Articolo da Il Messaggero 

14/02/2003 - Corradi, il marchio Long John

ROMA - Il paragone è ingombrante: Piola, Chinaglia...Però ci sono casi nella vita, circostanze e numeri, che richiamano il calcio del tempo che fu. E quindi Corradi, a pieno titolo, può entrare in questa storia di centravanti laziali esordienti in nazionale, che per giunta fanno gol al primo tentativo. Sessantotto anni dopo il mitico Silvio, che per non sbagliarsi ne fece due, trentuno dopo Long John che dagli States dove vive confinato avrà certamente apprezzato: lui fu chiamato che addirittura ancora era in B, seppure appena promosso. Un autentico salvatore della patria perché allora come ora gli attaccanti sono tanti ma di gol se ne segnano pochi.
Quello al Portogallo, intanto, non ha tolto il sonno al Bernardo di Siena. Oddio, a fine partita le telefonate si sono sprecate: «Quando ho chiuso finalmente gli occhi - racconta - ho rivisto il gol mille volte: la respinta del portiere, io che mi avvento e la metto dentro. Uff, sono ancora un po’ stordito, una gioia incredibile che mi porterò dentro tutta la vita». La maglia azzurra con la scritta del nome in oro ma che la Puma ha confezionato sul modello Lazio (avrà influito?), quella resterà in cassaforte, reparto trofei: «Certo non l’ho scambiata con nessuno, non l’avrei mai fatto comunque». A prescindere dal gol, per giunta decisivo: «Essì che mi mancava. Perché va bene lavorare per la squadra, ma quando un attaccante non segna la sofferenza è grande. Erano più di due mesi che non facevo centro, dalla nebbia di Piacenza».
Ora c’è un altro palcoscenico non da poco, luci a San Siro. La sfida con Nesta che è stato fra i primi a corrergli incontro, l’altra sera a Marassi, per abbracciarlo e congratularsi, anche se loro due si sono solo sfiorati in biancoceleste a cavallo di agosto: direzioni opposte sulla linea Roma-Milano. E’ la nazionale che ora può attendere: «Sono consapevole - dice sereno Corradi - che adesso per avere altre convocazioni e per trovare altri scampoli in azzurro dovrò dare il massimo con la Lazio e soprattutto fare i gol, perché quello è il mio mestiere». Ma il pensiero corre anche alla famiglia e alla terra d’origine. In tribuna a Genova c’erano papà Gabriele, mamma Sandra («E’ un momento splendido, Bernardo se lo merita perché ha dedicato tutta la vita al calcio. Ora lo aspettiamo per festeggiare») e il fratello Jacopo. E tutta Siena davanti alla tv: «Soprattutto i miei amici contradaioli del Bruco, che avranno tifato due volte: per l’Italia come sempre, e stavolta anche per me». Il sindaco Cenni lo ha ringraziato per le dichiarazioni sulla città: «E’ rimasto un ragazzo semplice,innamorato delle nostre tradizioni».
Di esordienti goleador la nostra storia calcistica è piena: l’ultimo fu Doni in Giappone un anno e mezzo fa. E anche Vieri partì così con la Moldavia. C’è chi ne fece addirittura quattro (Pernigo del Modena e Orlando della Roma). Ma il caso più clamoroso resta quello del cagliaritano Rizzo: si presentò con una doppietta alla Bulgaria, poi giocò un tempo con l’Argentina sostituendo Rivera. E lì finì la carriera azzurra. Corradi resta coi piedi per terra: come dargli torto?

 

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