Burattini, Pupi e Marionette, teatro minore?

di Umberto Maria Milizia

 

Che l’arte delle rappresentazioni teatrali realizzate per mezzo di Burattini o di Marionette sia una forma di arte minore rispetto al teatro con attori veri sarebbe tutto da discutere ma, anzitutto, facciamo qualche distinzione tra i vari termini.

I Burattini sono dei fantocci costituiti da testa e mani scolpite, generalmente in legno, ed animati dalla mano del burattinaio introdotta dal basso dentro il vestito. Le Marionette, anch’esse dei fantocci scolpiti, sono invece a figura intera e vengono animate mediante fili dall’alto. Una categoria a parte di Marionette sono i Pupi siciliani o Napoletani, che sono animati da bacchette di ferro e corde poste sia in alto che di lato; i pupi hanno scolpito solo il volto, e il resto del corpo è rivestito da un’armatura, perché il repertorio riguarda quasi esclusivamente il ciclo dei Cavalieri di Carlo Magno.

 L’attuale sitema di movimento delle marionette, animate con fili mediante una crociera è dovuto all’inglese Holden che lo inventò nel 1870, prima si usavano solamente bacchette rigide. Il teatro dei Pupi era stato introdotto da Napoli a Catania, oggi la sua patria, una quindicina di anni prima, e questo spiega la movimentazione con metodi più antiquati.

L’Italia è l’unico paese in cui si usino tre termini diversi, in tutti gli altri ne esiste uno solo, come Puppet in Inglese o Marionnette in Francese. Molta confusione viene dal fatto che in una vasta area dell’Italia Centrale, dalle Marche alla Toscana, il termine burattino vale sia per le marionette che per i burattini veri e propri. Per questo motivo Carlo Lorenzini, in arte Collodi, chiamò il protagonista del libro più tradotto nel mondo (a parte i libri religiosi), Pinocchio, col termine di burattino invece che di marionetta e burattinaio è chiamato Mangiafuoco. Fuori d’Italia, naturalmente, il problema non esiste.

Notiamo invece come in tutto il Mondo si sia perfettamente compreso cosa fosse Pinocchio, perché il teatro delle marionette è un fenomeno praticamente mondiale. L’origine dei due termini è curiosa: burattino viene da “buratto”, setaccio di stoffa ma anche la figura di saraceno che faceva da bersaglio nelle giostre; mentre marionetta deriva dalle “marione”, ossia le Marie, figure portate in processione a Venezia e che ricordavano le donne rapite e poi recuperate dopo un’incursione di pirati saraceni. L’uso di rappresentazioni mediante simulacri al posto di persone vere è però molto più antico e se ne trovano tracce sin nell’antica Mesopotamia.

Nell’antica Roma perfino gli Imperatori se ne interessarono e nel corso del Medioevo la Chiesa sfruttò marionette e burattini per le Sacre Rappresentazioni e l’educazione del Popolo. Ricordiamo che in Cina, in Persia, in India esite tutta una tradizione in proposito ed una particolare menzione va fatta di Giava e Bali, dove si assumono forme raffinatissime.

In Italia le marionette ebbero una diffusione enorme tra il Seicento e l’Ottocento ed ereditarono dalla Commedia dell’Arte le caratteristiche maschere che tutti conoscono: Arlecchino, Pulcinella ecc., mantenendo anzi, accrescendo, anche la capacità di creare personaggi e storie del tutto originali. Il Teatro delle Marionette va pensato come una forma d’arte popolare, a larga diffusione ma, se ben condotto, in nulla inferiore alle altre forme teatrali. Del resto questa era l’opinione di Nerone, di Marco Aurelio, di Leone III, l’imperatore Carlo V e poi, in tempi più recenti, di Goethe, Cervantes, Monteverdi, Bernini, Goldoni, Haydn, Mozart, Voltaire, Collodi… e molti altri critici, drammaturghi, musicisti i quali tutti si cimentarono a scrivere qualcosa.

Così, come teatro popolare, i personaggi dei Burattini e delle Marionette nel corso del XIX secolo divennero i personaggi tipici della Commedia in generale: il Villano affamato (es. Pulcinella), il servo furbo (Arlecchino), il Bandito o il Bullo di quartiere, il Ricco scipoerato, la Recluta, il Diavolo, il Prete e, naturalmente, il Carabiniere. Come si può notare, molti di questi personaggi sono sorti in epoca post-unitaria, come la Recluta o Cappellone, che ha senso solo dopo l’introduzione su scala nazionale del Servizio Militare obbligatorio e il Carabiniere, destinato sia a rappresentare lo Stato che a rimettere ordine alla fine della rappresentazione arrestando il colpevole. Si tratta di un ruolo antichissimo ed insostituibile che gli antichi attribuivano ad un Dio che scendeva dall’Alto, il Deus ex Machina, e poi nel Medioevo fu dato ad Angeli o Santi; ruolo che dimostra come immediata fosse stata, anche nel Sud, la fiducia nella correttezza dell’Arma, in regioni dove per molto il nuovo Stato unitario suscitò diffidenza. Come controprova si può vedere il minore favore goduto dallo scomparso personaggio del Delegato di Polizia; anche se è chiaro che nella realtà si trattava di funzionari che non facevano altro che il loro dovere, agli occhi della gente essi rappresentavano sempre il braccio politico del governo.

Per amore di verità dobbiamo anche citare il fatto che qualche volta, specie con i burattini, anche qualche Carabiniere prendeva randellate, a Napoli, da Pulcinella, finendo comuque quasi sempre arrestato. La cosa non sarebbe stata possibile con le Marionette, dove la rappresentazione ha bisogno di uno spazio teatrale, scene preordinate e soggetti precisi oltre che di molte prove, ma tra i burattini, ai quali basta un pannello di legno e dove si impegnano al massimo due persone (quattro mani e quattro personaggi); si poteva improvvisare di più e far ridere con qualche scena assurda.

Legata alla storia dell’unità nazionale è anche, un poco, quella dei Pupi siciliani. Questi furono importati a Catania, ancora oggi la loro sede naturale, nel 1861 da Napoli da Gaetano Grasso, che fondò il 12 gennaio l’”Opra di don Giuvanni” con lo spettacolo la “Storia di Orlando”, nella quale forse i Siciliani trovarono un recupero delle loro tradizioni nazionali, già menomate dall’unificazione del Regno di Sicilia con quello di Napoli voluta dai Borboni ed ora in procinto di attenuarsi, se non di scomparire, nella nuova Italia; queste tradizioni si rifacevano, naturalmente, alla liberazione dal dominio arabo da parte dei Normanni, che, dalla Francia, avevano portato con se le storie del grande avversario dei “Mori” Carlomagno con i suoi paladini.

Tra tutte le compagnie del passato citiamo solo quella di Podrecca, la più famosa tra quelle che oltrepassarono il livello popolare per raggiungere l’Arte; naturalmente non fu la sola né all’inizio del secolo scorso né oggi che assistiamo ad una vera e propria rinascita del teatro di figure animate.

Tra le cause di questo successo, per quanto riguarda il pubblico infantile (ma non solo quello), la diffusione del disegno animato in Televisione ed al Cinema dove i personaggi sono, per sinteticità dei tratti e semplificazione dei movimenti, assimilabili appunto a delle marionette. Contrariamente a quanto si possa credere in un primo momento, l’eccessivo realismo in questo campo non è cercato dagli autori perché un “pupazzo” (il termine deriva da pupo , bambino, ed è passato in Italiano proprio dal teatro dei Pupi) permette con più facilità la trasposizione della scena in un mondo virtuale, meglio modellabile interiormente dallo spettatore.

Si aggiunga che uno spettacolo di burattini o marionette ha capacità rappresentative ben maggiori di qualsiasi cartone animato. Se si pensa che le faccie fortemente incavate delle Marionette possono cambiare espressione secondo come batta la luce su di loro, si può capire che le possibilità interpretative di un buon marionettista sono praticamente illimitate. Ricordiamo quanto sia stato grande Edoardo De Filippo quando interpretava Pulcinella con la maschera in volto ottenendo qualsiasi espressione muovendo la testa anche col volto (ma non gli occhi) nascosto. De Filippo, naturalmente, usava anche la voce, ma a Napoli era comune l’uso della Pivetta, uno strumento, per dare voce ed insieme ritmo e musica a Pulcinella.

Una difficoltà maggiore, rispetto ai burattini, trovano le marionette, che bisognano di uno spazio maggiore, in pratica un vero teatro e, per giunta, particolarmente alto per permettere il posizionamento degli operatori, in genere non meno di sei; tutti fattori che aumentano i costi delle rappresentazioni.

Un facile approccio al mondo di burattini, marionette e pupi può essere fatto navigando su Internet, dove si trovano indicazioni sulle centinaia di realtà operanti nel settore; citiamo alcuni pochi siti, scelti perché permettono, con i links disponibili, un facile accesso agli altri e corrispondono, al tempo stesso, a realtà ben note.

Cominciamo con due Musei: il Museo virtuale del burattino e della marionetta delle Scuole Civiche di Milano, Fondazione di Partecipazione (www.buma.it) e la Collezione Giordano Ferrari di Parma (www.comune.parma.it/castellodeiburattini) con circa 500 pezzi tra burattini e marionette.

Due siti meritano particolare attenzione, quello di Mario Magonio, una figura storica del teatro di animazione, ricchissimo di links, notizie, immagini di ogni tipo ( http://members.xoom.virgilio.it/_XOOM/magonio/Mario.htm ) e quello de Le Marionette Gambarutti (www.marionette.it) con una interessante Storia delle Marionette e molte notizie tecniche.

Tra le altre, tante, realtà del teatro di animazione citiamo il Teatro del Drago (www.teatrodeldrago.it) che fa capo alla Famiglia Monticelli, a Ravenna, attiva nel campo sin dal 1820; il Teatro delle marionette degli Accettella (http://members.xoom.virgilio.it/_XOOM/Tea_accetella.htm) che opera nella Capitale dal 1945 ed ha sede, con un Museo, al Teatro Mongiovino; il Teatro dei Pupi Siciliani dei Fratelli Pasqualino (www.pupisiciliani.com) che operano, sempre a Roma ed offrono un sito assai ricco di notizie.

Parlando di burattini non può mancare Napoli, ricordiamo l’Associazione I Teatrini (www.iteatrini.it) attiva a Napoli e sul territorio nazionale anche nelle scuole; e l’Associazione Pulcinella di mare (www.pulcinelladimare.it) che negli spettacoli ha recuperato l’uso della pivetta.

Molte altre realtà sono sorte in tempi recenti anche nella provincia, come quella del Gran Teatro dei Burattini di Tolentino (MC), ma sono certamente troppe per nominarle tutte così noi auguriamo ai lettori una Buona Navigazione!