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Il progetto Mater Fequentia è stato il punto di partenza di una fase estremamente innovativa, avendo spostato su un asse più sperimentale quello che fino ad allora la musica di Deca aveva espresso, specie attraverso i primi album. Pur restando legati ai canoni essenziali dello stile del compositore, le strutture e i suoni delle sette tracce presentano rarefazioni e ambientazioni che forse solo alcuni passaggi di Claustrophobia - ma in modo molto diverso - avevano suggerito. Le atmosfere di Mater Frequentia sono più industriali, più cibernetiche; e al tempo stesso pervase da un senso di atavico esoterismo. In esse si incrociano martellanti drum-machine e loop ritmici bizzarri, arcane voci sintetiche e strane sirene, con incursioni di organi e stridori analogici che sembrano disturbati messaggi cosmici. Brani come Spectralon Frequentia e Squata Emission hanno il fascino di una elettrica danza aliena, mentre Metallodro e Aquaradar trasportano virtualmente nella dimensione di grottesche favole tecnologiche e civiltà scomparse. Il tutto senza perdere quella percezione onirica e malinconica che è parte integrante dell’arte di Deca. La pubblicazione ufficiale di questo album fu volutamente molto capillare e ristretta ad una cerchia di appassionati. La Warp Art stampò venti copie- master originali su nastro, numerati e catalogati, che vennero acquistati da alcuni collezionisti e da un piccolo negozio di rarità discografiche. Dopodichè il master digitale venne cancellato dall’hard-disk per non consentire future duplicazioni ufficiali. Nonostante questa scelta, Mater Fequentia fu apprezzato e conosciuto nel tempo: un po’ perchè Deca ne eseguì vari brani dal vivo per alcuni anni, un po’ perchè alcuni spezzoni furono inseriti a più riprese nelle colonne sonore di cortometraggi underground e autoproduzioni video. Nel complesso, un’opera chiave per comprendere i futuri lavori - a cominciare dalla dialogia di Sodoma - e lo sviluppo delle ricerche sul suono condotte da Deca.
m. siri
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