BANDA MUSICALE MEZZOCORONA - 1900

APPUNTAMENTI, MANIFESTAZIONI E CONCERTI

Natale 2007 - straordinario evento al Palarotari di Mezzocorona

Il giorno di Natale  al Palarotari di Mezzocorona, la Banda Musicale Mezzocorona con il Coro Croz Corona hanno eseguito in anteprima nazionale, la fiaba musicale “L’Orco burlone”, con testi di Mauro Neri e musiche di Riccardo Giavina e Giuliano Moser.

Per l’occasione si sono messi assieme una banda musicale e un coro di montagna, per festeggiare come si deve il Natale del 2007, portando gioia, allegria e anche un pizzico di sano umorismo nella comunità di Mezzocorona.

Al Palarotari di Mezzocorona, come ormai è tradizione da alcuni anni, un pubblico numerosissimo, ha partecipato al consueto appuntamento per gli auguri ma soprattutto per ascoltare le novità del Complesso Musicale Mezzocorona diretto dal Maestro Giuliano Moser e per alzare i calici all’anno nuovo, naturalmente con le bollicine “targate” Rotari e Mezzacorona.

Quest’anno, poi, la banda musicale, organizzatrice del grande happening musicale, sponsorizzato dalla Cassa Rurale Mezzocorona, ha deciso di fare le cose in grande. Da un lato ha chiesto al Coro di montagna “Croz Corona” di Denno, diretto dal Maestro Renzo Toniolli, di esibirsi presentando alcune delle sue bellissime canzoni natalizie (a detta degli esperti, il Croz Corona è senza alcun dubbio una delle migliori realtà della coralità popolare del Trentino).
Non solo: banda e coro si sono esibite assieme in anteprima nazionale nella fiaba musicale per corpo bandistico e coro di voci virili dal titolo L’Orco burlone, con testi di Mauro Neri e musiche di Riccardo Giavina e di Giuliano Moser.

Un successo oltre ogni più rosea aspettativa, testimoniato dal numerosissimo pubblico, formato da oltre 1300 persone, che ha assistito entusiasta all’evento. A detta di molti, non si era mai vista tanta gente al Palarotari, il più capiente auditorium della Regione.

La storia – che è una antica leggenda trentina recuperata da Mauro Neri, riscritta e inserita nella sua trilogia Mille leggende del Trentino – narra della bella Filomena, una ragazza superbetta e vanitosa, che quando decide di far girare la testa a un Orco vero e proprio per farsi bella davanti alle sue amiche, ancora non sa a che cosa andrà incontro… Quando, infatti, la smorfiosetta si stanca della tresca alquanto originale e si gira dall’altra parte ad abbindolare qualcun altro, il povero Orco ci rimane male e decide di vendicarsi in un modo comico e bizzarro, ma senz’altro quanto mai efficace.

L'Orco Burlone

Abitava in un maso nei dintorni di Castello di Fiemme, l’Orco della piccola storia che oggi vi vogliamo raccontare, e a Castello viveva da sempre anche la giovane Filomena, la ragazza più bella del paese, lo sapeva lei (e come se lo sapeva!) e lo sapevano anche i giovanotti dei dintorni. Due lunghe trecce bionde facevano cornice a un volto grazioso e altero; due poppe fiorenti sbocciavan dal corpetto di tela bianca a piegoline; due fianchi ballerini facevano a gara col rumore dei tacchi per far girare la testa ai ragazzi... E poi un sorriso qui, una moina là, uno sbatter di ciglia sbarazzino e pieno di promesse facevano vibrare i cuori dei maschi di Castello. E lei, Filomena, ci giocava, coi sentimenti degli altri: li usava come esca per intrecciare invisibili reti con cui imprigionare gli sguardi e i sogni, per poi lasciarli andare sul più bello nel mare dell’oblio e del sarcasmo, scoppiando a ridere cattivella e crudele.

Quanti cuori aveva infranto, Filomena: una fila infinita di lacrime e di rimpianti, di rabbie e di furori a stento repressi per quel che avrebbe potuto essere e che, ahimé invece, non fu mai e mai sarà!

E un giorno, forse per farsi bella con le amiche o forse per ingelosire qualche nuovo innamorato dei paraggi, Filomena giocò pure coi sentimenti dell’Orco, di quell’Orco che abitava in un maso nei dintorni di Castello di Fiemme, di quell’Orco che tutti evitavano di incrociare per strada, di quell’Orco che tutti odiavano, anche se nessuno si ricordava più il perché! Filomena la vezzosa ci prese gusto ad abbindolare il poveretto con un sorriso buttato lì per caso alla fontana, con uno sguardo intenso lanciato per strada, con un sospiro regalato la sera, prima della funzione del Maggio in chiesa. Filomena irretì il grosso Orco mettendo in campo tutte le arti che conosceva, e il grosso Orco ci cascò! Il grosso Orco disse sì. Il grosso Orco, spaventato di sé stesso, s’innamorò...

Filomena però aveva ben altro, per la testa, e poi per lei l’Orco era solo un pretesto, era un mezzo semplice e a buon mercato per divertirsi alle spalle degli amici e delle amiche e poi, e poi e poi... basta! Tu per la tua strada e io per la mia, amici come prima. Ma chi ti credi di essere? L’Orco di questa storia, l’Orco di Castello di Fiemme – come tanti altri Orchi che vivevano e forse vivono ancor oggi in Trentino – non era né semplice e nemmeno a buon mercato. Sapeva esser ben disposto coi generosi, devoto coi buoni, fedele con gli onesti, ma anche cattivo, terribile, vendicativo, irascibile e furioso con i traditori! Ma sapeva esserlo con garbo, con eleganza e un pizzico di umorismo. Con quel garbo, con quell’eleganza e con quell’umorismo che facevano difetto proprio alla bella e leggera Filomena.

Perché il nostro era, sotto sotto, un Orco –state un po’ a sentire! – un Orco un po’ burlone... burlone... burlone... burlònnn... burlònnn... burlònnn...

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