ATOM INSTITUTE

Fondato da Deca nel 1995, Atom Institute è un organismo polivalente dedito a produzioni e promozioni artistico-culturali, principalmente musicali e videografiche.
Questo progetto rigorosamente autofinanziato conta tra le sue fila alcuni personaggi fissi e un gruppo sparso di collaboratori più o meno occasionali, che si occupano di divulgazione, grafica e risorse tecnologiche.
Sotto la sua egida hanno preso vita alcuni tra i più rilevanti titoli della discografia del musicista ligure, numerosi spettacoli, cortometraggi e anche due pubblicazioni editoriali, marchiate Stampa Atomica.
In un’intervista rilasciata qualche tempo fa, il fautore di Atom Institute espone e chiarisce alcuni punti chiave del suo percorso evolutivo.

Redazione - Perchè definire questo progetto un istituto?

Deca - Fondamentalmente perchè esiste la volontà di dedicarsi a qualcosa di più rispetto alle normali competenze di una label. Non solo, cioè, a produrre lavori finiti e a distribuirli; ma anche a ricerche sul suono, sulle tecnologie che consentono di ampliare lo spettro della creatività. Atom Institute è un collettivo duttile, che adatta i suoi componenti all’obbiettivo o al progetto.

Re - E perchè Atom?

D - Atom non deve indurre a pensare a qualcosa che riguardi le armi o l’energia nucleare. L’atomo rappresenta per noi un simbolo di energia di base, di movimento, di cariche.

Re - Occuparsi di video e cinema è stata la prima svolta significativa della tua normale produzione musicale?

D - Direi di sì. Già da tempo pensavo di amplificare la ricerca musicale con le immagini in movimento e l’occasione è arrivata proprio nel momento in cui creavo Atom Institute. Si è verificata una contestualità solo apparentemente casuale.

Re - Le produzioni firmate Atom Institute finora riguardano prevalentemente personaggi che già facevano parte del tuo entourage in modo più o meno integrante. Cito Gianni Bacino, Alex Mazzitelli… Pensi di estendere a nomi nuovi le potenzialità dell’iniziativa?

D - In effetti finora abbiamo finanziato e divulgato parecchie opere di artisti che definirei parte inevitabile di Atom. Bacino e Valmat soprattutto. Si tratta di nomi legati ai miei spettacoli dal vivo e ad una certa linea sperimentale del connubbio suono-immagine. L’operazione è stata un fatto immediato, visto che non ha richiesto decisioni ed accordi particolari. Virtualmente si tratta di persone che appartengono ad Atom da anni. Ma ora mi sto muovendo anche al di fuori di questo giro.

Re - Ripaga, in qualche modo, lo sforzo costante di costruire e diffondere certi lavori? Ultimamente, oltretutto, anche il mercato indipendente e marginale sembra saturo.

D - Indubbiamente ci vuole molta costanza, per affrontare la realizzazione di questi lavori e terminarli. E ci vuole passione; una passione che dia la forza di entusiasmarsi per il risultato ottenuto. Purtroppo il mercato indipendente non premia, oggi come oggi, perchè pieno di improvvisazione e di speculazioni. Gli spazi dedicati all’arte non-convenzionale e sperimentale sono pochi. La rosa del pubblico interessato è vasta, ma progressivamente meno esigente e spesso condizionata dalle mode, come nel mondo dell’arte convenzionale.

Re - Dunque, a fronte di investimenti, sacrifici e rischi, anche i più validi e determinati possono sentirsi frustrati.

D - Soprattutto i più validi. Non certo gli improvvisati, che non hanno niente da perdere, fanno qualcosa per sfizio, ma spesso non danno importanza al risultato e al messaggio. Noi la prendiamo con filosofia, perché fondamentalmente ci interessa di più maturare la nostra personale idea di creatività ad ampio raggio. Personalmente ho avuto delle belle soddisfazioni di critica e pubblico grazie ai miei dischi. Ma non mi aspetto alcuna vera consacrazione.

ReUn titolo della tua videografia, però, è diventato un mezzo cult - mi riferisco a “Cripto Coroner” – così come il tuo nuovo album “Simbionte”.

D – Io sono fermamente convinto che un’opera d’arte o letteraria possa divenire oggetto di culto solo col tempo, con una decantazione generazionale che richiede il senno di poi e una perfetta collocazione epocale. Dunque è difficile che un lavoro realizzato pochi anni fa sia già un vero cult.

Re - Titoli come "Le entrate morte" o "Cripto Coroner" rivelano tangibilmente la volontà di ricerca promossa da Atom, comunque. E le opere di ricerca, solitamente, hanno buone possibilità di affermarsi nel tempo.

D - Non lo nego. Eppure sono due lavori girati soprattutto con una ricerca di appagamento personale, il naturale proseguimento di idee, sensazioni ed emozioni che nella musica (e nei sogni) restavano monche. La volontà di ricerca è progettuale nello stimolo creativo delle persone che vi prendono parte. Non ci poniamo il problema di come possa essere accettato un lavoro adesso o fra dieci anni.

Re - Attualmente chi costituisce, oltre a te, il nucleo portante di Atom Institute?

D - Bacino e Sissi Kia sono i nomi che ora si danno più da fare e con risultati eccezionali. Per lo studio sulle immagini Bacino resta il miglior foto-dia-artista in circolazione di mia conoscenza. E’ insostituibile. Di Sissi posso dire che in scena è la proiezione perfetta della mia idea di movimento, di corpo reso sensazione tangibile. Poi ci sono il fedelissimo Alex Mazzitelli, che cura il perfezionamento del suono sia in studio che dal vivo; e Valmat, che anche se saltuariamente rappresenta una sorta di alter-ego nello sviluppo di certi percorsi bizzarri della musicalità.

S.P. - 2003