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LA
STORIA DELL'ASSOCIAZIONE «NATURA
NOSTRA»
É
nel 1983, il 26 febbraio, che nella sede storica
della «Tipografia Saviglianese», in
piazza Santa Rosa a Savigliano, da una propaggine
dell'associazione «Natura Nostra» viene
fondata la nuova associazione «Cristoforo
Beggiami»1. L'intitolazione a colui che,
saviglianese, per primo importò in Piemonte,
nel 1470, l'arte della stampa a caratteri mobili,
anticipa gli scopi statutari della neonata
associazione, così espressi nel primo
articolo che ne regolamenta l'attività:
«[
] contribuire concretamente
alla crescita e allo sviluppo letterario ed
estetico per mezzo di attività editoriale,
grafica, artistica, promozionale nel settore delle
pubblicazioni, periodiche e non, riguardanti la
città di Savigliano [
]».
Poco più di un mese dopo, il 7 aprile, viene
registrato presso il Tribunale di Saluzzo il
mensile «Natura Nostra», diretto da Luigi
Botta e pubblicato -con notizie di carattere
ecologico e storico-artistico- sin dal novembre
1980 come supplemento al foglio locale «Il
Saviglianese».
La
«rivista» in carta riciclata si stacca
dunque dall'associazione madre per agire con
maggiore agilità intraprendendo quelle
iniziative che non necessariamente debbono essere
solo ecologiste, così come recita
originariamente lo statuto di «Natura
Nostra»2. Il distacco non è indolore:
trasforma infatti, seppure solo sensibilmente,
l'attività che l'associazione di tutela
ambientale aveva svolto sin
dall'origine.
Era
nata ben sette anni prima, il 25 settembre 1976, un
sabato, con una riunione pubblica tenutasi presso
il salone del Museo Civico di Savigliano, dopo che,
per alcuni mesi (o forse anni), un gruppetto di
volontari aveva organizzato incontri informali, gli
ultimi dei quali presso la Piscina comunale, con il
pensiero fisso di creare un «parco
fluviale» lungo il Maira. La denominazione,
«Natura Nostra»3, richiamava con evidenza
quella già adottata dall'associazione
nazionale «Italia Nostra», alla quale il
sodalizio saviglianese aveva guardato con
insistenza e cercato a lungo il collegamento, senza
alcun risultato. La città, infatti, non era
stata prescelta, a livello nazionale, quale
località per la formazione di una sezione
dell'importante associazione.
Appena
una settimana dopo l'atto di nascita, con spirito
battagliero, il primo impegno ecologico aveva
guardato alle condizioni del Maira, con la
programmazione di una escursione compiuta tra il
ponte della ferrovia ed il ponte di Solere, anche
per «constatare la gravità del guasto
arrecato ad un tratto della sponda sinistra del
fiume, lungo circa 400 metri. Un terreno sconvolto
e desolato ove prima sorgeva un bellissimo bosco di
olmi, querce, platani, pioppi, robinie, ontani,
salici, gattici; un'insensata devastazione che
è una ferita brutale ad uno dei punti
più belli del nostro paesaggio fluviale.
Nemmeno in tempo di guerra, in tempi cioè di
forte necessità, si osò tanto.
C'è stata per fortuna una presa di posizione
su questo episodio. Il Comando dei Vigili urbani ha
inoltrato un rapporto all'Autorità
Giudiziaria; pare infatti che l'abbattimento sia
stato fatto senza alcuna autorizzazione ed in
spregio ai divieti fissati dalla
legge»4.
L'ambiente
saviglianese, come si evince dalle prime
indicazioni di lavoro emerse dall'attività
del sodalizio, risulta fortemente da ricostruire.
Per troppi anni la gestione, approssimativa e
spontaneista, è stata affidata al caso e
concessa a chi ha badato a tutto meno che alla
tutela. Per una corretta ricostruzione bisogna a
tal punto sostenere, secondo gli indirizzi
dell'associazione, una massiccia opera di
sensibilizzazione dell'opinione pubblica.
Ciò perché la salvaguardia del
territorio non può concretizzarsi in altro
modo se non attraverso la conoscenza dei problemi.
E ben si inserisce, in questo contesto, l'opera del
botanico e docente universitario saviglianese
Giuseppe Gulino5, il quale si fa carico, con
l'inizio di un'attività propagandistica a
favore della natura durata poi alcuni lustri e
diretta specificamente agli studenti inferiori e
medi, di una serie di lezioni6, finalizzate alla
pubblica sensibilizzazione.
Ma
l'argomento che, affiancandosi al settore
più propriamente didattico ed educativo,
coinvolge in modo decisamente battagliero
«Natura Nostra» è quello delle
cave di ghiaia disseminate un po' ovunque sul
territorio. La situazione è sicuramente
difficile ed abbastanza inavvicinabile. Sono i
permessi di escavazione mai rispettati, le
operazioni selvagge compiute lungo il greto dei
fiumi nei giorni di sabato e domenica,
l'irresponsabilità nel gestire i corsi
d'acqua esponendo al rischio ed al pericolo i
residenti nelle vicinanze. Il fenomeno, che altrove
preoccupa ma presenta aspetti tutto sommato ancor
controllabili, è molto diffuso nella pianura
saviglianese.
L'associazione,
che è sensibile al problema e che non esita
a dichiarare pubblica battaglia a chi approfitta
degli alvei dei fiumi, cerca immediatamente alleati
nei comuni vicini. Alcuni volontari di
Cavallermaggiore, Cavallerleone e Racconigi
rispondono con grande entusiasmo; il gruppo
originale, ristretto e determinato
intellettualmente, comincia ad infoltirsi e a
raccogliere anche consensi tra la gente comune. A
tal punto che è pronto per la prima
iniziativa pubblica di più ampio respiro, di
discreta popolarità e di buona immagine: la
piantumazione di alberi, ottenuti dall'Ispettorato
Dipartimentale delle Foreste, compiuta su terreni
pubblici e privati e finalizzata al rimboschimento
di luoghi un tempo particolarmente ricchi di
verde.
Le
polemiche sembrano essere il pane quotidiano per
gli aderenti al gruppo ed il quotidiano la
«Gazzetta del Popolo» ed il settimanale
«Il Saviglianese» sono le palestre sulle
quali quest'attività subisce la giusta
amplificazione. Il dibattito ecologico, sempre
piuttosto intenso e serrato, caratterizza dunque
l'avvio dell'attività.
Sul
finire del 1976 e nei primi mesi dell'anno
successivo, mentre la città s'interroga sul
gran numero di scritte e graffiti che spopolano
ormai su edifici pubblici e privati del centro
storico, sono l'inquinamento da cromo conseguente
agli scarichi di un'azienda saviglianese,
l'attività di pesca sportiva non sempre
ortodossa praticata da gente senza scrupoli ed i
massicci prelievi di ghiaia compiuti da aziende
sovente estranee al territorio, a rendere
determinante l'intervento di «Natura
Nostra». Dopo la stampa regionale e quella
locale anche la radiofonia privata si occupa
ampiamente dell'attività dell'associazione.
«Radionuovainformazione», l'emittente del
saviglianese e del saluzzese tra le prime come
origine fra le «radio libere» della
provincia, ospita infatti nei suoi studi i
responsabili del sodalizio per una rubrica
settimanale.
Tra
le polemiche, che coinvolgono sempre più
insistentemente gli aderenti e le continue prese di
posizione, «Natura Nostra» presenta il
suo primo simbolico logotipo7, quello che per oltre
un lustro caratterizzerà ogni tipo di
attività: due modesti alberelli si
ritagliano in controluce su un sole a pieno campo
delicatamente accennato. La raffinatezza del
simbolo, che risulta una scelta dichiaratamente
pacifica, non evita però interventi
coraggiosi di estrema durezza. É il caso di
affermare, infatti, che la circostanza di uno
straripamento del Maira porta quasi ad uno scontro
fisico tra gli appartenenti al sodalizio ed i
cavatori di ghiaia. L'associazione ecologica
sostiene che le escavazioni forsennate compiute nei
lustri precedenti sono la causa principale del
dissesto idrogeologico che danneggia i corsi
d'acqua, mentre l'«Unione Cavatori» fa
propria l'ipotesi che soltanto ripulendo
ulteriormente i fiumi sia possibile ristabilire
quell'equilibrio naturale che aveva caratterizzato
da sempre il territorio saviglianese8. Sta di fatto
che il ponte della ferrovia è soggetto a
continui cedimenti, il ponte per Monasterolo di
Savigliano deve essere rinforzato, la larghezza
dell'alveo del Maira, tra Savigliano e
Cavallermaggiore, in alcuni punti raggiunge il
centinaio di metri ed il livello di scorrimento
dell'acqua si è abbassato di una decina di
metri rispetto all'originale. Tali discorsi, tenuto
conto della presenza di ben tre fiumi che
circondano Savigliano, il Maira, il Mellea ed il
Varaita, non possono non infiammare gli animi9,
tanto degli uni quanto degli altri.
Il
Maira, assunto volontariamente a simbolo
dell'associazione, diventa il luogo ove, dopo la
circostanza della prima edizione della «Marcia
delle cipolle» (un mazzo di cipolle viene
omaggiato al primo arrivato), corsa non competitiva
alla riscoperta delle campagne saviglianesi,
«Natura Nostra» e
«Radionuovainformazione» organizzano
domenica 5 giugno 1977 una festa popolare con la
partecipazione di gruppi musicali occitani10. Lungo
il corso d'acqua, nei giardini di strada
Sanità, si fa festa sino a notte fonda:
balli, giochi popolari, musiche e dibattiti
caratterizzano questo meeting dall'indirizzo
ecologico.
Gli
aderenti a «Natura Nostra», alla luce del
successo ottenuto e dei quasi unanimi consensi
ricevuti nel corso del primo anno di
attività, decidono di allargare la loro
sfera di interessi sposando cause popolari meno
nobili ma comunque qualificanti. L'occasione a
portata di mano è la fuga avvenuta nel mese
di agosto, da un minizoo di Monasterolo di
Savigliano, di tre daini adulti, due maschi ed una
femmina gravida. Il tentativo di recuperarli da
parte degli esperti dello zoo di Torino è
purtroppo drammatico. L'eccesso di sonnifero
iniettato con speciali proiettili uccide i due
esemplari maschi; la femmina, lasciata in
libertà, dà alla luce un piccolo dal
sesso non accertato. Risultano sopravvissuti e
segnalati un po' ovunque nei boschi del Varaita.
Un'alleanza con la «Gazzetta del Popolo»
trasforma la circostanza in un ottimo trampolino di
lancio.
Siccome
l'apertura della caccia è ormai prossima (il
18 settembre) l'intera zona viene palinata con
cartelli di segnalazione che invitano al rispetto
degli animali in libertà. L'operazione, che
ottiene addirittura la prima pagina del quotidiano
torinese, per la sua sensibilità e simpatia
riceve ovunque consensi. A tal punto da far sperare
in un seguito da attivarsi nei mesi a venire:
«Se si accerterà che anche il piccolo
è una femmina -pubblica il settimanale
locale-, verrà lanciato in primavera un
maschio per poter incrementare la specie e
permettere a questi selvatici di allargare la loro
area di "invasione". Vedremo in questi mesi se
l'uomo riuscirà ad osservare questo impegno
di civiltà ed educazione nei confronti della
natura che per tanto tempo ha
offeso»11.
Le
riunioni periodiche, sino a questo punto, si
tengono qua e là, presso la piscina, la
Società di Mutuo Soccorso o in locali resi
disponibili da soci e simpatizzanti. Viene
concordato che la sede, seppure provvisoria, debba
stabilirsi in piazza Cesare Battisti 6 a
Savigliano, presso lo studio dell'avvocato Tomaso
Giraudo, che sin dall'origine risulta essere uno
tra i più attivi animatori del
gruppo.
Agli
impegni ecologici di routine si alternano, seppure
con formule non del tutto ufficiali, le
partecipazioni e le prese di posizione riferibili a
problemi di ordine diverso, il più delle
volte legati al settore storico-artistico. É
la preoccupazione per la sorte della chiesa
confraternita della Misericordia, da anni
sconsacrata e trasformata in un magazzino edile,
che nell'autunno del 1977 catalizza l'attenzione
dell'associazione, anticipando fortemente quelli
che saranno gli impegni assunti negli anni a venire
e le grandi battaglie per la salvaguardia dello
storico edificio religioso, che impegneranno a
fondo tutti gli iscritti coinvolgendoli in veri e
proprii bracci di ferro con l'amministrazione
locale12. Oppure il destino della torre civica, in
parte sofferente per i danni arrecati da una tromba
d'aria nella primavera del 1978 e pericolante in
molte sue parti per il disinteresse dimostrato da
lustri dalla pubblica amministrazione.
Il
problema della torre coinvolge anche direttamente
gli iscritti a «Natura Nostra» (ed in
particolare Luigi Botta). I quali, in accordo con
il quotidiano «Gazzetta del Popolo» ed il
settimanale «Il Saviglianese», promuovono
un'iniziativa intitolata «Un tetto per la
torre»13. É destinata a raccogliere i
fondi per il restauro dello storico immobile
incentivando l'amministrazione comunale -che sino a
quel momento si è dimostrata piuttosto
sorda- nell'opera di tutela di un bene che, oltre
ad essere di proprietà comunale, rappresenta
un vero e proprio simbolo per Savigliano,
città che vanta, tra le prime in provincia
di Cuneo sin dal periodo medioevale, l'adesione a
libero comune e la stesura di autonomi statuti.
L'iniziativa, che dovrebbe coinvolgere in modo
spontaneo la popolazione, risulta di gestione
piuttosto difficile e complessa. L'apposito
comitato vara numerose iniziative, non tutte poi
concretizzatesi, tese a trasformare da passiva ad
attiva la presenza della cittadinanza. Tra queste
invia ai maggiorenti cittadini alcune centinaia di
lettere, strutturate sentimentalmente sul
«filo della memoria», destinate ad
incrementare la modesta raccolta di fondi
spontaneamente acquisiti.
Soltanto
l'adesione di numerosi esercizi commerciali e la
distribuzione di blocchetti da sottoscrizione
trasforma questa iniziativa. La popolazione si fa
partecipe ed il cresciuto interesse costringe
l'amministrazione, che nel frattempo è stata
rinnovata a seguito di elezioni, ad occuparsi
dell'argomento. Anche l'occasione dell'annuale
«Marcia delle cipolle», con relativa
festa lungo il Maira, diventa motivo di
sensibilizzazione, oltreché di raccolta
fondi, sul tema della salvaguardia della torre
civica14.
É
però l'argomento ecologico, nonostante i
diversi livelli di intervento, a fare da filo
conduttore dell'attività associativa. Il
grande tema della tutela ambientale («Natura
Nostra» si è data come slogan la frase
«gruppo difesa ambiente»), in vista della
discussione dell'omonima legge regionale destinata
a trasformare completamente il rapporto tra l'uomo
e l'ambiente che lo circonda, diventa determinante,
motivo di sensibilizzazione e di divulgazione15.
Tra gli appartenenti sono numerosi coloro che,
proprio con questa finalità, seguono a Cuneo
e seguiranno a Saluzzo i corsi destinati ad
istituzionalizzare, dopo mesi di lezioni ed un
esame particolarmente complesso e molto ricco di
argomenti, quelle guardie ecologiche il cui ruolo
risulterà fondamentale per il rispetto della
legge di futura attuazione16.
Ad
oltre due anni dalla fondazione si ripresenta
d'attualità la remota possibilità,
sino al momento mai abbandonata, di far nascere in
Savigliano, confluendovi tutta l'organizzazione di
«Natura Nostra», una sezione
dell'associazione nazionale «Italia
Nostra»17. L'ipotesi è indubbiamente
affascinante e stimolante (ogni genere di
attività verrebbe, in modo automatico,
amplificata a livello nazionale), ma i problemi
relativi all'avvio paiono essere insormontabili.
Inoltre i legami tra «Natura Nostra» e le
sezioni albese e braidese di «Italia
Nostra» sono ottimi, gli incontri quasi
settimanali e le collaborazioni continue. Di fatto,
seppure le strutture siano diverse -organizzata
l'una, assembleare e spontanea l'altra-, sono
numerose le iniziative intraprese collegialmente,
la maggior parte delle quali finalizzate al
recupero di beni storico-artistici della
provincia.
Disgraziatamente
ritorna a Savigliano, con grandissima evidenza, il
problema dell'inquinamento della falda acquifera da
scarichi di cromo18. Un'azienda di borgo Pieve, in
modo accidentale, ha scaricato direttamente nel
sottosuolo, probabilmente senza filtraggio alcuno,
i residui di cromatura. L'amministrazione comunale,
anche a seguito delle durissime prese di posizione
dell'associazione e dell'opera di sensibilizzazione
dalla stessa svolta a tutti i livelli, è
costretta a chiudere tutti i pozzi del centro
storico, a redigere una mappa dettagliatissima
(viene analizzata l'acqua di tutti i fontanili, le
cisterne e le pompe della città) delle zone
a rischio ed a procedere ad una lentissima e
difficile opera di risanamento. Ci vorranno anni. I
controlli continui sull'acqua prelevata dal
sottosuolo documenteranno nel tempo il livello di
abbassamento del pericoloso
inquinamento.
La
mancata possibilità di aggancio con
l'associazione «Italia Nostra»
-riconfermata anche nella recente occasione-
stimola il sodalizio saviglianese ad incrementare
la propria attività allargando sempre
più le sfere di interesse. La gestione
amichevole e spontanea adottata per oltre due anni
di presenza ufficiale sul territorio19, priva di
presidenza, vice presidenza, direttivo, organismi
che ufficializzano il gruppo, ha bisogno di nuovi
stimoli e nuovi obiettivi. Viene pertanto redatto
lo statuto, che prevede, oltre all'ampliamento dei
campi di interesse anche ai settori etnografici,
letterari ed artistici20, la nomina degli organismi
di gestione. Non sembra, però, che il
dettato dello statuto venga rispettato21. Non si
svolgono elezioni, nè tanto meno si procede
alla nomina degli organismi di gestione. Ci
vorranno ancora un paio di anni.
Le
preoccupazioni e le attenzioni si rivolgono, sul
finire del 1979, alle malattie che stanno
interessando i platani e che, in base alle notizie
che giungono da altre parti del mondo, potrebbero
assumere la stessa portata di quelle che alcuni
anni prima sterminarono gli olmi. In un appello si
legge: «Il danno per le città sarebbe
incalcolabile. Il platano infatti costituisce in
media il 60-70 per cento del patrimonio arboreo dei
nostri centri urbani. Anche la nostra zona ha di
che tremare al pensiero di un simile flagello.
Basti pensare ai due bellissimi platani di Piazza
Nizza e ai lunghi viali di Piazza d'Armi e di Corso
Indipendenza»22.
Il
tema che appassiona per mesi il gruppo animatore di
«Natura Nostra» è però
quello dell'intitolazione del Liceo Artistico di
Cuneo. Il collegio docenti della scuola che ha la
propria sede nel capoluogo di provincia, dovendo
provvedere all'intitolazione, coinvolge a tale
scopo associazioni ed enti affinché avanzino
nominativi credibili. Il «genius loci»
saviglianese del settore artistico è
certamente Giovanni Antonio Molineri, il pittore
manierista che, dopo aver appreso i modi della
pittura nella Roma caravaggesca, raggiunge in
Piemonte l'apice della sua fama. «Natura
Nostra», nella convinzione che l'unico Liceo
Artistico provinciale possa essere egregiamente
rappresentato da colui che, con tutta
probabilità, è stato il più
elevato pittore della «granda», sposa la
causa dell'intitolazione proponendo con grande
convinzione tale nominativo23. Il dibattito
sull'argomento, a livello provinciale, si fa
particolarmente teso. Le proposte non sono
moltissime e gli interventi più qualificati
vanno nella direzione, proprio, del saviglianese
Molineri24.
Il
tipico colpo di fulmine giunge dalle decisioni del
collegio docenti della scuola cuneese, il quale,
esaminata la pratica, considerate le proposte,
stabilisce con grande maggioranza, nella sua
riunione dell'11 gennaio 1980, che l'istituto debba
essere intitolato ad Ego Bianchi25. Coloro che sono
convinti che l'intitolazione possa andare in altra
direzione -e tra questi «Natura Nostra»-
non demordono ed ottengono una parziale vittoria
nel parere della Commissione Toponomastica del
Comune di Cuneo (alla quale la pratica è
trasmessa per competenza) che si esprime in modo
contrario alla decisione del collegio docenti
dell'istituto26. Ogni decisione viene quindi
rimandata al Provveditorato agli Studi, al
competente Ministero od a qualche altro ente
preposto a tale scopo. L'associazione saviglianese,
onde evitare l'ipotesi di accusa campanilistica,
lascia cadere la propria proposta -anche altri
proponenti si defilano poco alla volta- ed il Liceo
Artistico cuneese, molto tempo dopo, viene
intitolato ad Ego Bianchi.
Questa
battaglia persa, anziché disgregare
«Natura Nostra», contribuisce ad
accrescerne la coesione, la partecipazione, la
capacità di intervento e l'immagine a
livello provinciale. La sua, nonostante le
decisioni avverse, è stata una battaglia che
ha ottenuto quasi ovunque consensi: da associazione
di modesta caratura, il sodalizio saviglianese
diviene un punto di riferimento provinciale per la
serietà delle sue proposte e per la
concretezza delle sue iniziative.
In
vista delle nuove elezioni amministrative scende
anche in campo prendendo posizione a favore
dell'unica lista che alle «Provinciali»
candida alcuni personaggi impegnati specificamente
nel settore dell'ambiente e della tutela. É
la lista di tradizioni occitane «Valli
Occitane - Progresso», che nel collegio
saviglianese presenta Luigi Botta come
candidato27.
Dagli
impegni seri a quelli decisamente frivoli. Con la
domenica 18 maggio torna l'appuntamento con la
«Marcia delle cipolle» e con il grande
happening pomeridiano lungo il Maira che, ampliato
nel numero degli organizzatori e decisamente
ravvivato dalle presenze sempre più
numerose, assume la denominazione di «Festa di
Primavera».
É
un momento di intensa attività.
L'associazione ha compiuto un salto di
qualità ed è in grado non soltanto di
muovere gente ma anche di qualificarsi quando si
presenta e di qualificare coloro che
contribuiscono, con essa, alla preparazione di
iniziative. Il tema caro al gruppo, nonostante i
programmi di lavoro siano piuttosto vari, continua
ad essere quello del fiume. Il Maira, primo amore,
diventa per l'ennesima volta l'argomento trainante.
Bisogna riuscire a ricondurre il cittadino al corso
d'acqua, portarlo a rispettare quei valori che si
sono persi nel corso degli ultimi lustri, renderlo
partecipe alla sua rispettosa sopravvivenza e,
soprattutto, trasformarlo in prima persona in colui
che si preoccupa attivamente della tutela. Per
compiere quest'operazione, più che i grandi
editti servono le piccole azioni.
Il
caso vuole che proprio lungo il Maira, nel tratto
tra la regione Sanità e la frazione Solere,
siano fuggiti da un allevamento privato quattro
caprioli e che essi si trovino in libertà
nei boschi adiacenti il corso d'acqua. «Natura
Nostra», pur ammettendo che uno di questi
è già stato ucciso, si fa portavoce
di coloro che spingono per la loro conservazione in
sito, programmando, come già per i daini
lungo il Varaita -sopravvissuti ed osservati
più volte da numerosi agricoltori,
addirittura a familiarizzare con le mandrie
bovine-, l'ipotesi di ulteriori liberazioni al fine
di crearne col tempo una fauna
stanziale.
Ed
è il Maira che spinge ad
«inventare» il primo passo per quello che
dovrebbe essere il costituendo «parco
fluviale». L'occasione viene fornita dalla
liberazione di anatidi, germani reali, che
dovrebbero ridare abitabilità al tratto di
fiume tra il ponte di Monasterolo di Savigliano e
la piscina comunale. Di questi anatroccoli si fa un
gran parlare. Già nelle settimane
precedenti, l'iniziativa riceve ampio consenso da
parte di tutta la stampa, consenso che aumenta in
prossimità della data di liberazione degli
anatidi. «Natura Nostra», per l'acquisto
dei volatili, sceglie la via della sottoscrizione
pubblica, che coinvolge maggiormente la popolazione
nell'iniziativa28. Il 30 agosto, la liberazione
delle sedici anatre.
«Chi
sorride un po' incredulo -commenta il settimanale
locale-; chi profetizza imminenti furti,
distruzioni, stupri degli ignari pennuti; chi
paventa future inondazioni; chi suggerisce di fare
turni di guardia volontaria fra i pensionati; chi
pensa già alle covate di questa
primavera»29. Dietro la facile ironia del
momento si nasconde un discorso che mira al
recupero totale del corso d'acqua. La
sottoscrizione ottiene un grande successo (altre
anatre vengono acquistate ed immesse all'insaputa
della popolazione per accrescere la colonia
già esistente) e non vi è momento
della giornata che pensionati, bambini, famigliole
non portino cibo alle bestiole o semplicemente
facciano visita a questo angolo di fiume. Tutto
ciò «significa che la gente ha
letteralmente fame di cose pulite, semplici,
innocenti come queste [
]. Qualcuno
penserà che queste sono sciocchezze, ma non
è così. Per la prima volta il fiume,
ovvero la natura, non è solo più
luogo di preda ma luogo in cui l'uomo può
dare senza distruggere, senza prendere. Le anatre
sono state immesse al solo scopo di essere guardate
e null'altro; sono state immesse per simboleggiare
una intenzione di riconciliazione con la natura.
Oggi ci sono i rifiuti nel letto e sulle rive ma
fra qualche anno queste brutture non ci saranno
più. Il fondo è da tempo stato
toccato ed ora è il momento di risalire la
china ed eliminare i guasti. Non è possibile
infatti ritenersi persone civili ed assistere nel
contempo impassibili alla degradazione dei luoghi
in cui viviamo»30.
Questa
iniziativa segna un ulteriore passo verso
l'espansione di «Natura Nostra».
All'assemblea generale del 24 ottobre 1980 -che si
tiene nel ridotto del teatro Milanollo- è
prevista anche la partecipazione del neo assessore
all'ecologia Martino Macchiolo e delle guardie
ecologiche. Dovrebbe concretizzarsi l'intenzione di
ampliare, come già da tempo preventivato e
come previsto anche dalla versione recente dello
statuto, i campi d'intervento. La novità
più importante rimane, pochi giorni dopo, la
pubblicazione in ciclostile del primo numero di
«Natura Nostra», una circolare in due
sole pagine inviata a tutti gli iscritti31. I
progetti in essa ricordati sono tantissimi: buon
rilievo viene assegnato all'iniziativa delle anatre
ed altrettanta attenzione si pone all'ipotesi ormai
consolidata di creazione del «parco
fluviale». Anche la questione dell'ipotetica
malattia dei ventiquattro pioppi cipressini di
piazza d'Armi, che dovrebbero essere abbattuti
nonostante il parere negativo della stessa
Forestale, viene presa debitamente in
esame.
La
presenza dell'assessore alla riunione sembra dare
immediatamente i suoi frutti. Infatti, non
più tardi di due settimane dopo, il 16
novembre, l'associazione organizza, in
collaborazione con le amministrazioni comunale e
provinciale, la prima giornata ecologica,
concretizzatasi in una radicale pulizia del Maira,
dal ponte per Monasterolo alla pedanca della
Consolata. Vi prendono parte, anche, i «boy
scouts» di Cuneo. Si raccolgono dieci
automezzi di rottami32. La notizia è
l'occasione per pubblicare, subito dopo, il secondo
numero della circolare che verrà comunemente
chiamata, dai più, il «bollettino»
di «Natura Nostra».
Come
comprensibile, il successo di questa manifestazione
e, soprattutto, l'interesse che si sta riversando
sul fiume a seguito della liberazione degli
anatidi, crea non poche invidie che si consumano
anche con cattiveria ed acrimonia sulle pagine del
settimanale locale, vetrina di lettere anonime che
colpiscono indiscriminatamente l'associazione e la
sua attività33. C'è anche chi,
fortunatamente, ironizza e scherza sull'argomento
sdrammatizzando il clima che si è venuto a
creare34.
É
tempo di rinnovo dei tesseramenti35, e l'entusiasmo
diventa evidente quando viene a concretizzarsi
l'ipotesi -che «Natura Nostra» aveva
avanzato molti mesi prima ma quasi senza speranza
di realizzazione per la portata dell'operazione-
che tutti gli orti abusivi cresciuti negli anni a
lato del Maira, in quel tratto ricavato tra la
statale 20 ed il letto del fiume, vengano
definitivamente eliminati con apposita ordinanza
del sindaco per avviare il primo concreto passo
verso la realizzazione del «parco
fluviale»36. L'idea, coraggiosa, piace molto.
Finalmente il tratto urbano del corso d'acqua,
liberato dagli abusivi, può rendersi
disponibile per le salutari passeggiate della
popolazione. Il problema rimane la partecipazione
all'operazione, così viene ufficializzata,
dell'amministrazione provinciale sulla quale viene
scaricata tutta la responsabilità quando, il
17 marzo 1981, le ruspe scendono in acqua ed
iniziano con scarsa sensibilità a deviare
l'alveo e ad intervenire in modo indiscriminato
sulle sponde. Non si capisce bene quale sia il
motivo di tale violento e poco opportuno
intervento.
«Natura
Nostra», il giorno stesso, parte
immediatamente all'attacco contestando con ogni
mezzo tale assurda decisione. Fa affiggere ai muri
della città numerosi manifesti mortuari nei
quali si piange la sorte del «parco
fluviale» e fa pubblicare sulla stampa locale
analogo «necrologio»37. Con questa presa
di posizione l'appena avviata collaborazione con
l'assessorato all'ecologia, che sembrava procedere
d'amore e d'accordo, subisce una brusca
interruzione, per riprendere successivamente -anche
se con minore convinzione- al momento delle
delucidazioni da parte del competente assessore.
É l'amministrazione provinciale -viene
chiarito nello scarico di responsabilità-
che ha agito senza interpellare alcuno. La
provincia, nel frattempo, dopo aver bloccato i
lavori a seguito dell'intervento di «Natura
Nostra», fa sapere che «lo scavo riguarda
soltanto la base dei pilastri del ponte, e che non
dovrà essere asportato neppure un metro cubo
di ghiaia»38. I dubbi, comunque, rimangono, e
vengono resi noti sul terzo numero della circolare
associativa, pubblicata per la prima volta su carta
riciclata ed in stampa tipografica: «Infatti,
quando una draga scava in un fiume -si legge-, si
sa soltanto quali sono gli inizi ma si ignora
sempre la fine. Troppe volte abbiamo assistito a
vergognose imprese di scavo che, con un permesso
per pochi metri cubi di materiale litoide, sono
riuscite a stravolgere completamente le
caratteristiche ambientali dei corsi d'acqua. Sono
cose che non devono e non dovranno più
succedere»39. La delusione per il trattamento
riservato dalle ruspe al costituendo «parco
fluviale» viene in parte riscattata dal
rispetto dell'ordinanza di sgombero dalle
occupazioni fatiscenti realizzate da privati sulla
sponda sinistra del Maira tra la pedanca della
Consolata ed il ponte della piscina: «Si
tratta di una superficie di circa 7.000 mq., sulla
quale in parte da anni erano stati installati orti
abusivi con baracche antiestetiche»40.
Quest'operazione rimette in corsa, su un sentiero
parallelo, l'amministrazione comunale e
l'associazione ecologica.
Per
la prima volta dalla sua fondazione, il 27 marzo
1981, si procede all'elezione del direttivo41. Nel
rispetto dello statuto vengono anche assegnati gli
incarichi operativi42. La diversa strutturazione
permette maggiore agilità decisionale e,
soprattutto, un più articolato interesse
verso argomenti precedentemente toccati soltanto
con superficialità. L'attività
subisce un fortissimo incremento. Tra le altre
cose, grazie ad un recupero fortuito in una
famiglia saviglianese, viene avviata l'iniziativa
della formazione di un archivio popolare della
città43 e subito dopo si pensa alla
salvaguardia della cappella di san Vincenzo a
Marene, ricca di un affresco -una Vergine in trono
tra due santi- riferibile alla seconda metà
del Quattrocento44. Anche gli agricoltori vengono
fatti oggetto di interesse: un volantino stampato
in migliaia di copie e distribuito a tappeto nella
pianura cuneese invita la categoria a piantare
più alberi. Esso rappresenta un alberello di
vaste dimensioni individuabile grazie alla
strutturazione ed alle proporzioni del testo45.
Viene rilanciato, subito dopo, un appello per la
salvaguardia della chiesa confraternita della
Misericordia, ricettacolo di ladruncoli e pericolo
per i non improbabili rischi di crollo parziale46.
Tra le altre cose viene anche trovato il tempo per
l'organizzazione, insieme all'Arci Savigliano ed a
Radio Cuneo Democratica, della tradizionale
«Marcia delle cipolle» e dell'happening
pomeridiano lungo il Maira denominato «Festa
della Primavera», previsti per domenica 24
maggio.
Sul
versante ecologico prende l'avvio un'iniziativa
destinata a concretizzarsi, dopo anni di lavoro,
molto tempo dopo: la creazione di un sentiero lungo
il Maira capace di costeggiare il corso d'acqua
dall'area antistante la piscina comunale al ponte
di Solere. Complessivamente più o meno
quattro chilometri. «É iniziativa che
crea non pochi impegni in quanto il sentiero,
esistente sino ad un certo punto, successivamente
si perde in una fitta boscaglia. Il percorso,
funzionante sino ad alcune decine di anni prima,
utilizzato da pescatori, da bagnanti, da
appassionati della natura, è ancora visibile
ma risulta completamente coperto da erbacce e da
bassa e media vegetazione. Per ripristinarlo nella
sua totalità è necessario compiere un
vero e proprio lavoro da boscaioli: tagliare,
ripulire, sfoltire alberi»47. L'appuntamento
di lavoro, per l'estate 1981, è ogni
domenica mattina alle ore 9. In contemporanea,
sempre per tenere vivo l'interesse tra i
numerosissimi pensionati e bambini che
quotidianamente si occupano delle anatre liberate a
ridosso della città, l'associazione
introduce nel corso d'acqua -seppure di nascosto-
altre specie, alcune anche abbastanza rare. E, per
rendere la zona sempre più interessante e
godibile, provvede a liberare ben sei oche cigno,
splendidi esemplari che in breve tempo si adattano
al loro nuovo abitat. La difficoltà viene
dagli uomini. Troppo sovente malintenzionati,
bracconieri, ragazzacci ed irrispettosi tentano di
predare tali animali, ottenendo molte volte il
risultato di allontanarli, anche se soltanto in via
provvisoria (vengono infatti sempre recuperati
più a valle), dal luogo loro
destinato48.
Ad
un ennesimo appello per la salvaguardia dei daini
oggetto di una precedente campagna di tutela e
sopravvissuti nei boschi del Varaita49 dall'autunno
del 1977 -le cronache documentano che hanno trovato
rifugio nei pressi della frazione Sprina-
corrisponde un'azione di salvaguardia dei beni
artistici appartenenti alla storica chiesa di santa
Croce, alla periferia di Savigliano, nell'omonima
regione, purtroppo in stato di abbandono. Vengono
recuperati una statua lignea della Vergine, alcuni
ex voto, appliques in legno e candelabri d'altare,
un piatto in stagno, una lampada ed altri oggetti
devozionali. Il tutto, con relativo verbale di
consegna, viene lasciato in deposito a scopo
cautelativo al Museo civico di
Savigliano50.
Della
circolare interna, cresciuta nel frattempo nel
numero delle pagine, nei contenuti e nella
diffusione, si sono ormai occupate a più
riprese le pagine dei giornali regionali, mentre
sempre maggior interesse viene rivolto ad essa
anche da parte di coloro che non sempre sono stati
iscritti all'associazione. I mesi estivi sono
l'occasione, per Luigi Botta, per organizzare un
numero monografico di 32 pagine su «La chiesa
confraternita della Misericordia o di san Giovanni
decollato»51 distribuito in oltre cinquemila
copie. Si scrive della storia antica, di quella
recente, delle vicissitudini decennali legate ai
tentativi di abbattimento, delle operazioni per la
salvaguardia, prospettando, attraverso una
relazione ed una perizia tecnica, le
possibilità concrete di salvataggio e
restauro. Buona parte della pubblicazione, poi,
è dedicata al dibattito, al quale prendono
parte decine di personaggi rappresentativi della
città. L'iniziativa volta alla
sensibilizzazione della popolazione non si spegne
con questa edizione speciale. Il dibattito ormai
è avviato e quasi tutti i numeri, da questo
momento in avanti, per alcuni anni, approfondiranno
alcuni temi relativi all'ex edificio religioso
contestando fortemente il decisionismo
amministrativo comunale. E, con la crescita del
periodico associativo, l'attività di
«Natura Nostra» sempre più si
confonde e si integra con quella del
«bollettino».
Anche
l'iniziativa che interessa la salvaguardia
dell'importante raccolta di grano che la
città possiede nasce dalle pagine del
periodico. É la collezione che il capitano
Alfonso Stevano, saviglianese, ha raccolto in molti
anni di scrupolosa corrispondenza con ricercatori e
studiosi di ogni nazione del mondo ed organizzato
dal 1922 al 1927. In essa è rappresentata
ogni qualità di grano allora esistente.
L'intera splendida e rara raccolta è stata
allestita in appositi contenitori presso la cascina
Baiotta, di proprietà del capitano, con la
scrupolosa collaborazione di Margherita Brero
Mortarotti, e quindi donata nel 1927
all'amministrazione comunale, quasi a celebrare con
ufficialità il territorio saviglianese
considerato per la qualità del terreno il
più produttivo in assoluto in Italia. La
collezione, unica al mondo, è stata
conservata sino a metà degli anni Settanta
all'ultimo piano del municipio e quindi trasferita,
per necessità, nei magazzini prima presso
l'ex chiesa di san Domenico e poi nell'ex caserma
Trossarelli di corso Roma. L'amicizia personale con
Augusto Doro, conservatore del costituendo Museo
etnografico provinciale, che vede nella raccolta
un'importante testimonianza del livello di
avanzamento dell'agricoltura locale, porta a
ricercare in Savigliano ed altrove -volontari ed
alcune Facoltà universitarie- la
possibilità di un recupero ragionato di tale
bene conservato a Savigliano52.
Cinque
anni di attività, dalla fondazione
ufficiale, sono trascorsi. L'occasione per meditare
su ciò che è stato fatto e,
soprattutto, sulle iniziative ancora da
intraprendersi alla luce del programma pubblicato
un lustro prima, viene come sempre dalla pagine di
«Natura Nostra», che si offre ormai come
stimolo culturale per le attività interne ed
esterne all'associazione53. É già di
nuovo tempo di rinnovo delle tessere e le mire, per
il 1982, sono piuttosto alte: raddoppiare il numero
degli iscritti sollecitando al tesseramento anche i
fautori della tutela storico-artistica54. Cambia il
simbolo che rappresenta l'associazione: due
nuvolette racchiudono in modo irregolare la scritta
«Natura Nostra» ricavata da un fondo di
fogliame55. Tra i collaboratori stabili del
periodico, che può contare ormai, per i
testi, su un'ampia rosa di autori sempre presenti,
viene annoverata anche Maria Salomone, brava
disegnatrice che cura le tavole relative
all'avifauna, presenti ogni numero.
Dal
primo Circolo Elementare saviglianese, dopo alcune
lezioni dal tema ecologico tenute da Sandro Taricco
e grazie al contributo dell'insegnante Giorgio
Barberis, la classe IV A pubblica un ciclostilato
dal titolo «Caccia, ecologia, animali,
storie»56.
Il
dibattito sulla ex chiesa confraternita della
Misericordia, avviato a suo tempo, viene chiuso
ufficialmente in concomitanza con la presentazione
della medaglia che accompagna la riuscita
manifestazione popolare «Strasavian»
-capace di raccogliere in piazza più o meno
diecimila persone- sollecitata dall'associazione e
rappresentante appunto la facciata della
«Crosà Neira»57, e l'avvio di una
raccolta di firme che «Natura Nostra»
sollecita tra la popolazione al fine di stimolare
l'amministrazione comunale ad intervenire
positivamente nella salvaguardia dell'edificio
religioso58. Complessivamente le firme saranno
3.018 e verranno consegnate al sindaco in tempi
successivi, solo per necessità, nel corso
della lunga discussione che caratterizzerà
le stagioni polemiche, tra consiglio comunale,
giunta, autorità religiose ed amanti
dell'arte, durate quasi due anni59.
Altre
firme, quasi cinquecento, vengono raccolte in
quattro giorni -dal 18 al 21 marzo 1982- per
incentivare la conoscenza dei problemi legati alla
vivisezione e per sollecitare l'interruzione degli
esperimenti sugli animali. Le firme, alla luce
delle decisioni che debbono essere assunte a
Strasburgo il 30 marzo, vengono inviate al
presidente della repubblica Sandro Pertini
affinché non avalli con la sua approvazione
l'autorizzazione a nuovi esperimenti60.
Riprendono
nel frattempo, con il medesimo spirito e gli stessi
scopi che l'anno precedente avevano coinvolto gli
iscritti nel ripristino del sentiero lungo il
Maira, le passeggiate domenicali alla scoperta
delle anse del fiume, proprio nel tratto tra il
ponte della ferrovia e la frazione Solere61.
É un'anteprima dell'iniziativa che si sta
programmando in collaborazione con la Consulta
ecologica comunale, con lo specifico Assessorato e
con le Guardie ecologiche, prevista dal 15 al 18
aprile e denominata «Settimana ecologica a
Savigliano». Il coinvolgimento è
totale, indirizzato alle scuole ed alla popolazione
in generale. Per gli studenti sono previste
numerose proiezioni di audiovisivi e dibattiti
nelle scuole ed al teatro Milanollo, la pulizia del
parco Graneris, le lezioni all'aperto sulle essenze
arboree, la «festa degli alberi» con
relativa piantumazione in un tratto di territorio
adiacente la statale 20. La popolazione si trova
invece genericamente impegnata nella raccolta della
carta e nella pulizia di un tratto del Maira e dei
canali cittadini62. Gli studenti del Liceo
Artistico di Cuneo vengono coinvolti in un concorso
per la realizzazione della grafica del manifesto:
le numerose e gradevoli vignette realizzate sono
successivamente utilizzate dai mezzi d'informazione
per commentare le notizie relative alla settimana
ecologica. La partecipazione alle iniziative
programmate è particolarmente ampia:
documenta, ormai, la sensibilità ecologica
raggiunta dalla cittadinanza63.
Un
nuovo, grande impegno, sta per coinvolgere
l'associazione: l'organizzazione di una mostra,
presso il palazzo Taffini d'Acceglio di Savigliano,
intitolata «Il libro racconta
Savigliano», prevista dal 5 al 20 giugno ed
inserita nella programmazione delle manifestazioni
del comitato «Giugno saviglianese».
L'allestimento è curato dalla Regione
Piemonte con il determinante contributo dei
componenti il comitato. Curatore è Luigi
Botta. Vengono esposti i centocinquanta volumi
più significativi che narrano le vicende
saviglianesi: volumi preziosi, copie uniche, testi
importanti, di piccolo e grande formato, esposti
seguendo un criterio spazio-temporale capace di
accompagnare il visitatore attraverso le vicende
tipografico-editoriali dal secolo XVII alle soglie
del 2000. Viene scelta come simbolo della rassegna
la rara acquaforte (con interventi a punta secca)
realizzata nel Seicento dall'incisore Giovenale
Boetto per la confraternita della Misericordia. Per
l'occasione il notiziario mensile dell'associazione
si trasforma in catalogo della mostra. A fianco di
alcune notizie riguardanti l'editoria locale ed i
problemi di tutela e conservazione del patrimonio
librario, si tenta per la prima volta la stesura di
una bibliografia completa riguardante la
città di Savigliano (soggetta agli
aggiornamenti che via via saranno poi pubblicati
nei mesi a venire sul medesimo
mensile)64.
Lo
sforzo per la preparazione della mostra non
impedisce che altre iniziative vengano messe in
cantiere. Prima fra tutte l'allestimento di una
sede adeguata in grado di sostituire quella
provvisoria, per anni stabilita nello studio di
Tomaso Giraudo in piazza Cesare Battisti. Sono
però i dibattiti stimolati dalla simpatica
«invenzione» della «Settimana
ecologica» a tenere banco. Il Maira è
stato in qualche modo riscoperto ed ora la
cittadinanza desidera riappropriarsene, anche per
quelle tradizioni -«merende sinoire»,
bagni, passeggiate, solarium- che un tempo
appartenevano alla quotidianità dell'estate.
Il problema entra di diritto in consiglio comunale.
I socialisti, per primi, interrogano il sindaco per
conoscere «se non ritenga opportuno disporre a
che venga ripulito a tempi brevi, almeno un tratto
di sponda, scelto tra i più frequentati, da
mettere a disposizione dei cittadini»65,
seguiti dai liberali, che vogliono chiarezza circa
le strade che conducono al fiume, che
improvvisamente d'estate risultano tutte sbarrate:
«Numerosissime sono le lamentele di coloro che
hanno sempre usufruito delle sponde del Macra e del
Mellea per momenti di svago ed intendono continuare
giustamente ad usufruirne»66.
All'interpellanza socialista il sindaco risponde
negativamente, quasi ventilando l'ipotesi di
vietare la balneazione: «Forse il Maira non
merita l'attenzione che invece noi gli attribuiamo
-spiegano gli interroganti-. L'iniziativa che
avevamo definito "Il Maira ai Saviglianesi"
può quindi dirsi chiusa, per volontà
della Giunta. A meno che non si cambi idea e non si
decida di intervenire nella stagione delle
piene
»67.
Anche
l'eccezionalità legata ad interventi edilizi
impegna l'associazione. Il riattamento di una parte
dell'ex convento di santa Caterina, quella
prospiciente il cortile del palazzo Muratori
Cravetta, impone un'attenzione particolare in
quanto un alto muro, abbattuto nel corso dei
lavori, è oggetto di una contestazione che a
livello regionale impegna organi di tutela, di
stampa, Soprintendenza ed associazioni
protezionistiche, Assessorato regionale
all'urbanistica. «Natura Nostra»,
evitando il sensazionalismo, sollecita due incontri
tra gli enti interessati e media le posizioni tra
il progettista, il proprietario e la
Soprintendenza68. Un accordo funzionale e
rispettoso viene infine trovato. All'insegna del
rispetto verso la città e del suo arredo
urbano è invece la proposta avanzata alla
popolazione affinché, nel recuperare le
storiche insegne cittadine, si operi con
sensibilità quando si devono collocare o
sostituire i numeri civici, che dovrebbero essere
di nuovo in ceramica. L'associazione si fa
promotrice nei confronti di un ceramista cuneese,
disponibile a realizzare, su ordinazione, le
singolari targhette da collocare sulla porta di
casa69.
In
un momento di grande attività -i lavori
della nuova sede stanno per concludersi-
«Natura Nostra» trova ancora il tempo per
polemizzare con l'amministrazione comunale in
merito al trasferimento della Biblioteca civica,
sino a quel momento ospitata in piazzetta Baralis
nell'ex convento di santa Chiara, sotto i locali
del Liceo Classico. Deve finire in piazza Arimondi
ed occupare una manica di quello che era il
convento di sant'Agostino, poi ospitante il
convitto civico. «La nostra doglianza -lamenta
"Natura Nostra"- concerne esclusivamente
l'ubicazione della sede proposta, ritenuta troppo
decentrata rispetto all'utenza cittadina. Il
Convitto Civico si trova infatti ad una
estremità del concentrico urbano e quindi a
notevole distanza per i principali nuclei abitati.
Basta pensare che le Case Nuove di via Torino
distano esattamente Km. 2,800 mentre il nuovo
insediamento della zona dell'acquedotto dista Km.
2,500. [
] Sarebbe forse opportuno che
ogni decisione venisse rinviata in attesa di
trovare una sede più idonea, quale potrebbe
essere quella dell'ex Ospedale Militare sicuramente
soddisfacente sotto ogni aspetto e che troverebbe
concordi tutti coloro che hanno a cuore il
problema»70.
Nella
circostanza dell'assemblea degli iscritti,
convocata il 22 ottobre, i soci più attivi
si trasformano in muratori, imbianchini, idraulici
ed elettricisti per contribuire alla conclusione
dei lavori presso la nuova sede di piazza Molineri
1, al piano terreno dell'edificio che fu costruito
come foresteria del monastero di san Pietro. Viene
ripristinato il vecchio pavimento in cotto e
portate alla luce le pareti che originariamente
erano in mattoni a vista. Le volte, reintonacate,
mostrano le loro eleganti vele. All'interno
è anche murata una vecchia lapide71.
L'assemblea discute, evidenzandola, una serie
interminabile di problemi: sezione giovanile,
censimento degli alberi, cigni del Maira, guardie
ecologiche, anastatica della «Storia» del
Novellis, numeri civici, distribuzione di 250
pianticelle, commissioni comunali, rubrica sui
giornali, formazione di una commissione di
interesse edilizio, apertura della sede,
sistemazione dell'archivio, registrazione del
periodico72.
Già
da tempo il notiziario (che si è trasformato
ormai in un periodico di interesse cittadino
superando di fatto la sua origine di circolare
interna all'associazione) si occupa con insistenza
dei problemi legati alla salvaguardia ed alla
ristrutturazione di piazza Santa Rosa. Non esiste
rinvenimento, segnalazione o lavoro che non venga
debitamente approfondito ed amplificato sulle
pagine della pubblicazione. Architetti e
professionisti seguono con particolare interesse il
dibattito che emerge periodicamente e che si va
arricchendo mensilmente di sempre nuovi tasselli.
Diventa quindi facile, nel rispetto delle
indicazioni dell'assemblea, costituire
nell'immediato il «Comitato per piazza
Vecchia», del quale fanno parte, «oltre
ad alcuni proprietari di edifici prospicienti
l'antico centro, un buon numero di architetti,
appassionati e studiosi»73. Il gruppo si
ritrova in sede, sin da subito, due volte la
settimana, avviando un discorso articolato sulle
prospettive architettoniche ed ambientali
dell'antico foro cittadino. Già anni prima
il costituendo Ufficio urbanistica del Comune, con
il contributo fattivo dell'architetto Luigi Florio,
aveva provveduto a far rilevare i fronti di tutti
gli edifici della piazza e dell'area circostante,
preventivando un restauro che doveva avviarsi e
concludersi in tempi brevi ed in modo
omogeneo.
Seppure
il 1982 sia alla fine, gli impegni per il direttivo
di «Natura Nostra» continuano ad
accavallarsi. É incredibile, ma un anno
già così ricco di avvenimenti e di
interventi fa segnare, anche in dicembre, ulteriori
partecipazioni ed iniziative. Il giorno 14 viene
per la seconda volta in pochi mesi convocata
l'assemblea e, nell'occasione, si procede
all'elezione del nuovo direttivo74. Risulta
composto da Tomaso Giraudo (presidente), Luigi
Botta (vice presidente), Piero Trucco, Sandro
Taricco, Antonio Fissolo, Giovanni Giraudo, Paolo
Fissore, Laura Cravarezza, Bruno Castelli e Carmen
Levrone. Responsabili della neo nata sezione
ragazzi sono Valerio Taricco, Enrico Giraudo e
Lucia Tavella75. Gli incarichi del direttivo
vengono suddivisi nel settore ecologico, della
tutela dei beni storico-artistici, nel
coordinamento delle guardie ecologiche, nel settore
archivistico, nell'organizzazione del notiziario ed
ufficio stampa76. Sempre in dicembre il mensile
«Natura Nostra» partecipa, su invito,
alla rassegna «Cuneo stampa '82» che si
tiene a Verzuolo e che rappresenta la vetrina
editoriale di tutto ciò che viene
periodicamente pubblicato nella «granda».
Il periodico saviglianese, con questo passo,
ottiene un ulteriore ed ufficiale riconoscimento.
Come premio agli iscritti omaggia infine, in
edizione anastatica ed in dimensione di cm. 17 x 24
(che in originale erano invece di cm. 21 x 29,7) i
primi due numeri del «bollettino», editi
in veste modesta e ciclostilata, ormai vere e
proprie reliquie ricercate ed
introvabili.
Il
1983 nasce all'insegna del rinnovamento e della
tradizione. Il logotipo di «Natura
Nostra» collocato nella testatina del
periodico subisce l'ennesima trasformazione, la
terza dalla sua origine. In omaggio all'evoluzione
architettonica che piazza Santa Rosa sta maturando
vengono presentate due finestre archiacute, con
relativa strombatura, all'interno delle quali, nel
nero della vetrata, appare la scritta «Natura
Nostra» in caratteri gotici77. Anche il
professor Antonino Olmo, riconosciuto storico
cittadino, inizia la sua stabile collaborazione col
periodico.
Sul
fronte dell'ecologia un'altra iniziativa dal taglio
fortemente popolare caratterizza l'inizio d'anno.
La seconda domenica di gennaio, infatti, quattro
splendidi cigni vengono immessi, per la gioia di
adulti e bambini, nelle acque del Maira: «Si
tratta di due coppie, in perfette condizioni di
salute: una femmina di due anni, col piumaggio
già candido, un'altra dell'anno e due
maschi. Gli ultimi tre sono in abito di transizione
verso l'età adulta e solo fra qualche mese
muteranno il loro abito attuale in quello bianco
definitivo. Tutti e quattro provengono da un
allevamento del Trentino ed hanno subito un periodo
di quarantena prima di essere liberati»78. Gli
splendidi animali scatenano la fantasia dei
ragazzi, degli adulti e di tutti coloro che possono
di tanto in tanto avvicinarsi al fiume per
osservarli79. Mara Margherita Villosio dedica loro
la poesia «I quattro cigni»80, mentre
Beppe Mariano, riconoscendo nel sovraffollamento
del corso d'acqua l'insolita circostanza per un
gran vociare di pettegolezzi, con molta ironia si
cimenta in una composizione da titolo «Sul
Maira» nella quale l'umano e l'animale vengono
equiparati: «Che diranno le anatre alle
gallinelle? / Insieme fomenteranno dei germani
reali / l'invidia verso i cigni più regali?
/ Chissà se c'è fra loro
pettegolezzo, / come tra gli umani? Di ciò
avremo presto / notizia dai cigni o dai germani / o
dalle anatre schiamazzanti? La nostra malizia, / si
sa, è di attribuire agli altri / le nostre
stesse debolezze e
vanità»81.
La
collaborazione con Beppe Mariano, sino al momento
mantenuta a livello latente, si concretizza nel
corso del carnevale, per il quale «Natura
Nostra» si fa coinvolgere ufficialmente con
una serie di iniziative. Fornisce alla
Società di Mutuo Soccorso (organizzatrice
dell'edizione che fa rinascere la festa
carnascialesca saviglianese) la voce, la penna e
l'immagine al personaggio chiave della
manifestazione, «Saraset», considerato a
memoria d'uomo la maschera locale82. Propone poi,
sulla falsa riga di un gradevole e curioso
documento del 181083, l'attualizzazione del
«Processo a Rubicondo», un personaggio
estroverso che dopo essersi espresso liberamente,
in pubblico, contro tutti, viene processato,
graziato ma comunque condannato al rogo. Il testo
di questa tragicommedia si deve appunto a Beppe
Mariano84. Il processo si tiene sotto l'ala di
piazza del Popolo il pomeriggio della domenica di
carnevale e vi prende parte un buon numero di
maschere in rappresentanza delle città della
provincia85. Per l'occasione «Natura
Nostra» partecipa alla sfilata con un proprio
carro e svolge la funzione di collegamento ad ogni
iniziativa in qualche modo legata a questa
inconsueta recita carnascialesca86.
Non
ancora spento l'eco del carnevale l'associazione
torna alle prese con l'ecologia, e lo fa in maniera
piuttosto evidente, riuscendo a pubblicare per
intero sul proprio periodico, sponsor le
amministrazioni provinciale e regionale, la nuova
legge della Regione Piemonte «Norme per la
conservazione del patrimonio naturale e
dell'assetto ambientale»87. Sul fronte delle
cose nostrane il proliferare di anatidi lungo le
rive del Maira innesca un meccanismo di tutela e di
attenzione che già in passato ha sollevato
polemiche e che ancora una volta si concretizza nel
tentativo, da parte dell'associazione ecologica, di
rivendicare a se stessa quel tratto del corso
d'acqua chiedendo ai pescatori di lasciar
proliferare gli animali scegliendo per il loro
divertimento un luogo diverso88. I pescatori non ci
stanno e, nell'offrire a «Natura Nostra»
la loro collaborazione per individuare i
«bracconieri» che danneggiano il
costituendo «parco fluviale», chiedono
all'associazione ecologica una maggiore attenzione
a tutto il corso del Maira, e non soltanto a
questo89.
La
trasformazione dell'associazione avvenuta a suo
tempo, da espressamente ecologica in gruppo
multi-interventista, impone alla stessa, stando
agli statuti comunali che determinano le
finalità ed i compiti delle diverse
commissioni, la nomina di suoi rappresentanti
all'interno dei diversi raggruppamenti di lavoro.
Nella consulta ecologica ben cinque associati
entrano a far parte dell'assemblea, anche se a
diverso titolo: Domenico Alerino (nominato dalla
terza commissione consigliare), Alessandro Taricco
e Tomaso Giraudo (Natura Nostra), Giovanni Giraudo
e Roberto Pio (guardie ecologiche). Nella
commissione museo, invece è soltanto Luigi
Botta a rappresentare l'associazione90.
I
tempi diventano anche maturi per scollegare la
pubblicazione mensile dalla gestione sin qui
adottata. Viene creata l'associazione
«Cristoforo Beggiami», con relativo
logotipo91, ed il mensile «Natura Nostra»
è registrato presso il tribunale di Saluzzo
in data 30 marzo 1983. Ottiene anche
l'autorizzazione a «giornale murale».
Direttore responsabile è Luigi Botta. Il
periodico si trova ormai stabilmente a pubblicare
venti pagine mensili, stampate su carta riciclata
con tecnica tradizionale, tipografica, e ad avere
come supporto un fondino pubblicitario e, di tanto
in tanto, un'ultima pagina legata a qualche sponsor
particolare. Il primo numero pubblicato in maniera
autonoma è quello del marzo 1983 -che
risulta progressivamente il numero 22-, inviato
gratuitamente, a scopo promozionale -insieme ai
futuri dell'anno- agli abbonati de «Il
Saviglianese», settimanale verso il quale tale
pubblicazione deve un certo riguardo per i tre anni
di «uscite» come supplemento. La prima
iniziativa che intraprende è quella di
tentare un censimento delle lapidi esistenti in
città. A farsene carico, con pazienza e
perseveranza, è Vico Ferrero92.
Con
il trascorrere dei mesi comincia nel frattempo a
concretizzarsi il lavoro dell'apposita
«Commissione Piazza Vecchia», la quale
periodicamente si è ritrovata nella sede
mettendo a punto i principi coi quali operare
concretamente a favore della più antica
piazza saviglianese. Il gruppo di lavoro originario
ha cercato appoggi e consensi tra i progettisti e
professionisti della città, riuscendo a
coinvolgere un numero qualificato di persone93.
Dopo aver chiarito le proprie finalità ed
aver analizzato le possibilità di
intervento, stabilisce di produrre nell'arco di
alcuni mesi una mostra riguardante l'impegnativo
tema della storia e dell'architettura dell'antico
foro94. I meccanismi per la preparazione si mettono
immediatamente in moto95. Il comitato «Sagra
del grano» -che gestisce i tradizionali
festeggiamenti di agosto- dichiara piena
disponibilità ad inserire nel proprio
programma la rassegna. La parrocchia di san
Giovanni concede in uso la ex chiesa confraternita
di san Giovanni Battista di via Torino, che data la
posizione centrale è considerata un luogo
particolarmente ambito. I lavori di preparazione
della struttura espositiva -il luogo deve essere
ripulito perché da lustri inutilizzato, ed
adattato- iniziano sul finire del mese di febbraio.
Non vi è molto tempo da perdere. Tutti
stanno producendo a ritmi serratissimi. Vuoi per le
scadenze imposte, vuoi anche perché la
piazza continua ad essere oggetto di interventi di
conservazione e restauro, sin qui eseguiti senza un
criterio di impostazione omogeneo.
La
tradizionale «Marcia delle cipolle», che
in origine aveva un taglio popolare tutto nostrano,
sta per atterrare in altri lidi. L'edizione 1983,
infatti, viene organizzata in collaborazione con
l'Arci Savigliano e si inserisce nel contesto del
più ampio programma del «Ben venga
maggio». Al primo arrivato, oltre al mazzo di
cipolle, da quest'anno viene anche assegnata una
bottiglia di vino particolarmente
pregiato96.
L'impegno
di una parte dell'associazione mira ora soltanto a
produrre in funzione della mostra, al fine di
anticipare i tempi tecnici imposti già da
mesi. Mentre la struttura va via via completandosi,
i progettisti producono centinaia di disegni i
quali, insieme alle fotografie97 ed ai montaggi,
saranno la colonna portante della rassegna. Qualche
anticipazione comincia a stimolare l'interesse del
pubblico e degli studiosi98. Si delineano i punti
chiave della mostra, che avrà come titolo
«Piazza Vecchia»: la conoscenza
dell'esistente, il rilievo dell'edificato, lo
studio storico-artistico, le proposte di
intervento, l'attenzione all'arredo urbano,
l'identificazione delle superfetazioni e, come
esempio pratico, lo studio dettagliato su due
edifici campione.
Di
pari passo con la mostra si provvede a preparare, a
carico dell'associazione «Cristoforo
Beggiami» e nella cura di Luigi Botta, un
numero speciale del periodico mensile, impostato
sulle trentadue pagine99 (che tenta anche un primo
sommario indice bibliografico sulla piazza), che
verrà distribuito come catalogo, quattro
cartoline un po' particolari100 riguardanti aspetti
novecenteschi legati alla piazza101, mentre tramite
il quotidiano «La Stampa» si riesce ad
ottenere un bel manifesto a colori, che
servirà a propagandare l'appuntamento e
verrà distribuito in occasione della
mostra.
L'apertura
è prevista per sabato pomeriggio 23
luglio102 alla presenza di alcune autorità
nazionali e delle massime autorità regionali
e provinciali. Introducono Luigi Botta e Paolo
Fissore. Sin dal primo momento si delinea un
importante successo di pubblico e critica. Sono
molti i periodici, locali e nazionali,
specializzati e non, che si occupano di questa
inconsueta mostra, primo tentativo di intervento
razionale nella definizione dei criteri operativi
da adottarsi nella ristrutturazione della storica
piazza.103. Sino al 31 luglio, negli otto giorni di
apertura, i visitatori sono complessivamente
7.037104. La mostra, seppure diventi un punto di
riferimento per gli studiosi, per i residenti e per
chi intende avvicinarsi per la prima volta alle
storiche vestigia saviglianesi, diventa un peso
notevolissimo per «Natura Nostra».
Infatti, nonostante gli appelli lanciati ai
sensibili, la sottoscrizione frutta
complessivamente 3.392.000 lire105 a fronte di un
bilancio consuntivo di 11.260.000 lire106, con un
passivo non facilmente azzerabile di 7.868.000
lire. Ci vorranno anni, prima che, attraverso le
quote associative, gli abbonamenti e le
sponsorizzazioni del mensile, il deficit di
bilancio venga ripianato, con evidentissimo danno
all'attività ed alla gestione di
«Natura Nostra»107. La mostra, se
considerata in termini pratici rappresenta il
culmine culturale dell'attività del
sodalizio, ma se valutata invece dal punto di vista
economico lascia aperte numerose ferite, quasi
insanabili, dati i modesti bilanci, e segna il
primo passo verso una moderata ma progressiva
decadenza.
La
conclusione della rassegna è anche
l'occasione per procedere ad una operazione di
salvaguardia diversamente non ipotizzabile. Tra i
beni appartenenti alla disciolta confraternita di
San Giovanni Battista alcuni si sono salvati e
risultano ancora conservati, seppure a rischio di
furto, all'interno dell'ex edificio religioso.
L'associazione non esita il recupero e la consegna
ai responsabili della parrocchia. Vengono portati
in sede più sicura una statua rappresentante
un santo martire ed una grande pala d'altare
probabilmente di epoca seicentesca.
«Natura
Nostra» riceve un'altra sconfitta quando,
proprio nei giorni della mostra, dalle acque del
Maira spariscono i quattro cigni immessi da poco
tempo. É un'evidente offesa nei confronti di
chi ha lavorato per anni per creare a due passi
dalla città un'oasi di natura ed è
nel contempo un tentativo per demotivare gli
interessati ad ogni attività futura cercando
di ripristinare lo stato di cose precedente108. Da
pochi giorni, inoltre, erano stati immessi altri
germani reali a ripopolare la colonia già
esistente109. Gli animali vengono cercati lungo il
fiume, più a valle, sino a Racconigi, senza
risultato alcuno. Sembra che la causa della
scomparsa debba ricercarsi in un atto di
bracconaggio di basso livello, che ha trasformato
il corso d'acqua, avvelenato con cloro, da luogo di
vivace presenza ittica e faunistica a luogo
totalmente assente da ogni forma di vita110. I
quattro cigni sono successivamente ritrovati, molto
più a valle, fuggiti all'inciviltà
degli uomini e provvisoriamente «ricoverati in
quel di Racconigi [
] in attesa che
l'ambiente del fiume ritorni idoneo.
[
] La storia dei cigni è un
piccolo esempio di ciò che può
succedere in trecento metri di un qualsiasi fiume
italiano. [
] Savigliano non ha
meritato i cigni e l'anima bianca della natura che
essi rappresentano: un vero
peccato!»111.
Un
duro colpo alla sopravvivenza del «Parco
fluviale» giunge pochi mesi dopo e segna
irrimediabilmente la fine della collaborazione tra
«Natura Nostra» e l'assessorato
all'ecologia, mettendo in forse addirittura
l'attività ecologica dell'associazione
stessa. Senza interpellare la competente consulta e
le associazioni naturalistiche l'amministrazione
comunale fa entrare le ruspe nel Maira, nel tratto
tra il ponte di Saluzzo e la pedanca della
Consolata, avviando lavori straordinari che
sollevano un putiferio ad ogni livello, con
articoli e prese di posizione pubblicate un po'
ovunque112. «Natura Nostra» protesta
vivacemente per l'azione che sta «massacrando
le sponde ed il letto del Maira», lamentando
che «sono stati divelti alberi di ripa,
è stato deviato il corso dell'acqua,
è stata fatta sparire tutta la vegetazione
naturale minore, formatasi in questi ultimi dieci
anni, si è distrutto un notevole patrimonio
ittico, si è alterato l'habitat di numerosa
avifauna»113.
«Il
fiume della discordia» intitola il settimanale
locale tentando di dare voce a tutte le parti:
«C'è chi parla di operazione
garibaldina -si legge-, c'è chi accusa
l'Amministrazione Comunale di colpo di mano, di cui
tutte le categorie interessate sono state
volutamente tenute all'oscuro, c'è chi
inveisce contro chi avrebbe osato snaturare i
progetti di un autentico parco fluviale, c'è
chi afferma in questo caso trattarsi di "un esempio
in più di come l'istituzione pubblica
è capace di distruggere in un batter
d'occhio ciò che la natura faticosamente
è riuscita a costruire in oltre un
decennio"»114. Come si difende la giunta?
«Il progetto risale a parecchio tempo fa
-precisa- quando l'Assessore aveva trattato con le
associazioni relative l'opportunità di
ripulire le sponde del Maira e di strutturare sulla
sponda orografica di destra un camminamento
pedonale che servisse al passaggio dei saviglianesi
lungo il torrente»115 e, a tale scopo, le
ruspe hanno avviato il loro intervento di
distruzione dell'esistente per adattarlo ad un
nuovo ed ambizioso progetto.
Le
associazioni ed i cittadini non ci stanno e
dimostrano il loro disappunto tanto per
l'operazione quanto per l'insufficiente risposta
dei patres116. Capiscono, forse in ritardo, che
l'idea di «Parco fluviale», così
come immaginata (un luogo incontaminato ove la
natura domina e l'uomo deve essere ospite
discreto), non coincide assolutamente con quella
pensata e studiata dall'amministrazione (sentieri,
panchine, prati verdi e magari anche
illuminazione). Il guaio, comunque, è stato
combinato. Ora che si farà? «Sono stati
notati solo alcuni massi sparsi ai piedi della
massicciata di ghiaia -fa osservare "Natura
Nostra"-. É presumibile che si proceda oltre
nei lavori per evitare che la piena primaverile
faccia sparire questo "gioiello" di
ingegnosità e fantasia. Se si creasse una
nuova protezione in massi, si attuerebbe uno spreco
di denaro pubblico che non avrebbe riscontro negli
annali amministrativi locali: staremo a
vedere»117. L'ipotesi si concretizza
puntualmente dopo breve: viene infatti realizzata,
poco oltre la già esistente, una nuova
massicciata.
Per
«Natura Nostra» la batosta è di
quelle difficili da sopportare. Nulla ufficialmente
viene variato, ma nell'intimo le numerose sconfitte
subite segnano fortemente l'attivismo di un gruppo
di persone che aveva agito con grande
determinazione a favore della città. Muore
anche Augusto Doro ed il progetto di
ristrutturazione dell'importante collezione di
grano raccolta da Alfonso Stevano all'inizio del
secolo viene momentaneamente accantonato. E dire
che ormai, dopo i contatti presi e le iniziative
assunte, si stava per passare alla fase
operativa118! La pubblicazione mensile legata
all'associazione si stacca definitivamente
dall'originale sodalizio e, nel quadro di una vita
del tutto autonoma, continua la propria
collaborazione con «Il Saviglianese»
(continua l'invio di copie gratuite ai lettori),
con il quale concorda una quota di abbonamento
globale119.
Quando
l'anno, non proprio favorevole per le vicissitudini
già descritte, giunge al termine, un
ennesimo avvenimento viene a funestare la vita
della città ed a portare sconforto
nell'animo degli amanti dell'arte: la notte di
Natale alcuni ignoti riescono a penetrare nel
santuario dell'Assunta e ad asportare, non visti,
ben sette delle otto tele che caratterizzavano
decorativamente le pareti dell'impianto centrale
dell'edificio. É un ennesimo e duro colpo
per la conservazione del patrimonio artistico
locale. In tempi recentissimi infatti si erano
già volatilizzati la maggior parte degli
antichi vasi da farmacia conservati al Museo civico
ed i pannelli del bel mobile di sacrestia della
chiesa di sant'Andrea. La profanazione del
santuario è, proprio per questo motivo, un
altro avvenimento difficile da digerire.
I
dipinti sono stati staccati dalle pareti ed
accatastati, con relativo telaio e cornice, prima
di essere presumibilmente caricati su un furgone
parcheggiato all'esterno dell'edificio religioso,
in piazza Molineri, e quindi allontanati dalla
città. Una sola tela, siccome ben fissata
alla parete, ha resistito. I quadri erano stati
collocati nella chiesa sin dall'origine, realizzati
in ottemperanza a quelle che erano le indicazioni
di Giovanni Giacomo Plantery e di Francesco Gallo,
progettista, il primo, e collaudatore, il secondo,
della chiesa saviglianese. L'autore, stando alle
indicazioni fornite da Casimiro Turletti ed
accettate dalla maggior parte degli studiosi,
dovrebbe essere quel Giovanni Francesco Gagini,
pittore genovese operante nella prima metà
del Settecento. Una data riportata sul retro di un
dipinto, il «1727», fornisce anche
l'indicazione del periodo di realizzazione. Non
tutti, secondo una lettura approfondita,
apparterrebbero al Gagini: sembra infatti
stilisticamente evidente che l'intervento della
bottega sia piuttosto consistente. Rappresentano, i
dipinti rubati, la Vergine al tempio, la fuga in
Egitto, l'adorazione dei Magi, la nascita della
Vergine, lo sposalizio della Vergine, l'adorazione
dei pastori, la visitazione120.
Mentre
le fotografie dei dipinti121 vengono diffuse
attraverso lo speciale nucleo dei Carabinieri,
l'associazione «Natura Nostra», pur senza
possederle, offre immediatamente un milione di lire
a chiunque sia in grado di fornire notizie utili
per il recupero dei quadri. Lo fa affiggendo
manifesti e diffondendo la notizia tramite le
agenzie di stampa nazionali. Subito dopo organizza
la spedizione di oltre seimila manifesti sui quali
sono riprodotte le sette opere scomparse
dall'Assunta. Li invia -non senza difficoltà
di spedizione- a tutte le gallerie d'arte, le
Soprintendenze, gli antiquari, i periti d'arte, le
case d'aste, gli studiosi, le riviste
specializzate, i quotidiani, le televisioni, i
musei d'Italia122. Il territorio nazionale viene
coperto per intero. Invano si attendono telefonate
o segnalazioni. Soltanto un paio di antiquari del
Nord-Est, seppure con formula dubitativa, tentano
con buona volontà di fornire indicazioni
(troppo insufficienti anche soltanto all'avvio di
una ricerca). Oltre un anno dopo i Carabinieri,
probabilmente in possesso di presunte notizie sui
dipinti, cercheranno il manifesto per
ritrasmetterlo all'apposito nucleo
investigativo.
É
indubbiamente, questo, un duro colpo per la
conservazione e la tutela del patrimonio artistico
locale. Il sentore che anche il patrimonio
architettonico -e nella fattispecie la ex chiesa
confraternita della Misericordia e l'ala di piazza
del Popolo- stia per subire qualche brusco
contraccolpo, impone in tutta fretta la consegna
alla massima autorità cittadina del volume
contenente le oltre tremila firme per la
salvaguardia della Crosà Neira: «La
nostra speranza era quella di non usare questo
elemento di "pressione" nei confronti
dell'Amministrazione Comunale; per questo motivo le
firme erano rimaste giacenti in sede, quasi come si
trattasse solo di una testimonianza di buona
volontà e di amore per i nostri beni
preziosi. Purtroppo però le cose stanno
precipitando ed allora il volumetto con le
sottoscrizioni è stato consegnato al
Sindaco, con una lettera di accompagnamento molto
esplicita»123. Le firme mettono in moto un
meccanismo di interesse cittadino che sollecita da
un lato un'interrogazione comunista124 e dall'altro
una discussione piuttosto accesa all'interno del
consiglio comunale cittadino125. Nel contesto delle
dichiarazioni e prese di posizione si inseriscono
alcune iniziative miranti a screditare le firme
raccolta da «Natura Nostra». Vengono
definite «strappate» quasi con la forza a
ragazzini da insegnanti ed educatrici, raccolte
fuori città (quasi il problema della
conservazione fosse solo locale!), doppie, triple
ed anche più.
In
questo contesto si inserisce anche una lettera al
settimanale locale nella quale, in modo mirato e
strumentale, «un "anonimo pentito"» che
avrebbe firmato la petizione di salvaguardia
dell'immobile si dichiara invece ben deciso
all'abbattimento, perché «la storia
cammina guardando avanti e non solo arenata a
vecchi ruderi»126. La risposta di «Natura
Nostra» non si fa di certo attendere:
consiglia l'anonimo di venire allo scoperto
cancellando il proprio nominativo dall'elenco:
«Non temerà certo la solidità di
questo piccolo esercito di oltre tremila persone
per un solo disertore: sono cose che succedono
anche nei migliori eserciti. Non vorremmo
però che questo pentimento fosse
un'invenzione di chi opera perché la chiesa
venga demolita e si dà da fare per rompere i
fronti altrui»127. Così, in effetti,
sembra.
Il
momento di particolare tensione e le delusioni
passate, impongono scarsa attenzione ai problemi
ecologici. Nonostante si tengano alcune riunioni a
Racconigi per stabilire le azioni da intraprendere
a favore di una corretta salvaguardia del
territorio128, non fanno riscontro iniziative
immediate finalizzate a tale scopo. «Natura
Nostra» cambia la propria testata129 e Carmen
Levrone pubblica, su due numeri successivi,
l'elenco dei nomi e dei luoghi citati sui mensili
degli anni precedenti130. Quello che in origine
veniva chiamato «bollettino» e serviva
come circolare interna all'associazione, ora ha
assunto ben altre funzioni e può contare
ormai su numerosissimi collaboratori qualificati e
su un migliaio di lettori mensili. Addirittura si
provvede a rilegarne una trentina di copie su
richiesta da appassionati e studiosi locali.
É ormai regolarmente richiesto dalla
Biblioteca Nazionale di Firenze, rilanciato
attraverso quello strumento di diffusione che
è «L'eco della stampa», collegato
ad altre simili riviste italiane, fatto oggetto di
recensioni e di segnalazione degli articoli
pubblicati.
Ciò
che neppure pareva immaginabile, purtroppo, di
lì a poco avviene. Nonostante le petizioni,
le raccolte di firme, le soluzioni proposte da
professionisti ed imprenditori, le richieste in
consiglio comunale ed anni di inutili discussioni,
la giunta comunale -che a quanto pare ama il lavoro
delle ruspe- ordina ed abbatte la ex chiesa della
confraternita della Misericordia. L'avviso di
esecuzione, firmato dal sindaco Pier Giorgio
Pagano, porta la data del 28 marzo ma viene
notificato al parroco di san Pietro il giorno
successivo, il 29 marzo, alle ore 9,30, quando
ormai i lavori di demolizione, iniziati alle ore 7,
sono stati avviati da due ore mezza. «Natura
Nostra» non può far nulla che assistere
sgomenta all'atto irreversibile che riduce in
calcinacci quasi quattro secoli di storia, cultura,
religione ed economia (dalla confraternita nasce il
Monte di Pietà e quindi la Cassa di
Risparmio) locali. «Natura Nostra» era
preparata ad un gesto eclatante, che avrebbe
impedito in ogni modo l'avvio dei lavori. Tre suoi
dirigenti avrebbero dovuto salire sul campanile
dell'ex edificio religioso ed attendere in quel
luogo le ruspe, che non avrebbero così
potuto avviare la demolizione. La condizione era
quella di conoscere la notizia anche soltanto
un'ora prima. Il sindaco, però, ha agito
nella massima riservatezza, negando la data
dell'attuazione dell'ordinanza a tutti, compresi la
giunta ed i suoi più diretti
collaboratori.
L'associazione,
alle ore 8,45, segnala alla competente
Soprintendenza, con telegramma, l'avvio dei lavori
di abbattimento. Alle ore 11,30 -dopo numerosissimi
tentativi di abbattere e trascinare a terra il
campanile (che ancora documenta, insieme alla
facciata, l'esistenza del gradevole edificio)- il
soprintendente ai Beni Architettonici trasmette ai
Carabinieri il fonogramma di interruzione della
demolizione, interruzione che viene notificata
all'impresa alle ore 12,30131. Ciò che non
era riuscito ai sindaci Antonino Olmo ed Enrico
Graneris nei due decenni precedenti, riesce al
sindaco Pier Giorgio Pagano.
La
scelta del giorno dell'abbattimento, il
giovedì, non è casuale: il giornale
locale infatti è ormai in fase di stampa e
si limita ad una notizia di sole sei righe132, che
documenta non l'abbattimento, ma l'ordine di
interruzione da parte della Soprintendenza.
Rimandando ogni commento alla settimana successiva
si spera forse di stemperare la rabbia riducendo
gli irriducibili sostenitori della salvaguardia ad
agnellini privi di veleno. Il giovedì
successivo, in effetti, è proprio la giunta
comunale ad ottenere il titolo di apertura della
prima pagina del settimanale saviglianese133. Prima
ancora di sentire le accuse, che sono tutte
relegate alle pagine interne134, cerca di
giustificare il proprio operato. Le proteste sono
numerose, e particolarmente vibranti135.
«Natura
Nostra», che ha già in uscita il
proprio periodico, riesce a mala pena a fornire una
breve notizia all'interno136, listando a lutto la
copertina e commentando in sole dieci righe il
deprecabile avvenimento137. Subito dopo realizza un
grande striscione con la scritta «Visitate
macerie Crosà» che colloca sulle
transenne che cintano il luogo. Mentre
l'associazione chiede le dimissioni della giunta
comunale138, il gruppo di professionisti che in
precedenza aveva assicurato la possibilità
del restauro si produce in un nuovo sopralluogo
sulle macerie relazionando alle autorità
competenti139 ed il gruppo consiliare comunista
rivolge al sindaco un'altra interpellanza sulla
questione140. Poi, di seguito, «Natura
Nostra» pubblica un proprio numero speciale
sull'argomento141, di 44 pagine, che ospita la
storia recente della ex confraternita, gli
interventi di protesta di cittadini ed associazioni
e che riesce anche ad includere la sintesi del
dibattito organizzato il 3 maggio dall'Arci, al
quale partecipano un folto pubblico ed un discreto
numero di professionisti locali. Nelle settimane
successive si interesseranno al caso periodici
nazionali specializzati e non, mentre il nome di
Savigliano risuona negativamente nel corso di
alcuni dibattiti pubblici in altre città. La
Soprintendenza, nel dubbio di nuovi ed ulteriori
abbattimenti, vincola immediatamente alla legge
1089 del 1939 l'ala di piazza del Popolo ed il
muretto antistante il teatro
Milanollo142.
La
passione di questa giunta comunale sembra comunque
essere quella delle ruspe, visto che a distanza di
pochi giorni i pesanti mezzi ridiscendono nel letto
del Maira impegnati nel completamento del
contestatissimo lavoro avviato alcuni mesi prima.
Una vera e propria strada viene realizzata a
ridosso della riva e, per sostenerla evitando che
la piena la spazzi via nel volgere di poche ore, si
fanno giungere dalla montagna grandi massi per
costruire una nuova massicciata che affianca la
già esistente. Le associazioni saviglianesi,
a nome della popolazione, ripresentano le loro
vibranti proteste: «Oggi le ruspe sono ancora
al lavoro -concludono un lungo intervento
pubblicato sul periodico locale-: ormai lo scempio
è fatto, si è distrutto un ambiente,
si sono buttate al vento decine di milioni. Da
parte nostra non possiamo evitare di esprimere con
forza la nostra profonda amarezza, come cittadini
impegnati nella difesa dell'ambiente, per quanto
accaduto»143. Il costo dell'operazione
è ingente. Lo si conosce grazie ad una
interrogazione presentata in consiglio comunale da
Domenico Alerino: quindici sono i milioni di lire
messi in bilancio dal Comune, ai quali debbono
aggiungersi ben 200 milioni di lire previsti dal
Magistrato del Po144. I rappresentanti nella
consulta ecologica appartenenti a «Natura
Nostra» ed alle guardie ecologiche rassegnano
per protesta le loro dimissioni145.
L'avvicendarsi
di circostanze negative pone «Natura
Nostra» nelle condizioni di scoramento: la
battaglia tra Comune ed associazione, quasi su
tutti gli argomenti, rende difficilissima la
sopravvivenza del sodalizio, a tal punto da
immaginare una ragionevole pausa
nell'attività.
E,
in tali condizioni, viene poco alla volta alla
ribalta il periodico mensile, che ha già
occupato ampi spazi ma che può ancora
riuscire ad accrescere il proprio numero di
lettori. Continua ad occuparsi di ecologia, anche
se lo fa in forma meno diretta. Pubblicando a
puntate, ad esempio, la storia del Maira, del
Mellea e del Varaita146, informando sulle sanzioni
inflitte ad un inquinatore, relazionando circa la
condanna degli uccisori di una cicogna o facendo
sapere che i quattro cigni a suo tempo allontanati
dal Maira non possono certo ritornarvi nelle
condizioni attuali del corso d'acqua e vengono
definitivamente destinati al bellissimo lago
interno al parco del castello di Racconigi147. Non
esita anche ad informare circa il dibattito che si
sta sviluppando tra la popolazione intorno all'ala
di piazza del Popolo, cosciente che il rischio
rimane, per l'ennesima volta, quello di vedere
abbattuto l'edificio ottocentesco progettato da
Maurizio Eula.
Così
muovendosi ottiene nuovi consensi, tanta attenzione
ed anche un po' di tenerezza da parte di chi si
rende conto che tale pubblicazione, dalle pagine un
po' grigette perché riciclate, viene
realizzata veramente con poco ed occupa, a livello
culturale, un grande spazio, certamente maggiore
rispetto a certi periodici fortemente sponsorizzati
ed in carta patinata. Nella circostanza del quarto
anno di vita ottiene un articolo in buona evidenza
sulla prima pagina del settimanale locale148 e
riceve l'invito a partecipare alla rassegna
«Cuneo Stampa 84», che presenta il
panorama dell'editoria della «granda» e
si tiene nel centro polifunzionale di Bra149.
Utilizza questa circostanza per offrire ad un
pubblico più vasto la conoscenza della sua
attività.
L'associazione
non evita, quando può, di polemizzare.
Rispondendo indirettamente ad un'intervista nella
quale l'assessore all'ecologia Martino Macchiolo
ritiene sproporzionate le polemiche sollevate circa
l'intervento delle ruspe, giustificato per la
«ripulitura e riutilizzo di aree abbandonate e
che a lavori ultimati con piantumazioni appropriate
e panchine possa essere un salutare e grazioso
passeggio per i saviglianesi»150, «Natura
Nostra», senza accennare all'operato del
competente assessore, fa osservare che la
situazione dei fiumi che circondano la
città, vuoi per l'avvelenamento dei
bracconieri, vuoi per l'inquinamento da liquame,
vuoi per l'azione dei diserbanti e concimi chimici,
vuoi per gli scarichi privati, è tutt'altro
che rosea e forse sarebbe più opportuno
scendere nel concreto della tutela anziché
occuparsi di ciò che è profondamente
superfluo151.
É,
questa, ufficialmente, una delle ultime prese di
posizione pubbliche di «Natura Nostra»
con l'amministrazione comunale presente.
L'attività si riduce notevolmente. Il
mensile, invece, con l'avvio del 1985, inizia ad
elaborare i testi e l'indirizzario col computer. Si
pone fortemente all'avanguardia: in provincia
è di certo uno dei primi periodici che
utilizzino tale mezzo per produrre il materiale da
mandare in stampa. Il computer utilizzato è
un Macintosh152. Sulle sue pagine, di tanto in
tanto, si leggono alcune notiziole che si intendono
provenire dall'associazione. Nulla filtra,
però, circa interventi o iniziative
intraprese. Soltanto l'uscita del primo
«quaderno di Natura Nostra» dedicato ad
un avvenimento storico verificatosi a Verzuolo153
saluta la fine di un funesto anno 1984.
L'associazione è ridotta all'ordinaria
amministrazione. Si è scontrata perennemente
con la giunta comunale, con quegli uomini che in
origine, pochi anni prima, aveva considerato validi
alleati e che aveva voluto fiancheggiare in molte
iniziative154.
In
questo clima di tranquilla sopravvivenza soltanto
il grave inquinamento del rio Battitore, il
popolare «Batau», impone una netta presa
di posizione155. Col trascorrere dei mesi, alle
elezioni amministrative, Luigi Botta torna ad
essere candidato alla Provincia nella
rappresentanza dei «verdi» (e per un
centinaio di voti non usufruisce della
«turnazione» prevista)156 e Tomaso
Giraudo viene nominato nel consiglio direttivo
nazionale della Lega Italiana Protezioni
Uccelli157. Alcune riunioni si tengono a Racconigi
ed hanno come tema, innanzitutto, la salvaguardia
del Maira e, in un secondo momento, la
possibilità della creazione di un
«parco» ufficiale che abbracci tutta
l'area di pianura del fiume stesso158. Altre
riunioni coinvolgono il direttivo in quel di
Lagnasco, ove si forma un gruppo analogo, che
sceglie come denominazione quella di
«Oasi»159, affiancandosi immediatamente
al sodalizio saviglianese e collaborando sin
dall'inizio con il mensile «Natura
Nostra».
Le
collaborazioni al periodico si intensificano e
moltiplicano e l'aspetto, seppure un po'
volutamente trasandato nella veste tipografica,
diventa quello di una rivista di studi storici,
artistici, ambientali, geologici ed etnografici,
trasformata in punto di riferimento per coloro che
sono interessati a conoscere un po' di più
le origini, la storia e lo sviluppo della zona.
Domenico Alerino, già assiduo collaboratore,
nell'assumere l'incarico di neo assessore
all'ecologia intensifica ancor di più la sua
presenza sul periodico, cercando di coinvolgere
nuovamente l'associazione in iniziative
congiunte.
É
così che verso la fine del 1985 il sodalizio
torna a firmare, congiuntamente ad altri gruppi,
l'iniziativa di pulizia del Maira organizzata
dall'assessorato e destinata a recuperare la
tradizione avviata ormai un lustro prima ed
interrotta negli ultimi anni160. E da Lagnasco,
dopo aver sollecitato con forza alcune azioni di
recupero del Varaita, aver organizzato un concorso
fotografico e promosso la visita ai castelli della
storica famiglia dei Tapparelli, «Oasi»
chiede ed ottiene di essere «adottato»
dal gruppo saviglianese, trasformandosi in una
sezione staccata con un proprio rappresentante,
Eraldo Airale, nel direttivo161. In città
l'associazione plaude all'iniziativa della nuova
giunta, assunta in accordo con la competente
Soprintendenza, di restaurare ciò che rimane
dell'edificio della Crosà Neira. La spesa
per il consolidamento del campanile, prevista in
ottanta milioni di lire, stando alle perizie dei
tecnici presentate prima dell'abbattimento alla
precedente amministrazione, era purtroppo
più che sufficiente a salvaguardare l'intero
edificio162.
Il
trasferimento della sede associativa da piazza
Molineri a piazza del Popolo, in due ambienti al
secondo piano di un edificio storico,
anziché rilanciare l'attività -come
preventivato- pone di fatto gli iscritti nella
condizione di non più frequentare, nel
presente e nel futuro, la sede sociale. Il quasi
completo abbandono comporterà, come
conseguenza, la perdita della maggior parte degli
archivi -proprio e di conservazione- sino al
momento ordinati dal sodalizio.
Il
mensile «Natura Nostra» raggiunge con
grande entusiasmo il numero cinquanta163 e, di
lì a poco, le mille pagine pubblicate. Da
più parti si plaude a questa iniziativa
editoriale: «Partito come opuscolo di
approfondimento prevalentemente ecologico, la
rivista si è andata specializzando anche in
indagini di interesse storico, artistico,
bibliografico, etnografico ed archivistico,
mantenendo però sempre una caratteristica
che la contraddistingue da qualsiasi altra
pubblicazione similare: l'ancoramento alla
realtà locale di Savigliano e, più
recentemente, anche della zona a nord della Granda.
Gli abbonati sono al 50 % saviglianesi, i rimanenti
appartengono ad altre città della provincia
e del Piemonte. Interessante e del tutto singolare
il fatto che, a fronte di una crisi generale di
lettori della carta stampata, Natura Nostra ha
inaspettatamente visto triplicare i suoi abbonati.
Nel panorama, a dire il vero, abbastanza ricco di
pubblicazioni in provincia di Cuneo, è forse
l'unica nel suo genere»164. Per il 1986
l'obiettivo imperativo è quello di
raddoppiare ulteriormente il numero degli
abbonati165.
Sulla
scia dei successi editoriali della rivista,
l'edizione «Cristoforo Beggiami»
dà alle stampe il secondo
«quaderno», dedicato al tema della
Resistenza nel Saviglianese166.
La
questione «ala» del mercato coperto
diventa argomento di grande importanza. Già
da tempo si discute del suo destino. Negli anni
Sessanta un pubblico dibattito aveva praticamente
considerato inutile l'immobile, e quindi
abbattibile. Negli anni Settanta con il sindaco
Enrico Graneris un concorso nazionale aveva
prospettato l'opportunità di un intervento
conservativo con riadattamenti strutturali. Negli
anni Ottanta con il sindaco Pier Giorgio Pagano un
altro concorso aveva previsto tutto e il contrario
di tutto, anche con possibilità di
abbattimento. Ora giunge il momento di decidere167.
Le proposte che si vanno facendo prospettano una
revisione totale dell'edificio, con ipotesi di
abbattimento, aggiunte di nuovi corpi e
sopraelevazioni: insomma, lo stravolgimento
dell'immobile ottocentesco. «Natura
Nostra» non ci sta ed esprime la propria
opinione, tramite Luigi Botta, in una pubblica
assemblea che si tiene a palazzo
Miretti168.
Dal
punto di vista operativo sono cinque le iniziative
che impegnano il sodalizio qualificandone
l'operatività. In primo luogo il contributo
alla creazione di un comitato per la salvaguardia e
la gestione dell'ex chiesa confraternita di san
Giovanni di via Torino169. In secondo la
partecipazione ad un gruppo di lavoro che si tiene
a Costigliole Saluzzo (al quale prendono parte
anche la Lega Ambiente di Costigliole ed Italia
Nostra di Saluzzo) e che riguarda l'inquinamento
del Varaita170. In terzo la pubblicazione di un
nuovo «quaderno» riguardante il palazzo
Muratori Cravetta di Savigliano171. In quarto
l'operazione di salvaguardia del bosco di Tetti
Chiamba, destinato all'abbattimento, che coinvolge
l'assessorato, «Natura Nostra» e la
Soprintendenza172. In quinto l'incremento della
produzione editoriale con l'uscita di un ulteriore
«quaderno» sulla storia, popolare e non,
dell'acqua a Savigliano173. Nel contempo il gruppo
aggregato «Oasi» cambia presidente174 e
compie tra la popolazione di Lagnasco una raccolta
di firme per la salvezza di un bosco del
Varaita175.
Come
prevedibile l'argomento di maggior interesse, che
coinvolge coloro che credono in uno sviluppo
ragionato e razionale della città, è
quello di indirizzo circa i lavori che dovrebbero
compiersi all'«ala» di piazza del Popolo.
Ci sono i precedenti concorsi, c'è un
vincitore chiamato dal «bando» ad
eseguire il suo progetto, ci sono delle ragionevoli
pressioni che impongono finalmente, dopo tre
lustri, una soluzione all'annoso problema. In una
seduta «aperta» del consiglio comunale il
progettista Flavio Lovizolo e la soprintendente
Clara Palmas Devoti presentano alla cittadinanza la
loro ipotesi di trasformazione dell'immobile, che
passa attraverso un riutilizzo a livello
commerciale ed una quasi completa mutazione
dell'edificio176. La riunione, piuttosto animata,
vede la partecipazione nutrita di cittadini ed una
variegata presa di posizione da parte di chi
è interessato al problema. «Natura
Nostra», tramite Luigi Botta, sollecita un
recupero ragionato, all'insegna dell'uso del
«contenitore», con particolare attenzione
alle possibilità di scoperte relative alle
preesistenze archeologiche del
sottosuolo177.
La
partecipazione dei soci e del direttivo al
succedersi delle diverse circostanze cittadine pare
avvenire più a titolo personale che non in
rappresentanza del sodalizio. Così sembra
collocarsi la promozione, insieme ai proprietari
dell'edificio, nell'autunno, del restauro del
grande affresco votivo settecentesco posto sul
palazzo all'inizio di corso Roma, curato,
nell'intervento conservativo ed integrativo, da
Luigi Botta. Tale lavoro sollecita il censimento
ragionato degli affreschi votivi collocati sugli
edifici, pubblici e privati, del territorio
saviglianese. Nello stesso modo sembra avviarsi la
raccolta -quanto meno inconsueta- dei «coppi
parlanti» recuperati sui tetti della
città e del territorio. Il primo della
collezione -un appello a Dio per la salvaguardia
dal male e dal diavolo- è medioevale e
proviene da un edificio del centro storico, in via
Ferreri.
Il
periodico, nel frattempo, riuscito a coprire
totalmente le spese ereditate dagli anni
precedenti, avviata con pieno successo l'iniziativa
dei «quaderni» si appresta a compiere
l'ennesimo salto di qualità. Con
un'operazione all'avanguardia, infatti, a partire
dal numero di gennaio 1987, manda in stampa le
proprie pagine con la formula della
videoimpaginazione: «La preparazione è
stata lunga, come pure è stato impegnativo
analizzare i soft utilizzabili esistenti in
commercio [
]. Ora "Natura Nostra"
è pubblicata interamente in
videoimpaginazione. É passata direttamente
dal tradizionale piombo, cioè dalla
composizione a caldo, alla tecnica più
all'avanguardia, che pochi quotidiani italiani e
nessun periodico provinciale utilizzano (in
Piemonte vi è soltanto il neonato "Corriere
Alpino") ma che è certamente la prospettiva
più interessante e stimolante del futuro
dell'editoria. Ha scavalcato tutto d'un colpo la
fotocomposizione -cioè la pur sempre
tradizionale composizione a freddo- che non
prevedeva più l'uso del piombo, ma che
impegnava comunque in un lavoro manuale di
impaginazione e di incolonnamento del
testo»178. Cambia anche la testatina del
periodico, che diventa ora più agevole e
leggibile, anche se meno
rappresentativa.
Un
colpo d'ala per l'associazione si ha quando appare
l'atrazina nei pozzi della pianura. Non si
può di certo stare zitti, anche
perché l'argomento sembra destinato ad
assumere grandissimo rilievo con risvolti
fortemente negativi per la zona, e la posizione
assunta è particolarmente rigida179.
Prendendo lo spunto da questo rinato desiderio di
attivismo e di partecipazione, viene rilanciato il
tesseramento180 e, subito dopo, convocata
l'assemblea per la nomina del nuovo direttivo181.
Sembra ormai chiaro, però, che il ruolo
trainante lo assume in modo pressoché
definitivo la rivista mensile.
É
infatti sulle pagine del periodico che, visto
l'interesse che sta assumendo il fenomeno
«ala», divenuto argomento di primaria
importanza per la città, viene aperto un
dibattito destinato a raccogliere sin dall'inizio
numerosissime testimonianze182. Ed è sempre
sul periodico che, in contemporanea con le
decisioni che sta assumendo l'amministrazione
comunale, Luigi Botta prepara uno speciale di 32
pagine interamente dedicato all'importante edificio
ottocentesco183. Partendo da un discorso di origine
storica si ricercano i diversi utilizzi subiti
dall'immobile, sino all'abbandono quasi totale dal
dopoguerra in avanti, con le proposte avanzate da
più parti di abbattimento, ricostruzione,
restauro e riutilizzo. Non vengono tralasciati il
dettato del Piano regolatore, il vincolo della
Soprintendenza e gli ultimi avvenimenti.
Il
caso sta per scoppiare. Prima ancora che
l'amministrazione stabilisca di affidare la
progettazione di un nuovo edificio all'architetto
vincitore del concorso184, la popolazione, seppure
in tono molto moderato, si fa sentire con un
manifesto affisso sui muri della città e con
una garbata polemica185. Non accetta assolutamente
le decisioni della maggioranza consiliare e
dà vita ad un «Comitato per la difesa
dell'Ala»186 che prende immediatamente
posizione e si impone operativamente con una rapida
raccolta di firme187. Il Comune, preso in
contropiede, deve cercare di smorzare i toni e
raccogliere consensi (siamo all'immediata vigilia
delle elezioni politiche ed ogni circostanza
è buona per polemizzare)188, e soprattutto,
a fronte della consegna di circa 3.500 firme189,
rivedere la propria posizione prendendo atto che la
popolazione non concorda assolutamente con la sua
ipotesi di intervento sull'ala190.
«Natura
Nostra», a questo punto, sembra divenire
latitante. Mentre la «Cristoforo
Beggiami» pubblica il suo quinto
«quaderno»191, l'associazione è
assente all'incontro per il costituendo
«Parco» tra i Comuni toccati dal Maira192
e non partecipa, più neppure come
collaboratrice, alla tradizionale pulizia del Maira
organizzata dall'Assessorato all'ecologia193. I
singoli, però, sono ancora parzialmente
operativi. Puntualmente immettono, seppure di
nascosto, alcune anatre nel Maira per infoltire la
colonia già esistente, e si indignano quando
spregiudicati cacciatori non trovano di meglio che
sparare, con gran coraggio e spregiudicatezza, ai
volatili ormai quasi trasformati in animali da
cortile194.
Se
l'amministrazione comunale precedente,
anziché affrontare con troppa determinazione
la questione avesse cercato una soluzione ragionata
e mediata per la salvezza della ex chiesa
confraternita della Misericordia -pensano in
molti-, la comunità ci avrebbe di certo
guadagnato. Innanzitutto perché possederebbe
ancora un immobile da destinarsi ad usi pubblici e
poi perché avrebbe evitato di destinare
ulteriori denari per consolidare quel poco che
è rimasto in piedi. Infatti, dopo le spese
già sostenute dal Comune, è ora la
competente Soprintendenza a stanziare trenta
milioni di lire per ricostruire il portico
retrostante la facciata, per risanare i muri, per
concatenare le parti che potevano sembrare
fatiscenti e per eliminare i calcinacci che ancora
erano presenti, dal tentato abbattimento,
all'interno dell'immobile195.
Il
periodico «Natura Nostra» diventa il vero
interlocutore che gli amanti della natura,
dell'arte e della storia utilizzano per avanzare
proposte e stimoli culturali, per collocarsi
criticamente nei confronti di coloro che, in
città, sono convinti che la tutela del
pubblico passi quasi sempre attraverso l'interesse
del privato. Il mensile, con il primo numero del
1988, cambia nuovamente volto. Si presenta con una
copertina patinata semirigida, caratterizzata da
un'unica grande immagine, e all'interno abbandona
definitivamente l'impaginazione a tre colonne per
svilupparsi, con una grafica variabile e testi di
diverse dimensioni, sull'unica colonna. Cresce
anche il numero delle illustrazioni196. Una delle
iniziative che qualificano «Natura
Nostra» facendola diventare un riferimento
provinciale è quella che vede il periodico
schedare mensilmente tutte le pubblicazioni che
vengono edite in provincia di Cuneo. Nel marzo 1988
un numero intero, con oltre sessanta
«titoli» recensiti, è dedicato a
questo argomento197. Tutto ciò, insieme alla
diversa veste grafica, porta ad incrementare per
l'anno in corso di ben 290 il numero degli
abbonati198. Tra essi vengono estratti a sorte tre
omaggi di carattere culturale.
Nel
campo dell'ecologia va segnalato l'ampliamento del
«parco fluviale» grazie all'acquisizione
di un nuovo tratto di territorio adiacente il Maira
resosi possibile grazie ad un finanziamento e fondo
perduto per l'acquisto ottenuto dalla Cassa di
Risparmio di Savigliano199. L'associazione, seppure
indirettamente, contribuisce all'iniziativa
svolgendo la sua mediazione tra la proprietà
e gli acquirenti. É invece con l'acquisto di
una motopompa per irrigare e con la presenza attiva
di alcuni componenti, che il sodalizio partecipa
alla piantumazione di centinaia di alberi -carpini,
ciliegi, aceri, frassini, noci, salici- nell'area
lungo il Maira dove un tempo sorgeva la ex colonia
elioterapica200. Sempre indirettamente, e con altri
gruppi, tenta poi di individuare -ma purtroppo
inutilmente- uno degli ingressi degli sconosciuti
ma tanto citati sotterranei
saviglianesi201.
Dalle
pagine di «Natura Nostra» si ricorda la
scomparsa di Antonino Olmo202, studioso di cose
saviglianesi e collaboratore del periodico, mentre
si inizia a svolgere una funzione di informazione
dettagliata e rigorosa per quanto riguarda
l'inquinamento delle acque, del sottosuolo e dei
fiumi203, e del loro progressivo livello di
recupero204. Ormai l'attività del sodalizio,
per ciò che ancora esiste, passa
esclusivamente attraverso le pagine del mensile,
che riesce puntualmente a vedere la luce dodici
volte l'anno.
Gli
argomenti privilegiati sono e saranno i lavori di
riattamento di piazza Vecchia205, un omaggio a Jean
Claret con una serie di importanti notizie inedite
sul pittore fiammingo operante in Savigliano206, le
iniziative per la salvaguardia di ciò che
rimane della Crosà Neira207, la trascrizione
dettagliata, con annotazioni, dei due manoscritti
settecenteschi su Savigliano del medico Giovanni
Antonio Marino, una lunga indagine di Renzo Amedeo
sulle vittime civili e sui deportati dell'ultimo
conflitto mondiale in provincia di Cuneo, le
vicende dell'officina dei treni di Savigliano
narrate da Laura Ferrari, la storia e le
trasformazioni del palazzo del Maresco raccontate
da Luigi Botta, l'evoluzione geologica della zona
introdotta da Flavio Bauducco, la riproposizione
delle «effemeridi storiche» saviglianesi
di Casimiro Turletti, gli aggiornamenti ecologici
di Domenico Alerino, i racconti storici di Giovanni
Bosio, il censimento delle lapidi collocate in
Savigliano, le schede relative alle biografie dei
saviglianesi, agli ex voto presenti nel santuario
della Sanità ed ai curiosi
«sonetti» ottocenteschi. Di grande
importanza, anche se con scarso seguito,
sarà la pubblicazione di un
«vademecum» di massima da utilizzarsi per
gli interventi edilizi nella città, in grado
di prevedere succintamente le diverse problematiche
che gli interessati potranno incontrare nel corso
dei lavori208.
Per
incrementare il numero degli abbonati si
studieranno di volta in volta iniziative
particolarmente stimolanti, come ad esempio
l'omaggio di tre pacchi contenenti nove libri
cadauno dell'editrice «Primalpe»209, di
tre disegni eseguiti dallo scultore Sergio
Omedé210, di tre copie della ristampa
anastatica della «Storia di Savigliano»
di Carlo Novellis211. Un numero, quello del
dicembre 1988, sarà impaginato da Luigi
Botta nel corso di una lezione tenuta
all'università della Terza Età di
Fossano212. Verrà festeggiato l'avvio dei
dieci anni di nascita del periodico213, il suo
centesimo numero214, le duemila pagine
pubblicate215 e, procedendo nelle iniziative
editoriali, saranno dati alle stampe altri due
«quaderni»216, il secondo dei quali con
la definizione videoimpaginata, si stamperanno due
numeri monografici, il primo dedicato ad una
memoria difensiva di fine Ottocento redatta dal
sindaco Maurizio Villa217, il secondo, di
complessive quaranta pagine, facente funzione di
catalogo della mostra «Conventi a
Savigliano» organizzata presso il Museo
civico218.
In
forma del tutto personale alcuni appartenenti al
sodalizio saranno chiamati ad intervenire,
nell'agosto 1991, alla cattura e successiva
liberazione di un tasso che casualmente avrà
scelto come dimora temporanea un cortile di via
Sant'Andrea a Savigliano.
Nel
frattempo, da una propaggine della vecchia e
storica «Natura Nostra», sorgerà
una nuova associazione, gli «Amici di
Savigliano»219, destinata ad occuparsi
attivamente soprattutto della salvaguardia dei beni
storici artistici. Il primo argomento preso in
esame dal gruppo neo nato sarà quello della
ex chiesa confraternita della Misericordia, per la
quale il sodalizio si adopererà soprattutto
a livello informativo e progettuale.
Successivamente, con l'ausilio determinante
dell'associazione «Alpini», il gruppo
contribuirà a dare un volto nuovo al
bellissimo chiostro benedettino del monastero di
san Pietro220 e, in tempi più recenti,
coinvolgendo numerose aziende saviglianesi, nel
1995 porterà a compimento i lavori di
ristrutturazione della base della storica Torre
civica221.
Il
presidente in carica di «Natura Nostra»
nel febbraio 1990 rassegnerà le proprie
dimissioni222.
Nel
tentativo di recuperare le tradizioni del
territorio un grande sforzo verrà compiuto
per l'acquisto di due splendidi carri agricoli
-l'uno d'inizio secolo e l'altro del 1920- che
saranno donati, insieme a due aratri per il
dissodamento manuale del terreno,
all'Amministrazione comunale per avviare una
raccolta etnografica locale223.
Il
periodico mensile, con il numero 120
dell'agosto-settembre 1992, chiuderà
definitivamente le pubblicazioni, in attesa di
riprenderle chissà quando, dalle medesime o
da altre persone, nei modi e nei formati simili o
diversi dal precedente. L'esperienza di 13 anni di
storia locale pubblicata con tanta passione, di
2304 pagine cresciute tra mille difficoltà
ma con il costante desiderio di ben operare per la
città, lascerà certamente il segno in
Savigliano.
L'ultima
iniziativa, scollegata ormai dall'attività
reale dell'associazione «Natura Nostra»
ed anche dalla pubblicazione dell'omonimo periodico
mensile, sarà il dono alla Biblioteca civica
saviglianese di una importante cinquecentina
stampata a Francoforte sul Meno e comprendente le
sentenze del saviglianese Aimone Cravetta.
Rinvenuta da Luigi Botta sul mercato antiquario,
sarà acquistata dal sodalizio e tramite lo
stesso offerta in seconda battuta agli avvocati
saviglianesi per la donazione alla
municipalità di Savigliano224. Sarà
il giugno 1995.
luigi
botta
©
note
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