Polvere di fragole - 3.55
Un giorno - 2:05
Strade diverse - 4:01
Onde allo specchio - 3:30
Impressione in Mi m - 2:00
Penombre - 4:21
Malinconie di maggio - 4:08
Malinconie di settembre - 3:51
Riflessi - 3:42
Primo preludio - 2:24
Athonik - 2:54
Dreamotion - 3:08
Improvviso n. 1 - 2.50
Amarance - 4:01

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Con un'imprevedibilità solo apparente, Deca nel 2017 (tre anni dopo le atmosfere sinistre e profetiche di "Onirodrome Apocalypse") torna a pubblicare un album ufficiale usando solo il pianoforte. Strumento comparso da sempre qua e là nelle sue svariate produzioni, ma mai protagonista assoluto. Conscio di non voler tradire le sue origini classiche e capace di restare comunque fedele al suo stile rinunciando per una volta a sintetizzatori e tecnologia elettronica, l'artista savonese regala una eterogenea antologia di brani dalle sfumature intimiste e a tratti minimaliste. Spaziando cronologicamente da composizioni ripescate dai suoi appunti di gioventù ("Athonik" ad esempio risale al 1984) a nuovissime improvvisazioni. E nonostante questo excursus temporale, restano incredibilmente uniformi il tocco e la spinta emotiva che caratterizzano tutto l'album. Originale anche nel saper tradurre la lezione dei suoi punti di riferimento in materia di piano, da Wim Mertens a Philip Glass, da Satie a Sakamoto. Dotato di una tecnica più che dignitosa, senza indulgere in virtuosismi strabilianti, Deca si concentra soprattutto sulla forza emozionale che ogni brano può esprimere. Travasando così tutta la sua esperienza di autore onirico, già marcata nel corso degli anni, dalla complessità del suono elettronico alla naturalezza del suono pianistico. In alcuni pezzi i pianoforti suonati sono due - come evidenzia il sottotitolo dell'album - entrambi suonati da Deca e registrati in sessioni sovrapposte.

m. siri