Intervista a Matteo e Giovanna

L'uscita sul giornale e la  partecipazione in TV ci ha dato l'idea di presentare la nostra vicenda attraverso un'intervista.
Rispondiamo dunque alle varie domande. Buona lettura.
 
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domanda:
Raccontateci l'avventura in TV.


A fine febbraio '07 una persona importante delle forze dell'ordine ci chiese il permesso di interessare gli organi di stampa: l'obiettivo era smuovere il comune a darci una mano. Questa persona ci fece incontrare un giornalista per scrivere un articoletto sulla nostra storia, dicendoci che purtroppo in Italia le cose stanno così, e se non si fa un pò di "pubblicità" non si muove nessuno. L'articolo uscì il 4 marzo '07, e noi quel giorno eravamo a Cascia a cercare lavoro, approffittando per fare una visita alla santa delle grazie impossibili.
La Grazia arrivò e l'articolo fu notato da una giornalista della RAI, che ci contattò  e ci chiese se eravamo disponibili ad andare in TV: accettammo.
La Rai ci ricontattò, fissando la nostra partecipazione per martedì 13 Marzo '07. Fino all'ultimo non si sapeva se andavamo in onda, perchè si trattava comunque di una storia delicata. Noi partimmo lo stesso: la Rai ci pagava le spese del treno, dell'albergo e del ristorante, perciò al peggio, se non fossimo andati in onda, avremmo comunque trascorso una giornata diversa dal solito.
Eravamo agitati, così partimmo prima dell'orario previsto. A Roma  la macchina della RAI ci portò fino all'Hotel vicino agli studi di via Teulada. La sera cenammo in un ristorante molto carino. Quella notte dormimmo più degli altri giorni, di un buon sonno ristoratore. Ci presentammo alla RAI vestiti come sempre, l'unica cosa è che Matteo aveva una camicia nuova da 10 Euro.
La cosa che più ci ha meravigliato è che siamo entrati in trasmissione come se ci recassimo in un posto qualunque, non passammo nemmeno per il trucco. Matteo aveva ad esempio ancora i pantaloni che gli erano stati lasciati da un ragazzo albanese, le scarpe di Matteo erano state date a Giovanna da un signore presso il quale aveva fatto le pulizie. La camicia  e le scarpe di Giovanna erano della  San Vincenzo, i pantaloni arrivavano dalla Caritas di Assisi.
Vi confidiamo che Giancarlo Magalli è più bello dal vivo e ci ha messi subito a nostro agio. Una volta usciti dalla trasmissione ci hanno detto che siamo andati bene. Ci siamo fermati al bar per riprenderci. Abbiamo stampato in stazione il biglietto ticketless  dell'Eurostar pagatoci dalla RAI  e l'abbiamo cambiato con uno normale per destinazione Assisi, per andare a ringraziare San Francesco.
Pensavamo che la nostra storia sarebbe cambiata, che ci sarebbe stato l'interessamento dell'autorità al nostro caso, o come si vede in molte trasmissioni l'interessamento di personalità socio- politiche e dunque pensavamo di uscire presto da quell'incubo, questione di giorni.



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Ora torniamo alla vostra storia. "Da imprenditori a Clochard": cosa vi è di incredibile nella vostra storia?



Abbiamo  visto cose che non dovevamo vedere e subito delle minacce. Noi avevamo fiducia nello Stato italiano e nella giustizia, tanto da affidarci alle forze dell'ordine e alla magistratura. Ma scoprimmo che non vi erano leggi che potevano tutelarci e i lunghi tempi della magistratura da una parte e la burocrazia dall'altro hanno fatto il resto e ci hanno ridotti in miseria. I nostri esposti e/o denunce misteriosamente sparirono all'interno degli uffici della Procura. Ce lo confermò un magistrato molto più tardi,  e così nessuno intervenne. Ormai i giochi erano fatti e noi dovevamo accontentarci di perdere tutto pagandone le conseguenze. Di incredibile vi era e vi è la situazione in cui versa l'Italia, che, per giochi di competenze e burocrazie, era diventata ai nostri occhi peggio di un paese del terzo mondo. I diritti civili, la Costituzione si trasformarono ai nostri occhi  in  pura illusione. Eppure fino a poco tempo prima eravamo dei normali cittadini, con un'attività alle spalle, una casa, una famiglia ed un vissuto come molte altre persone. In questi periodi neri ci veniva in mente i tempi delle elementari, quando era Presidente della Repubblica Pertini e con quanta energia studiavavamo la Costituzione ed avevamo fiducia nella figura dell'allora vecchietto Presidente. Tutto questo era ormai sparito, e constatammo che la gente ormai era diventata molto fredda e con poche speranze nella giustizia. Noi però non ci volevamo arrendere, anche per puro buon senso, perchè per noi quello che stava accadendo era ben più grave della nostra situazione personale e sinceramente avremmo desiderato un'Italia diversa, anche per i nostri figli.
Noi non abbiamo ancora figli, ma per loro desideriamo un futuro diverso, come pure per tutti gli altri bambini. Buona parte delle persone dei nostri luoghi d'origine sono doppie: da un lato una vita di lavoratori attaccati alle tonache dei preti, dall'altro gente sadica, brutale, ancorata a superstizione, ignoranza ed esoterismo e rituali tramandati da generazioni. E giri di soldi e di vari interessi collegati..... In questi contesti si perde di vista il senso del bene e del male, che sono completamente invertiti, fino ad arrivare a dire che è tutto normale. E' come se bastasse lavorare in fabbrica o nei campi o essere professore per sentirsi persone a posto. Anche i preti, ovviamente, possoni essere doppi, e fanno ancora più danni degli altri, poichè godono ancora di un certo potere . Queste sono una parte di quelle cose che non dovevamo ricordare e vedere ed ancora meno denunciare. Siamo scappati da quell'inferno come un profugo scappa dalla guerra e dai bombardamenti: la nostra è una strana "guerra", è forse più una sorta di "resistenza", attendendo lo sbarco degli alleati.
La cosa più incredile è stata la solitudine in cui siamo rimasti ad affrontare questa situazione. La solitudine è stata il peso più grande. Ci siamo sentiti traditi come cittadini dalla Stato e come cattolici dalla Chiesa.
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Come avete fatto ad uscire da questa situazione?


Non ci siamo ancora usciti.  Ancora nel 2005, quando abbiamo visto che le cose si mettevano troppo male abbiamo dovuto letteralmente scappare, lasciando tutto com'era, chiedendo da fuori Veneto un intervento della giustizia.
Dopo un'estate passata in tenda, ad attendere invano un aiuto ed un intervento che non è mai arrivato,  abbiamo provato a rifarci una vita in provincia di Brescia. Ma non appena abbiamo messo radici e iniziati i necessari contatti con le nostre terre d'origine, i malsani effetti non tardarono a manifestarsi, rendendoci impossibile una vita nuova, pure in Lombardia. Ci spostammo di nuovo, questa volta in Umbria.
Il Veneto ormai è diventata una terra strana, basti pensare al muro eretto in via Anelli a Padova, all'assalto del campanile di San Marco, a nuovi focolai di movimenti legati al terrorismo. E' una terra diventata, sotto certi aspetti, ribelle allo Stato.
Ma la situazione non è ancora risolta.
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Qualcuno vi ha detto che vedete la situazione più nera di quello che è. Perchè?


Fu più di una persona a dircelo e scoprimmo che erano state delle chiacchiere a mettere in giro questi discorsi. Ci dispiace che molti ascoltino ancora le chiacchiere senza verificare i fatti. Le chiacchiere fanno più danni delle querele. Oppure vi è chi dice che vediamo la situzione esagerata perchè non ha alcuna intenzione di ascoltarci o di aiutarci, e preferisce darci dei visionari o dei pessimisti. Ma la fame, il freddo, la neve sulla tenda, gli insulti e gli sfottii degli stranieri e tante altre forme di miseria umana non sono visioni nè opinioni, ma fatti da noi vissuti. Alcuni stranieri vedendo noi due, italiani, trattati in questa maniera fecero i bagagli e ritornarono al loro paese scandalizzati.
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E' dal 3 giugno 2005 che avete lasciato la vostra casa, come avete vissuto in tutto questo tempo?


L'estate del 2005 la vivemmo giorno per giorno. Ogni giorno speravamo di essere contattati. Noi tentavamo di resistere aspettando l'arrivo degli "alleati". All'inizio pensavamo fosse questione di poche settimane. Il tempo passava, così decidemmo di comprare una tenda. Risparmiavamo il più possibile, mangiando molte scatolette. Per un pò di tempo ci recammo lontano, in Sicilia dove la vita costava meno. Tentammo anche di interessare varie personalità. A fine settembre 2005 i soldi finirono senza ricevere nessun aiuto e comunicazione. In Ottobre provammo a smuovere le acque con un ulteriore intervento a Roma, senza risultati. Finimmo bloccati senza soldi  sul lago d'Iseo. Fino al 23 dicembre '05 vivemmo in tenda sulle rive del lago, patendo la fame e il freddo. Poi un istituto di suore ci diede un posto al caldo. Ma intanto i problemi risconstrati in Veneto avevano cominciato a manifestarsi anche in quei luoghi. Ci furono delle pressioni sulle suore per mandarci via. In marzo '06 pieni di paura, per aver visto la morte in faccia, scappammo e grazie all'aiuto di alcuni frati e sacerdoti arrivammo a Roma. A Roma scoprimmo che non c'era più niente da fare perchè le nostre "cause" erano state archiviate, senza vederci, senza un processo e senza nemmeno permetterci di consegnare le cose che erano state smarrite in Procura.
Disperati riuscimmo a trovare aiuto ad Assisi. Vi fu l'illusione di ritornare a vivere, ma alcune stupidaggini fatte da personale incompetente della casa di accoglienza, riportarono il "male" veneto anche ad Assisi. Allora rifugiammo a Bastia, ma all'inizio di dicembre '06 dovemmo spostarci nuovamente. Cercammo soluzioni a Gubbio, Spoleto e Città di Castello ma il "male" veneto si era insinuato in queste organizzazioni creandoci problemi a non finire.
Non riuscimmo mai a trovare persone in grado di capire a fondo la situazione e il dramma che abbiamo vissuto.
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Avete mai pensato di cercare un lavoro non precario?


Non abbiamo mai smesso di cercare lavori, sia seri sia precari: ma la nostra situazione unita alla situazione generale italiana non hanno mai portato a trovare un lavoro "sicuro". Più che altro abbiamo fatto lavori umili, ma anche qui vi furono molti problemi perchè molta gente preferisce assumere gli stranieri. Quando poi sei italiano si chiedono per quale motivo cerchi lavori normalmente affidati a stranieri immigrati , capiscono che vi sono dei problemi alla base e non ne vogliono sapere. O non ti considerano perchè non hai l'auto: un italiano senza auto fa quasi scandalo! E se non fa scandalo ti preclude molte possibilità di lavoro.
Il lavoro "sicuro" comunque non era la soluzione ottimale ai nostri problemi, anzi poteva crearne di altri. Occorreva prima un interessamento urgente della magistratura e poi un lavoro con un minimo di tutela. Quando vivevamo in tenda eravamo dimagriti, più che altro logorati, e la mancanza di sostanze ci aveva creato uno status particolare. Era difficile in quelle condizioni affrontare da subito un lavoro, come  far uscire uno dal campo di concentramento e metterlo subito a lavorare.. Molte persone non si rendevano conto del nostro status, sembravano scemi, era una cosa inconcepibile. Certamente situazioni del genere, se non si vivono, sono difficilmente comprensibili e noi dovevamo portare pazienza pure con  queste persone. Qualcuno capiva, ma non voleva andare contro corrente.
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Avete mai parlato con un magistrato?


Non siamo mai riusciti a parlare con un magistrato che curasse le indagini. All'inizio le nostre denunce  furono smarrite, non arrivarono dunque a nessun magistrato e questo accadde per molto tempo. Solamente in novembre 2005 ci arrivò la notizia che un nostro esposto era arrivato, ma in quel momento eravamo rimasti senza soldi e in tenda sul lago d'Iseo non avevamo la possibilità di raggiungere la Procura.  Quando uscimmo da questa situazione ormai era troppo tardi perchè il procedimento era stato archiviato.
Siccome rimanevano "smarrite" molte nostre testimonianze, furono depositate a  Napoli.  Successivamanete l'indagine venne  spostata per competenza a Perugia. Questi tempi lunghi, nel caso come il nostro, producono solamente ingiustizia. Poi se non le si risolve subito si complicano e nessuno ci vuole mettere più le mani. Si scopre magari che qualcuno non ha fatto bene il suo lavoro e le persone preferiscono non pestarsi i piedi.
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Nell'articolo si fa riferimento ai carabinieri di Città di Castello. Perchè siete andati li?


Perchè a Perugia il magistrato sembrava non avere in possesso tutto il nostro materiale che avevamo depositato a Napoli. Fu la stessa segretaria del magistrato, per telefono, di consigliarci di fare un nuovo esposto: un giornalista ci consigliò di parlare con il comandante di Città di Castello. I carabinieri  con molta pazienza riscrissero dall'inizio tutti i fatti. Fu un lavoro molto lungo che riprese anche tutti i documenti che erano già stati depositati precedentemente. Il lavoro fu depositato presso un magistrato diverso dal precedente. Non riuscimmo a parlare nemmeno con quest'ultimo magistrato. Le forze dell'ordine speravano che con l'articolo sul giornale si muovesse qualcosa a Perugia, ma così non è stato.
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Perchè in TV non siete stati più incisivi, segnalando solamente un problema di "Burocrazia"?


Non si aveva molto tempo a disposizione. La nostra storia, molto complessa, poteva essere mal interpretata se si affrontavano solamente certi aspetti., così non furono affrontati affatto. Poi si aveva paura di uno scandalo, non si poteva parlare dei magistrati e nemmeno delle sette esoteriche. Non ci restò che parlare della situazione umana. Noi speravamo che la storia fosse ripresa da qualche altra trasmissione TV.
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Avete avuto chiamate dopo la trasmissione TV?


Due persone dalla Toscana, una dall'Emilia Romagna, una dalla Calabria, una da Torino.
La maggior parte dei riferimenti sono stati dati da persone che preoccupate della situazione, hanno dato il riferimento di numeri di telefono relativi ad annunci che cercavano custodi, ripresi dal settimanale "Famiglia Cristiana". Vi fu una signora molto gentile dalla Calabria, vedova, che ci offriva ospitalità, pur di non vederci finire in strada, ma vi erano problemi di lavoro, si era ipotizzato il lavoro di badante24h per Giovanna: insomma saremmo finiti separati come famiglia. Abbiamo pensato che dopo tutto quello che avevamo passato piuttosto ci gettavamo sotto un treno.

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Giancarlo Magalli fece l'appello all'Umbria. Si mosse qualcosa in questa regione?


Riuscimmo ad avere una proroga dalla Caritas e nel periodo di Pasqua potemmo abitare insieme come marito e moglie.
Per il resto non si mosse nulla fuori Caritas. Noi speravamo che qualcuno ci chiedesse almeno  "come state?" o fosse curioso di conoscere la nostra storia in dettaglio.  Noi avevamo girato in lungo e largo  l'Umbria: da Assisi e Bastia a Gubbio, Spoleto, Città di Castello. Pensavamo che qualche responsabile di cariche socio politiche si sarebbe fatto sentire. Dall'Umbria non ci fu nemmeno una telefonata.
Per una questione così complessa avevamo bisogno di un interesse anche socio-politico e degli interessamenti sulla la sfera legale.
Da questo punto di vista fummo molto delusi, speravamo di lasciare l'Umbria quanto prima. Seppur l'Umbria ci aveva dato la possibilità di campare nel suo territorio per circa un anno, da quell'esperienza erano nati anche tanti dolori.

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Cosa vi è servito andare in TV?


La nostra è stata un'apparizione "discreta" su Rai Due.
Ci è servito per avere un'attenzione maggiore e dunque non finire in strada. Ci è servito a tappare pubblicamente la bocca ad alcune chiacchiere che provenivano dal Veneto e che ci hanno creato molti problemi in Umbria.
Per i fatti che stanno alla fonte dei nostri problemi è importante inoltre non rimanere isolati e  la speranza che vengano aperti quei fascicoli di più di 500 pagine, che abbiamo scritto non solo per noi, ma anche per il bene comune.
E poi possiamo dire di aver provato anche questa strada.
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Parlateci ancora del lavoro.


Potremmo parlarne delle ore su questo argomento e presentarvi un dossier su cosa accade alla gente che si trova nelle nostre condizioni.
Mi ricordo di aver trovato in Caritas  un tizio,da Palermo che assomigliava vagamente a Piero Grasso: mi raccontava che faceva il bracciante, un pò in giro per l'Italia e un pò all'estero..... non aveva accettato i termini di lavoro nella sua terra. Ora però era in crisi perchè con l'arrivo degli stranieri la paga si era dimezzata e gli stranieri arrivavano già organizzati in gruppi.
Normalmente chi perde il lavoro viene aiutato dalla propria famiglia, dagli amici, dal comune. Chi invece cade nelle mani  delle associazioni caritative e non ha altro può finire a diventare un barbone, a togliersi la vita  e perdere la fede. Noi non avevamo famiglie d'origine su cui contare. Il comune non ci ha aiutati.
Quando dunque non si è ripresi per tempo, difficilmente ne esci. Ti manca la terra sotto i piedi. Per i lavori più umili si preferisce la manovalanza straniera, meglio se giovane, e tra stranieri ci sono i loro "giri". Speriamo qualcuno smentisca questa tendenza, e che ci consenta di lavorare dignitosamente, anche se siamo italiani, anzi peggio veneti, con appiccicato addosso "la storia del miracolo del Nord Est".
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Cosa è stato a vostro giudizio ciò che vi ha creato maggiori problemi in generale?


Da un punto di vista pratico le chiacchiere ci hanno creato i maggiori danni, anche se a volte sono state alimentate in buona fede. E poi l'ignoranza ha fatto il resto.
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Ora cosa chiedete, che prospettive avete?


Vorremmo cambiare nome in modo che non possano più risalire a noi e rifarci una vita in un paese dove non ci conoscono.
Insomma di non vivere constantemente con l'incubo che ti vengono a cercare e si riaprano continuamente le vecchie situazioni ed essere completamente indifesi................ Per noi sembra essere l'unica soluzione. Quello che ci è accaduto a Brescia e ad Assisi dimostra che è impossibile ricominciare una vita in queste condizioni. Se qualcuno ci aiuta abbiamo pensato di andare anche all'estero.
Tutto questo non l'ha capito nessuno. Non l'ha capito nemmenole associazioni umanitarie che ci hanno dato una mano. Tutte queste persone non sono preparate per aiutare casi come i nostri, non hanno nemmeno una cultura appropriata.
A noi servirebbe, almeno per un periodo, vivere e lavorare un pò nascosti. Ma questo non lo possiamo fare da soli, abbiamo bisogno dell'interessamento di altre persone che ci aiutino ad affrontare questa situazione.
Le persone che ci hanno rovinato la vita, riescono facilmente a rintracciarci. Meno dati e registrazioni vi sono con il nostro nome e meglio è. Un ispettore della polizia ci consigliò di fare ogni tanto un viaggio lontano, inviare qualche lettera da quei posti facendo credere di abitare là, ed alla fine si stuferanno.




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Ora passiamo ad altro argomento.
In passato avete fatto delle ricerche e scoperte sugli Estensi, cosa ci dite?



Vi leggiamo direttamente l'introduzione della nostra ricerca: "Nel 2004 scoprimmo, in un paesino dei colli euganei, una sorgente di santi e beati inusuale. Non riuscimmo a capire come mai tanta grazia si fosse rivelata ai nostri occhi, ma non esitammo ad approfondire le ricerche. Ci sembrava impossibile che ai giorni nostri potessero emergere tali informazioni in territorio italiano. Il paesino, nello stesso periodo di San Francesco d'Assisi, diede i natali a Beata Beatrice II Estense, Beata Beatrice III Estense e regina d'Ungheria, San Contardo d'Este.
Beatrice III si sposò con Andrea II re d'Ungheria della millenaria dinastia degli Arpad.
Andrea II fu il padre di Santa Elisabetta d'Ungheria Langravia di Turingia. La casata degli Arpad stessa diedi i natali a Santo Stefano d'Ungheria, a Santo Emerico, a San Ladislao, Sant'Agnese di Boemia,  Santa Margherita d'Ungheria,  Santa Elisabetta d'Ungheria (sorella della regina angioina), Santa  Kinga, Beata Iolanda.. Ed infine Santa Elisabetta d'Ungheria figlia di Andrea III,  il 33° ed ultimo re degli Arpad, di cui Beata Beatrice III è nonna.
Il 1200 è sempre il periodo in cui visse Federico II, fiorivano ordini religiosi e cavallereschi, continuavano le crociate.
Andrea II capeggiò la V crociata e diede la Transilvania, allora ungherese, ai cavalieri teutonici. Ma siamo sempre nel periodo in cui in tutta europa vi fu un fiorire di eresie.
Storicamente, la casata Estense, a cui fanno parte le tre Beate Beatrici, ebbe origine dall'antenato comune che fa capo agli Windsor, attuali regnanti inglesi.  Per vari motivi, presso le rovine del Castello di Calaone in passato vi si recavano parecchie persone: durante le ultime guerre mondiali fu un luogo tra i quali i nazisti vi cercarono il Sacro Graal. Uno dei motivi di tale ricerca consistebbe nell'ipotizzare un ritrovamento della mitica Coppa, o gioiello, da parte di Andrea II, durante V crociata, con il successivo trasferimento di tale oggetto prezioso ad opera di Beatrice III, al suo ritorno in Italia..."

Vi rimandiamo a leggere il  sito internet dove abbiamo pubblicato il nostro materiale: http://digilander.libero.it/memorie .. Nel 2004 avevamo cercato di pubblicare un libro, poi le situazioni accorse ce l'hanno impedito e abbiamo deciso, per non buttare il lavoro all'aria, di pubblicarlo in internet. Noi per il resto ci siamo sempre interessati di cultura e arte, ci dispiaceva lasciar perdere una cosa così importante. Diciamo che a volte abbiamo investito pure quei quattro soldi che avevamo per mangiare pur di completare questa ricerca. La ricerca ci ha anche aiutato a pensare qualcosa d'altro che non fosse pulire i cessi e pensare ai soliti problemi o ai "schei".....
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Fino al 2004 avete gestito un'azienda di informatica. Diteci qualcosa del vostro lavoro?


..omissis..
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Lo scopo di questa intervista è di trovare anche solidarietà e un lavoro. Dateci un po di dati.


  ..omissis..
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Che lavoro vi piacerebbe fare?


Al giorno d'oggi è difficile poter decidere che  lavoro fare.  Noi  i lavori che abbiamo fatto gli abbiamo fatti sempre con dedizione e impegno, sia si trattasse di gestire una società informatica o lavorare in un ristorante. Anche nella ricerca degli Estensi abbiamo messo un certo impegno, pur non essendo giornalisti, storici o scrittori. A me piacerebbe entrare nella Polizia, vorrei fare qualche cosa di utile, ed ............almeno rischierei la pelle ufficialmente: ora la pelle la rischio lo stesso, ufficiosamente e senza retribuzione.
Matteo invece dovrebbe essere assunto dalla Polizia, in qualità di "informatore inconsapevole": basta lasciarlo andare in giro e naturalmente va a trovarsi davanti a scene che non dovrebbe vedere :-)!
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E per la vostra vicenda cosa vorreste?


Ci piacerebbe fare un gruppo, una specie di associazione che si occupi di questi casi o semplicemente trovare delle persone per scambiare opinioni e esperienze di vita. Insomma non restare da soli e isolati. Crediamo di aver imparato varie cose dalla nostra esperienza e molte volte sentiamo la necessità di trasmettere tutto questo. O forse è solo il semplice e sano bisogno di condivisione: è spaventoso vivere in tenda, sotto la neve, con un pò di pasta, e dover presentarsi ad un colloquio di lavoro, scherzando sulle previsioni del tempo o sull'ultimo programma demenziale in TV, che ovviamente non si è visto.
Poi vediamo la pubblicità sui rifugiati politici in Italia: sono fuggiti da fame, guerra ed ingiustizia ed in grande si legge "tu avresti fatto lo stesso". Allora mi verrebbe da dire ad alta voce "io ho veramente fatto lo stesso".


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