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L' isola del tesoro

... e mi riporto al tempo in cui mio padre gestiva la locanda Admiral Benbow, e il vecchio marinaio dal viso abbraonzato e segnato da una sciabolata prese per la prima volta alloggio sotto il nostro tetto.
Lo ricordo come fosse ieri, mentre veniva con passo strascicato verso l' ingresso della locanda, la cassetta da marinaio dietro di lui su una carriola. Era un uomo alto, robusto, massiccio, di carnagione abbronzata, la treccina incatramata penzolante sulle spalle del sudicio vestito azzurro, le mani ruvide e solcate, le unghie nere e mozze, la guancia attraversata da una cicatrice delle sfregio, di un bianco livido e sporco. Lo ricordo mentre guardava tutt' intorno alla baia, fischiettando tra sè, come era solito, per poi intonare quella antica canzone marinara che in seguito avrebbe cantato così spesso :

Quindici uomini sulla cassa del morto
Io - oh - oh e una bottiglia di rum!>

con l' alta ma tremula voce che sembrava prendere la cadenza dai movimenti dell' argano. Quindi bussò alla porta con un bastoncino simile a una leva, che portava con sè, e, quando mio padre comparve, ordinò rudemente un bicchiere di rum. Quando gli fu servito, se lo bevve lentamente, da intenditore, assaporandolo, e guardando intorno a sè, verso gli scogli, e alla nostra insegna.
-Questa è una baia comoda, - disse finalmente, - e la locanda è ben disposta. Molta compagnia, amico? - Mio padre gli rispose di no; la compagnia era poca, proprio una miseria.
-Bene, allora, - disse:- questo è il posto che fa per me. Qui, voi! gridò all' uomo che spingeva la carriola :-Venite su e scaricatemi la cassetta: mi trattengo qui un po', - proseguì :- sono un uomo alla buona : rum, pancetta, uova : ecco quel che voglio, e quella cima lassù per vedere le navi che si allontanano. Qual è il mio nome? Potrete chiamarmi "capitano".