associazione

Cristoforo Beggiami

Savigliano

LUIGI BOTTA PER SAVIGLIANO

UN'ASSOCIAZIONE CHE SI OCCUPA DI EDITORIA SIN DALL'ORIGINE

LA STORIA DELL'ASSOCIAZIONE «NATURA NOSTRA»

É nel 1983, il 26 febbraio, che nella sede storica della «Tipografia Saviglianese», in piazza Santa Rosa a Savigliano, da una propaggine dell'associazione «Natura Nostra» viene fondata la nuova associazione «Cristoforo Beggiami»1. L'intitolazione a colui che, saviglianese, per primo importò in Piemonte, nel 1470, l'arte della stampa a caratteri mobili, anticipa gli scopi statutari della neonata associazione, così espressi nel primo articolo che ne regolamenta l'attività: «[…] contribuire concretamente alla crescita e allo sviluppo letterario ed estetico per mezzo di attività editoriale, grafica, artistica, promozionale nel settore delle pubblicazioni, periodiche e non, riguardanti la città di Savigliano […]». Poco più di un mese dopo, il 7 aprile, viene registrato presso il Tribunale di Saluzzo il mensile «Natura Nostra», diretto da Luigi Botta e pubblicato -con notizie di carattere ecologico e storico-artistico- sin dal novembre 1980 come supplemento al foglio locale «Il Saviglianese».

La «rivista» in carta riciclata si stacca dunque dall'associazione madre per agire con maggiore agilità intraprendendo quelle iniziative che non necessariamente debbono essere solo ecologiste, così come recita originariamente lo statuto di «Natura Nostra»2. Il distacco non è indolore: trasforma infatti, seppure solo sensibilmente, l'attività che l'associazione di tutela ambientale aveva svolto sin dall'origine.

Era nata ben sette anni prima, il 25 settembre 1976, un sabato, con una riunione pubblica tenutasi presso il salone del Museo Civico di Savigliano, dopo che, per alcuni mesi (o forse anni), un gruppetto di volontari aveva organizzato incontri informali, gli ultimi dei quali presso la Piscina comunale, con il pensiero fisso di creare un «parco fluviale» lungo il Maira. La denominazione, «Natura Nostra»3, richiamava con evidenza quella già adottata dall'associazione nazionale «Italia Nostra», alla quale il sodalizio saviglianese aveva guardato con insistenza e cercato a lungo il collegamento, senza alcun risultato. La città, infatti, non era stata prescelta, a livello nazionale, quale località per la formazione di una sezione dell'importante associazione.

Appena una settimana dopo l'atto di nascita, con spirito battagliero, il primo impegno ecologico aveva guardato alle condizioni del Maira, con la programmazione di una escursione compiuta tra il ponte della ferrovia ed il ponte di Solere, anche per «constatare la gravità del guasto arrecato ad un tratto della sponda sinistra del fiume, lungo circa 400 metri. Un terreno sconvolto e desolato ove prima sorgeva un bellissimo bosco di olmi, querce, platani, pioppi, robinie, ontani, salici, gattici; un'insensata devastazione che è una ferita brutale ad uno dei punti più belli del nostro paesaggio fluviale. Nemmeno in tempo di guerra, in tempi cioè di forte necessità, si osò tanto. C'è stata per fortuna una presa di posizione su questo episodio. Il Comando dei Vigili urbani ha inoltrato un rapporto all'Autorità Giudiziaria; pare infatti che l'abbattimento sia stato fatto senza alcuna autorizzazione ed in spregio ai divieti fissati dalla legge»4.

L'ambiente saviglianese, come si evince dalle prime indicazioni di lavoro emerse dall'attività del sodalizio, risulta fortemente da ricostruire. Per troppi anni la gestione, approssimativa e spontaneista, è stata affidata al caso e concessa a chi ha badato a tutto meno che alla tutela. Per una corretta ricostruzione bisogna a tal punto sostenere, secondo gli indirizzi dell'associazione, una massiccia opera di sensibilizzazione dell'opinione pubblica. Ciò perché la salvaguardia del territorio non può concretizzarsi in altro modo se non attraverso la conoscenza dei problemi. E ben si inserisce, in questo contesto, l'opera del botanico e docente universitario saviglianese Giuseppe Gulino5, il quale si fa carico, con l'inizio di un'attività propagandistica a favore della natura durata poi alcuni lustri e diretta specificamente agli studenti inferiori e medi, di una serie di lezioni6, finalizzate alla pubblica sensibilizzazione.

Ma l'argomento che, affiancandosi al settore più propriamente didattico ed educativo, coinvolge in modo decisamente battagliero «Natura Nostra» è quello delle cave di ghiaia disseminate un po' ovunque sul territorio. La situazione è sicuramente difficile ed abbastanza inavvicinabile. Sono i permessi di escavazione mai rispettati, le operazioni selvagge compiute lungo il greto dei fiumi nei giorni di sabato e domenica, l'irresponsabilità nel gestire i corsi d'acqua esponendo al rischio ed al pericolo i residenti nelle vicinanze. Il fenomeno, che altrove preoccupa ma presenta aspetti tutto sommato ancor controllabili, è molto diffuso nella pianura saviglianese.

L'associazione, che è sensibile al problema e che non esita a dichiarare pubblica battaglia a chi approfitta degli alvei dei fiumi, cerca immediatamente alleati nei comuni vicini. Alcuni volontari di Cavallermaggiore, Cavallerleone e Racconigi rispondono con grande entusiasmo; il gruppo originale, ristretto e determinato intellettualmente, comincia ad infoltirsi e a raccogliere anche consensi tra la gente comune. A tal punto che è pronto per la prima iniziativa pubblica di più ampio respiro, di discreta popolarità e di buona immagine: la piantumazione di alberi, ottenuti dall'Ispettorato Dipartimentale delle Foreste, compiuta su terreni pubblici e privati e finalizzata al rimboschimento di luoghi un tempo particolarmente ricchi di verde.

Le polemiche sembrano essere il pane quotidiano per gli aderenti al gruppo ed il quotidiano la «Gazzetta del Popolo» ed il settimanale «Il Saviglianese» sono le palestre sulle quali quest'attività subisce la giusta amplificazione. Il dibattito ecologico, sempre piuttosto intenso e serrato, caratterizza dunque l'avvio dell'attività.

Sul finire del 1976 e nei primi mesi dell'anno successivo, mentre la città s'interroga sul gran numero di scritte e graffiti che spopolano ormai su edifici pubblici e privati del centro storico, sono l'inquinamento da cromo conseguente agli scarichi di un'azienda saviglianese, l'attività di pesca sportiva non sempre ortodossa praticata da gente senza scrupoli ed i massicci prelievi di ghiaia compiuti da aziende sovente estranee al territorio, a rendere determinante l'intervento di «Natura Nostra». Dopo la stampa regionale e quella locale anche la radiofonia privata si occupa ampiamente dell'attività dell'associazione. «Radionuovainformazione», l'emittente del saviglianese e del saluzzese tra le prime come origine fra le «radio libere» della provincia, ospita infatti nei suoi studi i responsabili del sodalizio per una rubrica settimanale.

Tra le polemiche, che coinvolgono sempre più insistentemente gli aderenti e le continue prese di posizione, «Natura Nostra» presenta il suo primo simbolico logotipo7, quello che per oltre un lustro caratterizzerà ogni tipo di attività: due modesti alberelli si ritagliano in controluce su un sole a pieno campo delicatamente accennato. La raffinatezza del simbolo, che risulta una scelta dichiaratamente pacifica, non evita però interventi coraggiosi di estrema durezza. É il caso di affermare, infatti, che la circostanza di uno straripamento del Maira porta quasi ad uno scontro fisico tra gli appartenenti al sodalizio ed i cavatori di ghiaia. L'associazione ecologica sostiene che le escavazioni forsennate compiute nei lustri precedenti sono la causa principale del dissesto idrogeologico che danneggia i corsi d'acqua, mentre l'«Unione Cavatori» fa propria l'ipotesi che soltanto ripulendo ulteriormente i fiumi sia possibile ristabilire quell'equilibrio naturale che aveva caratterizzato da sempre il territorio saviglianese8. Sta di fatto che il ponte della ferrovia è soggetto a continui cedimenti, il ponte per Monasterolo di Savigliano deve essere rinforzato, la larghezza dell'alveo del Maira, tra Savigliano e Cavallermaggiore, in alcuni punti raggiunge il centinaio di metri ed il livello di scorrimento dell'acqua si è abbassato di una decina di metri rispetto all'originale. Tali discorsi, tenuto conto della presenza di ben tre fiumi che circondano Savigliano, il Maira, il Mellea ed il Varaita, non possono non infiammare gli animi9, tanto degli uni quanto degli altri.

Il Maira, assunto volontariamente a simbolo dell'associazione, diventa il luogo ove, dopo la circostanza della prima edizione della «Marcia delle cipolle» (un mazzo di cipolle viene omaggiato al primo arrivato), corsa non competitiva alla riscoperta delle campagne saviglianesi, «Natura Nostra» e «Radionuovainformazione» organizzano domenica 5 giugno 1977 una festa popolare con la partecipazione di gruppi musicali occitani10. Lungo il corso d'acqua, nei giardini di strada Sanità, si fa festa sino a notte fonda: balli, giochi popolari, musiche e dibattiti caratterizzano questo meeting dall'indirizzo ecologico.

Gli aderenti a «Natura Nostra», alla luce del successo ottenuto e dei quasi unanimi consensi ricevuti nel corso del primo anno di attività, decidono di allargare la loro sfera di interessi sposando cause popolari meno nobili ma comunque qualificanti. L'occasione a portata di mano è la fuga avvenuta nel mese di agosto, da un minizoo di Monasterolo di Savigliano, di tre daini adulti, due maschi ed una femmina gravida. Il tentativo di recuperarli da parte degli esperti dello zoo di Torino è purtroppo drammatico. L'eccesso di sonnifero iniettato con speciali proiettili uccide i due esemplari maschi; la femmina, lasciata in libertà, dà alla luce un piccolo dal sesso non accertato. Risultano sopravvissuti e segnalati un po' ovunque nei boschi del Varaita. Un'alleanza con la «Gazzetta del Popolo» trasforma la circostanza in un ottimo trampolino di lancio.

Siccome l'apertura della caccia è ormai prossima (il 18 settembre) l'intera zona viene palinata con cartelli di segnalazione che invitano al rispetto degli animali in libertà. L'operazione, che ottiene addirittura la prima pagina del quotidiano torinese, per la sua sensibilità e simpatia riceve ovunque consensi. A tal punto da far sperare in un seguito da attivarsi nei mesi a venire: «Se si accerterà che anche il piccolo è una femmina -pubblica il settimanale locale-, verrà lanciato in primavera un maschio per poter incrementare la specie e permettere a questi selvatici di allargare la loro area di "invasione". Vedremo in questi mesi se l'uomo riuscirà ad osservare questo impegno di civiltà ed educazione nei confronti della natura che per tanto tempo ha offeso»11.

Le riunioni periodiche, sino a questo punto, si tengono qua e là, presso la piscina, la Società di Mutuo Soccorso o in locali resi disponibili da soci e simpatizzanti. Viene concordato che la sede, seppure provvisoria, debba stabilirsi in piazza Cesare Battisti 6 a Savigliano, presso lo studio dell'avvocato Tomaso Giraudo, che sin dall'origine risulta essere uno tra i più attivi animatori del gruppo.

Agli impegni ecologici di routine si alternano, seppure con formule non del tutto ufficiali, le partecipazioni e le prese di posizione riferibili a problemi di ordine diverso, il più delle volte legati al settore storico-artistico. É la preoccupazione per la sorte della chiesa confraternita della Misericordia, da anni sconsacrata e trasformata in un magazzino edile, che nell'autunno del 1977 catalizza l'attenzione dell'associazione, anticipando fortemente quelli che saranno gli impegni assunti negli anni a venire e le grandi battaglie per la salvaguardia dello storico edificio religioso, che impegneranno a fondo tutti gli iscritti coinvolgendoli in veri e proprii bracci di ferro con l'amministrazione locale12. Oppure il destino della torre civica, in parte sofferente per i danni arrecati da una tromba d'aria nella primavera del 1978 e pericolante in molte sue parti per il disinteresse dimostrato da lustri dalla pubblica amministrazione.

Il problema della torre coinvolge anche direttamente gli iscritti a «Natura Nostra» (ed in particolare Luigi Botta). I quali, in accordo con il quotidiano «Gazzetta del Popolo» ed il settimanale «Il Saviglianese», promuovono un'iniziativa intitolata «Un tetto per la torre»13. É destinata a raccogliere i fondi per il restauro dello storico immobile incentivando l'amministrazione comunale -che sino a quel momento si è dimostrata piuttosto sorda- nell'opera di tutela di un bene che, oltre ad essere di proprietà comunale, rappresenta un vero e proprio simbolo per Savigliano, città che vanta, tra le prime in provincia di Cuneo sin dal periodo medioevale, l'adesione a libero comune e la stesura di autonomi statuti. L'iniziativa, che dovrebbe coinvolgere in modo spontaneo la popolazione, risulta di gestione piuttosto difficile e complessa. L'apposito comitato vara numerose iniziative, non tutte poi concretizzatesi, tese a trasformare da passiva ad attiva la presenza della cittadinanza. Tra queste invia ai maggiorenti cittadini alcune centinaia di lettere, strutturate sentimentalmente sul «filo della memoria», destinate ad incrementare la modesta raccolta di fondi spontaneamente acquisiti.

Soltanto l'adesione di numerosi esercizi commerciali e la distribuzione di blocchetti da sottoscrizione trasforma questa iniziativa. La popolazione si fa partecipe ed il cresciuto interesse costringe l'amministrazione, che nel frattempo è stata rinnovata a seguito di elezioni, ad occuparsi dell'argomento. Anche l'occasione dell'annuale «Marcia delle cipolle», con relativa festa lungo il Maira, diventa motivo di sensibilizzazione, oltreché di raccolta fondi, sul tema della salvaguardia della torre civica14.

É però l'argomento ecologico, nonostante i diversi livelli di intervento, a fare da filo conduttore dell'attività associativa. Il grande tema della tutela ambientale («Natura Nostra» si è data come slogan la frase «gruppo difesa ambiente»), in vista della discussione dell'omonima legge regionale destinata a trasformare completamente il rapporto tra l'uomo e l'ambiente che lo circonda, diventa determinante, motivo di sensibilizzazione e di divulgazione15. Tra gli appartenenti sono numerosi coloro che, proprio con questa finalità, seguono a Cuneo e seguiranno a Saluzzo i corsi destinati ad istituzionalizzare, dopo mesi di lezioni ed un esame particolarmente complesso e molto ricco di argomenti, quelle guardie ecologiche il cui ruolo risulterà fondamentale per il rispetto della legge di futura attuazione16.

Ad oltre due anni dalla fondazione si ripresenta d'attualità la remota possibilità, sino al momento mai abbandonata, di far nascere in Savigliano, confluendovi tutta l'organizzazione di «Natura Nostra», una sezione dell'associazione nazionale «Italia Nostra»17. L'ipotesi è indubbiamente affascinante e stimolante (ogni genere di attività verrebbe, in modo automatico, amplificata a livello nazionale), ma i problemi relativi all'avvio paiono essere insormontabili. Inoltre i legami tra «Natura Nostra» e le sezioni albese e braidese di «Italia Nostra» sono ottimi, gli incontri quasi settimanali e le collaborazioni continue. Di fatto, seppure le strutture siano diverse -organizzata l'una, assembleare e spontanea l'altra-, sono numerose le iniziative intraprese collegialmente, la maggior parte delle quali finalizzate al recupero di beni storico-artistici della provincia.

Disgraziatamente ritorna a Savigliano, con grandissima evidenza, il problema dell'inquinamento della falda acquifera da scarichi di cromo18. Un'azienda di borgo Pieve, in modo accidentale, ha scaricato direttamente nel sottosuolo, probabilmente senza filtraggio alcuno, i residui di cromatura. L'amministrazione comunale, anche a seguito delle durissime prese di posizione dell'associazione e dell'opera di sensibilizzazione dalla stessa svolta a tutti i livelli, è costretta a chiudere tutti i pozzi del centro storico, a redigere una mappa dettagliatissima (viene analizzata l'acqua di tutti i fontanili, le cisterne e le pompe della città) delle zone a rischio ed a procedere ad una lentissima e difficile opera di risanamento. Ci vorranno anni. I controlli continui sull'acqua prelevata dal sottosuolo documenteranno nel tempo il livello di abbassamento del pericoloso inquinamento.

La mancata possibilità di aggancio con l'associazione «Italia Nostra» -riconfermata anche nella recente occasione- stimola il sodalizio saviglianese ad incrementare la propria attività allargando sempre più le sfere di interesse. La gestione amichevole e spontanea adottata per oltre due anni di presenza ufficiale sul territorio19, priva di presidenza, vice presidenza, direttivo, organismi che ufficializzano il gruppo, ha bisogno di nuovi stimoli e nuovi obiettivi. Viene pertanto redatto lo statuto, che prevede, oltre all'ampliamento dei campi di interesse anche ai settori etnografici, letterari ed artistici20, la nomina degli organismi di gestione. Non sembra, però, che il dettato dello statuto venga rispettato21. Non si svolgono elezioni, nè tanto meno si procede alla nomina degli organismi di gestione. Ci vorranno ancora un paio di anni.

Le preoccupazioni e le attenzioni si rivolgono, sul finire del 1979, alle malattie che stanno interessando i platani e che, in base alle notizie che giungono da altre parti del mondo, potrebbero assumere la stessa portata di quelle che alcuni anni prima sterminarono gli olmi. In un appello si legge: «Il danno per le città sarebbe incalcolabile. Il platano infatti costituisce in media il 60-70 per cento del patrimonio arboreo dei nostri centri urbani. Anche la nostra zona ha di che tremare al pensiero di un simile flagello. Basti pensare ai due bellissimi platani di Piazza Nizza e ai lunghi viali di Piazza d'Armi e di Corso Indipendenza»22.

Il tema che appassiona per mesi il gruppo animatore di «Natura Nostra» è però quello dell'intitolazione del Liceo Artistico di Cuneo. Il collegio docenti della scuola che ha la propria sede nel capoluogo di provincia, dovendo provvedere all'intitolazione, coinvolge a tale scopo associazioni ed enti affinché avanzino nominativi credibili. Il «genius loci» saviglianese del settore artistico è certamente Giovanni Antonio Molineri, il pittore manierista che, dopo aver appreso i modi della pittura nella Roma caravaggesca, raggiunge in Piemonte l'apice della sua fama. «Natura Nostra», nella convinzione che l'unico Liceo Artistico provinciale possa essere egregiamente rappresentato da colui che, con tutta probabilità, è stato il più elevato pittore della «granda», sposa la causa dell'intitolazione proponendo con grande convinzione tale nominativo23. Il dibattito sull'argomento, a livello provinciale, si fa particolarmente teso. Le proposte non sono moltissime e gli interventi più qualificati vanno nella direzione, proprio, del saviglianese Molineri24.

Il tipico colpo di fulmine giunge dalle decisioni del collegio docenti della scuola cuneese, il quale, esaminata la pratica, considerate le proposte, stabilisce con grande maggioranza, nella sua riunione dell'11 gennaio 1980, che l'istituto debba essere intitolato ad Ego Bianchi25. Coloro che sono convinti che l'intitolazione possa andare in altra direzione -e tra questi «Natura Nostra»- non demordono ed ottengono una parziale vittoria nel parere della Commissione Toponomastica del Comune di Cuneo (alla quale la pratica è trasmessa per competenza) che si esprime in modo contrario alla decisione del collegio docenti dell'istituto26. Ogni decisione viene quindi rimandata al Provveditorato agli Studi, al competente Ministero od a qualche altro ente preposto a tale scopo. L'associazione saviglianese, onde evitare l'ipotesi di accusa campanilistica, lascia cadere la propria proposta -anche altri proponenti si defilano poco alla volta- ed il Liceo Artistico cuneese, molto tempo dopo, viene intitolato ad Ego Bianchi.

Questa battaglia persa, anziché disgregare «Natura Nostra», contribuisce ad accrescerne la coesione, la partecipazione, la capacità di intervento e l'immagine a livello provinciale. La sua, nonostante le decisioni avverse, è stata una battaglia che ha ottenuto quasi ovunque consensi: da associazione di modesta caratura, il sodalizio saviglianese diviene un punto di riferimento provinciale per la serietà delle sue proposte e per la concretezza delle sue iniziative.

In vista delle nuove elezioni amministrative scende anche in campo prendendo posizione a favore dell'unica lista che alle «Provinciali» candida alcuni personaggi impegnati specificamente nel settore dell'ambiente e della tutela. É la lista di tradizioni occitane «Valli Occitane - Progresso», che nel collegio saviglianese presenta Luigi Botta come candidato27.

Dagli impegni seri a quelli decisamente frivoli. Con la domenica 18 maggio torna l'appuntamento con la «Marcia delle cipolle» e con il grande happening pomeridiano lungo il Maira che, ampliato nel numero degli organizzatori e decisamente ravvivato dalle presenze sempre più numerose, assume la denominazione di «Festa di Primavera».

É un momento di intensa attività. L'associazione ha compiuto un salto di qualità ed è in grado non soltanto di muovere gente ma anche di qualificarsi quando si presenta e di qualificare coloro che contribuiscono, con essa, alla preparazione di iniziative. Il tema caro al gruppo, nonostante i programmi di lavoro siano piuttosto vari, continua ad essere quello del fiume. Il Maira, primo amore, diventa per l'ennesima volta l'argomento trainante. Bisogna riuscire a ricondurre il cittadino al corso d'acqua, portarlo a rispettare quei valori che si sono persi nel corso degli ultimi lustri, renderlo partecipe alla sua rispettosa sopravvivenza e, soprattutto, trasformarlo in prima persona in colui che si preoccupa attivamente della tutela. Per compiere quest'operazione, più che i grandi editti servono le piccole azioni.

Il caso vuole che proprio lungo il Maira, nel tratto tra la regione Sanità e la frazione Solere, siano fuggiti da un allevamento privato quattro caprioli e che essi si trovino in libertà nei boschi adiacenti il corso d'acqua. «Natura Nostra», pur ammettendo che uno di questi è già stato ucciso, si fa portavoce di coloro che spingono per la loro conservazione in sito, programmando, come già per i daini lungo il Varaita -sopravvissuti ed osservati più volte da numerosi agricoltori, addirittura a familiarizzare con le mandrie bovine-, l'ipotesi di ulteriori liberazioni al fine di crearne col tempo una fauna stanziale.

Ed è il Maira che spinge ad «inventare» il primo passo per quello che dovrebbe essere il costituendo «parco fluviale». L'occasione viene fornita dalla liberazione di anatidi, germani reali, che dovrebbero ridare abitabilità al tratto di fiume tra il ponte di Monasterolo di Savigliano e la piscina comunale. Di questi anatroccoli si fa un gran parlare. Già nelle settimane precedenti, l'iniziativa riceve ampio consenso da parte di tutta la stampa, consenso che aumenta in prossimità della data di liberazione degli anatidi. «Natura Nostra», per l'acquisto dei volatili, sceglie la via della sottoscrizione pubblica, che coinvolge maggiormente la popolazione nell'iniziativa28. Il 30 agosto, la liberazione delle sedici anatre.

«Chi sorride un po' incredulo -commenta il settimanale locale-; chi profetizza imminenti furti, distruzioni, stupri degli ignari pennuti; chi paventa future inondazioni; chi suggerisce di fare turni di guardia volontaria fra i pensionati; chi pensa già alle covate di questa primavera»29. Dietro la facile ironia del momento si nasconde un discorso che mira al recupero totale del corso d'acqua. La sottoscrizione ottiene un grande successo (altre anatre vengono acquistate ed immesse all'insaputa della popolazione per accrescere la colonia già esistente) e non vi è momento della giornata che pensionati, bambini, famigliole non portino cibo alle bestiole o semplicemente facciano visita a questo angolo di fiume. Tutto ciò «significa che la gente ha letteralmente fame di cose pulite, semplici, innocenti come queste […]. Qualcuno penserà che queste sono sciocchezze, ma non è così. Per la prima volta il fiume, ovvero la natura, non è solo più luogo di preda ma luogo in cui l'uomo può dare senza distruggere, senza prendere. Le anatre sono state immesse al solo scopo di essere guardate e null'altro; sono state immesse per simboleggiare una intenzione di riconciliazione con la natura. Oggi ci sono i rifiuti nel letto e sulle rive ma fra qualche anno queste brutture non ci saranno più. Il fondo è da tempo stato toccato ed ora è il momento di risalire la china ed eliminare i guasti. Non è possibile infatti ritenersi persone civili ed assistere nel contempo impassibili alla degradazione dei luoghi in cui viviamo»30.

Questa iniziativa segna un ulteriore passo verso l'espansione di «Natura Nostra». All'assemblea generale del 24 ottobre 1980 -che si tiene nel ridotto del teatro Milanollo- è prevista anche la partecipazione del neo assessore all'ecologia Martino Macchiolo e delle guardie ecologiche. Dovrebbe concretizzarsi l'intenzione di ampliare, come già da tempo preventivato e come previsto anche dalla versione recente dello statuto, i campi d'intervento. La novità più importante rimane, pochi giorni dopo, la pubblicazione in ciclostile del primo numero di «Natura Nostra», una circolare in due sole pagine inviata a tutti gli iscritti31. I progetti in essa ricordati sono tantissimi: buon rilievo viene assegnato all'iniziativa delle anatre ed altrettanta attenzione si pone all'ipotesi ormai consolidata di creazione del «parco fluviale». Anche la questione dell'ipotetica malattia dei ventiquattro pioppi cipressini di piazza d'Armi, che dovrebbero essere abbattuti nonostante il parere negativo della stessa Forestale, viene presa debitamente in esame.

La presenza dell'assessore alla riunione sembra dare immediatamente i suoi frutti. Infatti, non più tardi di due settimane dopo, il 16 novembre, l'associazione organizza, in collaborazione con le amministrazioni comunale e provinciale, la prima giornata ecologica, concretizzatasi in una radicale pulizia del Maira, dal ponte per Monasterolo alla pedanca della Consolata. Vi prendono parte, anche, i «boy scouts» di Cuneo. Si raccolgono dieci automezzi di rottami32. La notizia è l'occasione per pubblicare, subito dopo, il secondo numero della circolare che verrà comunemente chiamata, dai più, il «bollettino» di «Natura Nostra».

Come comprensibile, il successo di questa manifestazione e, soprattutto, l'interesse che si sta riversando sul fiume a seguito della liberazione degli anatidi, crea non poche invidie che si consumano anche con cattiveria ed acrimonia sulle pagine del settimanale locale, vetrina di lettere anonime che colpiscono indiscriminatamente l'associazione e la sua attività33. C'è anche chi, fortunatamente, ironizza e scherza sull'argomento sdrammatizzando il clima che si è venuto a creare34.

É tempo di rinnovo dei tesseramenti35, e l'entusiasmo diventa evidente quando viene a concretizzarsi l'ipotesi -che «Natura Nostra» aveva avanzato molti mesi prima ma quasi senza speranza di realizzazione per la portata dell'operazione- che tutti gli orti abusivi cresciuti negli anni a lato del Maira, in quel tratto ricavato tra la statale 20 ed il letto del fiume, vengano definitivamente eliminati con apposita ordinanza del sindaco per avviare il primo concreto passo verso la realizzazione del «parco fluviale»36. L'idea, coraggiosa, piace molto. Finalmente il tratto urbano del corso d'acqua, liberato dagli abusivi, può rendersi disponibile per le salutari passeggiate della popolazione. Il problema rimane la partecipazione all'operazione, così viene ufficializzata, dell'amministrazione provinciale sulla quale viene scaricata tutta la responsabilità quando, il 17 marzo 1981, le ruspe scendono in acqua ed iniziano con scarsa sensibilità a deviare l'alveo e ad intervenire in modo indiscriminato sulle sponde. Non si capisce bene quale sia il motivo di tale violento e poco opportuno intervento.

«Natura Nostra», il giorno stesso, parte immediatamente all'attacco contestando con ogni mezzo tale assurda decisione. Fa affiggere ai muri della città numerosi manifesti mortuari nei quali si piange la sorte del «parco fluviale» e fa pubblicare sulla stampa locale analogo «necrologio»37. Con questa presa di posizione l'appena avviata collaborazione con l'assessorato all'ecologia, che sembrava procedere d'amore e d'accordo, subisce una brusca interruzione, per riprendere successivamente -anche se con minore convinzione- al momento delle delucidazioni da parte del competente assessore. É l'amministrazione provinciale -viene chiarito nello scarico di responsabilità- che ha agito senza interpellare alcuno. La provincia, nel frattempo, dopo aver bloccato i lavori a seguito dell'intervento di «Natura Nostra», fa sapere che «lo scavo riguarda soltanto la base dei pilastri del ponte, e che non dovrà essere asportato neppure un metro cubo di ghiaia»38. I dubbi, comunque, rimangono, e vengono resi noti sul terzo numero della circolare associativa, pubblicata per la prima volta su carta riciclata ed in stampa tipografica: «Infatti, quando una draga scava in un fiume -si legge-, si sa soltanto quali sono gli inizi ma si ignora sempre la fine. Troppe volte abbiamo assistito a vergognose imprese di scavo che, con un permesso per pochi metri cubi di materiale litoide, sono riuscite a stravolgere completamente le caratteristiche ambientali dei corsi d'acqua. Sono cose che non devono e non dovranno più succedere»39. La delusione per il trattamento riservato dalle ruspe al costituendo «parco fluviale» viene in parte riscattata dal rispetto dell'ordinanza di sgombero dalle occupazioni fatiscenti realizzate da privati sulla sponda sinistra del Maira tra la pedanca della Consolata ed il ponte della piscina: «Si tratta di una superficie di circa 7.000 mq., sulla quale in parte da anni erano stati installati orti abusivi con baracche antiestetiche»40. Quest'operazione rimette in corsa, su un sentiero parallelo, l'amministrazione comunale e l'associazione ecologica.

Per la prima volta dalla sua fondazione, il 27 marzo 1981, si procede all'elezione del direttivo41. Nel rispetto dello statuto vengono anche assegnati gli incarichi operativi42. La diversa strutturazione permette maggiore agilità decisionale e, soprattutto, un più articolato interesse verso argomenti precedentemente toccati soltanto con superficialità. L'attività subisce un fortissimo incremento. Tra le altre cose, grazie ad un recupero fortuito in una famiglia saviglianese, viene avviata l'iniziativa della formazione di un archivio popolare della città43 e subito dopo si pensa alla salvaguardia della cappella di san Vincenzo a Marene, ricca di un affresco -una Vergine in trono tra due santi- riferibile alla seconda metà del Quattrocento44. Anche gli agricoltori vengono fatti oggetto di interesse: un volantino stampato in migliaia di copie e distribuito a tappeto nella pianura cuneese invita la categoria a piantare più alberi. Esso rappresenta un alberello di vaste dimensioni individuabile grazie alla strutturazione ed alle proporzioni del testo45. Viene rilanciato, subito dopo, un appello per la salvaguardia della chiesa confraternita della Misericordia, ricettacolo di ladruncoli e pericolo per i non improbabili rischi di crollo parziale46. Tra le altre cose viene anche trovato il tempo per l'organizzazione, insieme all'Arci Savigliano ed a Radio Cuneo Democratica, della tradizionale «Marcia delle cipolle» e dell'happening pomeridiano lungo il Maira denominato «Festa della Primavera», previsti per domenica 24 maggio.

Sul versante ecologico prende l'avvio un'iniziativa destinata a concretizzarsi, dopo anni di lavoro, molto tempo dopo: la creazione di un sentiero lungo il Maira capace di costeggiare il corso d'acqua dall'area antistante la piscina comunale al ponte di Solere. Complessivamente più o meno quattro chilometri. «É iniziativa che crea non pochi impegni in quanto il sentiero, esistente sino ad un certo punto, successivamente si perde in una fitta boscaglia. Il percorso, funzionante sino ad alcune decine di anni prima, utilizzato da pescatori, da bagnanti, da appassionati della natura, è ancora visibile ma risulta completamente coperto da erbacce e da bassa e media vegetazione. Per ripristinarlo nella sua totalità è necessario compiere un vero e proprio lavoro da boscaioli: tagliare, ripulire, sfoltire alberi»47. L'appuntamento di lavoro, per l'estate 1981, è ogni domenica mattina alle ore 9. In contemporanea, sempre per tenere vivo l'interesse tra i numerosissimi pensionati e bambini che quotidianamente si occupano delle anatre liberate a ridosso della città, l'associazione introduce nel corso d'acqua -seppure di nascosto- altre specie, alcune anche abbastanza rare. E, per rendere la zona sempre più interessante e godibile, provvede a liberare ben sei oche cigno, splendidi esemplari che in breve tempo si adattano al loro nuovo abitat. La difficoltà viene dagli uomini. Troppo sovente malintenzionati, bracconieri, ragazzacci ed irrispettosi tentano di predare tali animali, ottenendo molte volte il risultato di allontanarli, anche se soltanto in via provvisoria (vengono infatti sempre recuperati più a valle), dal luogo loro destinato48.

Ad un ennesimo appello per la salvaguardia dei daini oggetto di una precedente campagna di tutela e sopravvissuti nei boschi del Varaita49 dall'autunno del 1977 -le cronache documentano che hanno trovato rifugio nei pressi della frazione Sprina- corrisponde un'azione di salvaguardia dei beni artistici appartenenti alla storica chiesa di santa Croce, alla periferia di Savigliano, nell'omonima regione, purtroppo in stato di abbandono. Vengono recuperati una statua lignea della Vergine, alcuni ex voto, appliques in legno e candelabri d'altare, un piatto in stagno, una lampada ed altri oggetti devozionali. Il tutto, con relativo verbale di consegna, viene lasciato in deposito a scopo cautelativo al Museo civico di Savigliano50.

Della circolare interna, cresciuta nel frattempo nel numero delle pagine, nei contenuti e nella diffusione, si sono ormai occupate a più riprese le pagine dei giornali regionali, mentre sempre maggior interesse viene rivolto ad essa anche da parte di coloro che non sempre sono stati iscritti all'associazione. I mesi estivi sono l'occasione, per Luigi Botta, per organizzare un numero monografico di 32 pagine su «La chiesa confraternita della Misericordia o di san Giovanni decollato»51 distribuito in oltre cinquemila copie. Si scrive della storia antica, di quella recente, delle vicissitudini decennali legate ai tentativi di abbattimento, delle operazioni per la salvaguardia, prospettando, attraverso una relazione ed una perizia tecnica, le possibilità concrete di salvataggio e restauro. Buona parte della pubblicazione, poi, è dedicata al dibattito, al quale prendono parte decine di personaggi rappresentativi della città. L'iniziativa volta alla sensibilizzazione della popolazione non si spegne con questa edizione speciale. Il dibattito ormai è avviato e quasi tutti i numeri, da questo momento in avanti, per alcuni anni, approfondiranno alcuni temi relativi all'ex edificio religioso contestando fortemente il decisionismo amministrativo comunale. E, con la crescita del periodico associativo, l'attività di «Natura Nostra» sempre più si confonde e si integra con quella del «bollettino».

Anche l'iniziativa che interessa la salvaguardia dell'importante raccolta di grano che la città possiede nasce dalle pagine del periodico. É la collezione che il capitano Alfonso Stevano, saviglianese, ha raccolto in molti anni di scrupolosa corrispondenza con ricercatori e studiosi di ogni nazione del mondo ed organizzato dal 1922 al 1927. In essa è rappresentata ogni qualità di grano allora esistente. L'intera splendida e rara raccolta è stata allestita in appositi contenitori presso la cascina Baiotta, di proprietà del capitano, con la scrupolosa collaborazione di Margherita Brero Mortarotti, e quindi donata nel 1927 all'amministrazione comunale, quasi a celebrare con ufficialità il territorio saviglianese considerato per la qualità del terreno il più produttivo in assoluto in Italia. La collezione, unica al mondo, è stata conservata sino a metà degli anni Settanta all'ultimo piano del municipio e quindi trasferita, per necessità, nei magazzini prima presso l'ex chiesa di san Domenico e poi nell'ex caserma Trossarelli di corso Roma. L'amicizia personale con Augusto Doro, conservatore del costituendo Museo etnografico provinciale, che vede nella raccolta un'importante testimonianza del livello di avanzamento dell'agricoltura locale, porta a ricercare in Savigliano ed altrove -volontari ed alcune Facoltà universitarie- la possibilità di un recupero ragionato di tale bene conservato a Savigliano52.

Cinque anni di attività, dalla fondazione ufficiale, sono trascorsi. L'occasione per meditare su ciò che è stato fatto e, soprattutto, sulle iniziative ancora da intraprendersi alla luce del programma pubblicato un lustro prima, viene come sempre dalla pagine di «Natura Nostra», che si offre ormai come stimolo culturale per le attività interne ed esterne all'associazione53. É già di nuovo tempo di rinnovo delle tessere e le mire, per il 1982, sono piuttosto alte: raddoppiare il numero degli iscritti sollecitando al tesseramento anche i fautori della tutela storico-artistica54. Cambia il simbolo che rappresenta l'associazione: due nuvolette racchiudono in modo irregolare la scritta «Natura Nostra» ricavata da un fondo di fogliame55. Tra i collaboratori stabili del periodico, che può contare ormai, per i testi, su un'ampia rosa di autori sempre presenti, viene annoverata anche Maria Salomone, brava disegnatrice che cura le tavole relative all'avifauna, presenti ogni numero.

Dal primo Circolo Elementare saviglianese, dopo alcune lezioni dal tema ecologico tenute da Sandro Taricco e grazie al contributo dell'insegnante Giorgio Barberis, la classe IV A pubblica un ciclostilato dal titolo «Caccia, ecologia, animali, storie»56.

Il dibattito sulla ex chiesa confraternita della Misericordia, avviato a suo tempo, viene chiuso ufficialmente in concomitanza con la presentazione della medaglia che accompagna la riuscita manifestazione popolare «Strasavian» -capace di raccogliere in piazza più o meno diecimila persone- sollecitata dall'associazione e rappresentante appunto la facciata della «Crosà Neira»57, e l'avvio di una raccolta di firme che «Natura Nostra» sollecita tra la popolazione al fine di stimolare l'amministrazione comunale ad intervenire positivamente nella salvaguardia dell'edificio religioso58. Complessivamente le firme saranno 3.018 e verranno consegnate al sindaco in tempi successivi, solo per necessità, nel corso della lunga discussione che caratterizzerà le stagioni polemiche, tra consiglio comunale, giunta, autorità religiose ed amanti dell'arte, durate quasi due anni59.

Altre firme, quasi cinquecento, vengono raccolte in quattro giorni -dal 18 al 21 marzo 1982- per incentivare la conoscenza dei problemi legati alla vivisezione e per sollecitare l'interruzione degli esperimenti sugli animali. Le firme, alla luce delle decisioni che debbono essere assunte a Strasburgo il 30 marzo, vengono inviate al presidente della repubblica Sandro Pertini affinché non avalli con la sua approvazione l'autorizzazione a nuovi esperimenti60.

Riprendono nel frattempo, con il medesimo spirito e gli stessi scopi che l'anno precedente avevano coinvolto gli iscritti nel ripristino del sentiero lungo il Maira, le passeggiate domenicali alla scoperta delle anse del fiume, proprio nel tratto tra il ponte della ferrovia e la frazione Solere61. É un'anteprima dell'iniziativa che si sta programmando in collaborazione con la Consulta ecologica comunale, con lo specifico Assessorato e con le Guardie ecologiche, prevista dal 15 al 18 aprile e denominata «Settimana ecologica a Savigliano». Il coinvolgimento è totale, indirizzato alle scuole ed alla popolazione in generale. Per gli studenti sono previste numerose proiezioni di audiovisivi e dibattiti nelle scuole ed al teatro Milanollo, la pulizia del parco Graneris, le lezioni all'aperto sulle essenze arboree, la «festa degli alberi» con relativa piantumazione in un tratto di territorio adiacente la statale 20. La popolazione si trova invece genericamente impegnata nella raccolta della carta e nella pulizia di un tratto del Maira e dei canali cittadini62. Gli studenti del Liceo Artistico di Cuneo vengono coinvolti in un concorso per la realizzazione della grafica del manifesto: le numerose e gradevoli vignette realizzate sono successivamente utilizzate dai mezzi d'informazione per commentare le notizie relative alla settimana ecologica. La partecipazione alle iniziative programmate è particolarmente ampia: documenta, ormai, la sensibilità ecologica raggiunta dalla cittadinanza63.

Un nuovo, grande impegno, sta per coinvolgere l'associazione: l'organizzazione di una mostra, presso il palazzo Taffini d'Acceglio di Savigliano, intitolata «Il libro racconta Savigliano», prevista dal 5 al 20 giugno ed inserita nella programmazione delle manifestazioni del comitato «Giugno saviglianese». L'allestimento è curato dalla Regione Piemonte con il determinante contributo dei componenti il comitato. Curatore è Luigi Botta. Vengono esposti i centocinquanta volumi più significativi che narrano le vicende saviglianesi: volumi preziosi, copie uniche, testi importanti, di piccolo e grande formato, esposti seguendo un criterio spazio-temporale capace di accompagnare il visitatore attraverso le vicende tipografico-editoriali dal secolo XVII alle soglie del 2000. Viene scelta come simbolo della rassegna la rara acquaforte (con interventi a punta secca) realizzata nel Seicento dall'incisore Giovenale Boetto per la confraternita della Misericordia. Per l'occasione il notiziario mensile dell'associazione si trasforma in catalogo della mostra. A fianco di alcune notizie riguardanti l'editoria locale ed i problemi di tutela e conservazione del patrimonio librario, si tenta per la prima volta la stesura di una bibliografia completa riguardante la città di Savigliano (soggetta agli aggiornamenti che via via saranno poi pubblicati nei mesi a venire sul medesimo mensile)64.

Lo sforzo per la preparazione della mostra non impedisce che altre iniziative vengano messe in cantiere. Prima fra tutte l'allestimento di una sede adeguata in grado di sostituire quella provvisoria, per anni stabilita nello studio di Tomaso Giraudo in piazza Cesare Battisti. Sono però i dibattiti stimolati dalla simpatica «invenzione» della «Settimana ecologica» a tenere banco. Il Maira è stato in qualche modo riscoperto ed ora la cittadinanza desidera riappropriarsene, anche per quelle tradizioni -«merende sinoire», bagni, passeggiate, solarium- che un tempo appartenevano alla quotidianità dell'estate. Il problema entra di diritto in consiglio comunale. I socialisti, per primi, interrogano il sindaco per conoscere «se non ritenga opportuno disporre a che venga ripulito a tempi brevi, almeno un tratto di sponda, scelto tra i più frequentati, da mettere a disposizione dei cittadini»65, seguiti dai liberali, che vogliono chiarezza circa le strade che conducono al fiume, che improvvisamente d'estate risultano tutte sbarrate: «Numerosissime sono le lamentele di coloro che hanno sempre usufruito delle sponde del Macra e del Mellea per momenti di svago ed intendono continuare giustamente ad usufruirne»66. All'interpellanza socialista il sindaco risponde negativamente, quasi ventilando l'ipotesi di vietare la balneazione: «Forse il Maira non merita l'attenzione che invece noi gli attribuiamo -spiegano gli interroganti-. L'iniziativa che avevamo definito "Il Maira ai Saviglianesi" può quindi dirsi chiusa, per volontà della Giunta. A meno che non si cambi idea e non si decida di intervenire nella stagione delle piene…»67.

Anche l'eccezionalità legata ad interventi edilizi impegna l'associazione. Il riattamento di una parte dell'ex convento di santa Caterina, quella prospiciente il cortile del palazzo Muratori Cravetta, impone un'attenzione particolare in quanto un alto muro, abbattuto nel corso dei lavori, è oggetto di una contestazione che a livello regionale impegna organi di tutela, di stampa, Soprintendenza ed associazioni protezionistiche, Assessorato regionale all'urbanistica. «Natura Nostra», evitando il sensazionalismo, sollecita due incontri tra gli enti interessati e media le posizioni tra il progettista, il proprietario e la Soprintendenza68. Un accordo funzionale e rispettoso viene infine trovato. All'insegna del rispetto verso la città e del suo arredo urbano è invece la proposta avanzata alla popolazione affinché, nel recuperare le storiche insegne cittadine, si operi con sensibilità quando si devono collocare o sostituire i numeri civici, che dovrebbero essere di nuovo in ceramica. L'associazione si fa promotrice nei confronti di un ceramista cuneese, disponibile a realizzare, su ordinazione, le singolari targhette da collocare sulla porta di casa69.

In un momento di grande attività -i lavori della nuova sede stanno per concludersi- «Natura Nostra» trova ancora il tempo per polemizzare con l'amministrazione comunale in merito al trasferimento della Biblioteca civica, sino a quel momento ospitata in piazzetta Baralis nell'ex convento di santa Chiara, sotto i locali del Liceo Classico. Deve finire in piazza Arimondi ed occupare una manica di quello che era il convento di sant'Agostino, poi ospitante il convitto civico. «La nostra doglianza -lamenta "Natura Nostra"- concerne esclusivamente l'ubicazione della sede proposta, ritenuta troppo decentrata rispetto all'utenza cittadina. Il Convitto Civico si trova infatti ad una estremità del concentrico urbano e quindi a notevole distanza per i principali nuclei abitati. Basta pensare che le Case Nuove di via Torino distano esattamente Km. 2,800 mentre il nuovo insediamento della zona dell'acquedotto dista Km. 2,500. […] Sarebbe forse opportuno che ogni decisione venisse rinviata in attesa di trovare una sede più idonea, quale potrebbe essere quella dell'ex Ospedale Militare sicuramente soddisfacente sotto ogni aspetto e che troverebbe concordi tutti coloro che hanno a cuore il problema»70.

Nella circostanza dell'assemblea degli iscritti, convocata il 22 ottobre, i soci più attivi si trasformano in muratori, imbianchini, idraulici ed elettricisti per contribuire alla conclusione dei lavori presso la nuova sede di piazza Molineri 1, al piano terreno dell'edificio che fu costruito come foresteria del monastero di san Pietro. Viene ripristinato il vecchio pavimento in cotto e portate alla luce le pareti che originariamente erano in mattoni a vista. Le volte, reintonacate, mostrano le loro eleganti vele. All'interno è anche murata una vecchia lapide71. L'assemblea discute, evidenzandola, una serie interminabile di problemi: sezione giovanile, censimento degli alberi, cigni del Maira, guardie ecologiche, anastatica della «Storia» del Novellis, numeri civici, distribuzione di 250 pianticelle, commissioni comunali, rubrica sui giornali, formazione di una commissione di interesse edilizio, apertura della sede, sistemazione dell'archivio, registrazione del periodico72.

Già da tempo il notiziario (che si è trasformato ormai in un periodico di interesse cittadino superando di fatto la sua origine di circolare interna all'associazione) si occupa con insistenza dei problemi legati alla salvaguardia ed alla ristrutturazione di piazza Santa Rosa. Non esiste rinvenimento, segnalazione o lavoro che non venga debitamente approfondito ed amplificato sulle pagine della pubblicazione. Architetti e professionisti seguono con particolare interesse il dibattito che emerge periodicamente e che si va arricchendo mensilmente di sempre nuovi tasselli. Diventa quindi facile, nel rispetto delle indicazioni dell'assemblea, costituire nell'immediato il «Comitato per piazza Vecchia», del quale fanno parte, «oltre ad alcuni proprietari di edifici prospicienti l'antico centro, un buon numero di architetti, appassionati e studiosi»73. Il gruppo si ritrova in sede, sin da subito, due volte la settimana, avviando un discorso articolato sulle prospettive architettoniche ed ambientali dell'antico foro cittadino. Già anni prima il costituendo Ufficio urbanistica del Comune, con il contributo fattivo dell'architetto Luigi Florio, aveva provveduto a far rilevare i fronti di tutti gli edifici della piazza e dell'area circostante, preventivando un restauro che doveva avviarsi e concludersi in tempi brevi ed in modo omogeneo.

Seppure il 1982 sia alla fine, gli impegni per il direttivo di «Natura Nostra» continuano ad accavallarsi. É incredibile, ma un anno già così ricco di avvenimenti e di interventi fa segnare, anche in dicembre, ulteriori partecipazioni ed iniziative. Il giorno 14 viene per la seconda volta in pochi mesi convocata l'assemblea e, nell'occasione, si procede all'elezione del nuovo direttivo74. Risulta composto da Tomaso Giraudo (presidente), Luigi Botta (vice presidente), Piero Trucco, Sandro Taricco, Antonio Fissolo, Giovanni Giraudo, Paolo Fissore, Laura Cravarezza, Bruno Castelli e Carmen Levrone. Responsabili della neo nata sezione ragazzi sono Valerio Taricco, Enrico Giraudo e Lucia Tavella75. Gli incarichi del direttivo vengono suddivisi nel settore ecologico, della tutela dei beni storico-artistici, nel coordinamento delle guardie ecologiche, nel settore archivistico, nell'organizzazione del notiziario ed ufficio stampa76. Sempre in dicembre il mensile «Natura Nostra» partecipa, su invito, alla rassegna «Cuneo stampa '82» che si tiene a Verzuolo e che rappresenta la vetrina editoriale di tutto ciò che viene periodicamente pubblicato nella «granda». Il periodico saviglianese, con questo passo, ottiene un ulteriore ed ufficiale riconoscimento. Come premio agli iscritti omaggia infine, in edizione anastatica ed in dimensione di cm. 17 x 24 (che in originale erano invece di cm. 21 x 29,7) i primi due numeri del «bollettino», editi in veste modesta e ciclostilata, ormai vere e proprie reliquie ricercate ed introvabili.

Il 1983 nasce all'insegna del rinnovamento e della tradizione. Il logotipo di «Natura Nostra» collocato nella testatina del periodico subisce l'ennesima trasformazione, la terza dalla sua origine. In omaggio all'evoluzione architettonica che piazza Santa Rosa sta maturando vengono presentate due finestre archiacute, con relativa strombatura, all'interno delle quali, nel nero della vetrata, appare la scritta «Natura Nostra» in caratteri gotici77. Anche il professor Antonino Olmo, riconosciuto storico cittadino, inizia la sua stabile collaborazione col periodico.

Sul fronte dell'ecologia un'altra iniziativa dal taglio fortemente popolare caratterizza l'inizio d'anno. La seconda domenica di gennaio, infatti, quattro splendidi cigni vengono immessi, per la gioia di adulti e bambini, nelle acque del Maira: «Si tratta di due coppie, in perfette condizioni di salute: una femmina di due anni, col piumaggio già candido, un'altra dell'anno e due maschi. Gli ultimi tre sono in abito di transizione verso l'età adulta e solo fra qualche mese muteranno il loro abito attuale in quello bianco definitivo. Tutti e quattro provengono da un allevamento del Trentino ed hanno subito un periodo di quarantena prima di essere liberati»78. Gli splendidi animali scatenano la fantasia dei ragazzi, degli adulti e di tutti coloro che possono di tanto in tanto avvicinarsi al fiume per osservarli79. Mara Margherita Villosio dedica loro la poesia «I quattro cigni»80, mentre Beppe Mariano, riconoscendo nel sovraffollamento del corso d'acqua l'insolita circostanza per un gran vociare di pettegolezzi, con molta ironia si cimenta in una composizione da titolo «Sul Maira» nella quale l'umano e l'animale vengono equiparati: «Che diranno le anatre alle gallinelle? / Insieme fomenteranno dei germani reali / l'invidia verso i cigni più regali? / Chissà se c'è fra loro pettegolezzo, / come tra gli umani? Di ciò avremo presto / notizia dai cigni o dai germani / o dalle anatre schiamazzanti? La nostra malizia, / si sa, è di attribuire agli altri / le nostre stesse debolezze e vanità»81.

La collaborazione con Beppe Mariano, sino al momento mantenuta a livello latente, si concretizza nel corso del carnevale, per il quale «Natura Nostra» si fa coinvolgere ufficialmente con una serie di iniziative. Fornisce alla Società di Mutuo Soccorso (organizzatrice dell'edizione che fa rinascere la festa carnascialesca saviglianese) la voce, la penna e l'immagine al personaggio chiave della manifestazione, «Saraset», considerato a memoria d'uomo la maschera locale82. Propone poi, sulla falsa riga di un gradevole e curioso documento del 181083, l'attualizzazione del «Processo a Rubicondo», un personaggio estroverso che dopo essersi espresso liberamente, in pubblico, contro tutti, viene processato, graziato ma comunque condannato al rogo. Il testo di questa tragicommedia si deve appunto a Beppe Mariano84. Il processo si tiene sotto l'ala di piazza del Popolo il pomeriggio della domenica di carnevale e vi prende parte un buon numero di maschere in rappresentanza delle città della provincia85. Per l'occasione «Natura Nostra» partecipa alla sfilata con un proprio carro e svolge la funzione di collegamento ad ogni iniziativa in qualche modo legata a questa inconsueta recita carnascialesca86.

Non ancora spento l'eco del carnevale l'associazione torna alle prese con l'ecologia, e lo fa in maniera piuttosto evidente, riuscendo a pubblicare per intero sul proprio periodico, sponsor le amministrazioni provinciale e regionale, la nuova legge della Regione Piemonte «Norme per la conservazione del patrimonio naturale e dell'assetto ambientale»87. Sul fronte delle cose nostrane il proliferare di anatidi lungo le rive del Maira innesca un meccanismo di tutela e di attenzione che già in passato ha sollevato polemiche e che ancora una volta si concretizza nel tentativo, da parte dell'associazione ecologica, di rivendicare a se stessa quel tratto del corso d'acqua chiedendo ai pescatori di lasciar proliferare gli animali scegliendo per il loro divertimento un luogo diverso88. I pescatori non ci stanno e, nell'offrire a «Natura Nostra» la loro collaborazione per individuare i «bracconieri» che danneggiano il costituendo «parco fluviale», chiedono all'associazione ecologica una maggiore attenzione a tutto il corso del Maira, e non soltanto a questo89.

La trasformazione dell'associazione avvenuta a suo tempo, da espressamente ecologica in gruppo multi-interventista, impone alla stessa, stando agli statuti comunali che determinano le finalità ed i compiti delle diverse commissioni, la nomina di suoi rappresentanti all'interno dei diversi raggruppamenti di lavoro. Nella consulta ecologica ben cinque associati entrano a far parte dell'assemblea, anche se a diverso titolo: Domenico Alerino (nominato dalla terza commissione consigliare), Alessandro Taricco e Tomaso Giraudo (Natura Nostra), Giovanni Giraudo e Roberto Pio (guardie ecologiche). Nella commissione museo, invece è soltanto Luigi Botta a rappresentare l'associazione90.

I tempi diventano anche maturi per scollegare la pubblicazione mensile dalla gestione sin qui adottata. Viene creata l'associazione «Cristoforo Beggiami», con relativo logotipo91, ed il mensile «Natura Nostra» è registrato presso il tribunale di Saluzzo in data 30 marzo 1983. Ottiene anche l'autorizzazione a «giornale murale». Direttore responsabile è Luigi Botta. Il periodico si trova ormai stabilmente a pubblicare venti pagine mensili, stampate su carta riciclata con tecnica tradizionale, tipografica, e ad avere come supporto un fondino pubblicitario e, di tanto in tanto, un'ultima pagina legata a qualche sponsor particolare. Il primo numero pubblicato in maniera autonoma è quello del marzo 1983 -che risulta progressivamente il numero 22-, inviato gratuitamente, a scopo promozionale -insieme ai futuri dell'anno- agli abbonati de «Il Saviglianese», settimanale verso il quale tale pubblicazione deve un certo riguardo per i tre anni di «uscite» come supplemento. La prima iniziativa che intraprende è quella di tentare un censimento delle lapidi esistenti in città. A farsene carico, con pazienza e perseveranza, è Vico Ferrero92.

Con il trascorrere dei mesi comincia nel frattempo a concretizzarsi il lavoro dell'apposita «Commissione Piazza Vecchia», la quale periodicamente si è ritrovata nella sede mettendo a punto i principi coi quali operare concretamente a favore della più antica piazza saviglianese. Il gruppo di lavoro originario ha cercato appoggi e consensi tra i progettisti e professionisti della città, riuscendo a coinvolgere un numero qualificato di persone93. Dopo aver chiarito le proprie finalità ed aver analizzato le possibilità di intervento, stabilisce di produrre nell'arco di alcuni mesi una mostra riguardante l'impegnativo tema della storia e dell'architettura dell'antico foro94. I meccanismi per la preparazione si mettono immediatamente in moto95. Il comitato «Sagra del grano» -che gestisce i tradizionali festeggiamenti di agosto- dichiara piena disponibilità ad inserire nel proprio programma la rassegna. La parrocchia di san Giovanni concede in uso la ex chiesa confraternita di san Giovanni Battista di via Torino, che data la posizione centrale è considerata un luogo particolarmente ambito. I lavori di preparazione della struttura espositiva -il luogo deve essere ripulito perché da lustri inutilizzato, ed adattato- iniziano sul finire del mese di febbraio. Non vi è molto tempo da perdere. Tutti stanno producendo a ritmi serratissimi. Vuoi per le scadenze imposte, vuoi anche perché la piazza continua ad essere oggetto di interventi di conservazione e restauro, sin qui eseguiti senza un criterio di impostazione omogeneo.

La tradizionale «Marcia delle cipolle», che in origine aveva un taglio popolare tutto nostrano, sta per atterrare in altri lidi. L'edizione 1983, infatti, viene organizzata in collaborazione con l'Arci Savigliano e si inserisce nel contesto del più ampio programma del «Ben venga maggio». Al primo arrivato, oltre al mazzo di cipolle, da quest'anno viene anche assegnata una bottiglia di vino particolarmente pregiato96.

L'impegno di una parte dell'associazione mira ora soltanto a produrre in funzione della mostra, al fine di anticipare i tempi tecnici imposti già da mesi. Mentre la struttura va via via completandosi, i progettisti producono centinaia di disegni i quali, insieme alle fotografie97 ed ai montaggi, saranno la colonna portante della rassegna. Qualche anticipazione comincia a stimolare l'interesse del pubblico e degli studiosi98. Si delineano i punti chiave della mostra, che avrà come titolo «Piazza Vecchia»: la conoscenza dell'esistente, il rilievo dell'edificato, lo studio storico-artistico, le proposte di intervento, l'attenzione all'arredo urbano, l'identificazione delle superfetazioni e, come esempio pratico, lo studio dettagliato su due edifici campione.

Di pari passo con la mostra si provvede a preparare, a carico dell'associazione «Cristoforo Beggiami» e nella cura di Luigi Botta, un numero speciale del periodico mensile, impostato sulle trentadue pagine99 (che tenta anche un primo sommario indice bibliografico sulla piazza), che verrà distribuito come catalogo, quattro cartoline un po' particolari100 riguardanti aspetti novecenteschi legati alla piazza101, mentre tramite il quotidiano «La Stampa» si riesce ad ottenere un bel manifesto a colori, che servirà a propagandare l'appuntamento e verrà distribuito in occasione della mostra.

L'apertura è prevista per sabato pomeriggio 23 luglio102 alla presenza di alcune autorità nazionali e delle massime autorità regionali e provinciali. Introducono Luigi Botta e Paolo Fissore. Sin dal primo momento si delinea un importante successo di pubblico e critica. Sono molti i periodici, locali e nazionali, specializzati e non, che si occupano di questa inconsueta mostra, primo tentativo di intervento razionale nella definizione dei criteri operativi da adottarsi nella ristrutturazione della storica piazza.103. Sino al 31 luglio, negli otto giorni di apertura, i visitatori sono complessivamente 7.037104. La mostra, seppure diventi un punto di riferimento per gli studiosi, per i residenti e per chi intende avvicinarsi per la prima volta alle storiche vestigia saviglianesi, diventa un peso notevolissimo per «Natura Nostra». Infatti, nonostante gli appelli lanciati ai sensibili, la sottoscrizione frutta complessivamente 3.392.000 lire105 a fronte di un bilancio consuntivo di 11.260.000 lire106, con un passivo non facilmente azzerabile di 7.868.000 lire. Ci vorranno anni, prima che, attraverso le quote associative, gli abbonamenti e le sponsorizzazioni del mensile, il deficit di bilancio venga ripianato, con evidentissimo danno all'attività ed alla gestione di «Natura Nostra»107. La mostra, se considerata in termini pratici rappresenta il culmine culturale dell'attività del sodalizio, ma se valutata invece dal punto di vista economico lascia aperte numerose ferite, quasi insanabili, dati i modesti bilanci, e segna il primo passo verso una moderata ma progressiva decadenza.

La conclusione della rassegna è anche l'occasione per procedere ad una operazione di salvaguardia diversamente non ipotizzabile. Tra i beni appartenenti alla disciolta confraternita di San Giovanni Battista alcuni si sono salvati e risultano ancora conservati, seppure a rischio di furto, all'interno dell'ex edificio religioso. L'associazione non esita il recupero e la consegna ai responsabili della parrocchia. Vengono portati in sede più sicura una statua rappresentante un santo martire ed una grande pala d'altare probabilmente di epoca seicentesca.

«Natura Nostra» riceve un'altra sconfitta quando, proprio nei giorni della mostra, dalle acque del Maira spariscono i quattro cigni immessi da poco tempo. É un'evidente offesa nei confronti di chi ha lavorato per anni per creare a due passi dalla città un'oasi di natura ed è nel contempo un tentativo per demotivare gli interessati ad ogni attività futura cercando di ripristinare lo stato di cose precedente108. Da pochi giorni, inoltre, erano stati immessi altri germani reali a ripopolare la colonia già esistente109. Gli animali vengono cercati lungo il fiume, più a valle, sino a Racconigi, senza risultato alcuno. Sembra che la causa della scomparsa debba ricercarsi in un atto di bracconaggio di basso livello, che ha trasformato il corso d'acqua, avvelenato con cloro, da luogo di vivace presenza ittica e faunistica a luogo totalmente assente da ogni forma di vita110. I quattro cigni sono successivamente ritrovati, molto più a valle, fuggiti all'inciviltà degli uomini e provvisoriamente «ricoverati in quel di Racconigi […] in attesa che l'ambiente del fiume ritorni idoneo. […] La storia dei cigni è un piccolo esempio di ciò che può succedere in trecento metri di un qualsiasi fiume italiano. […] Savigliano non ha meritato i cigni e l'anima bianca della natura che essi rappresentano: un vero peccato!»111.

Un duro colpo alla sopravvivenza del «Parco fluviale» giunge pochi mesi dopo e segna irrimediabilmente la fine della collaborazione tra «Natura Nostra» e l'assessorato all'ecologia, mettendo in forse addirittura l'attività ecologica dell'associazione stessa. Senza interpellare la competente consulta e le associazioni naturalistiche l'amministrazione comunale fa entrare le ruspe nel Maira, nel tratto tra il ponte di Saluzzo e la pedanca della Consolata, avviando lavori straordinari che sollevano un putiferio ad ogni livello, con articoli e prese di posizione pubblicate un po' ovunque112. «Natura Nostra» protesta vivacemente per l'azione che sta «massacrando le sponde ed il letto del Maira», lamentando che «sono stati divelti alberi di ripa, è stato deviato il corso dell'acqua, è stata fatta sparire tutta la vegetazione naturale minore, formatasi in questi ultimi dieci anni, si è distrutto un notevole patrimonio ittico, si è alterato l'habitat di numerosa avifauna»113.

«Il fiume della discordia» intitola il settimanale locale tentando di dare voce a tutte le parti: «C'è chi parla di operazione garibaldina -si legge-, c'è chi accusa l'Amministrazione Comunale di colpo di mano, di cui tutte le categorie interessate sono state volutamente tenute all'oscuro, c'è chi inveisce contro chi avrebbe osato snaturare i progetti di un autentico parco fluviale, c'è chi afferma in questo caso trattarsi di "un esempio in più di come l'istituzione pubblica è capace di distruggere in un batter d'occhio ciò che la natura faticosamente è riuscita a costruire in oltre un decennio"»114. Come si difende la giunta? «Il progetto risale a parecchio tempo fa -precisa- quando l'Assessore aveva trattato con le associazioni relative l'opportunità di ripulire le sponde del Maira e di strutturare sulla sponda orografica di destra un camminamento pedonale che servisse al passaggio dei saviglianesi lungo il torrente»115 e, a tale scopo, le ruspe hanno avviato il loro intervento di distruzione dell'esistente per adattarlo ad un nuovo ed ambizioso progetto.

Le associazioni ed i cittadini non ci stanno e dimostrano il loro disappunto tanto per l'operazione quanto per l'insufficiente risposta dei patres116. Capiscono, forse in ritardo, che l'idea di «Parco fluviale», così come immaginata (un luogo incontaminato ove la natura domina e l'uomo deve essere ospite discreto), non coincide assolutamente con quella pensata e studiata dall'amministrazione (sentieri, panchine, prati verdi e magari anche illuminazione). Il guaio, comunque, è stato combinato. Ora che si farà? «Sono stati notati solo alcuni massi sparsi ai piedi della massicciata di ghiaia -fa osservare "Natura Nostra"-. É presumibile che si proceda oltre nei lavori per evitare che la piena primaverile faccia sparire questo "gioiello" di ingegnosità e fantasia. Se si creasse una nuova protezione in massi, si attuerebbe uno spreco di denaro pubblico che non avrebbe riscontro negli annali amministrativi locali: staremo a vedere»117. L'ipotesi si concretizza puntualmente dopo breve: viene infatti realizzata, poco oltre la già esistente, una nuova massicciata.

Per «Natura Nostra» la batosta è di quelle difficili da sopportare. Nulla ufficialmente viene variato, ma nell'intimo le numerose sconfitte subite segnano fortemente l'attivismo di un gruppo di persone che aveva agito con grande determinazione a favore della città. Muore anche Augusto Doro ed il progetto di ristrutturazione dell'importante collezione di grano raccolta da Alfonso Stevano all'inizio del secolo viene momentaneamente accantonato. E dire che ormai, dopo i contatti presi e le iniziative assunte, si stava per passare alla fase operativa118! La pubblicazione mensile legata all'associazione si stacca definitivamente dall'originale sodalizio e, nel quadro di una vita del tutto autonoma, continua la propria collaborazione con «Il Saviglianese» (continua l'invio di copie gratuite ai lettori), con il quale concorda una quota di abbonamento globale119.

Quando l'anno, non proprio favorevole per le vicissitudini già descritte, giunge al termine, un ennesimo avvenimento viene a funestare la vita della città ed a portare sconforto nell'animo degli amanti dell'arte: la notte di Natale alcuni ignoti riescono a penetrare nel santuario dell'Assunta e ad asportare, non visti, ben sette delle otto tele che caratterizzavano decorativamente le pareti dell'impianto centrale dell'edificio. É un ennesimo e duro colpo per la conservazione del patrimonio artistico locale. In tempi recentissimi infatti si erano già volatilizzati la maggior parte degli antichi vasi da farmacia conservati al Museo civico ed i pannelli del bel mobile di sacrestia della chiesa di sant'Andrea. La profanazione del santuario è, proprio per questo motivo, un altro avvenimento difficile da digerire.

I dipinti sono stati staccati dalle pareti ed accatastati, con relativo telaio e cornice, prima di essere presumibilmente caricati su un furgone parcheggiato all'esterno dell'edificio religioso, in piazza Molineri, e quindi allontanati dalla città. Una sola tela, siccome ben fissata alla parete, ha resistito. I quadri erano stati collocati nella chiesa sin dall'origine, realizzati in ottemperanza a quelle che erano le indicazioni di Giovanni Giacomo Plantery e di Francesco Gallo, progettista, il primo, e collaudatore, il secondo, della chiesa saviglianese. L'autore, stando alle indicazioni fornite da Casimiro Turletti ed accettate dalla maggior parte degli studiosi, dovrebbe essere quel Giovanni Francesco Gagini, pittore genovese operante nella prima metà del Settecento. Una data riportata sul retro di un dipinto, il «1727», fornisce anche l'indicazione del periodo di realizzazione. Non tutti, secondo una lettura approfondita, apparterrebbero al Gagini: sembra infatti stilisticamente evidente che l'intervento della bottega sia piuttosto consistente. Rappresentano, i dipinti rubati, la Vergine al tempio, la fuga in Egitto, l'adorazione dei Magi, la nascita della Vergine, lo sposalizio della Vergine, l'adorazione dei pastori, la visitazione120.

Mentre le fotografie dei dipinti121 vengono diffuse attraverso lo speciale nucleo dei Carabinieri, l'associazione «Natura Nostra», pur senza possederle, offre immediatamente un milione di lire a chiunque sia in grado di fornire notizie utili per il recupero dei quadri. Lo fa affiggendo manifesti e diffondendo la notizia tramite le agenzie di stampa nazionali. Subito dopo organizza la spedizione di oltre seimila manifesti sui quali sono riprodotte le sette opere scomparse dall'Assunta. Li invia -non senza difficoltà di spedizione- a tutte le gallerie d'arte, le Soprintendenze, gli antiquari, i periti d'arte, le case d'aste, gli studiosi, le riviste specializzate, i quotidiani, le televisioni, i musei d'Italia122. Il territorio nazionale viene coperto per intero. Invano si attendono telefonate o segnalazioni. Soltanto un paio di antiquari del Nord-Est, seppure con formula dubitativa, tentano con buona volontà di fornire indicazioni (troppo insufficienti anche soltanto all'avvio di una ricerca). Oltre un anno dopo i Carabinieri, probabilmente in possesso di presunte notizie sui dipinti, cercheranno il manifesto per ritrasmetterlo all'apposito nucleo investigativo.

É indubbiamente, questo, un duro colpo per la conservazione e la tutela del patrimonio artistico locale. Il sentore che anche il patrimonio architettonico -e nella fattispecie la ex chiesa confraternita della Misericordia e l'ala di piazza del Popolo- stia per subire qualche brusco contraccolpo, impone in tutta fretta la consegna alla massima autorità cittadina del volume contenente le oltre tremila firme per la salvaguardia della Crosà Neira: «La nostra speranza era quella di non usare questo elemento di "pressione" nei confronti dell'Amministrazione Comunale; per questo motivo le firme erano rimaste giacenti in sede, quasi come si trattasse solo di una testimonianza di buona volontà e di amore per i nostri beni preziosi. Purtroppo però le cose stanno precipitando ed allora il volumetto con le sottoscrizioni è stato consegnato al Sindaco, con una lettera di accompagnamento molto esplicita»123. Le firme mettono in moto un meccanismo di interesse cittadino che sollecita da un lato un'interrogazione comunista124 e dall'altro una discussione piuttosto accesa all'interno del consiglio comunale cittadino125. Nel contesto delle dichiarazioni e prese di posizione si inseriscono alcune iniziative miranti a screditare le firme raccolta da «Natura Nostra». Vengono definite «strappate» quasi con la forza a ragazzini da insegnanti ed educatrici, raccolte fuori città (quasi il problema della conservazione fosse solo locale!), doppie, triple ed anche più.

In questo contesto si inserisce anche una lettera al settimanale locale nella quale, in modo mirato e strumentale, «un "anonimo pentito"» che avrebbe firmato la petizione di salvaguardia dell'immobile si dichiara invece ben deciso all'abbattimento, perché «la storia cammina guardando avanti e non solo arenata a vecchi ruderi»126. La risposta di «Natura Nostra» non si fa di certo attendere: consiglia l'anonimo di venire allo scoperto cancellando il proprio nominativo dall'elenco: «Non temerà certo la solidità di questo piccolo esercito di oltre tremila persone per un solo disertore: sono cose che succedono anche nei migliori eserciti. Non vorremmo però che questo pentimento fosse un'invenzione di chi opera perché la chiesa venga demolita e si dà da fare per rompere i fronti altrui»127. Così, in effetti, sembra.

Il momento di particolare tensione e le delusioni passate, impongono scarsa attenzione ai problemi ecologici. Nonostante si tengano alcune riunioni a Racconigi per stabilire le azioni da intraprendere a favore di una corretta salvaguardia del territorio128, non fanno riscontro iniziative immediate finalizzate a tale scopo. «Natura Nostra» cambia la propria testata129 e Carmen Levrone pubblica, su due numeri successivi, l'elenco dei nomi e dei luoghi citati sui mensili degli anni precedenti130. Quello che in origine veniva chiamato «bollettino» e serviva come circolare interna all'associazione, ora ha assunto ben altre funzioni e può contare ormai su numerosissimi collaboratori qualificati e su un migliaio di lettori mensili. Addirittura si provvede a rilegarne una trentina di copie su richiesta da appassionati e studiosi locali. É ormai regolarmente richiesto dalla Biblioteca Nazionale di Firenze, rilanciato attraverso quello strumento di diffusione che è «L'eco della stampa», collegato ad altre simili riviste italiane, fatto oggetto di recensioni e di segnalazione degli articoli pubblicati.

Ciò che neppure pareva immaginabile, purtroppo, di lì a poco avviene. Nonostante le petizioni, le raccolte di firme, le soluzioni proposte da professionisti ed imprenditori, le richieste in consiglio comunale ed anni di inutili discussioni, la giunta comunale -che a quanto pare ama il lavoro delle ruspe- ordina ed abbatte la ex chiesa della confraternita della Misericordia. L'avviso di esecuzione, firmato dal sindaco Pier Giorgio Pagano, porta la data del 28 marzo ma viene notificato al parroco di san Pietro il giorno successivo, il 29 marzo, alle ore 9,30, quando ormai i lavori di demolizione, iniziati alle ore 7, sono stati avviati da due ore mezza. «Natura Nostra» non può far nulla che assistere sgomenta all'atto irreversibile che riduce in calcinacci quasi quattro secoli di storia, cultura, religione ed economia (dalla confraternita nasce il Monte di Pietà e quindi la Cassa di Risparmio) locali. «Natura Nostra» era preparata ad un gesto eclatante, che avrebbe impedito in ogni modo l'avvio dei lavori. Tre suoi dirigenti avrebbero dovuto salire sul campanile dell'ex edificio religioso ed attendere in quel luogo le ruspe, che non avrebbero così potuto avviare la demolizione. La condizione era quella di conoscere la notizia anche soltanto un'ora prima. Il sindaco, però, ha agito nella massima riservatezza, negando la data dell'attuazione dell'ordinanza a tutti, compresi la giunta ed i suoi più diretti collaboratori.

L'associazione, alle ore 8,45, segnala alla competente Soprintendenza, con telegramma, l'avvio dei lavori di abbattimento. Alle ore 11,30 -dopo numerosissimi tentativi di abbattere e trascinare a terra il campanile (che ancora documenta, insieme alla facciata, l'esistenza del gradevole edificio)- il soprintendente ai Beni Architettonici trasmette ai Carabinieri il fonogramma di interruzione della demolizione, interruzione che viene notificata all'impresa alle ore 12,30131. Ciò che non era riuscito ai sindaci Antonino Olmo ed Enrico Graneris nei due decenni precedenti, riesce al sindaco Pier Giorgio Pagano.

La scelta del giorno dell'abbattimento, il giovedì, non è casuale: il giornale locale infatti è ormai in fase di stampa e si limita ad una notizia di sole sei righe132, che documenta non l'abbattimento, ma l'ordine di interruzione da parte della Soprintendenza. Rimandando ogni commento alla settimana successiva si spera forse di stemperare la rabbia riducendo gli irriducibili sostenitori della salvaguardia ad agnellini privi di veleno. Il giovedì successivo, in effetti, è proprio la giunta comunale ad ottenere il titolo di apertura della prima pagina del settimanale saviglianese133. Prima ancora di sentire le accuse, che sono tutte relegate alle pagine interne134, cerca di giustificare il proprio operato. Le proteste sono numerose, e particolarmente vibranti135.

«Natura Nostra», che ha già in uscita il proprio periodico, riesce a mala pena a fornire una breve notizia all'interno136, listando a lutto la copertina e commentando in sole dieci righe il deprecabile avvenimento137. Subito dopo realizza un grande striscione con la scritta «Visitate macerie Crosà» che colloca sulle transenne che cintano il luogo. Mentre l'associazione chiede le dimissioni della giunta comunale138, il gruppo di professionisti che in precedenza aveva assicurato la possibilità del restauro si produce in un nuovo sopralluogo sulle macerie relazionando alle autorità competenti139 ed il gruppo consiliare comunista rivolge al sindaco un'altra interpellanza sulla questione140. Poi, di seguito, «Natura Nostra» pubblica un proprio numero speciale sull'argomento141, di 44 pagine, che ospita la storia recente della ex confraternita, gli interventi di protesta di cittadini ed associazioni e che riesce anche ad includere la sintesi del dibattito organizzato il 3 maggio dall'Arci, al quale partecipano un folto pubblico ed un discreto numero di professionisti locali. Nelle settimane successive si interesseranno al caso periodici nazionali specializzati e non, mentre il nome di Savigliano risuona negativamente nel corso di alcuni dibattiti pubblici in altre città. La Soprintendenza, nel dubbio di nuovi ed ulteriori abbattimenti, vincola immediatamente alla legge 1089 del 1939 l'ala di piazza del Popolo ed il muretto antistante il teatro Milanollo142.

La passione di questa giunta comunale sembra comunque essere quella delle ruspe, visto che a distanza di pochi giorni i pesanti mezzi ridiscendono nel letto del Maira impegnati nel completamento del contestatissimo lavoro avviato alcuni mesi prima. Una vera e propria strada viene realizzata a ridosso della riva e, per sostenerla evitando che la piena la spazzi via nel volgere di poche ore, si fanno giungere dalla montagna grandi massi per costruire una nuova massicciata che affianca la già esistente. Le associazioni saviglianesi, a nome della popolazione, ripresentano le loro vibranti proteste: «Oggi le ruspe sono ancora al lavoro -concludono un lungo intervento pubblicato sul periodico locale-: ormai lo scempio è fatto, si è distrutto un ambiente, si sono buttate al vento decine di milioni. Da parte nostra non possiamo evitare di esprimere con forza la nostra profonda amarezza, come cittadini impegnati nella difesa dell'ambiente, per quanto accaduto»143. Il costo dell'operazione è ingente. Lo si conosce grazie ad una interrogazione presentata in consiglio comunale da Domenico Alerino: quindici sono i milioni di lire messi in bilancio dal Comune, ai quali debbono aggiungersi ben 200 milioni di lire previsti dal Magistrato del Po144. I rappresentanti nella consulta ecologica appartenenti a «Natura Nostra» ed alle guardie ecologiche rassegnano per protesta le loro dimissioni145.

L'avvicendarsi di circostanze negative pone «Natura Nostra» nelle condizioni di scoramento: la battaglia tra Comune ed associazione, quasi su tutti gli argomenti, rende difficilissima la sopravvivenza del sodalizio, a tal punto da immaginare una ragionevole pausa nell'attività.

E, in tali condizioni, viene poco alla volta alla ribalta il periodico mensile, che ha già occupato ampi spazi ma che può ancora riuscire ad accrescere il proprio numero di lettori. Continua ad occuparsi di ecologia, anche se lo fa in forma meno diretta. Pubblicando a puntate, ad esempio, la storia del Maira, del Mellea e del Varaita146, informando sulle sanzioni inflitte ad un inquinatore, relazionando circa la condanna degli uccisori di una cicogna o facendo sapere che i quattro cigni a suo tempo allontanati dal Maira non possono certo ritornarvi nelle condizioni attuali del corso d'acqua e vengono definitivamente destinati al bellissimo lago interno al parco del castello di Racconigi147. Non esita anche ad informare circa il dibattito che si sta sviluppando tra la popolazione intorno all'ala di piazza del Popolo, cosciente che il rischio rimane, per l'ennesima volta, quello di vedere abbattuto l'edificio ottocentesco progettato da Maurizio Eula.

Così muovendosi ottiene nuovi consensi, tanta attenzione ed anche un po' di tenerezza da parte di chi si rende conto che tale pubblicazione, dalle pagine un po' grigette perché riciclate, viene realizzata veramente con poco ed occupa, a livello culturale, un grande spazio, certamente maggiore rispetto a certi periodici fortemente sponsorizzati ed in carta patinata. Nella circostanza del quarto anno di vita ottiene un articolo in buona evidenza sulla prima pagina del settimanale locale148 e riceve l'invito a partecipare alla rassegna «Cuneo Stampa 84», che presenta il panorama dell'editoria della «granda» e si tiene nel centro polifunzionale di Bra149. Utilizza questa circostanza per offrire ad un pubblico più vasto la conoscenza della sua attività.

L'associazione non evita, quando può, di polemizzare. Rispondendo indirettamente ad un'intervista nella quale l'assessore all'ecologia Martino Macchiolo ritiene sproporzionate le polemiche sollevate circa l'intervento delle ruspe, giustificato per la «ripulitura e riutilizzo di aree abbandonate e che a lavori ultimati con piantumazioni appropriate e panchine possa essere un salutare e grazioso passeggio per i saviglianesi»150, «Natura Nostra», senza accennare all'operato del competente assessore, fa osservare che la situazione dei fiumi che circondano la città, vuoi per l'avvelenamento dei bracconieri, vuoi per l'inquinamento da liquame, vuoi per l'azione dei diserbanti e concimi chimici, vuoi per gli scarichi privati, è tutt'altro che rosea e forse sarebbe più opportuno scendere nel concreto della tutela anziché occuparsi di ciò che è profondamente superfluo151.

É, questa, ufficialmente, una delle ultime prese di posizione pubbliche di «Natura Nostra» con l'amministrazione comunale presente. L'attività si riduce notevolmente. Il mensile, invece, con l'avvio del 1985, inizia ad elaborare i testi e l'indirizzario col computer. Si pone fortemente all'avanguardia: in provincia è di certo uno dei primi periodici che utilizzino tale mezzo per produrre il materiale da mandare in stampa. Il computer utilizzato è un Macintosh152. Sulle sue pagine, di tanto in tanto, si leggono alcune notiziole che si intendono provenire dall'associazione. Nulla filtra, però, circa interventi o iniziative intraprese. Soltanto l'uscita del primo «quaderno di Natura Nostra» dedicato ad un avvenimento storico verificatosi a Verzuolo153 saluta la fine di un funesto anno 1984. L'associazione è ridotta all'ordinaria amministrazione. Si è scontrata perennemente con la giunta comunale, con quegli uomini che in origine, pochi anni prima, aveva considerato validi alleati e che aveva voluto fiancheggiare in molte iniziative154.

In questo clima di tranquilla sopravvivenza soltanto il grave inquinamento del rio Battitore, il popolare «Batau», impone una netta presa di posizione155. Col trascorrere dei mesi, alle elezioni amministrative, Luigi Botta torna ad essere candidato alla Provincia nella rappresentanza dei «verdi» (e per un centinaio di voti non usufruisce della «turnazione» prevista)156 e Tomaso Giraudo viene nominato nel consiglio direttivo nazionale della Lega Italiana Protezioni Uccelli157. Alcune riunioni si tengono a Racconigi ed hanno come tema, innanzitutto, la salvaguardia del Maira e, in un secondo momento, la possibilità della creazione di un «parco» ufficiale che abbracci tutta l'area di pianura del fiume stesso158. Altre riunioni coinvolgono il direttivo in quel di Lagnasco, ove si forma un gruppo analogo, che sceglie come denominazione quella di «Oasi»159, affiancandosi immediatamente al sodalizio saviglianese e collaborando sin dall'inizio con il mensile «Natura Nostra».

Le collaborazioni al periodico si intensificano e moltiplicano e l'aspetto, seppure un po' volutamente trasandato nella veste tipografica, diventa quello di una rivista di studi storici, artistici, ambientali, geologici ed etnografici, trasformata in punto di riferimento per coloro che sono interessati a conoscere un po' di più le origini, la storia e lo sviluppo della zona. Domenico Alerino, già assiduo collaboratore, nell'assumere l'incarico di neo assessore all'ecologia intensifica ancor di più la sua presenza sul periodico, cercando di coinvolgere nuovamente l'associazione in iniziative congiunte.

É così che verso la fine del 1985 il sodalizio torna a firmare, congiuntamente ad altri gruppi, l'iniziativa di pulizia del Maira organizzata dall'assessorato e destinata a recuperare la tradizione avviata ormai un lustro prima ed interrotta negli ultimi anni160. E da Lagnasco, dopo aver sollecitato con forza alcune azioni di recupero del Varaita, aver organizzato un concorso fotografico e promosso la visita ai castelli della storica famiglia dei Tapparelli, «Oasi» chiede ed ottiene di essere «adottato» dal gruppo saviglianese, trasformandosi in una sezione staccata con un proprio rappresentante, Eraldo Airale, nel direttivo161. In città l'associazione plaude all'iniziativa della nuova giunta, assunta in accordo con la competente Soprintendenza, di restaurare ciò che rimane dell'edificio della Crosà Neira. La spesa per il consolidamento del campanile, prevista in ottanta milioni di lire, stando alle perizie dei tecnici presentate prima dell'abbattimento alla precedente amministrazione, era purtroppo più che sufficiente a salvaguardare l'intero edificio162.

Il trasferimento della sede associativa da piazza Molineri a piazza del Popolo, in due ambienti al secondo piano di un edificio storico, anziché rilanciare l'attività -come preventivato- pone di fatto gli iscritti nella condizione di non più frequentare, nel presente e nel futuro, la sede sociale. Il quasi completo abbandono comporterà, come conseguenza, la perdita della maggior parte degli archivi -proprio e di conservazione- sino al momento ordinati dal sodalizio.

Il mensile «Natura Nostra» raggiunge con grande entusiasmo il numero cinquanta163 e, di lì a poco, le mille pagine pubblicate. Da più parti si plaude a questa iniziativa editoriale: «Partito come opuscolo di approfondimento prevalentemente ecologico, la rivista si è andata specializzando anche in indagini di interesse storico, artistico, bibliografico, etnografico ed archivistico, mantenendo però sempre una caratteristica che la contraddistingue da qualsiasi altra pubblicazione similare: l'ancoramento alla realtà locale di Savigliano e, più recentemente, anche della zona a nord della Granda. Gli abbonati sono al 50 % saviglianesi, i rimanenti appartengono ad altre città della provincia e del Piemonte. Interessante e del tutto singolare il fatto che, a fronte di una crisi generale di lettori della carta stampata, Natura Nostra ha inaspettatamente visto triplicare i suoi abbonati. Nel panorama, a dire il vero, abbastanza ricco di pubblicazioni in provincia di Cuneo, è forse l'unica nel suo genere»164. Per il 1986 l'obiettivo imperativo è quello di raddoppiare ulteriormente il numero degli abbonati165.

Sulla scia dei successi editoriali della rivista, l'edizione «Cristoforo Beggiami» dà alle stampe il secondo «quaderno», dedicato al tema della Resistenza nel Saviglianese166.

La questione «ala» del mercato coperto diventa argomento di grande importanza. Già da tempo si discute del suo destino. Negli anni Sessanta un pubblico dibattito aveva praticamente considerato inutile l'immobile, e quindi abbattibile. Negli anni Settanta con il sindaco Enrico Graneris un concorso nazionale aveva prospettato l'opportunità di un intervento conservativo con riadattamenti strutturali. Negli anni Ottanta con il sindaco Pier Giorgio Pagano un altro concorso aveva previsto tutto e il contrario di tutto, anche con possibilità di abbattimento. Ora giunge il momento di decidere167. Le proposte che si vanno facendo prospettano una revisione totale dell'edificio, con ipotesi di abbattimento, aggiunte di nuovi corpi e sopraelevazioni: insomma, lo stravolgimento dell'immobile ottocentesco. «Natura Nostra» non ci sta ed esprime la propria opinione, tramite Luigi Botta, in una pubblica assemblea che si tiene a palazzo Miretti168.

Dal punto di vista operativo sono cinque le iniziative che impegnano il sodalizio qualificandone l'operatività. In primo luogo il contributo alla creazione di un comitato per la salvaguardia e la gestione dell'ex chiesa confraternita di san Giovanni di via Torino169. In secondo la partecipazione ad un gruppo di lavoro che si tiene a Costigliole Saluzzo (al quale prendono parte anche la Lega Ambiente di Costigliole ed Italia Nostra di Saluzzo) e che riguarda l'inquinamento del Varaita170. In terzo la pubblicazione di un nuovo «quaderno» riguardante il palazzo Muratori Cravetta di Savigliano171. In quarto l'operazione di salvaguardia del bosco di Tetti Chiamba, destinato all'abbattimento, che coinvolge l'assessorato, «Natura Nostra» e la Soprintendenza172. In quinto l'incremento della produzione editoriale con l'uscita di un ulteriore «quaderno» sulla storia, popolare e non, dell'acqua a Savigliano173. Nel contempo il gruppo aggregato «Oasi» cambia presidente174 e compie tra la popolazione di Lagnasco una raccolta di firme per la salvezza di un bosco del Varaita175.

Come prevedibile l'argomento di maggior interesse, che coinvolge coloro che credono in uno sviluppo ragionato e razionale della città, è quello di indirizzo circa i lavori che dovrebbero compiersi all'«ala» di piazza del Popolo. Ci sono i precedenti concorsi, c'è un vincitore chiamato dal «bando» ad eseguire il suo progetto, ci sono delle ragionevoli pressioni che impongono finalmente, dopo tre lustri, una soluzione all'annoso problema. In una seduta «aperta» del consiglio comunale il progettista Flavio Lovizolo e la soprintendente Clara Palmas Devoti presentano alla cittadinanza la loro ipotesi di trasformazione dell'immobile, che passa attraverso un riutilizzo a livello commerciale ed una quasi completa mutazione dell'edificio176. La riunione, piuttosto animata, vede la partecipazione nutrita di cittadini ed una variegata presa di posizione da parte di chi è interessato al problema. «Natura Nostra», tramite Luigi Botta, sollecita un recupero ragionato, all'insegna dell'uso del «contenitore», con particolare attenzione alle possibilità di scoperte relative alle preesistenze archeologiche del sottosuolo177.

La partecipazione dei soci e del direttivo al succedersi delle diverse circostanze cittadine pare avvenire più a titolo personale che non in rappresentanza del sodalizio. Così sembra collocarsi la promozione, insieme ai proprietari dell'edificio, nell'autunno, del restauro del grande affresco votivo settecentesco posto sul palazzo all'inizio di corso Roma, curato, nell'intervento conservativo ed integrativo, da Luigi Botta. Tale lavoro sollecita il censimento ragionato degli affreschi votivi collocati sugli edifici, pubblici e privati, del territorio saviglianese. Nello stesso modo sembra avviarsi la raccolta -quanto meno inconsueta- dei «coppi parlanti» recuperati sui tetti della città e del territorio. Il primo della collezione -un appello a Dio per la salvaguardia dal male e dal diavolo- è medioevale e proviene da un edificio del centro storico, in via Ferreri.

Il periodico, nel frattempo, riuscito a coprire totalmente le spese ereditate dagli anni precedenti, avviata con pieno successo l'iniziativa dei «quaderni» si appresta a compiere l'ennesimo salto di qualità. Con un'operazione all'avanguardia, infatti, a partire dal numero di gennaio 1987, manda in stampa le proprie pagine con la formula della videoimpaginazione: «La preparazione è stata lunga, come pure è stato impegnativo analizzare i soft utilizzabili esistenti in commercio […]. Ora "Natura Nostra" è pubblicata interamente in videoimpaginazione. É passata direttamente dal tradizionale piombo, cioè dalla composizione a caldo, alla tecnica più all'avanguardia, che pochi quotidiani italiani e nessun periodico provinciale utilizzano (in Piemonte vi è soltanto il neonato "Corriere Alpino") ma che è certamente la prospettiva più interessante e stimolante del futuro dell'editoria. Ha scavalcato tutto d'un colpo la fotocomposizione -cioè la pur sempre tradizionale composizione a freddo- che non prevedeva più l'uso del piombo, ma che impegnava comunque in un lavoro manuale di impaginazione e di incolonnamento del testo»178. Cambia anche la testatina del periodico, che diventa ora più agevole e leggibile, anche se meno rappresentativa.

Un colpo d'ala per l'associazione si ha quando appare l'atrazina nei pozzi della pianura. Non si può di certo stare zitti, anche perché l'argomento sembra destinato ad assumere grandissimo rilievo con risvolti fortemente negativi per la zona, e la posizione assunta è particolarmente rigida179. Prendendo lo spunto da questo rinato desiderio di attivismo e di partecipazione, viene rilanciato il tesseramento180 e, subito dopo, convocata l'assemblea per la nomina del nuovo direttivo181. Sembra ormai chiaro, però, che il ruolo trainante lo assume in modo pressoché definitivo la rivista mensile.

É infatti sulle pagine del periodico che, visto l'interesse che sta assumendo il fenomeno «ala», divenuto argomento di primaria importanza per la città, viene aperto un dibattito destinato a raccogliere sin dall'inizio numerosissime testimonianze182. Ed è sempre sul periodico che, in contemporanea con le decisioni che sta assumendo l'amministrazione comunale, Luigi Botta prepara uno speciale di 32 pagine interamente dedicato all'importante edificio ottocentesco183. Partendo da un discorso di origine storica si ricercano i diversi utilizzi subiti dall'immobile, sino all'abbandono quasi totale dal dopoguerra in avanti, con le proposte avanzate da più parti di abbattimento, ricostruzione, restauro e riutilizzo. Non vengono tralasciati il dettato del Piano regolatore, il vincolo della Soprintendenza e gli ultimi avvenimenti.

Il caso sta per scoppiare. Prima ancora che l'amministrazione stabilisca di affidare la progettazione di un nuovo edificio all'architetto vincitore del concorso184, la popolazione, seppure in tono molto moderato, si fa sentire con un manifesto affisso sui muri della città e con una garbata polemica185. Non accetta assolutamente le decisioni della maggioranza consiliare e dà vita ad un «Comitato per la difesa dell'Ala»186 che prende immediatamente posizione e si impone operativamente con una rapida raccolta di firme187. Il Comune, preso in contropiede, deve cercare di smorzare i toni e raccogliere consensi (siamo all'immediata vigilia delle elezioni politiche ed ogni circostanza è buona per polemizzare)188, e soprattutto, a fronte della consegna di circa 3.500 firme189, rivedere la propria posizione prendendo atto che la popolazione non concorda assolutamente con la sua ipotesi di intervento sull'ala190.

«Natura Nostra», a questo punto, sembra divenire latitante. Mentre la «Cristoforo Beggiami» pubblica il suo quinto «quaderno»191, l'associazione è assente all'incontro per il costituendo «Parco» tra i Comuni toccati dal Maira192 e non partecipa, più neppure come collaboratrice, alla tradizionale pulizia del Maira organizzata dall'Assessorato all'ecologia193. I singoli, però, sono ancora parzialmente operativi. Puntualmente immettono, seppure di nascosto, alcune anatre nel Maira per infoltire la colonia già esistente, e si indignano quando spregiudicati cacciatori non trovano di meglio che sparare, con gran coraggio e spregiudicatezza, ai volatili ormai quasi trasformati in animali da cortile194.

Se l'amministrazione comunale precedente, anziché affrontare con troppa determinazione la questione avesse cercato una soluzione ragionata e mediata per la salvezza della ex chiesa confraternita della Misericordia -pensano in molti-, la comunità ci avrebbe di certo guadagnato. Innanzitutto perché possederebbe ancora un immobile da destinarsi ad usi pubblici e poi perché avrebbe evitato di destinare ulteriori denari per consolidare quel poco che è rimasto in piedi. Infatti, dopo le spese già sostenute dal Comune, è ora la competente Soprintendenza a stanziare trenta milioni di lire per ricostruire il portico retrostante la facciata, per risanare i muri, per concatenare le parti che potevano sembrare fatiscenti e per eliminare i calcinacci che ancora erano presenti, dal tentato abbattimento, all'interno dell'immobile195.

Il periodico «Natura Nostra» diventa il vero interlocutore che gli amanti della natura, dell'arte e della storia utilizzano per avanzare proposte e stimoli culturali, per collocarsi criticamente nei confronti di coloro che, in città, sono convinti che la tutela del pubblico passi quasi sempre attraverso l'interesse del privato. Il mensile, con il primo numero del 1988, cambia nuovamente volto. Si presenta con una copertina patinata semirigida, caratterizzata da un'unica grande immagine, e all'interno abbandona definitivamente l'impaginazione a tre colonne per svilupparsi, con una grafica variabile e testi di diverse dimensioni, sull'unica colonna. Cresce anche il numero delle illustrazioni196. Una delle iniziative che qualificano «Natura Nostra» facendola diventare un riferimento provinciale è quella che vede il periodico schedare mensilmente tutte le pubblicazioni che vengono edite in provincia di Cuneo. Nel marzo 1988 un numero intero, con oltre sessanta «titoli» recensiti, è dedicato a questo argomento197. Tutto ciò, insieme alla diversa veste grafica, porta ad incrementare per l'anno in corso di ben 290 il numero degli abbonati198. Tra essi vengono estratti a sorte tre omaggi di carattere culturale.

Nel campo dell'ecologia va segnalato l'ampliamento del «parco fluviale» grazie all'acquisizione di un nuovo tratto di territorio adiacente il Maira resosi possibile grazie ad un finanziamento e fondo perduto per l'acquisto ottenuto dalla Cassa di Risparmio di Savigliano199. L'associazione, seppure indirettamente, contribuisce all'iniziativa svolgendo la sua mediazione tra la proprietà e gli acquirenti. É invece con l'acquisto di una motopompa per irrigare e con la presenza attiva di alcuni componenti, che il sodalizio partecipa alla piantumazione di centinaia di alberi -carpini, ciliegi, aceri, frassini, noci, salici- nell'area lungo il Maira dove un tempo sorgeva la ex colonia elioterapica200. Sempre indirettamente, e con altri gruppi, tenta poi di individuare -ma purtroppo inutilmente- uno degli ingressi degli sconosciuti ma tanto citati sotterranei saviglianesi201.

Dalle pagine di «Natura Nostra» si ricorda la scomparsa di Antonino Olmo202, studioso di cose saviglianesi e collaboratore del periodico, mentre si inizia a svolgere una funzione di informazione dettagliata e rigorosa per quanto riguarda l'inquinamento delle acque, del sottosuolo e dei fiumi203, e del loro progressivo livello di recupero204. Ormai l'attività del sodalizio, per ciò che ancora esiste, passa esclusivamente attraverso le pagine del mensile, che riesce puntualmente a vedere la luce dodici volte l'anno.

Gli argomenti privilegiati sono e saranno i lavori di riattamento di piazza Vecchia205, un omaggio a Jean Claret con una serie di importanti notizie inedite sul pittore fiammingo operante in Savigliano206, le iniziative per la salvaguardia di ciò che rimane della Crosà Neira207, la trascrizione dettagliata, con annotazioni, dei due manoscritti settecenteschi su Savigliano del medico Giovanni Antonio Marino, una lunga indagine di Renzo Amedeo sulle vittime civili e sui deportati dell'ultimo conflitto mondiale in provincia di Cuneo, le vicende dell'officina dei treni di Savigliano narrate da Laura Ferrari, la storia e le trasformazioni del palazzo del Maresco raccontate da Luigi Botta, l'evoluzione geologica della zona introdotta da Flavio Bauducco, la riproposizione delle «effemeridi storiche» saviglianesi di Casimiro Turletti, gli aggiornamenti ecologici di Domenico Alerino, i racconti storici di Giovanni Bosio, il censimento delle lapidi collocate in Savigliano, le schede relative alle biografie dei saviglianesi, agli ex voto presenti nel santuario della Sanità ed ai curiosi «sonetti» ottocenteschi. Di grande importanza, anche se con scarso seguito, sarà la pubblicazione di un «vademecum» di massima da utilizzarsi per gli interventi edilizi nella città, in grado di prevedere succintamente le diverse problematiche che gli interessati potranno incontrare nel corso dei lavori208.

Per incrementare il numero degli abbonati si studieranno di volta in volta iniziative particolarmente stimolanti, come ad esempio l'omaggio di tre pacchi contenenti nove libri cadauno dell'editrice «Primalpe»209, di tre disegni eseguiti dallo scultore Sergio Omedé210, di tre copie della ristampa anastatica della «Storia di Savigliano» di Carlo Novellis211. Un numero, quello del dicembre 1988, sarà impaginato da Luigi Botta nel corso di una lezione tenuta all'università della Terza Età di Fossano212. Verrà festeggiato l'avvio dei dieci anni di nascita del periodico213, il suo centesimo numero214, le duemila pagine pubblicate215 e, procedendo nelle iniziative editoriali, saranno dati alle stampe altri due «quaderni»216, il secondo dei quali con la definizione videoimpaginata, si stamperanno due numeri monografici, il primo dedicato ad una memoria difensiva di fine Ottocento redatta dal sindaco Maurizio Villa217, il secondo, di complessive quaranta pagine, facente funzione di catalogo della mostra «Conventi a Savigliano» organizzata presso il Museo civico218.

In forma del tutto personale alcuni appartenenti al sodalizio saranno chiamati ad intervenire, nell'agosto 1991, alla cattura e successiva liberazione di un tasso che casualmente avrà scelto come dimora temporanea un cortile di via Sant'Andrea a Savigliano.

Nel frattempo, da una propaggine della vecchia e storica «Natura Nostra», sorgerà una nuova associazione, gli «Amici di Savigliano»219, destinata ad occuparsi attivamente soprattutto della salvaguardia dei beni storici artistici. Il primo argomento preso in esame dal gruppo neo nato sarà quello della ex chiesa confraternita della Misericordia, per la quale il sodalizio si adopererà soprattutto a livello informativo e progettuale. Successivamente, con l'ausilio determinante dell'associazione «Alpini», il gruppo contribuirà a dare un volto nuovo al bellissimo chiostro benedettino del monastero di san Pietro220 e, in tempi più recenti, coinvolgendo numerose aziende saviglianesi, nel 1995 porterà a compimento i lavori di ristrutturazione della base della storica Torre civica221.

Il presidente in carica di «Natura Nostra» nel febbraio 1990 rassegnerà le proprie dimissioni222.

Nel tentativo di recuperare le tradizioni del territorio un grande sforzo verrà compiuto per l'acquisto di due splendidi carri agricoli -l'uno d'inizio secolo e l'altro del 1920- che saranno donati, insieme a due aratri per il dissodamento manuale del terreno, all'Amministrazione comunale per avviare una raccolta etnografica locale223.

Il periodico mensile, con il numero 120 dell'agosto-settembre 1992, chiuderà definitivamente le pubblicazioni, in attesa di riprenderle chissà quando, dalle medesime o da altre persone, nei modi e nei formati simili o diversi dal precedente. L'esperienza di 13 anni di storia locale pubblicata con tanta passione, di 2304 pagine cresciute tra mille difficoltà ma con il costante desiderio di ben operare per la città, lascerà certamente il segno in Savigliano.

L'ultima iniziativa, scollegata ormai dall'attività reale dell'associazione «Natura Nostra» ed anche dalla pubblicazione dell'omonimo periodico mensile, sarà il dono alla Biblioteca civica saviglianese di una importante cinquecentina stampata a Francoforte sul Meno e comprendente le sentenze del saviglianese Aimone Cravetta. Rinvenuta da Luigi Botta sul mercato antiquario, sarà acquistata dal sodalizio e tramite lo stesso offerta in seconda battuta agli avvocati saviglianesi per la donazione alla municipalità di Savigliano224. Sarà il giugno 1995.

luigi botta

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