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RICORDANDO
LUIGI BACCOLO
Luigi
Bàccolo passò buona parte della sua
vita immerso con tutta la mente e con tutto il
cuore nell'atmosfera intellettuale ed umana
dell'illuminismo settecentesco; ed ai libertini di
quell'età, a «Sade», a
«Restif de la Bretonne», a
«Casanova», a «Vittorio
Alfieri», dedicò saggi particolarmente
profondi, ricchi di dottrina storica, filosofica,
letteraria, di riferimenti sottili, di citazioni
d'ogni specie, di giudizi acuti, talvolta severi; e
li scrisse in quel suo stile fluido, nitido,
costellato di frequenti battute ironiche,
scherzose, che avvince il lettore come se si
trattasse, almeno in alcuni punti, di un racconto
romanzesco (ed alla composizione di romanzi, come
la «Zia Beatrice», come «Vivere come
sopra una montagna», particolarmente vivo,
sentito, si dedicò con ardore).
Certo la
lunga dimestichezza con simili scrittori, in specie
con «Sade», che fa spesso professione di
ateismo, di empietà, con
«Casanova» incapace
«d'intransigenza», posto che
«verità e menzogna sono due volti
ugualmente affascinati», non poté non
influire su di lui, accentuando la natia tendenza a
considerare la vita, tutta la vicenda umana con
un
senso di
sorridente, amabile scetticismo: l'Alfieri, nelle
sue tragedie, celebra gli eroi, canta gli eroi, ma
«umanissimamente» si sente attirato
soprattutto dall'eroismo degli altri!
L.
Bàccolo, inoltre, fu un valente articolista
che collaborò con successo a parecchi
importanti giornali, al «Mondo», alla
«Stampa», all'«Espresso»...; e
si segnalò per le sue notazioni letterarie
rapide, incisive che si leggevano con vivissimo
interesse, poiché rivelavano piacevolmente
la sua squisita sensibilità, la sua finezza
di gusto, il suo giudizio penetrante, consolidatosi
nell'assidua dimestichezza coi grandi poeti,
narratori.
Umberto
Boella
(«La
Guida», 22 gennaio 1993)
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