Il
dibattito su Pio XII e la Seconda guerra mondiale:
note a margine di un dibattito
1. Sulla
questione di Pio XII nella seconda guerra mondiale, oggi ancora di grande attualità,
occorre fare alcune precisazioni. E' necessario anzitutto distinguere la
storiografia da ciò che non è tale. Segnaliamo perciò, di seguito, gli studi
più seri sui quali può fondarsi un dibattito. Essi sono i seguenti:
M.
Maccarone, Il Nazional-Socialismo e la S. Sede, Roma: Studium, 1947 L. Castiglione, Pio XII ed il nazismo,
Torino: Einaudi, 1965
Saul Friendänder, Pio XII e il Terzo Reich. Documenti, Milano: Feltrinelli,
1965 (ed. orig.: 1964)
G. Lewy, I nazisti e la Chiesa, Milano 1965; Pinchas E. Lapide, The last
three Popes and the Jews, London: Souvenir Press, 1967
Robert A. Graham, The Pope and Poland in World War two, London: Veritas,
1968
Burkhart Schneider, Pio XII, Roma: Edizioni Paoline
F. Engel-Janosi, Il Vaticano fra fascismo e nazismo, Firenze, 1973
Anthony Rhodes, Il Vaticano e le dittature, Milano: Mursia 1975 ed. orig.:
1973)
Jean Chélini, L'Église sous Pie XII. La tormente, 1939-1945, Paris: Fayard,
1983
Andrea Riccardi (a cura di), Pio XII, Bari-Roma: Laterza, 1984
Owen Chadwick, Britain and the Vatican during the second World War,
Cambridge: Cambridge University Press, 1986
Italo Garzia, Pio XII e l'Italia nella seconda guerra mondiale, Roma:
Morcelliana, 1988
Carlo Felice Casula, Domenico Tardini (1988-1961). L'azione della Santa Sede
nella crisi fra le due guerre, Roma, 1988
Giorgio Angelozzi Gariboldi, Pio XII, Hitler e Mussolini. Il Vaticano fra le
dittature, Milano: Mursia, 1988
Andrea Riccardi, Il Vaticano e Mosca, Bari-Rima: Laterza, 1993
Emma Fattorini, Germania e Santa Sede: Le nunziature di Pacelli tra la
Grande Guerra e la Repubblica di Weimar, Bologna: Il Mulino, 1992
Liliana Senesi, Francia e Vaticano dall'avvento al Soglio Pontificio di Pio
XII fino alla disfatta francese (1939-1940), 1995
Robert Graham S.I., The Vatican and Communism in World War II. What really
happened?, San Francisco: Ignatius Press, 1996.
Alessandro
Duce, Pio XII e la Polonia (1939-1945), Roma: Edizioni Studium,
1997
J. M. Mayeur, La Chiesa Cattolica, in Storia del Cristianesimo, vol. XII,
Roma: Borla, 1997
Pierre Blet S.I, Pio XII e la seconda guerra mondiale negli Archivi
Vaticani, Roma: Edizioni San Paolo, 1999 (ed. orig. Paris, 1997)
Giovanni Miccoli, I dilemmi e i silenzi di Pio XII, Milano: Rizzoli, 2000
2. Crediamo che una
matura riflessione intorno al problema di Pio XII, il Nazismo e la guerra possa
svilupparsi solo tralasciando opere meno serie, come il libro di John Cornwell,
"Il Papa di Hitler" (Garzanti, 2000, ed. orig. 1999), le cui
"rivelazioni" non solo tali per una serie di ragioni facilmente
dimostrabili a chi solo sfogli il libro. Questo "studioso" ha infatti
consultato uno o due dossier relativi al periodo in cui Pacelli era ancora
nunzio in Germania (ben prima che il nazismo arrivasse; e va ricordato che quando
il nazismo arrivò Pacelli era da quattro anni già a Roma), e dunque non
aggiungono nulla al dibattito. Inoltre Cornwell spaccia per sue
"rivelazioni" alcuni documenti pubblicati nel 1992 da Emma Fattorini,
nel libro suindicato. Ancora: il registro delle presenze all'Archivio Segreto
Vaticano registra la venuta di Cornwell per studiare le carte in un periodo
lungo non più dio sette giorni, e nemmeno per tutte le ore in cui l'archivio
era aperto. Cornwell sotiene invece di esserci rimasto molto più a lungo. Sette
giorni così spesi sono un po' poco per uno storico di professione che intenda
studiare i documenti d'archivio. Da ultimo: gli archivi vaticani sono chiusi
per un periodo successivo al 1922; dunque Cornwell non ha visto alcunché sul
periodo 1939-1945. 3. Alcuni accusano
storici che hanno scritto su Pio XII, come il gesuita Blet, di essere poco
attendibili proprio per la loro "contiguità" alla Chiesa cattolica.
Ora, come qualcuno saprà, padre Blet ha fatto parte di una commissione di
studiosi che ha pubblicato le carte del Vaticano sul periodo 1939-1945. Sono un
corpo di undici volumi, scritti in italiano, in francese e in tedesco. Sono
volumi a nostro avviso poco studiati, ma che offrono spunti di riflessione
sempre nuovi.
4. Chi ha letto
con equilibrio il materiale disponibile (compresi i documenti diplomatici di
altri paesi), non può che concludere sull'assoluta erroneità della tesi circa
il nesso tra Chiesa e avvento del nazismo in Germania; non che non ci fosse un
clero filofascista o filonazista, beninteso; ma chi sostenesse che questo fosse
l' orientamento politico e morale della Santa Sede sarebbe smentito, ancora una
volta, dai documenti. 5. Nel caso di
Pacelli, questi rimane in Germania fino al 1929 perché Pio XI lo nomina suo
Segretario di Stato; egli dunque è a Roma, al comando della "stanza dei
bottoni" vaticana. Da questa stanza escono due importanti documenti: il
concordato del febbraio 1933 e l'enciclica "Mit brennender Sorge" del
1937. Il primo fu preparato nei dettagli ben prima che Hitler arrivasse al
potere, ossia per tutto il 1932, con la Santa Sede piuttosto esigente su alcune
precise e irrinunciabili garanzie; il secondo documento, come tutti sanno, è il
manifesto antinazista della Chiesa Cattolica; come tale venne percepito anche
dai nazisti. I documenti ci dicono che nel primo caso Hitler, arrivato al
potere da solo un mese, dovette accettare un negoziato già impostato ed
accedere a quasi tutte le richieste della Santa Sede; mentre, nel caso
dell'enciclica, sempre i documenti ci dicono che Pacelli ne fu uno degli autori
e redattori. Niente male per un futuro papa filonazista. 6. I documenti, e non solo quelli vaticani,
attestano che la Santa Sede non si faceva alcuna illusione sul nazismo e sulla
possibilità d'imbrigliare Hitler, in un'Europa ormai abituata, dopo il 1936, ai
suoi colpi di mano (sulla Renania rimilitarizzata, sull'Austria annessa, sulla
Cecoslovacchia estinta); il problema stava nella salvaguardia dei cattolici
tedeschi; della tutela delle prerogative della Chiesa derivanti da un
concordato di cui Hitler doveva sbarazzarsi; e, dopo lo scoppio della guerra,
nell'assistenza alle varie vittime nei paesi conquistati da Hitler (ebrei
compresi). Sempre i documenti ci dicono di una visita di congiurati
antihitleriani in Vaticano; il loro piano era l'eliminazione fisica di Hitler;
e il lettore rimane stupito nel vedere la Santa Sede piuttosto interessata a un
tale progetto. 8. Dai documenti si
evince che, fra i suoi consiglieri in questioni tedesche, Pio XII scelse un
gruppo di quattro vescovi tedeschi piuttosto esposti per la loro ostilità al
nazismo; e che furono questi i suoi consiglieri per tutta la durata della
guerra. Si tratta di circostanze
difficilmente smentibili, anche se il dovere di sintesi obbliga a tralasciare
ulteriori precisazioni. Va comunque ricordato che chi dubiti dell'obiettività
delle fonti diplomatiche vaticane può benissimo girare gli archivi europei e
nel mondo per gli opportuni riscontri. Gli archivi del ministero degli esteri
italiano, di quello tedesco, quelli del ministero degli esteri francese, il
Public Record Office di Londra e i National Archives di Washington sono
apertissimi a chiunque intenda utilizzarli per ulteriori riscontri. Senza
trascurare che alcuni di questi Stati, come l'Italia, la Gran Bretagna e la
Germania, hanno pubblicato diverse esaustive collane di documenti che ogni
buona biblioteca storica ospita.
Matteo Luigi Napolitano è professore di Storia dei Rapporti tra Stato e
Chiesa presso la Facoltà di Scienze Politiche dell'Università di Urbino. E'
collaboratore della "Civiltà Cattolica" di altre riviste
scientifiche.