Budapest HOME La bete de Gévaudan
La storia, la
posizione, le guerre,
un bagaglio ricco per l’Afghanistan
“
CONOSCERE PER COMPRENDERE “
L’Afghanistan, data la sua posizione geografica, è stato, da sempre, uno
dei corridoi del mondo.
Crocevia per le grandi religioni, le grandi civiltà, i grandi imperi, per
tutte le razze, tutte le ideologie e le arti. Questo paese è una miniera di
storia umana, sepolta nella terra di Mazar-i-Sharif, Kabul, Kunduz, Herat e
Balkh. Dall’inizio del secolo scorso nostre missioni scientifiche ed
archeologiche hanno fatto numerosi scavi per scoprire bellezze nascoste e, i
B52 americani, alla caccia dei talebani, hanno praticato un nuovo genere di
archeologia andando a scavare, a suon di bombe, proprio in quei posti preziosi.
Questo è il destino dell’Afghanistan: da Alessandro il Macedone, ai mongoli, ai
russi, agli inglesi nell’800, l’antico Hindukush è sempre stato la posta di un gran gioco ed è,
ancora, così. Basta guardare Kabul e di ciò che ne è rimasto: la Fortezza è una
maceria, il fiume un rigagnolo fetido di escrementi e spazzatura, il baazar una
distesa di tende, baracche e container; i mausolei, le cupole, i templi sono
sventrati. Molti i monumenti scomparsi.
L’enigmatico Minar-i-Chakari “Colonna della luce“, costruito fuori Kabul
sulla vecchia via di Jalalabad, nel primo secolo d.C., dal 1998, a causa delle
cannonate, non è che un cumulo di antichi sassi. Kabul non è più una città, ma
un immenso cimitero di polvere, ove, un tempo, vi erano regge, case, fiori,
alberi che facevano di questa valle un Paradiso, oggi c’è solo desolazione e
sconforto, molta miseria e poca nobiltà. E pensare che il vanto di questa città
erano i 70 diversi tipi di uva, i 33 tipi di tulipani, i 6 grandi giardini
folti di cedri. Ora non vi è più nulla e non per maledizione divina o
catastrofe naturale, ma per la guerra. Invasori, da ogni dove, sono stati
contrastati con durezza e ferocia tipica degli afghani. Dal Paese dei cedri e tulipani al paese delle
guerre.
Gli afghani sono stati, sempre, prevaricati già dal lontano 1842. Il
grande Baazar dei Quattro Portici, con i suoi famosi disegni murali, venne raso
al suolo e saccheggiato dagli inglesi per vendicare l’uccisione di due emissari
di Londra. Nel 1881 furono, di nuovo, gli inglesi, dopo aver impiccato 29 capi
afghani, a radere al suolo gran parte di Bala Hissar, perché restasse
indelebile il ricordo di come “sappiamo vendicare i nostri uomini”. Il primo
bombardamento nella storia dell’aviazione inglese, nel 1919, fu su Kabul e
sulla popolazione civile. Secoli, prima, gli afgani avevano conosciuto una
memorabile vendetta di Gengis Khan ed i mongoli sgozzarono ogni essere umano e
sradicato ogni albero e piante. Per centinaia d’anni i grandi Buddha, scolpiti
nella roccia, ma già spogli dell’oro originale che li ricopriva, ebbero la
definitiva distruzione dai talebani per vendetta contro la “comunità
internazionale” che si rifiutava di riconoscerli come i legittimi governanti
dell’Afghanistan.
La guerra continua, una forma di violenza si aggiunge ad un’altra. Solo
interrompendo questo ciclo si potrà arrivare ad una soluzione.
Però, fra le tante organizzazioni che ora portano la loro versione di
umanità, nessuno lavora per la riconciliazione.