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NOTIZIE EST #237 - BALCANI
29 maggio 1999
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IL DOPOGUERRA VISTO DALL'UE E DAI RUSSI


I PIANI DELL'UE PER IL DOPOGUERRA

Il 27 maggio, nel corso di una riunione a livello
europeo tenutasi a Bonn, e' stato deciso che
entro il mese di giugno, quando terminera' la
presidenza di turno della Germania, verra'
lanciato, indipendentemente dalla fine o meno del
conflitto in Kosovo, un Patto di Stabilita' per
l'Europa Sud-Orientale. Il Patto coinvolgera',
oltre ai paesi UE, l'Albania, la Bosnia-
Erzegovina, la Bulgaria, la Croazia, la
Macedonia, l'Ungheria, la Romania, la Slovenia e
la Turchia, nonche' la Russia, gli Stati Uniti,
il Canada, il Giappone, l'OSCE, l'ONU, la NATO e
le istituzioni finanziarie internazionali, tra
gli altri, mentre "la Jugoslavia sara' benvenuta
come partecipante a pieno e pari titolo nel piu'
breve tempo possibile. La soluzione della crisi
del Kosovo sulla base dei principi generali
adottati dalla riunione dei ministeri degli
esteri dei G8 del 6 maggio 1999 rappresenta un
prerequisito minimo per tale partecipazione" - il
Montenegro partecipera' fin da subito, ma solo in
qualita' di osservatore (AFP, 17 maggio). Due
settimane prima della riunione di Bonn, nel suo
numero del 15-21 maggio, il settimanale bulgaro
"Kapital" aveva pubblicato uno schema dei piani
messi a punto dall'UE per i Balcani del
dopoguerra, in occasione di un'altra riunione
presieduta da Romano Prodi,: "1. 'Nuovi paesi
associati': una nuova categoria di associazione
all'UE aperta a cinque paesi (Albania, Bosnia,
Croazia, Macedonia, Jugoslavia [Bulgaria e
Romania sono gia' membri associati dell'UE, uno
dei vari gradini per giungere alla partecipazione
a pieno titolo all'unione]) in presenza di
condizioni normali per la democrazia, per i
diritti umani e per le minoranze, con una
clausola di sospensione (analoga all'articolo del
Trattato di Amsterdam). Le trattative
cominceranno il 01.01.2000 per i paesi conformi
alle condizioni. 2. Regime di mercato: commercio
libero paneuropeo multilaterale con tariffe
doganali zero; per i membri associati sono
previste compensazioni di bilancio per la perdita
di redditi da dazi. Eliminazione per intero di
tutte le tariffe doganali sulle merci industriali
entro il 01.01.2000 con entrata graduale
nell'unione doganale e nel mercato unico dell'UE.
3. Unita' monetaria: studio dei nuovi potenziali
per una piu' ampia introduzione dell'euro come
valore economico, nonche' come simbolo per
l'inserimento nell'Europa contemporanea. Regimi
di "consiglio valutario" [ente che regola
strettamente le politiche monetarie di un paese,
sotto la supervisione del FMI - gia' attivo in
Bulgaria dal '97] basati sull'euro, soluzione
gia' attualmente possibile. Piena "euroizzazione"
a partire dal 01.01.2003. con compensazioni di
bilancio per le perdite di ordini relativi alla
stampa di valuta straniera per i nuovi membri
associati. 4. Ripresa degli investimenti:
creazione di un'Agenzia per il rinnovo e lo
sviluppo dell'Europa Sud-Orientale (ARSESO) dal
01.01.2000, come sezione della Banca Europea di
Investimento. L'ARSESO avra' diritti reali sulle
infrastrutture. Nota: i summenzionati elementi
dell'integrazione economica e valutaria
presuppongono il sostegno strategico a una
politica economica capitalista con misure
antimafia e anticorruzione. 5. Societa' civile:
il 01.01.2000 deve essere creata una Fondazione
per la Democrazia nell'Europa Sud-Orientale e una
Fondazione per l'Educazione nell'Europa Sud-
Orientale. 6. Sicurezza (sicurezza civile):
dispiegamento, laddove necessario, di servizi
doganali e forze di polizia dell'UE per il
controllo di tutti i punti di frontiera marittimi
e via terra, come condizione vincolante per i
nuovi paesi associati. 7. Sicurezza (sicurezza
militare): mettere in atto la dottrina ESDI
formulata in occasione del vertice NATO
dell'aprile 1999 a Washington, conseguendo cosi'
progressivamente un ruolo di leadership dell'UE
nelle operazioni di mantenimento della pace. 8.
Integrazione istituzionale: nuovo modello per la
rappresentanza politica dei nuovi paesi associati
nelle istituzioni dell'UE. 9. Capacita' di
governo: consolidamento della capacita' di
governo e di controllo nella Commissione e nel
Consiglio, secondo le rispettive competenze,
utilizzando nuove agenzie e fondazioni al fine di
eliminare la burocratizzazione e aumentare la
rapidita' dei tempi.


I PETROLIERI "ORTODOSSI" ALLA CONQUISTA DEI
BALCANI
(da "Kapital", 15-21 maggio 1999)

La raffineria macedone OKTA e' stata venduta alla
societa' greca Helenik Petroleum. L'affare e'
stato preceduto dalla firma di un accordo di
collaborazione strategica tra la societa' greca e
il gigante petrolifero russo LUKoil, che con ogni
probabilita' sara' uno dei candidati di punta
all'acquisto della piu' grande raffineria
bulgara, la Neftohim. All'inizio del 1998 la
LUKoil aveva comprato una delle maggiori
raffinerie romene, la Petrotel. Secondo gli
esperti, l'affare siglato per la OKTA e l'accordo
firmato con la Helenik Petroleum non fanno che
confermare il serio interesse della LUKoil ad
assicurarsi una presenza permanente nella
regione. Il suo principale concorrente sara' con
ogni probabilita' il nuovo consorzio russo
guidato dalla Rosneft. La Helenik Petroleum
paghera' 32 milioni di dollari per ottenere il
54% delle azioni della OKTA. Quaranta milioni di
dollari sono previsti per la modernizzazione
tecnica della raffineria e altri 20 milioni di
dollari per la costruzione di nuove stazioni di
servizio. Nei piani di investimento dell'azienda
greca rientra anche la costruzione di un
oleodotto da Salonicco a Skopje, con il quale
verra' risolto il problema delle forniture di
petrolio grezzo alla OKTA. Con la firma
dell'accordo la Helenik Petroleum ottiene il
diritto a essere il produttore esclusivo di
combustibili in Macedonia per i prossimi 50 anni.
Nonostante questo, il conseguimento di
investimenti per complessivi 182 milioni di
dollari viene considerato come un grande successo
per il governo macedone guidato da Ljubco
Georgievski. Secondo esponenti del settore
petrolifero, la somma prevista e'
straordinariamente alta, se si tiene presente che
la raffineria macedone e' piuttosto vecchia e ha
una capacita' relativamente limitata. Cio' porta
alcuni specialisti a ritenere che l'affare abbia
una dimensione non solo economica, ma anche
politica e miri a fornire appoggio al nuovo
governo macedone. Secondo altri, invece, i grandi
investimenti della Helenik Petroleum sono del
tutto giustificati, poiche' l'obiettivo
strategico dell'azienda non e' tanto il mercato
della Macedonia, quanto piuttosto la possibilita'
di espandersi nei paesi che con essa confinano.
Il vantaggio che offre la OKTA deriva dalla sua
infrastruttura di depositi ben sviluppata. "Si
tratta di un accordo mirato non tanto a
un'attivita' imprenditoriale immediata, quanto
piuttosto a conquistare mercati e potenziali", ha
commentato una fonte vicina all'acquirente. Con
l'entrata in Macedonia, si puo' prevedere che
d'ora in poi la LUKoil aumentera' sempre di piu'
la propria presenza nella regione, tanto piu' che
la guerra in Jugoslavia e la cattiva congiuntura
economica hanno eliminato buona parte dei
concorrenti. I bombardamenti della NATO hanno
distrutto le raffinerie di Pancevo e Novi Sad. In
Romania ci sono 12 raffinerie, ma la maggior
parte di quelle che erano ancora attive sono
fallite nelle ultime settimane. [...]




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