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Il vaso d' oro

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A questo punto il soliloquio di Anselmo fu interrotto da uno strano frusciare e ruscellare che si levò dall' Elba fino al lui e poco dopo salì tra i rami e le foglie del sambuco che s' incurvava sopra di lui. Ora pareva che il vento della sera scotesse le foglie, ora che gli uccellini giocassero tra i rami agitando capricciosamente le alucce. Poi cominciò un bisbiglio, un sussurrio, come se i fiori tintinnassero al pari di campane di cristallo.
Anselmo stette in ascolto ed ecco, senza che egli se ne rendesse conto, quel tintinnio, quel bisbiglio, quel sussurrio si tramutò in parole sommesse, quasi soffiate via dal vento :"Attraverso... dentro e fuori... tra ramoscelli, tra turgidi fiori, oscilliamo, sventoliamo, serpeggiamo... sorellina... sorellina, lanciati alla luce... presto presto... in su, in giù... il sole al tramonto manda i suoi raggi, il vento sibila... fruscia la rugiada... cantano i fiori, noi moviamo la linguina, cantiamo coi fiori e coi rami... tra poco brillano le stelle... dobbiamo scendere... attraverso, di qua e di là, serpeggiando, oscillando sorelline."
Il discorso continuò così confuso. E lo studente pensava :"Non può essere che il vento della sera, che oggi sussurra parole comprensibili."
Ma in quell' istante risonò sopra di lui, come un accordo di tre nitide campane di cristallo : egli alzò gli occhi e vide tre serpicine brillanti nell' oro verde che si erano avvolte ai rami e sporgevano il capino verso il tramonto. Il sussurrio e il bisbiglio ripresero con le stesse parole, le serpi scivolarono garbatamente in su e in giù tra i rami e le foglie e a quel loro rapido urtare sembrava che il sambuco spargesse attraverso le foglie scure migliaia di smeraldi luccicanti.
"E' il sole al tramonto i cui raggi giocano col sambuco," pensò Anselmo, ma le campane ripresero a sonare ed egli vide che una di quelle serpicine volgeva la testolina verso di lui. Sentì in tutte le membra come una scossa elettrica e tutto tremante guardò in alto : un paio di splendidi occhi azzurri lo guardavano con indicibile desiderio sicchè un sentimento mai conosciuto di felicità suprema e di profondo dolore parve gli spezzasse il cuore. E mentre fissava questi occhi soavi con brama ardente, gli accordi cristallini delle campane risonavano più forti, gli smeraldi scintillanti gli cadevano addosso e mille fiammelle lo attorniavano lingueggiando e intrecciandosi a fili d'oro.
Il sambuco si mosse e parlò:"Stavi seduto alla mia ombra e il mio profumo ti avvolgeva, ma tu non mi hai compreso. Il profumo è il mio linguaggio quando l' amore lo infiamma.
Il vento della sera passò alitando e disse:"Ti ho accarezzato la tempia ma tu non mi hai compreso. Il soffio è il mio linguaggio quando l' amore lo infiamma."
I raggi del sole sbucarono dalle nubi e il loro splendore parlò:"Ho versato su di te l' oro infocato, ma tu non mi hai compreso. Ardore è il mio linguaggio quando l' amore lo infiamma".
Sempre più immerso nello sguardo di quei splendidi occhi la brama di lui divenne più ardente, il desiderio più bruciante. Ogni cosa si mosse quasi ridesta alla vita gaia.