Alessandro Galuppo


Ventisettenne, di Adria - in provincia di Rovigo – laureato in scienze motorie, Alessandro Galuppo è il fiore all’occhiello della scuola di Kick Boxing di Alessandro Milan. Specialista del semi contact, fra le vittorie più interessanti di Galuppo basta citare il titolo italiano a sigle riunite del ’98, o la prestigiosa Post Tenebras Cup ginevrina (dove battè in finale del grand champion il pupillo del leggendario Jeff Smith). Galuppo ha combattuto in tutto il mondo e in Italia ha vinto dieci campionati italiani, ha vinto due volte la coppa del mondo ma la sua prestazione più brillante è stata senza dubbio la finale degli Us-Open - campionato del mondo ISKA a Orlando in Florida nel 2001 – a cui Galuppo partecipò come nazionale dell’allora Asi-KB ora FKbI. Lì per batterlo ci volle nientedimeno che l’assoluto numero uno Mike Pombeiro. Nel ’97 ha vinto l’American Cup di Filadelfia negli Usa e in quell’occasione è stato premiato come miglior atleta.

Qual è stata la gara che ricordi con più emozione ?
Verrebbe da pensare chissà quale mondiale o gara internazionale, ma la verità è che la gara che ricordo con più emozione è una in cui ero ancora cintura arancio. Era la prima volta che riuscivo a gestire la gara e che quello che avevo allenato mi veniva fuori. E poi era tutto così carico di valori enormi, avevo sedici anni.

Ma lo sentivi che saresti diventato un campione ?
Non mi sento un campione…

Beh, il tuo curriculum parla per te !
Forse confondo l’essere un campione con l’essere il numero uno. Finché anche uno solo riesce a battermi – anche se si chiama Pombeiro – io non sono tranquillo.

E quando sei tranquillo ?
A dire il vero la tranquillità non credo faccia tanto parte del mio corredo genetico. Sono un inquieto di natura, sempre insoddisfatto e sempre alla ricerca di qualcosa più in là. Però c’è un momento in cui mi sembra che tutto sia in perfetta armonia, e io sto dannatamente bene: quando mi alleno. Quando mi alleno sono in pace, è la mia dimensione perfetta

Come vedi l’allenamento ? Scienza o arte ?
Tutte e due, ma più scienza che arte. Però anche arte, nel senso di creatività, di fantasia.
E aggiungerei divertimento. Il divertimento non deve mai mancare.

Perché ? Tanti citano spesso il sacrificio…
Non ho mai vissuto l’allenamento come sacrificio. Neanche come rinuncia. Fatica si, ma mai sacrificio.

Parlaci dei tuoi studi
Fanno parte dell’allenamento e del mio lavoro, l’insegnante. Anche gli studi sono stati fonte di soddisfazione enorme, come l’allenamento. Ho sempre vissuto l’I.S.E.F. prima e la facoltà di scienze motorie poi come un integrazione della mia carriera di atleta e di insegnante. E’ un tutt’uno.

Ma quali sono gli obiettivi che ti poni ?
Per ora do la precedenza all’agonismo. Spero di poter combattere ovunque con il casco (in seguito ad un incidente in combattimento Alessandro ha riportato un deficit all’occhio destro che lo costringe a combattere con un casco con visiera poiché deve assolutamente evitare di prendere altri colpi. Nda). Voglio misurarmi con chiunque. C’è gente fortissima in giro e quello che mi sprona è proprio il desiderio di battere i più forti.

Parlaci di questa faccenda del casco
E’ molto semplice. In alcune federazioni non mi lasciano combattere con il casco, e io non posso certo rischiare la vista. Davvero non capisco l’ottusità di alcuni dirigenti che antepongono regole senza senso all’incolumità di un atleta. Se ci fosse una logica capirei…Ma sembra che le ragioni siano solo politiche, e neanche tanto chiare.

E’ per questo che ora sei nell’FKbI ?
Non solo per questo. Anche. L’FKbI mi ha dato la possibilità di combattere negli States e di misurarmi con Pombeiro nella finale degli Us Open. E lì nessuno ha sollevato problemi di casco o non casco. Così anche a Ginevra. Da parte dei dirigenti FKbI ho trovato una certa sensibilità nei confronti delle problematiche degli atleti.

E’ una federazione in cui lavori volentieri ?
Il clima e la serenità che si respira nell’FKbI è diverso, assolutamente migliore, da quello che ho respirato in tutte le nazionali di cui ho fatto parte. C’è una giusta tensione, necessaria nell’ambiente sportivo, ma è tutto limpido e i ruoli sono ben definiti. Vedo gente tranquilla che fa bene il proprio lavoro con passione e competenza. Lo ripeto, c’è un bel clima.

Vedi più kick boxing nel tuo passato o nel tuo futuro ?
Non mi sfiora l’idea di abbandonare la kick.Quando lascerò l’agonismo, cosa che non avverrà tanto presto, mi dedicherò all’insegnamento e all’organizzazione, ma ripeto che ancora per molti anni voglio fare l’atleta.

Ci sono persone a cui ti sei ispirato o ti ispiri particolarmente?
Tecnicamente e tatticamente posso anche essermi ispirato a molti campioni, come l’inglese Lewis o l’americano Blanks, ma potrei citare molti altri fortissimi atleti da cui poter attingere questo tipo di conoscenze.Le persone di cui realmente ho voluto seguire l’esempio, non solo come atleti, ma in primis come persona sono il mio Maestro Alessandro Milan ed il mio grande amico Michele Surian.
Tiziana Zennaro, la più grande di tutte, è stata e continua ad essere una meravigliosa fonte di ispirazione.

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