L'ombrello e la macchina da cucire di Stefano

FRANCO BATTIATO "Lombrello e la macchina da cucire", 1995
Nove canzoni con testi di Manlio Sgalambro
Personalmente sono davvero contento di poter recensire questo album, che è una perla rara nel campo della musica leggera italiana, per i testi, splendidi, parto della mente geniale del filosofo Manlio Sgalambro, sia per la parte musicale, mirabilmente curata da Franco Battiato.
"Lombrello e la macchina da cucire" segna linizio, nel 1995, della collaborazione fra il musicista siciliano ed il filosofo di Lentini nellambito della produzione pop di Battiato. Questo lavoro può aver spiazzato, al primo ascolto, i puristi del Battiato-pensiero, stupiti di sentire la sua voce cantare i versi di Sgalambro, ma daltra parte gli universi dei due sono sicuramente complementari, ma non simili.
Nellalbum, risuonano continuamete i cori, il pianoforte e le tastiere, a cui è affidato il compito di creare atmosfere piuttosto pertinenti allintero tessuto musicale : manifesto di questa tendenza è la canzone "Gesualdo da Venosa", la quinta nella scaletta, che prevede altri otto brani : il primo, che da anche il titolo allintero lavoro, sembra unintroduzione al resto dei brani, il testo di Manlio Sgalambro e la sua presenza si avvertono da subito : citazioni della filosofia occidentale moderna, un certo distacco dal comune e dai comuni mortali (Labisso non mi chiama, sto sul ciglio, quieto come un insetto che si prende il sole"). Ancor più esplicito il richiamo filosofico nel secondo pezzo, "Piccolo pub" quando il testo recita :"Vacca nera sei, gatto grigio nella mia notte" ..ricordate le vacche grigie nella notte ?
Arriva il tema dellamore in "Fornicazione", lamore più peccaminoso, come il titolo stesso .ma nel testo ci sono frasi di amore altissimo e purissimo, degno di due teneri amanti che in un prato immenso adimensionale consumano il loro rapporto, senza scordare il desiderio di tenersi per mano. Dopo, il tutto del turbinio amoroso svanisce come dincanto, e riemerge il desiderio di fuggire da questo schifo di vita :"Vorrei tra giaculatorie di versi spirare ..e come pesce putrefatto, putrefare." Con "Gesualdo da Venosa" lo Sgalambro-pensiero prende forma : il filosofo osserva e profetizza il crollo verticale dei finti valori contemporanei a favore del ritorno inesorabile e solenne di una Verità finalmente da potersi scrivere con la V maiuscola.I primi versi della canzone infatti recitano : "Io, contemporaneo della fine del mondo, non vedo il bagliore, né il buio che segue, né lo schianto, né il piagnisteo, ma la verità da miliardi di anni farsi lampo". Il titolo è nel nome del principe di Venosa , Carlo Gesualdo , compositore italiano di 110 madrigali a cinque voci, una figura non di poco conto nella storia della musica, assassino della sua sposa che lo tradiva con Fabrizio Carafa. Gesualdo, principe di Napoli, uomo di cultura che per taluni versi e fatti i debiti paragoni, può ricordare una ltro grande imperatore : Federico secondo.
Moto browniano , il sesto brano, parla invece del senso dei corpi in movimento, e del netto distacco di una mente pensante dalle confusioni piatte dei nostri giorni,la distanza dal continuo friggere di strade e di movimenti disarticolati, confusi ed esagerati. "Minvita una terra spoglia, mi tentano paesaggi senza alcuna idea di movimento " è il messaggio principale del testo. Segue "Tao", dal testo ermetico di sole 5 righe per un totale di 23 parole, per seguire i percorsi del Tao. Ma la canzone che a mio modestissimo avviso è il capolavoro dellintero album è "Un vecchio cameriere" la cui musica è tratta dalladagio del quartetto OP.64 numero 5 di Haydn. Dovrei riportarvi lintero testo del brano, per quanto è bello e denso di significato : quattro minuti e dieci secondi in cui tutte le riflessioni che un uomo si pone nellarco della sua intera esistenza emergono nella vita povera, ma degna e nobile, di un vecchio cameriere, che dopotutto "appartiene alla razza" cioè all umanità intera egli sogna il re che sarebbe e non è stato, anche se adesso ha "i piedi che gli dolgono e la moglie pazza", torna a quando "Un giorno amò" mentre "si fa il bucato" e "La sua coscienza getta sulla terra dolore e sofferenza" . Ma anche se stanco di questa vita fatta di tribolazione e miseria, ha pensieri di dolcezza infinita per il suo amore :" Mentre il pensiero di te si unisce a quel che penso. E i cicli del mondo si susseguono, issami su corde per vie canoniche ascendendo e discendendo " Tutto sommato la sua vita scorre ed egli potra portarla dignitosamente fino alla fine. Un brano straordinariamente intenso, suonato col pianoforte e gli archi .semplice e stupendo.
Chiude il lavoro "Lesistenza di Dio" pezzo adagiato su una tarantella iniziale e che qualche tempo fa si è scoperto essere uguale ad un altro uscito in precedenza, "Rind de Hore" dellartista Lacio Drom. "Lesistenza di dio"è comunque una canzone molto complessa ed articolata, in cui secondo me Sgalambro e Battito deridono certe correnti teologiche che sulla scorta della dimostrazione dellesistenza di dio giustificano ed oscurano molte mancanze della chiesa e del cattolicesimo nella storia. Il brano si chiude con un testo recitato in tedesco da Helena Janeczek tratto dal "trattato dellEmpietà" del professor Sgalambro edito da Adelphi.