VACANZA IN SARDEGNA |
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BY Baccilieri Paolo |
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AGOSTO 2003 |
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Partecipanti: PAOLO, GIUSEPPINA, BARBARA, GIUSEPPE, PAOLA, ANTONIO, ANNAMARIA, ANTICHIANO, CLAUDIA, DORIANO, ANTONELLA, PAOLO, LUCA, VANES, GIGLIOLA, FABIO, MONICA, GIANMARCO, STEFANO, CARLOTTA, ANDREA |
SARDEGNA 2003 |
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Diario di viaggio |
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Quest'anno, per trascorrere le nostre vacanze estive, abbiamo scelto la Sardegna. In 4 roulotte e 3 camper, siamo partiti da Bologna all'inizio di agosto, traghettando i mezzi da Civitavecchia (Tirrenia) e da Piombino (Linea dei Golfi), alla volta di Olbia. Ci siamo poi diretti verso sud lungo la direttrice Olbia-Oschiri-Mores-Macomer-Vallesanta-Samassi-Vallermosa-Villamassargia-Carbonia-S.Antioco-Calasetta (335 km), raggiungendo il camping "Le Saline" di Calasetta (CA), sull'«isola» di S.Antioco, collegata al resto della Sardegna da una bella strada che corre fra stagni e lagune. Questa parte della Sardegna sud-occidentale, in cui abbiamo trascorso la prima settimana di agosto, è ancora abbastanza tranquilla; si possono raggiungere comodamente le innumerevoli spiagge e località turistiche, senza eccessivi problemi di affollamento. Lungo la costa est di S.Antioco troviamo le spiagge sabbiose di Cala Maladroxia, sulla quale si affaccia l'omonimo paesino, e, poco più avanti (3-4 km), quella di Coaquaddus, entrambe ben attrezzate e fornite di ampi parcheggi (2 €/giorno). Dall'ampia spiaggia di Coaquaddus (dove i camper possono fermarsi anche di notte) si può raggiungere comodamente a piedi (10') Torre Cannai, recentemente restaurata e visitabile, con possibilità di salire fino alla sommità, da cui è possibile ammirare lo splendido panorama comprendente le vicine isole selvagge della Vacca e del Vitello, la più lontana isola del Toro e la sottostante spiaggia di Turri che si affaccia su un mare cristallino. La parte ovest di S.Antioco presenta invece una costa alta e rocciosa, con bellissime insenature e piscine naturali quali Is Pruneddas, raggiungibile attraverso una stradina (vicino al camping "La Tonnara") che all'inizio porta anche al villaggio turistico "Polifemo" poi prosegue verso sud ad una certa distanza dal mare; dopo circa 2 km, superato un boschetto di pini, si prosegue a destra verso il mare per circa 300 m per poi parcheggiare e scendere tra le rocce fino a raggiungere un mare cristallino con colori che variano dal blu al verde-turchese. Ritornati sulla strada principale, subito dopo il camping "La Tonnara", troviamo un'ampia spiaggia denominata Cala Sapone e poco più avanti Cala della Signora, al di sopra della quale si intravedono le caratteristiche costruzioni a cupola del villaggio turistico "I Ciclopi". Proseguendo verso Calasetta, la strada costiera diventa ghiaiata (una deviazione porta alla bella insenatura di Cala Lunga), per poi ritornare asfaltata poco prima dell'ampia Spiaggia Grande che si trova ormai a poche centinaia di metri dal camping "Le Saline". Di fronte all'isola di S.Antioco, nelle vicinanze di S.Anna Arresi, si trova la bellissima spiaggia di Porto Pino, lunga quasi 5 km, formata da sabbia bianchissima e finissima e, verso Capo Teulada, contornata da alte dune. Poco prima del paese, sulla sinistra, si trova un'indicazione per "le dune", seguendo la quale ci si immette su una stradina bianca e sterrata che corre per circa 2 km fra canali ed acquitrini fino ad un ampio parcheggio custodito, proprio a ridosso delle dune, a 200 m del mare. A Domosnovas, vicino ad Iglesias, abbiamo visitato la Grotta di S.Giovanni, una galleria naturale di circa 1 km, ben illuminata e con una stradina oggi percorribile a piedi lungo un percorso molto bello e suggestivo fra stalattiti, stalagmiti ed un ruscello. In questa zona vi sono diverse miniere che, anche se ormai chiuse da tempo, testimoniano una fiorente attività mineraria fino ad un recente passato. Oggi alcune di esse sono state attrezzate e messe in sicurezza per renderle accessibili ai turisti; un esempio ne è Porto Flavia a Masua, direttamente sul mare, dove si può entrare a piccoli gruppi (8 €/persona), per visitare tutto il complesso minerario. Terminata la visita (1h 20' circa), si può restare sulla bella spiaggia di Masua, dove un mare stupendo e la vista del bianco scoglio Pan di Zucchero ne fanno un luogo ideale per il relax. Uno dei luoghi più belli del sud della Sardegna è sicuramente l'Isola di S.Pietro; da Calasetta, due compagnie traghettano ogni ora persone e mezzi a Carloforte, unico centro abitato dell'isola. Dal porto, seguendo la strada costiera che in senso orario va verso sud, si raggiungono i luoghi più caratteristici dell'isola quali "Le Colonne", due faraglioni alti 20 m che escono dal mare a poca distanza dalla costa, la suggestiva insenatura di "La Conca", raggiungibile per una stradina bianca che parte dal ristorante "La Conca", ed il "Golfo della Mezzaluna", ampia insenatura formata da alte falesie fessurate in basso e formanti delle grotte accessibili dal mare e visitabili con gommoni e barche. Molto bella è la passeggiata panoramica sulle falesie che si sviluppa lungo tutto il "Golfo della Mezzaluna", tra la conca ed il fortino, dove arriva anche una stradina asfaltata ed è possibile parcheggiare. In questo tratto, ma soprattutto alla "La Conca", si trovano spiagge rocciose e fondali bellissimi con acque trasparenti e smeraldine, vero paradiso dei sub e degli appassionati del nuoto con maschera e pinne. Molto bella è l'ampia spiaggia sabbiosa della "La Caletta", poco oltre la Mezzaluna, immersa nel verde della macchia mediterranea dove si trovano anche diverse villette private. Ritornati a Carloforte, una bella strada attraversa tutta l'isola e porta prima a Cala Fico, poi sale fino al faro di Capo Sandalo con belle vedute sul mare; entrambe le località hanno ampi parcheggi per auto e camper. Dal porto di Carloforte vi è anche la possibilità di fare il giro dell'isola con la barca (partenza 10,30 e 15, costo 20 €/persona), con soste nei posti più belli e caratteristici per fare il bagno e qualche tuffo. L'11 agosto abbiamo raggiunto il camping "Calapineta" a S.Lucia vicino a Siniscola (NU), nel Golfo di Orosei, per visitare le spiagge della costa est dell'isola, tutte raggiungibili dalla 125 orientale sarda. Partendo da sud troviamo Cala Cartoe, non molto grande ma tra le più belle, con spiaggia di sabbia finissima e scogli, circondata da montagne ricoperte da una ricca vegetazione arbustiva, raggiungibile molto bene in auto ma con divieto di accesso, ad un certo punto, per i camper perché la strada diventa troppo stretta. Merita una breve visita anche la Grotta di Ispinigoli situata lungo la strada per Cala Cartoe. Molto bella anche la spiaggia di Cala Liberotto e soprattutto la lunghissima spiaggia di Berchida raggiungibile, dal km 242 della statale N. 125, dopo 4 km di strada bianca terminanti in un ampio parcheggio per auto e camper. Facilmente accessibile è la spiaggia di Capo Comino dove troviamo anche delle dune di sabbia; molto bella e fruibile è la grande pineta che si estende tra Capo Comino e S.Lucia, adatta per fare pic-nic vicino al mare. Abbiamo poi raggiunto, vicino a S.Teodoro, all'inizio di Capo Coda Cavallo, Cala Brandinchi, formata da sabbia finissima, ben organizzata e con parcheggi in pineta e vicino alla spiaggia. In motonave (30 e 15 €/persona rispettivamente per adulti e ragazzi), dal paesino La Caletta, abbiamo visitato le bellissime cale a sud di Cala Gonone, all'interno del Parco Naturale del Golfo di Orosei, raggiungibili solo via mare, quali Cala Goloritzè, Cala Biriola, Cala Mariolù (con sosta), Cala Sisine (sosta e pranzo), e la Grotta del Bue marino (visita). Durante il nostro soggiorno in Sardegna, abbiamo anche effettuato un'escursione all'interno, raggiungendo il Supramonte, cuore della Barbagia, dove maggiormente si possono avvicinare e vedere le tradizioni ed i valori culturali del popolo sardo. Ci siamo fermati alla sorgente carsica di Sù Cologone, ad Oliena e ad Orgosolo, centro famoso per i caratteristici murales, proprio all'indomani della festività di ferragosto, ma che continuava ancora con tante attività ed iniziative folcloristiche tra cui la corsa degli asinelli cavalcati da ragazzini; abbiamo poi proseguito per Montes giungendo al vicino altopiano, dove abbiamo potuto osservare tanti animali allo stato brado, quali pecore, capre e maiali, per poi ritornare passando per Mammoiada e Nuoro.
Il 19 agosto ci siamo trasferiti all'Isola dei Gabbiani, vicino a Palau (SS), dove abbiamo trascorso gli ultimi 4 giorni della nostra vacanza. Il campeggio occupa l'intera isola, costantemente raggiunta dal vento, leggermente più sostenuto nel pomeriggio, proveniente dalle Bocche di Bonifacio, indispensabile e particolarmente apprezzato dagli appassionati di windsurf e kitsurf. Appena fuori dal camping si trovano la spiaggia di Porto Puddu e quella di Baia di Liscia, con dune di sabbia alte alcuni metri e punti di osservazione ideali per ammirare le evoluzioni dei surfisti. Molto bello è stato il giro panoramico verso Palau e la salita fino in cima alla roccia dell'Orso, con vista straordinaria verso La Maddalena, S.Stefano e Caprera. Abbiamo poi proseguito per Cannigione e Baia Sardinia, per poi entrare nel tratto più famoso della Sardegna, la Costa Smeralda, con bellissime insenature ed insediamenti turistici, fino a raggiungere Porto Cervo, con lo spettacolare porto turistico ed i lussuosi yacht e le tante villette e costruzioni che si ispirano allo stile gallurese sardo. La costa verso S.Teresa di Gallura, invece, è ancora molto più naturale, con pochi insediamenti turistici e belle spiagge come quella della Valle dell'Erica. Ritornati sulla strada principale N. 133, siamo arrivati prima alla Baia di S.Reparata, raggiungendo poi a piedi le grandi rocce di granito levitate dal vento di Capo Testa, balcone panoramico dal quale è possibile osservare le Bocche di Bonifacio e la vicina Corsica. Non da mancare è la visita alla vivace ed allegra cittadina di S.Teresa di Gallura, soprattutto di sera, con un bel passeggio sulla rinnovata isola pedonale che corre tra il centro, ricco di negozietti e ristorantini, e la terrazza panoramica dalla quale è possibile vedere sia la cinquecentesca Torre aragonese che le vicinissime luci della città di Bonifacio. L'escursione in barca (€ 27/adulti e € 18/ragazzi) nel parco dell'Arcipelago della Maddalena è stata una di quelle gite che tutti ricordano con tanto piacere per le straordinarie trasparenze dell'acqua ed i colori del mare, tra le isole di Budelli, Razzoli e S.Maria, per la spaghettata in una cala solitaria sull'isola di Spargi e per il bagno finale nelle calde e limpide acque della stupenda Cala Corsara, proprio sotto alla roccia della Strega, sempre sull'isola di Spargi. Un ruolo importante, sulla perfetta riuscita di questa gita, oltre alle ideali condizioni meteorologiche, ha avuto sicuramente il comandante della motonave Vagabondo, molto bravo anche come guida turistica, informandoci in modo sintetico ed essenziale su ciò che stavamo vedendo e facendo, con aggiunta spesso di notizie e battute estremamente gradite da tutti i passeggeri. Verso le ore 18 la motonave ci ha riportati in campeggio dopo una giornata veramente indimenticabile. Siamo così giunti al termine delle nostre tre settimane di ferie, un po' stanchi ma soddisfatti e felici per tutto quello che abbiamo fatto e visto in questa bellissima isola.
Camping dove ci siamo fermatiCamping 'Le Saline', Calasetta (CA) www.campinglesaline.com - tel. 0781.88615 Abbastanza grande, pianeggiante, direttamente sul mare, con bellissima spiaggia di sabbia fine. Servizi ben funzionanti, bar, ristorante, market e discoteca; molto ordine e pulizia; camper e tende sono raggruppati in aree diverse; si possono affittare bungalow. Ottimo il lavoro del sig. Antonello nell'aiutare gli ospiti nella scelta delle piazzole. Non accettano prenotazioni, però telefonando il giorno prima, riservano il posto. Come si raggiunge: superato il paese di S.Antioco, si va in direzione di Calasetta e circa 1 km prima del paese si imbocca la strada a sinistra (ci sono già le indicazioni del camping), dopo circa 2 km si è arrivati. Camping 'Calapineta', S.Lucia, Siniscola (NU) www.calapineta.it - tel. 0784.819184 Molto grande, pianeggiante per la maggior parte, ben ombreggiato, a 150 m dal mare (si attraversa la pineta). Servizi ben funzionanti e situati nella parte più alta del camping; ci sono pure bar, ristorante, market, giochi per bimbi, discoteca, campi da tennis e calcetto; affittano bungalow e roulotte. Per informazioni e prenotazioni contattare il sig. Enrico. Accettano prenotazioni e, se fatte entro il 31 marzo, per un periodo superiore ai 7 giorni fanno lo sconto del 20% (in pratica in agosto si paga come in bassa stagione) e questa promozione varrà anche nel 2004. Come si raggiunge: percorrendo la superstrada N. 131, a seconda se si proviene da Olbia o Nuoro, si esce a Siniscola Nord e Sud e si va verso il mare sulla N. 125, in direzione di Orosei, si supera il bivio per S.Lucia e dopo circa 1 km, sulla sinistra, dalla parte del mare, in mezzo alla pineta, c'è l'ingresso del camping.
Camping 'Isola dei Gabbiani', Palau (SS) www.isoladeigabbiani.it - tel. 0789.704024 Campeggio grandissimo (occupata tutta l'isola), a superficie ondulata, direttamente sul mare, ombreggiatura scarsa, ma non serve perché la brezza ed il vento rinfrescano l'aria; belle spiaggette nella punta dell'isola. Servizi efficienti e puliti; ottima organizzazione; all'arrivo prima accompagnano nella scelta della piazzola, poi si entra con il mezzo; all'interno del camping non c'è mai confusione; anche a ferragosto si trova sempre un posto; le tende vengono sistemate nelle zone un po' più riparate da arbusti ed alberi; bungalow e caravan in affitto. All'interno del camping c'è un'ampia zona bar, ristorante, self-service, market, parco giochi, edicola, discoteche; dal pontile davanti al camping, due volte alla settimana, parte la motonave Vagabondo per l'escursione all'arcipelago della Maddalena. Come si raggiunge: facilmente da Olbia percorrendo la N. 125 per Arzachena, Palau, poi ad uno svincolo poco prima di Palau si imbocca la N. 153 verso S.Teresa di Gallura e dopo 4 km si trova l'indicazione per l'Isola dei Gabbiani (47 km da Olbia). Tutti i campeggi dove abbiamo soggiornato, accettano i cani. Giuseppe Pritoni S.Giovanni in Persiceto (BO)
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Escursioni
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Sardegna Regione amministrativa dell'Italia meridionale, che corrisponde all'isola omonima; si affaccia sul mar Tirreno a est e a sud, sul mare di Sardegna a ovest, mentre a nord uno stretto braccio di mare, chiamato Bocche di Bonifacio, la separa dalla Corsica. In realtà la Sardegna non solo non ha mai avuto particolari rapporti, e nemmeno ne ha tuttora, con il Mezzogiorno d'Italia, bensì gravita piuttosto verso l'Italia centrale (Lazio e Toscana), mentre prima dell'unità d'Italia faceva parte del Regno del Piemonte. Nel contesto d'Italia, la regione costituisce veramente un'area a sé: persino il suo dialetto, il sardo, è considerato un idioma distinto dall'italiano. Amministrativamente costituisce, così come la Sicilia, la Valle d'Aosta, il Trentino-Alto Adige e il Friuli-Venezia Giulia, una regione a statuto speciale, dotata di larga autonomia. È ripartita nelle province di Cagliari, Nuoro, Oristano e Sassari; capoluogo regionale è Cagliari. Fenicotteri, stagni del Sinis Gli stagni della penisola sarda del Sinis sono popolati da un gran numero di specie di uccelli, tra cui il cormorano e il gabbiano reale. Da agosto a marzo è possibile ammirare anche i fenicotteri rosa, che vengono in queste paludi a svernare. La regione, ricoperta da una fitta vegetazione mediterranea, è protetta dal WWF. L'origine del nome dell'isola (che già i romani chiamavano Sardinia) è incerta. I greci, per la sua forma simile all'orma di un piede, la denominavano invece Ichnusa (cioè "orma"); tra le più accreditate ipotesi del termine Sardinia si ricorda la derivazione da Sardo, un mitico condottiero – o addirittura un figlio di Ercole – che l'avrebbe conquistata capeggiando un gruppo di libici. Nemmeno l'origine e la provenienza (o le provenienze) dei primi abitatori dell'isola sono state definitivamente chiarite. La regione si estende per 24.090 km² (l'isola per poco meno, 23.813 km², ed è la seconda del mar Mediterraneo per superficie, dopo la Sicilia) ed è la terza regione d'Italia, dopo Sicilia e Piemonte; tra le isole minori, si ricordano la Maddalena (20,1 km²) e Caprera (15,8 km²) a nord-est, l'Asinara (50,9 km²) a nord-ovest, Sant'Antioco (108,9 km²), che è in effetti unita alla terraferma da un istmo di 5 km, e San Pietro (51,3 km²) a sud-ovest. La Sardegna è tra le regioni italiane meno popolate, sia in valori assoluti (con 1.651.888 abitanti nel 2000) sia quanto a densità ( 69 abitanti per km², quasi un terzo della media nazionale, che è di 192). L'isola ha grosso modo la forma di un quadrilatero, con una lunghezza da nord a sud di 270 km e una larghezza da ovest a est di 120 km; i quattro punti estremi sono capo Falcone a nord, capo Teulada a sud, capo Comino a est, capo dell'Argentiera a ovest. Essa presenta una certa simmetria tra i versanti opposti, con quattro maggiori insenature, una su ciascun lato: il golfo dell'Asinara a nord, il golfo di Cagliari a sud, il golfo di Orosei a est, il golfo di Oristano a ovest. Lo sviluppo costiero è notevole, circa 1400 km; rari sono i buoni porti naturali: le coste sono per tre quarti alte e rocciose, per lunghi tratti rettilinee. Queste morfologie predominano lungo i litorali settentrionali e orientali, mentre in quelli meridionali e occidentali sono più frequenti le orlature sabbiose, a volte chiuse da cordoni di dune. L'altezza delle ripe varia anche notevolmente, ed è comunque in rapporto con l'entità del rilievo retrostante: nel golfo di Orosei vi sono scogliere a strapiombo di oltre 400 m, e una ripa presso il capo di Monte Santo tocca persino i 757 m. Celebri le rosse scogliere di porfido del golfo di Arbatax, subito a sud del golfo di Orosei. Altri due aspetti interessanti delle coste sarde sono la ricchezza di grotte, assai numerose là dove ci sono formazioni calcaree soggette al carsismo, e le insenature profonde, a imbuto, simili a fiordi (le cosiddette "coste a rías", antiche valli fluviali poi sommerse e quindi occupate dal mare), numerose nella regione nordorientale dell'isola, la Gallura. I rilievi della Sardegna sono totalmente estranei a quelli di qualsiasi altra parte d'Italia. Le rocce cristalline su cui poggia l'isola (che in un remotissimo passato era unita alla Corsica) erano già emerse quando non vi erano ancora né le Alpi né gli Appennini. Tuttavia i grandiosi movimenti della crosta terrestre, da cui nell'era terziaria tali sistemi montuosi trassero origine, ebbero ripercussioni anche in Sardegna, determinando la formazione di massicci isolati derivati dalle fratturazioni dei preesistenti rilievi. Come spazio insulare la Sardegna fu interessata da vicende storiche dotate di forte peculiarità, poco corrispondenti con le coeve esperienze che si svolgevano sulla penisola italiana. La manifestazione più cospicua della diversità sarda in epoca protostorica è rappresentata dalla civiltà nuragica, identificata dalle tipiche torri a forma di tronco di cono, costruite con massi sovrapposti e in certi luoghi inserite in un sistema edilizio fatto di mura, bastioni, cortili, torri basse. Oggi la Sardegna conserva circa 7000 nuraghi, che formano il principale giacimento archeologico, insieme con un migliaio di domus de janas (termine sardo che significa "case delle fate"), ossia tombe in miniatura scavate nelle rocce con una struttura labirintica aperta in molteplici vani, e con oltre trecento "tombe di giganti", necropoli composte da esedre di pietra con al centro una stele alta diversi metri. La civiltà dei nuraghi, che si sviluppò a partire dal 1500 fino al 500 ca. a.C., ha lasciato la sua traccia più imponente nel castello di Su Nuraxi a Barumini, in provincia di Cagliari, e a nord nella cosiddetta "reggia" di Torralba. L'asprezza del paesaggio montuoso probabilmente favorì l'estraneità della Sardegna dalle correnti più vive della storia mediterranea, durata fino a che i fenici non effettuarono le prime invasioni dell'isola. L'interesse commerciale derivava dall'ossidiana, pasta vulcanica vetrosa molto usata nei tempi antichi. Dopo i fenici toccò ai cartaginesi stabilire insediamenti sull'isola: essi fondarono le prime città, quali Cagliari, Tharros, Nora, Sulci. I romani apparvero nel 238 a.C. e fondarono guarnigioni militari, costruirono strade, ampliarono le città e sfruttarono le zone pianeggianti come serbatoio di grano per Roma. Essi fissarono i tratti della loro cultura, qui destinata a lunga permanenza perché non venne ibridata dalle invasioni barbariche: infatti l'isola, appartenente alla provincia d'Africa, passò all'impero romano d'Oriente, dopo il 476 d.C. Dalla lontana Bisanzio, capitale dell'impero orientale, vennero concesse ampie autonomie all'isola divisa in quattro giurisdizioni, ossia i giudicati di Logudoro, di Gallura, di Arborea e di Cagliari. Dopo l'anno Mille le repubbliche marinare di Pisa e di Genova diressero la loro attenzione verso l'isola e vi trasferirono famiglie e imprese, collegandosi ai patriziati locali. Nel 1297 la Sardegna, per iniziativa del papa, passò in feudo a Giacomo II d'Aragona, ma per diversi decenni si trattò di una sovranità formale, fino a che, nel 1323, Alfonso d'Aragona non sbarcò nell'isola sottomettendola militarmente. Lo spirito di autonomia di alcuni territori animò una forte resistenza antiaragonese che si protrasse fino all'alba del XV secolo. Retta in viceregno, entrò a far parte dei domini della Corona di Spagna, costituitasi alla fine del XV secolo col matrimonio tra Isabella di Castiglia e Ferdinando d'Aragona. Il dominio spagnolo è considerato come un periodo di decadenza economica e demografica, sulla quale incisero le servitù feudali imposte all'isola e l'esosità dei funzionari reali. Nel 1720 la Sardegna passò ai Savoia, costretti a scambiarla con la Sicilia per un gioco di equilibri e di contrappesi orchestrato dalle grandi potenze europee. Per vent'anni i Savoia tennero in posizione marginale l'isola, che pure aveva conferito loro il titolo regio, appunto quello di re di Sardegna. A partire dal 1743 un potente ministro piemontese, Gian Lorenzo Bogino, attuò illuminate misure di carattere riformistico: riaprì le università di Cagliari e di Sassari, rifondate sul modello dell'ateneo di Torino; rafforzò i consigli comunali e creò i monti frumentari, ossia un sistema finanziario pensato per incrementare l'agricoltura e liberare i contadini dal peso dei debiti. A Bogino si deve anche la valorizzazione dell'arcipelago della Maddalena, dove venne costruita una piazzaforte militare a protezione del porto, che diventerà nell'Ottocento un'importante base militare. Durante gli anni della Rivoluzione francese si formò un movimento antifeudale e antisabaudo, capeggiato da Giovanni Maria Angioy, ma l'isola rimase saldamente controllata dai Savoia, grazie anche all'appoggio navale fornito dall'Inghilterra. Il regime feudale che gravava sulle proprietà fu abolito solo nel triennio 1836-1839, sotto Carlo Alberto, e qualche anno più tardi vennero soppressi i diritti che le comunità esercitavano sulle terre demaniali e feudali. Dopo l'unità d'Italia (vedi Risorgimento) l'isola conobbe una fase controversa: da una parte la crisi economica generò miseria e recrudescenza del banditismo; dall'altra si avviarono imprese minerarie e moderne attività nel settore agropastorale. Pesante fu il contributo di vite umane pagato dai sardi nella prima guerra mondiale; alle tensioni del dopoguerra si lega la formazione di un movimento autonomistico di ispirazione socialista che sfociò nella nascita del Partito sardo d'azione. Sotto il fascismo fu varata un'imponente opera di bonifica delle terre malariche e di sfruttamento delle miniere, con la fondazione di città nuove (Arborea, Fertilia e Carbonia). Le rivendicazioni autonomistiche furono accolte dalla Costituzione della Repubblica italiana (1948), che stabilì l'autonomia dell'isola retta da uno statuto speciale. Nel 1962 venne approvato un programma di rinascita economica che si concretizzò in alcuni poli industriali a Sassari, Macomer, Porto Torres, Cagliari, Olbia, per citare i principali, e in iniziative di sviluppo nel settore agroalimentare (itticoltura, viticoltura). In quegli anni decollò il turismo, destinato in poco tempo a modificare il volto delle coste, portando negli anni Ottanta a oltre due milioni di presenze annue di turisti, perlopiù con permanenze limitate a brevi periodi della stagione estiva. In questa regione dedita all'agricoltura e soprattutto alla pastorizia, la cucina più caratteristica, di sapori decisi ma non piccanti, è quella "di terra" dell'interno dell'isola. I suoi cardini sono le carni arrostite (la cacciagione e i "porceddi", i maiali giovani), il pane, i latticini, il miele, i salumi, le verdure. L'altra cucina, più recente perché in origine i sardi preferivano insediarsi nell'interno dell'isola anziché stanziarsi sulla costa, è quella di mare, che risente delle tradizioni culinarie di altri popoli, in particolare degli spagnoli e dei genovesi. Di origine spagnola è la "cassola", una zuppa di pesce tipica della zona di Cagliari; il "mazzamorru", zuppa a base di pane raffermo che un tempo era il cibo dei galeotti della marineria spagnola; lo "scabecciu", la marinatura all'aceto che di solito si riserva ai muggini, viene dal catalano "escabet". Di provenienza genovese è la "buridda", che in Sardegna tuttavia ha una fisionomia sua propria: esclusivamente a base di gattuccio di mare lessato e coperto da una salsa a base di olio, aglio, aceto e noci tritate, si serve come antipasto. Hanno radici siciliane le ricette per il pescespada, che viene catturato nel sud dell'isola con il sistema della "mattanza" siciliana. Ricca è la pesca lagunare e costiera a Oristano e nel Campidano sulla costa sudoccidentale. La più tipica specialità è la "merca", pesce conservato (di solito muggine), lessato in acqua salata (un tempo si usava l'acqua marina) e poi aromatizzato con un'erba palustre. Un'altra ricetta è la "buttariga", uova di tonno o di muggine salate e fatte seccare sotto la pressione di pesi che le disidratano. Si mangia a fette sottili con pomodori in insalata oppure come condimento sulla pastasciutta. Perno di tutta l'alimentazione sarda è il pane: lo si trova in grandi forme rotonde che si taglia a fette e si chiama "pani tunnu"; c'è la "pizzuda" barbaricina, una focaccia triangolare, il "tanconi", pane smerlettato, lo "zicchi" o pane "scaddatu", rotondo e schiacciato, privo di mollica; il "carasau", o "carta da musica", secco sottilissimo, leggero in fogli rotondi, si conserva inalterato per lungo tempo e lo si mangia ammorbidito con acqua. Unendolo a fette di formaggio i pastori fanno i "suppas", oppure il più ricco "pane frattau" con pomodoro e uova. Ci sono poi i pani delle occasioni speciali: il pane del giorno del matrimonio che viene sagomato in forma di ghirlande, animali, aiuole fiorite, cattedrali gotiche; il pane del battesimo è lavorato come un merletto; nel giorno della morte il pane viene confezionato con la farina integrale che, con il suo colore scuro, sottolinea il lutto. Sono le donne a fare il pane, mentre agli uomini è affidata la cottura degli arrosti. I pastori allestiscono lo spiedo con i rami degli alberi e vi cuociono di preferenza i "poceddi", infilzandoli in un bastone di corbezzolo, senza altro condimento all'infuori del sale e qualche goccia di lardo. Indispensabile è l'apporto delle erbe aromatiche: menta, rosmarino, alloro, salvia. Un antico tipo di arrosto è quello a "carraxiu": si scava un buca nel terreno, vi si mettono ad ardere legna odorose, si copre con uno strato di mirto e si pone la bestia intera (vitello, cinghiale, capretto, muflone o il tipico porcello) e la si ricopre con mirto. Su tutto si pongono altri tizzoni ardenti che cuoceranno la carne in un tempo lunghissimo. Il Nuorese, in particolare Villagrande, conosce la variante "malloru de su sabatteri", in cui un vitello sventrato viene riempito con una capra selvatica, a sua volta contenente un "porceddu", il quale racchiude una lepre che accoglie una pernice e questa, a sua volta, un altro volatile. Ogni animale va cucito. Questa tecnica di cottura ha probabilmente fornito ai cuochi della corte di Savoia l'idea del fagiano "in cocotte", cotto dentro un tacchino. Il maiale dà squisiti prodotti di salumeria. Ottimi sono il prosciutto – ancora più saporito è quello di cinghiale – e le salsicce pepate, aromatizzate con semi di finocchio, imbevute di aceto e messe a stagionare accanto al fuoco così da affumicarsi un pochino. Esiste anche la salsiccia insaporita con l'aglio e la cannella, che si mangia cruda, arrostita oppure, insieme alla salsa di pomodoro, come condimento della pastasciutta. La più caratteristica pasta sarda sono i "malloreddus", dal latino malleolus per la loro forma arrotondata non più grande di una falange: si ottengono premendo la pasta contro il traliccio di un setaccio detto "cuiliru". Numerose sono le varietà di selvaggina e cacciagione. Una preparazione tipica sono "is pillonis de tacculas": i merli e i tordi, catturati con le reti, spennati ma non svuotati delle interiora, vengono lessati in acqua e sale, legati per il becco e messi a insaporire in un sacchetto pieno di mirto. Con la stessa tecnica si prepara anche la gallina. Il prodotto alimentare più esportato dalla Sardegna è il pecorino "cacio fiore", dalla pasta bianca e dal sapore dolce all'inizio e gradualmente più piccante via via che procede la stagionatura. Con il latte di pecora si fanno anche le ricotte e un formaggio dolce simile alla crescenza. I dolci sardi più caratteristici, a base di formaggio e miele, sono i "sabadas" originari della Barbagia, ma diffusi anche in Gallura. Altri sono a base di mandorle, spesso aromatizzate con i fiori d'arancio. Ogni paese ha le sua specialità: gli amaretti di Oristano, le "niuleddas" della Gallura (rettangolini di torrone), i "suspirus" di Ozieri, a base di mand
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IDEATO E CREATO DA BACCILIERI PAOLO Edizione 24 Dicembre 2003 |