LE
TROTE E I GRATTACIELI
Nei primi
tempi che risiedeva qui a Savigliano, un immigrato
dalla Sicilia ritornava laggiù tutti gli
anni per trascorrervi le ferie.
Faceva
credere alla gente del suo paese natale di essere
diventato una persona importante, avendo ricevuto
dal Comune di Torino, dopo che lo stesso aveva
cercato invano un abile decoratore, l'incarico di
tinteggiare l'esterno di un grattacielo alto
cinquecento metri.
«Ma
come facevi a salire fino a quell'altezza?»,
era la domanda ricorrente dei suoi
compaesani.
«Con
l'elicottero -la risposta data con naturalezza-,
che mi portava sù e giù secondo le
mie necessità».
«Lavorare
così in alto non si rischia di morire
assiderati?».
«Certamente!
Per proteggermi dal freddo indosso sempre una tuta
di ferro!».
Lo stesso
individuo raccontava in un caffè della
nostra città, tra una partita a carte e
l'altra, di aver catturato con la lenza centottanta
trote, la più piccola delle quali pesava
circa un chilogrammo.
«Hai
pescato, insomma -disse un suo amico dopo aver
fatto mentalmente il calcolo- quasi due quintali di
pesci!
Ma come hai fatto a portarli a
casa?»
«Con
la bicicletta
naturalmente!».
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