Marco Ferrarese, un grande Campione


Marco Ferrarerese, 34 anni, uno dei più grandi campioni di Kick Boxing che l’Italia abbia mai avuto. Specialista di semi contact tra semi, light, point e karate ha vinto sedici volte i campionati italiani. Vanta oltre 40 presenze in nazionale e a livello internazionale ha vinto gli Swiss Open di Basilea, l’Austrian Classic, la Coppa del mondo di Piacenza, gli Irish Open di Dublino e il più importante torneo americano: gli Us-Open. E’ stato Campione europeo a Helsinki nel 1994, Campione del mondo a squadre a Orlando, Florida nel 1996, Campione del mondo individuale (ancora a Orlando) nel 1998.
E’ uno dei pochissimi atleti italiani di semi contact molto conosciuto all’estero e forse l’unico che è stato chiamato a tenere dei corsi e degli stage in Irlanda in Canada e negli States. Probabilmente non solo per la sua grande conoscenza ma anche per una simpatia così esplosiva che lo rende popolare immediatamente ovunque lui vada.
Ama viaggiare e la kick gli ha permesso di farlo molto, e ama imparare di continuo tanto che a trent’anni si è iscritto all’università di Padova alla facoltà di scienze motorie.
Oltre che istruttore di karate e kick boxing è Guanto giallo e allenatore di Boxe Francese e cintura nera e allenatore di Ju Jitsu.
Insegna arti marziali dal 1990 (inizialmente sotto la guida del prof. Michele Surian e poi autonomamente. Collabora ancora con Surian nella conduzione di diverse scuole e nella conduzione dell’Auxe, un’associazione sportiva e culturale che assieme hanno fondato nel 1996) E’ spesso docente in corsi per istruttori e in numerosi stage.
Surian, che ha allenato Ferrarese per più di un decennio, dice di lui: “Marco è il sogno di ogni allenatore: un grande talento e un lavoratore straordinario. Era arrivato a sollevare più di 200 kg di squat quando ne pesava 70. Passavamo ore e ore a rifinire i particolari tecnici e mai un segno di noia, anzi: sempre allegro ed entusiasta con un’insaziabile sete di sapere. E poi una persona di cultura, che durante gli innumerevoli viaggi in macchina potevi parlarci tanto di sport quanto di politica o letteratura o storia. Ti cita Shakespeare a memoria e ti racconta la storia di Alessandro Magno o Napoleone come se le avesse lette stamattina. Ma soprattutto è un amico meraviglioso, leale e generoso. Il migliore”.
Ora la carriera di Ferrarese sembra essersi quasi totalmente riversata nell’insegnamento, anche se chi lo vede allenarsi giura che è pronto per gareggiare ai livelli in qualsiasi momento. Ha carisma ed esperienza e soprattutto i giovani sembrano essere letteralmente contagiati dal suo entusiasmo, dalla sua allegria e dalla sua voglia di vivere.
Gli abbiamo fatto qualche domanda.

Quali momenti della tua carriera ricordi più volentieri ?
La parte che ricordo con più piacere sono gli allenamenti. Gli allenamenti con le varie squadre di cui ho fatto parte, e anche gli allenamenti da solo o con l’istruttore o con altri campioni di grosso calibro. Ma soprattutto la strada che ho percorso. Le vittorie non erano che delle tappe, qualcosa il cui piacere dura poco.

Cosa fa di un atleta un campione ?
L’umiltà. Il rispetto. Il rispetto per se stessi e per gli altri, e per quello che si fa. Il rispetto per gli avversari e per i compagni di allenamento, il rispetto per gli allenatori. E’ il rispetto che ci aiuta a collocarci meglio nel nostro ambiente e a darci degli obiettivi sempre più grandi.

Perché questa predilezione per il semi contact fra le varie discipline della kick boxing ?
Nel semi l’azione nasce e termina molto velocemente. Bisogna scegliere e agire in frazioni di secondo. Dal punto di vista mentale e tattico è un gioco che in un qualche modo mi ricorda molto gli antichi duelli dei samurai. E poi il semi è uno sport davvero completo sotto tutti i punti di vista - tecnico, atletico e tattico - e che in più unisce le situazioni mentali ed emotive di un combattimento a una pericolosità molto bassa

Di cosa avrebbe bisogno il semi contact per decollare definitivamente come sport di massa ?
I praticanti sono tantissimi e possono venire da qualsiasi arte marziale. Ci vorrebbe solo un po’ di attenzione da parte dei media, anche solo i giornali di settore. Ci vorrebbero anche insegnanti più colti e preparati e più propensi all’aggiornamento, questo vale per tutta la kick e le arti marziali. Temo che siano davvero pochi gli insegnanti che potrebbero entrare a pubblicizzare il nostro sport nelle scuole facendoci fare bella figura. E le scuole sarebbero un gran mezzo di diffusione.

Come vedi il futuro della kick boxing ?
Spero in crescita. Almeno qualitativo. C’è gente che se ne occupa in maniera professionale ogni giorno.

Si parla tanto di un possibile riconoscimento della kick boxing da parte del CONI. Cosa ne pensi ?
Mi farebbe piacere fosse vero. Se avverrà sarà un bene per tutti. Staremo a vedere.

Perché hai scelto di lavorare nella neonata FKbI e nella WKA piuttosto che
in altre organizzazioni ?

Nell’FKbI ci sono le persone con cui ho sempre lavorato volentieri con rispetto e con ottimi risultati. Sono le persone che contano: le federazioni vanno e vengono, cambiano sigle e nomi, chi si faceva la guerra ieri oggi viaggia a braccetto in nome della politica… Tra amici e persone con gli stessi valori si può dare il meglio.

Nell’FKbI sei responsabile dell’attività giovanile. Vuoi parlarci di questo ruolo e del tuo lavoro ?
E’ un lavoro che io considero fondamentale per una federazione che voglia investire nel futuro e avere un ruolo educativo nella società. Ci ispiriamo ai metodi più moderni e scientifici per la programmazione pedagogica che si concretizza in vari eventi come feste, gare, stage, campeggi (ne abbiamo fatto uno bellissimo in Irlanda). L’idea è offrire la kick come un gioco meraviglioso ed altamente educativo. Per quanto mi riguarda sono orgoglioso di questa responsabilità e voglio onorarla nel migliore dei modi.

Che cosa è un bravo insegnante ?
Una persona che si occupa dell’apprendimento dei suoi allievi e se ne fa una responsabilità. Aggiornandosi, studiando, mettendosi in discussione, imparando ovunque si possa.

Come vedi il tuo futuro ?
Per ora mi occupo del presente. Il mio futuro è conseguenza della qualità del lavoro di adesso.

 

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