmetteva un’immensa voglia di baciarlo. Si chiese se fosse possibile pensare di passare tutta la sua vita attaccando le sue labbra a quelle di lui. Sentire sul suo corpo le mani di Carlo era favoloso, solo brividi di piacere; eh si, erano dolci quelle mani che l’accarezzavano senza farle desiderare di scappare lontano. Voleva imprimere nella sua mente ogni minimo particolare di quel volto per poterlo ricordare anche nei momenti in cui non si sarebbero potuti vedere. Si sentiva come un vulcano, tutta la sua passione sopita stava per diventare lava incandescente pronta a sommergerlo. Le faceva male sapere che viveva lontana da lui e che non poteva vederlo ogni giorno. Immaginò come sarebbe stato bello poterlo riempire d’attenzioni; svegliarsi la mattina prima di lui per potergli dare un dolce risveglio, un sorriso le increspò le labbra al pensiero di come sarebbe rimasto piacevolmente stupito lui se avesse intuito i sui pensieri molto osé su come dargli il buongiorno, per continuare immersi insieme sotto il getto dell’acqua calda della doccia ed andare al lavoro ridendo e scherzando anche sulle cose banali come ad esempio il suo modo di portare i capelli o sulle magliette striminzite che indossava. C’era una complicità ed un feeling incredibile tra loro ed ora sapevano che anche sessualmente erano molto ma molto compatibili. Di colpo, mentre fantasticava su di loro, lui si oscurò e si fece serioso. Questo cambiamento d’umore la spiazzò, non riusciva a capire cosa stesse succedendo e l’uomo con il suo silenzio la mise a disagio. A nulla valsero i tentativi di Giusy per farlo parlare e mentre la riaccompagnava un silenzio pesante scese tra loro finché lei non decise d’interromperlo provocando Carlo in maniera anche antipatica ma voleva a tutti costi una sua reazione che inevitabilmente arrivò. Non riuscì ad arginare il fiume di parole impetuoso con cui lui spiegò che la sua vita era andata in crisi e che lei era un gran problema che lui non aveva intenzione d’affrontare. Continuò il suo discorso ripetendo che aveva le figlie a cui pensare e per finire le diede il colpo di grazia facendole capire che tutto doveva finire li. Lei per un attimo rimase senza parole ma poi la delusione, il dolore e la rabbia presero il sopravvento e guardandolo dritto negli occhi gli disse: “Davvero bravo, complimenti! Devo affermare che sono molto stupita dal tuo comportamento; pensavo fossi un uomo, ma evidentemente mi sono sbagliata. Francesco che è un ragazzino è molto più maturo di te. Stai scappando da me e da te, rifiutando ciò che senti. Questo atteggiamento infantile non ti porterà lontano nella vita. Ok come vuoi tu, non ci sono problemi adesso basta! Sono stanca d’atteggiamenti infantili. Se è questo che vuoi chiudiamo pure qui ma se fossi un po’ onesto con te e con me capiresti che stai mentendo ad entrambi”. Il silenzio prolungato di Carlo, una volta arrivati a destinazione fece solo terminare il discorso della donna che esclamò: “Bene neanche una parola questo mi fa molto piacere. Addio!”. Scese dalla macchina e si avviò verso casa dell’amica senza voltarsi minimamente indietro. Aveva la morte nel cuore; era passata dal paradiso all’inferno senza nessuna colpa. Entrò in casa e scoppiò in un pianto dirotto. L’amica stupita, le chiese spiegazioni ed una volta che Giusy finì di raccontare per sommi capi quello che era successo, l’abbracciò sconsolata comprendendo bene lo stato d’animo della dolce donna.