associazione

Cristoforo Beggiami

Savigliano

LUIGI BOTTA PER SAVIGLIANO

UN'ASSOCIAZIONE CHE SI OCCUPA DI EDITORIA SIN DALL'ORIGINE

Ogni paese ha le sue storie, tutte uguali, tutte diverse. Ogni paese ha i suoi personaggi, tutti uguali, tutti diversi. In ogni paese ci sono quei luoghi specialissimi che sono i bar dove si va a scambiare quattro chiacchiere, quando il tempo del lavoro lo permette e si prende la consumazione come si prenderebbe un biglietto a teatro, perché lì si rappresenta ogni giorno l'infinito talk-show della vita.

C'è il brindisi per il neonato, la bevuta sul morto, la battuta sulle notizie più clamorose del giorno, il bisbiglio sulle corna e gli amori casalinghi, il lungo interminabile racconto dello sport, la disputa politica e l'amministrazione; qualche volta anche dei massimi sistemi e, senza saperlo, si fa filosofia. Infine, a contorno speciale, può accadere di intercettare la storia impossibile del personaggio straordinario, di quello che ogni bar vorrebbe avere, perché quando entra e si bagna l'ugola e si crea il clima giusto, tutti gli avventori gli si radunano intorno e gli danno la voce e lo portano con una battuta, una frase, un accenno lì dove lui, che sembra sulle prime riluttante, vuole in realtà andare: e cioè al racconto immaginifico e meraviglioso di se stesso e della sua avventura umana. È lo spazio dei rodomanti, degli spacconi, dei prigionieri del sogno, degli eterni bambini, di quelli che col motorino vanno più forte che con la Ferrari, di quelli che sono stati nei posti dove nevica mentre c'è il sole, di quelli che hanno scritto la storia coi grandi della terra, di quelli che da soli hanno vinto la guerra, di quelli che hanno la ricetta magica della salsiccia più buona del mondo e non ne cedono i diritti anche se sono dei morti di fame, di quelli che hanno inventato la televisione trent'anni prima, di quelli che per loro vincere l'Olimpiade sarebbe stato un gioco, ma quel giorno avevano altro da fare e sono contenti così perché hanno lasciato la medaglia ad un caro amico che in allenamento battevano sempre.

Piero Pasquini ha sentito qualcuna di queste storie e si è innamorato della cosa. Ha deciso di non lasciarne perdere la memoria (ora che la società è cambiata, che la sera si esce meno e si lasciano i bar vuoti) e ne ha raccolte un centinaio, nel timore che la storia non si ripeta più ciclicamente, come è avvenuto finora, e che il tutto sia da archiviare sotto la voce del tempo irrimediabilmente perduto. Non sarà così, perché la categoria dei racconta-balle è un tipo ideale ed eterno che attiene alla natura umana la quale, se non cambierà la programmazione, rimarrà più o meno uguale a quella che è sempre stata da Adamo ed Eva in avanti.

Tuttavia, Piero ha fatto bene a fermare il tempo, perché ciò sarà gradito ai saviglianesi di oggi e farà loro rivivere quelle sensazioni del passato che generano negli uomini il più dolce desi sentimenti, cioè la nostalgia. Naturalmente, tutto poteva essere presentato in forma di racconto poetico e arricchito dalla fantasia e dal sentimento dell'autore; il ché non è per il semplice motivo che non dico i Boccaccio, ma neanche i Piero Chiara o i Meneghello nascono per norma in tutte le città d'Italia. Piero Pasquini, infatti, non è un poeta, ma un osservatore volenteroso ed entusiasta. Il suo vero elemento espressivo è la macchina fotografica e non quella da scrivere. Lui fissa semplicemente le cose e, mentre con la fotografia trae degli spicchi di atmosfera intensa e di per sè poetica, qui le cose non parlano da sole, ma solo attraverso la memoria di chi leggerà.

Questo elenco, o per meglio dire, questa rassegna di momenti vissuti aggiungerà un tassello alla comprensione di che cos'è un paese, quando è ancora umano. E domani, se nascerà da queste parti un Piero Chiara, avrà già materia belle e pronta per insufflarvi il vento della poesia e farne il poema dell'incanto e del sorriso.

Sergio Soave

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