Arrivato
in Valcamonica nel 1983 per una vacanza, Giuseppe
Brunod scopre per caso il Centro Camuno di Studi
Preistorici. Il primo incontro con le incisioni
rupestri avviene durante una campagna scavi in
località Nadro. Dopo due anni di scavi
partecipa al rilievo della roccia grande di
Seradina, località Capodiponte, dove ha modo
di fare amicizia con la ricercatrice portoghese
Mila Simoes de Abreu. Qualche anno dopo partecipa
alla campagna scavi promossa dal prof. Umberto
Sansoni a Sellero dove vengono promosse, dal 1984,
cinque campagne di scavo in località che
vanno da Sellero a Pescarzo. Località dai
nomi suggestivi come Carpene, Coren, Castel Grande,
Pedra-Mola, Fradel, Pia d'Ort vengono per la prima
volta analizzate e pubblicate. Nel 1987 esce il
primo volume monografico sull'arte rupestre di
Sellero che apre nuove prospettive di studio dei
petroglifi.
Brunod,
proprio per la lunga permanenza in località
preistoriche, ha cominciato a considerare con uno
sguardo nuovo ed originale le iconografie
primitive. Non ultimo, ad influenzare la sua
originale visione delle rocce incise, sarà
determinante l'organizzazione di gruppi scolastici.
I ragazzi in visita alle incisioni richiedono
spiegazioni semplici. Chi spiega deve usare parole
chiare per comunicare un mondo scomparso da almeno
tremila anni. L'appassionato ricercatore scopre che
solitamente le guide ricorrono all'uso di categorie
obsolete.
Nei suoi
volumi sente il bisogno di cercare spiegazioni
serie, qualificate ed innovative dei petroglifi.
Questa necessità, nata dal contatto con i
ragazzi, lo spinge a provare nuove strade. Decisivo
sarà il suo incontro con Gaudenzio Ragazzi
di Esine, interessato a ricerche di
etnoantropologia che si era allora appena laureato
con una tesi sulle danze preistoriche. Dai lunghi
colloqui con lo stesso nasce una ricerca innovativa
nel panorama delle spiegazioni tradizionali delle
incisioni rupestri. Qualche anno dopo i due amici
conducono uno studio importante sulle incisioni che
compaiono su massi incisi detti anche «statue
stele».
Queste
pietre mobili nell'età del Bronzo venivano
raccolte nei fiumi e poi infisse nella terra e
incise, usando una selce, con figure di animali,
pugnali, soli, antropomorfi e figure simboliche,
difficilmente interpretabili alla luce delle
spiegazioni fino a qualche tempo fa adottate.
Queste spiegazioni traevano fondamento da due
teorie introdotte dal ricercatore fiorentino
Emmanuel Anati, che dagli anni '60 ha riscoperto il
mondo dimenticato dei camuni. Tra l'antropomorfismo
e la teoria delle tre divisioni del mondo, nota
come «indoeuropea», portata in auge dallo
studioso Dumezil, Brunod trarrà la
convinzione che le spiegazioni fino ad allora
fornite non sono sufficienti per spiegare l'enorme
ricchezza iconografica che appare sulle pietre
incise.
In tempi
recenti il torinese Francesco Fedele, professore di
antropologia all'Università di Napoli, con
scavi di accurata precisione prima sconosciuti in
Vallecamonica, riporta alla vita miti e riti della
più antica preistoria. Gli scavi condotti
per parecchi anni nelle località Ossimo,
Borno fanno rifiorire centinaia di reperti
difficilmente classificabili sotto la teoria della
tripartizione indoeuropea. Il merito del cuneese
(anche se lui ama definirsi valdostano di origine)
è aver inserito nel dibattito sulla
iconografia il tema della interpretazione
astronomica dei reperti trovati.
Giuseppe
Brunod è cuneese, proprio come il primo
interprete delle incisioni rupestri camune, il
professor Giovanni Marro, originario di Limone
Piemonte. Il volume «Massi incisi in
Valcamonica» inserisce queste tematiche
innovative nell'interpretazione della cultura
dell'età del Bronzo.
Per la
verità prima di questa fatica il
saviglianese aveva soggiornato a lungo in
Portogallo partecipando al progetto internazionale
«Gravado no tempo», messo in piedi dalla
ricercatrice Mila Simoes de Abreu, conosciuta
proprio sulle rocce camune e fortunata scopritrice
della incisioni della valle del Tejo e della valle
di Fox Coa, databili al paleolitico. Dopo la
fortunata mostra ed esposizione delle origini della
ricerca delle incisioni rupestri portoghesi e
camune a Lisbona, che vedrà esposte molte
fotografie scattate negli anni trenta da Giovanni
Marro e riprodotte per l'occasione in grandi
pannelli dal saviglianeese Ruggero Filannino,
Brunod si occuperà della preistoria della
ricerca.
Le prime
ricerche risalgono agli anni Trenta e vedono nel
cuneese Giovanni Marro il primo serio indagatore.
Non ancora sufficientemente conosciuto, Marro
sarà anche fondatore del Museo e della
Scuola di Antropologia di Torino, presso la quale
si sono formati molti ricercatori e antropologi,
tra i quali Melchiorre Masali e Francesco
Fedele.
Nasce
così, dalla particolare atmosfera
scientifica e dalle suggestioni internazionali di
convegni prestigiosi ai quali Brunod partecipa in
questi anni, la decifrazione di uno dei simboli
più incompresi da sempre, tristo retaggio
del Novecento appena concluso: la svastica. La
svastica e la rosa camuna trovano una coerente
spiegazione nel volume «La Rosa camuna di
Sellero e la svastica» che fa il punto sulle
ricerche di Brunod, che assieme all'amico Ragazzi,
associa alla ricerca sulla iconografia sempre
più spesso il ricorso a professionisti della
ricerca astronomica come Walter Ferreri e Adriano
Gaspani dell'Osservatorio astronomico di Brera.
Anche in Portogallo, con Fernando Coimbra, Brunod
ha raccolto molte immagini di svastiche incise sui
portali delle chiese cristiane.
Dopo aver
conosciuto il professore Fogliato di Collegno,
fondatore della Associazione scientifica e
culturale «Ad
Quintum»,
Brunod amplia i proprii interessi occupandosi anche
di cose piemontesi. Tiene numerose conferenze
scientifiche e partecipa sempre più
intensamente alle attività del gruppo sino a
divenirne vicepresidente.
Ora si
occupa di tenere i rapporti con gruppi di studio
archeologici del Veneto e continua la sua
attività nel campo della didattica
partecipando attivamente alle recenti iniziative
che vedono nascere a Bene Vagienna un gruppo di
archeologia sperimentale.
Giuseppe
Brunod è stato il primo in Valcamonica che
ha dato origine a studi e ricostruzione delle
tecniche di fusione del Bronzo antico. Le fusioni
sono state sperimentate a lungo nell'officina
laboratorio di Giuseppe Belfiore (detto Jack) di
Cerveno, presso la quale per anni si sono
attualizzate e reimparate le tecniche di fusione
del primo metallo dell'umanità, cioè
il bronzo.
Per le
sue particolari conoscenze tecnico scientifiche e
per gli studi iconografici compiuti nel campo della
grafica antica, Brunod viene ora sempre più
apprezzato all'estero dove collabora con
specialisti dell'età del Rame e della
grafica preistorica. Per iniziativa dello stesso
sono in corso ricerche archeoastronomiche
sull'anfiteatro romano di Bene Vagienna e si stanno
concretizzando alcune ricerche intraprese sulle
rocce di Carpene di Sellero. Attualmente sta
preparando un volume che vedrà la luce
dall'editrice saviglianese «Cristoforo
Beggiami» con la collaborazione del gruppo
«Ad
Quintum».
Tema: le miniere della regione di Sellero, Novelle
in Valcamonica.
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