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Luigi Vanvitelli si trasferì a Napoli nel
1751, richiesto a Papa Benedetto XIV da Carlo III di Borbone per
costruire, come è noto, la reggia di Caserta. Il re, che desiderava una
residenza più sicura, più moderna e nel contempo imponente, sul modello
di Versailles, si era rivolto all'architetto della Fabbrica di San Pietro,
già noto per importanti costruzioni, quali il Lazzaretto e la Chiesa del
Gesù ad Ancona e il Convento degli Olivetani a Perugia, e per la sua
esperienza in vari e diversi campi dell'architettura e
dell'ingegneria.
Il Vanvitelli seppe sùbito approfittare
della grande occasione offertagli. A Napoli si dedicò con passione, fino
alla morte avvenuta nel 1773, alla importante realizzazione, lieto della
stima di Carlo e di Maria Amalia. Non trascurò, tuttavia, quando gli era
consentito, altri importanti lavori nel Regno e fuori del Regno.
Grazie a un voluminoso epistolario al
fratello Urbano si ricavano alcune interessanti notizie relative a
Castellammare di Stabia.
La prima di esse, forse anche la più
rilevante, riguarda una realizzazione del nostro architetto presso la
Chiesa di S. Maria di Pozzano ed è contenuta nella lettera 253 (Napoli,
24 sett. 1754), nella quale, di sera (" l'ora è tarda"), egli
manifesta tutta la sua gioia per aver trascorso una bella giornata nel
"sito... stupendo" stabiese per "servire" i Padri
Minimi, che l'hanno ospitato offrendogli a pranzo del "buon
pesce":
Oggi sono stato a
Castellammare per servire li Padri di S. Francesco di Paola, ove ho
mangiato del buon pesce, ed il sito è stupendo di bellezza.
A parte il giudizio sul "sito"
che "è stupendo di bellezza", ai nostri fini l'importanza della
lettera consiste soprattutto nella asserzione del Vanvitelli di essere
stato a Castellammare "per servire" i Padri Minimi della Chiesa
di S. Maria di Pozzano; viene infatti così confermata l'opera da lui
prestata in quella chiesa per la realizzazione della sagrestia, della
quale opera si ha anche lo studio, un disegno a penna e matita
acquerellato a seppia, di mm. 335 x 422, segnato in basso a destra
"Sagrestia dei PP. Minimi a Castel'amare".
Che si tratti di opera di non poco conto,
ce lo indica la descrizione fattane da Arnaldo Venditti: "Vanvitelli
prestò la sua opera per i Padri Minimi anche costà [sc. a
Castellammare], disegnando una sacrestia di notevoli qualità espressive,
rimasta sinora del tutto inedita: seguendo l'esempio di Palladio nel
refettorio di S. Giorgio Maggiore, a Venezia, Vanvitelli - di fronte al
semplice vano rettangolare - ne qualifica la copertura riportandola in tre
zone distinte, ossia impostando, al centro dello spazio, una scodella tra
due tratti voltati a botte: in tal modo egli può disegnare due finestre
simmetriche nelle lunette corrispondenti lateralmente alla calottina,
aprendone una soltanto per porre nelle migliori condizioni di luce
l'affresco di Giacinto Diano (firmato e datato 1769). Sempre nella volta,
tipici accenti vanvitelliani presentano le cornici a voluta che serrano le
finte lunette sulle testate della volta a botte. Il maestro intende
richiamare immediatamente l'attenzione dell'osservatore verso l'alto,
poiché è nella volta che si determina il carattere dell'edificio: sì
che, sulle pareti, per contrastare le ricorrenze orizzontali degli armadi
lignei e dei sovrapposti dipinti, disegna paraste in corrispondenza dei
passaggi tra le volte diverse, replicando i piedritti verticali sugli
spigoli dell'aula, ove la saldatura ha il valore di una convessità,
adottata, invece, più esplicitamente, nella perduta sagrestia di S. Luigi
di Palazzo".
Si pensi che gli ovali nella cornice
delle porte, vuoi come "elementi di gusto barocco" che
"permangono" nella piccola sagrestia che "rivela
nell'impianto un più asciutto uso degli ordini architettonici",
vuoi come elementi cui Vanvitelli "fa talvolta prevalente ricorso...,
quando una parete non consente una regolare scansione: così all'ingresso
della sacristia di S. Agostino a Roma e all'interno di quella dei padri
Minimi, a Castellammare di Stabia", hanno ancora di più
consentito a Roberto Pane di attribuire al Vanvitelli la cappella che
affaccia all'interno del portale d'ingresso di Rocca Priora, in provincia
di Roma: "... con un ovale che richiama la sacrestia dei padri Minimi
di Castellammare di Stabia". E l'attribuzione del Pane
è giusta per Mario Rotili, perché "la squisita piccola chiesa
interna... ha tutte le caratteristiche dell'architettura vanvitelliana. Di
essa presenta, inoltre, anche qualche significativo richiamo particolare,
come... nell'interno l'elegantissimo ovale tra i binati di colonne che
vedremo nella sacrestia dei Padri Minimi di Castellammare di Stabia".
Si sa poi che il Vanvitelli farà
eseguire, per la stessa sagrestia, al vecchio pittore Sebastiano Conca
(1679-1764) tre tele sull'Invenzione del Crocifisso, mentre
l'affresco sulla Gloria di S. Francesco di Paola sarà opera di Giacinto
Diano.
Per ricordare il grande
Vanvitelli, che ha lasciato segno del suo alto ingegno in questa basilica,
i padri minimi hanno aggiunto un quadro in ricordo del suo operato.
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