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Il ritratto di Ernesto Aurini

 

ERNESTO  AURINI

(pittore, fotografo, caricaturista)

a cura di  Lucio De Marcellis

ultimo aggiornamento: 17 dicembre 2006

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ERNESTO AURINI: alcuni dati essenziali e nota sulla sua produzione artistica

La biografia concessa da Fernando Aurini era sta da lui già pubblicata nel volume "Ernesto Aurini - Un artista abruzzese", Centro Servizi Culturali, Chieti, Editrice Itinerari, Lanciano, 1983, p. 9

Pittore, caricaturista, fotografo, cartellonista, ricco d'ispirazione e di fantasia,  Ernesto Aurini, nato a Teramo il 3/5/1873 e morto a Chieti il 18/12/1947, rappresenta una delle presenze più vive e stimolanti del mondo artistico abruzzese. La sua fu un'arte senza mediazioni intellettualistiche, riflesso preciso del suo spirito e del suo carattere mantenutosi simpaticamente boulevardier e giovanilmente focoso ed irrequieto fino all'ultimo. Estranea ad accademie, cenacoli e scuole, la sua pittura, notevole per vivezza di colore, rapida e spontanea, è percorsa da un costante fremito lirico: dalla gioia del sole, del mare, della campagna, della donna abruzzese; è tutta imbevuta di linfa naturale e vi si respira il senso vivo e sano della vita che egli portò negli occhi e nel cuore: una pittura forse, talvolta, di sapore artigianale ma sempre caratterizzata da un intenso cromatismo, al di là di ogni considerazione di stile o di tendenza, di stile o di correnti. Idillica, vagamente bucolica all'inizio si espanderà in seguito in lavori di più ampio e differente impegno: affreschi, decorazioni musive, tele mitologiche, paesaggi, composizioni di soggetto storico e sacro e in quei deliziosi pastelli, tempere, acquerelli, tavolette, che, più che vendere, donava a parenti ed amici (quanta tenerezza e quanta grazia nei quadretti raffiguranti la figlia Vittoria bambina!).

 Il ritratto di Ernesto Aurini

Il ritratto di Ernesto Aurini

Anche se nella pittura e nella fotografia artistica concentrò le energie, sempre prorompenti, del suo spirito, fu nella caricatura che Aurini rivelò tutto il suo talento, manifestò e sfogò intero il suo estro, quell'acuto e caustico senso dello humor che gli fu proprio, la sua arguzia di teramano antico, la sua vena satirica espressa in centinaia di gustosissimi disegni, schizzi, vignette con cui pupazzettò i giornali umoristici dell'epoca:da "Il linguacciuto" a "Lo stracciato", da "Il Piccolo Sasso" a "L'asino" di Podrecca.

caricatura

caricatura

Alcune delle innumerevoli caricature pubblicate, dal 1903 al 1910, sul "Piccolo Sasso", "Il Linguacciuto", "Lo Stracciato", "Il cittadino": giornali umoristici teramani che, negli anni d'inizio secolo, con il maturare in provincia d'un gusto sapido e talvolta macchiettistico della stira socio-politica, rispecchiarono la vita cittadina nei suoi elementi più emblematici, nonostante le comprensibili difficoltà di stampa e i ristretti margini consentiti ad un genere che non ebbe nel complesso, in Abruzzo e fuori, la meritata fortuna. 

Documenti di schietto umorismo, di sottile e pungente satira politico sociale e del costume piccolo-borghese, la vita cittadina di quegli anni dei primi del secolo trova in essi lo specchio più lucido e fedele, il commento più acuto ed immediato. Dirette e sempre pertinenti con fatti, situazioni, circostanze, sono realizzate con pochi tratti di penna, ma ogni segno ha un valore esatto; ogni testa, figura, scena, animata com'è dalla geniale concitazione del disegnatore, risulta straordinariamente viva con una dinamica espressiva di corpo in movimento, in un continuo scorrere di impressioni, notazioni, sfumature, accenni sempre grotteschemente freschi e resi con una grafica sorprendentemente moderna.

Il campo d'interesse di Ernesto Aurini si estese dalla pittura alla musica, ed al teatro lirico particolarmente (fu tra gli antesignani, in Italia, del cartellone artistico che in Hoenstein e Dudovich ebbe poi i suoi noti e fortunati esponenti) e si possono ancora ammirare i bellissimi affiches eseguiti per le stagioni liriche di Macerata e Teramo e riportati anche su cartoline: felice combinazione di elementi fotografici (ritratti dei cantanti e del direttore) e la riproduzione pittorica di scene, bozzetti e costumi dell'opera in programma. 

cartellone pubblicitario rappresentazione dell'Aida a Teramo nel 1903

Cartellone pubblicitario composto e disegnato dall'Aurini per la rappresentazione dell'Aida di G. Verdi in occasione della Stagione Estiva Teramana 1903, presso il Teatro "Cetra" della città, la cui sala venne successivamente decorata dallo stesso Aurini, nel 1906. L'attività di cartellonista si protrasse per tutto il periodo della permanenza a Teramo dell'artista.

Alla musica nella sua città natale ed alla istituzione della "Cetra", primo nucleo dell'Istituto musicale "G. Braga", Ernesto Aurini diede, con la sua passione ed il suo entusiasmo, un contributo determinante, anche come artefice della decorazione della sala del ridotto dell'ottocentesco Teatro Comunale: opera di grande effetto, pur se con qualche inevitabile concessione esteriore all'allora dominante moda del liberty, realizzata con sapienti accorgimenti scenografici e fine gusto pittorico espresso con fregi, festoni floreali, formose figure di ninfe e muse del canto e della danza, pitture purtroppo andate distrutte, insieme ai medaglioni dei musicisti ed alle cariatidi del plafond che completavano la decorazione ed al classico sipario di Gennaro Della Monica, nell'assurdo, scriteriato abbattimento dell'edificio.

Come fotografo E. Aurini curò, tra l'altro, tutta la parte fotografica delle opere di Francesco Savini "S. Maria Aprutiensis", "Gli edifici teramani nel Medioevo" e "Il Duomo di Teramo" come pure dei numerosi studi ed opuscoli del fratello Guglielmo, archeologo e scrittore d'arte di notevole valore.

La Mostra è la prova di una incessante attività che sarebbe difficile misurare soltanto dalle opere esposte e rappresenta la testimonianza di una continua ricerca portata avanti dall'Aurini per più di mezzo secolo con tenace impegno e che non conobbe mai soste, anche quando dalla diletta Teramo si trasferì a Chieti dove, col cognato Fasoli, aprì uno studio in cui ricercò, sperimentò ed applicò nuovi procedimenti di tecnica fotografica in contatto con artisti e pittori tra i più rappresentativi di quel periodo: primo fra tutti Francesco Paolo Michetti, il cui ricorso alla fotografia, per alcune delle sue opere, si deve anche, in gran parte, al sodalizio che lo unì al pittore teramano.

I dipinti, gli arazzi, le caricature, le riproduzioni, i disegni, pure se legati frequentemente alla vita locale, al campanile, trascendono la sfera provinciale per assumere un più generale interesse: immagini e significati di vita che ci danno la dimensione artistica ed umana di Ernesto Aurini, del suo temperamento, della sua abruzzesità autentica, e varranno, ne siamo certi, ad illuminarne ed approfondirne l'opera ed il cammino.

arazzo Caccia col Falco di Ernesto Aurini

Arazzo: «Caccia col falco», cm. 306x90. Particolare A

Questa Mostra - che vuole essere anche una rievocazione dell'Artista e che si deve all'affetto filiale di Don Renato, che nella disponibilità del Centro Servizi Culturali di Chieti e nell'appoggio concreto della Regione Abruzzo ha trovato piena rispondenza - viene a riaprire il discorso della tanto auspicata riproposta, attraverso le loro opere più significative, di quegli artisti abruzzesi del passato, che, pur avendo una loro precisa dimensione umana e culturale, sono oggi pressoché dimenticati o sconosciuti.

pittura ad olio «Due Buoi» di Ernesto Aurini

Pittura ad olio: «Due buoi», cm. 41x31

 

Segue un articolo, di autore anonimo, tratto da «La Cetra», numero unico per l'inaugurazione del nuovo Teatro "Cetra", Teramo, 5 luglio, 1906

Ad un giovane dilettante, che ha dato prove parecchie delle sue buone abitudini, fu affidata la decorazione della sala, ad Ernesto Aurini. Dell'Aurini si può dire che sia uno spirito bizzarro e ribelle. Io credo che egli non abbia affatto seguito alcun metodo d'insegnamento. Egli si è formato da sé, solamente; ha visto, ha conosciuto, ha appreso, ha assimilato, senza alcuna guida o consiglio: ed a poco a poco si è manifestato, con liberi intendimenti e liberi modi. Tutto questo vuol dire che egli ha ingegno, non disciplinato e non ordinato al certo, ma pronto ed audace. Audaces fortuna adjuvat... La decorazione di questa sala era per lui prova del fuoco, ma egli non se n'è spaventato. Anzi si è posto al lavoro allegramente, e l'ha condotto innanzi con ansietà piena di ardore giovanile, e quasi senza riposo. Dato il suo temperamento artistico speciale, direi quasi anarchico, ne veniva di conseguenza che il suo lavoro compiuto fosse tale da suscitare molta lode e molto biasimo. L'Aurini non si allarmi neanche di ciò, non si esalti dell'una né si dispiaccia dell'altro. Il sentiero dell'arte è bene faticoso e spinoso. Ma egli invece sia lieto della discussione che si fa intorno all'opera sua: discussione vuol dire riconoscimento dei meriti, per amore o per forza. Io, per parte mia, noto soltanto che il lavoro dell'Aurini non ha le pretese di essere originale e perfetto; anche egli ha dovuto rigorosamente seguire alcune norme ed alcune indicazioni convenzionali, ed ha dovuto, necessariamente, raffrenare i suoi capricci indeterminati, per dare un carattere omogeneo all'insieme dell'opera ed eseguirla con criteri adatti alla sua destinazione. Ed è riuscita in ciò meglio che non si aspettasse. Ecco, ora, il concetto decorativo ch'egli ha rappresentato. Tutt'intorno alla parte superiore delle pareti è dipinto un largo fregio di stile moderno su fondo vert d'eau, con ricchi festoni di fiori. Nel mezzo del fregio, su ognuna delle quattro pareti, è un quadro allegorico: la musica primordiale, la musica moderna (quintetto), il canto, la danza. Le figure sono trattate con delicatezza di linee e di colore e ben rilevate nei loro armonici atteggiamenti; le avrei però desiderate più snelle. Seguono a fianco dei quadri dodici medaglioni di musicisti, tutto lo sviluppo dell'arte musicale nei suoi varii periodi: il melodramma, da Cimarosa a Paisiello, a Rossini, Bellini, Cherubini, fino a Wagner; i compositori classici, Beethoven, Bach, Mendelsohn, Mozart, Schubert, Haydn. I ritratti di Verdi e di Donizetti sono stati posti nel vestibolo. Nel plafond si disegnano concentricamente, a colori vivi, tre cariatidi, sorreggenti con le braccia levate le palme di gloria. Le tre figure impressionano, sebbene appariscano troppo grandi in proporzione di quelle del fregio, così da togliere un poco di efficacia allo sfondo. Nel mezzo è lo stemma della Cetra. Intorno girano altri festoni ed altre palme che fanno capo a quattro bei gruppi di maschere teatrali. In complesso, questa sala è gaia, civettuola, sorridente, e l'occhio vi si riposa soddisfatto dall'accordo dei disegni e dalla tonalità dei colori, la quale si distacca completamente dall'antico. L'Aurini merita sinceri rallegramenti e incoraggiamenti: egli ha dato una promessa non trascurabile, e potrà fare molto meglio quando avrà corrette le sue intemperanze ed il suo capriccio da bohème. Vorrei augurargli ch'egli potesse completare la sua educazione in qualche grande centro artistico; che potesse, viaggiando,acquistare nuove cognizioni del processo incessante, vario, indefinito che l'arte decorativa va seguendo, in questo secolo in cui tutte le più ardite innovazioni e concezioni sono possibili, fuse col raggio della genialità ed anche con l'insegnamento del passato.

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